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Letteratura e... scienza
Insieme al servizio della cultura

di Eloise Lonobile

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Intro
La letteratura al servizio della diffusione scientifica:
alcuni esempi

La tecnologia al servizio della letteratura:
nuove forme di diffusione del sapere

Letteratura e diffusione scientifica e tecnologica

La letteratura e la scienza hanno un importante punto di contatto nella questione della diffusione culturale; spesso e volentieri questi due ambiti del sapere umano si sono incontrati per soddisfare la doppia esigenza di insegnare (quindi accrescere il bagaglio culturale dell'altro) e divertire. Un'esigenza di questo tipo esiste, si può dire, da quando esistono gli insegnanti (o precettori, maestri, ecc, che dir si voglia), tutte quelle importanti figure che permettono al sapere di arrivare a nuove orecchie e non rimanere chiuso in una stretta cerchia di iniziati.

La diffusione della cultura non è una cosa da considerarsi scontata; moltissimi esempi tratti dalla storia di molti popoli (non ultimi quelli della nostra cultura) ricordano quante volte il sapere sia stato occultato, per motivi politici o religiosi, affinché fosse garantita l'indiscutibilità del potere dominante. Ma questo non significa che in uno stato più o meno libero la cultura giunga sempre facilmente alle orecchie di tutti. Spesso alle resistenze esterne si aggiungono quelle interne.

La letteratura al servizio della diffusione scientifica: alcuni esempi

Fin dal passato le "armi" della letteratura sono state utilizzate dalle scienze per raggiungere un pubblico più numeroso. Non si tratta soltanto di dare il proprio sapere convincendo e seducendo l'altro affinché ascolti, utilizzando a questo scopo la retorica letteraria, ma anche di trascrivere in una vera e propria forma letteraria l'insegnamento scientifico. La letteratura offre molti esempi di testi bellissimi, diventati dei veri e propri classici, nati con uno scopo prettamente didattico. Questo perché, detto con i versi del Tasso (La Gerusalemme Liberata - canto I, vv. 17-20):

«Sai (...) che l'vero condito in molli versi,
i più schivi allettando ha persuaso.»

Più indietro andiamo nei secoli e più la cultura, o conoscenza, appare come qualcosa di elitario. Nelle società più antiche, o anche in quelle primitive, il sapere è patrimonio di un solo uomo, il mago o lo stregone, e dei suoi pochi discepoli ai quali deve tramandare l'esperienza acquisita nei secoli dal proprio popolo. Non esistendo alcuna forma di scrittura, questa esperienza e questo sapere, che include anche i miti del proprio popolo, si tramandano oralmente, attraverso racconti spesso cantilenanti, dal ritmo sempre uguale, che ne facilitano la reminescenza.

Ma anche quando la scrittura diventa di dominio quotidiano, almeno tra le classi dirigenti, la cultura non si diffonde con tanta facilità. Nel '700, in Francia, gli Enciclopedisti - promotori della rivoluzione culturale dell'Illuminismo - già sanno che per diffondere la cultura della ragione e della scienza, contro la superstizione e l'ignoranza, devono agire su più fronti, non ultimo quello della letteratura. Questo insegnamento era stato già dato da Fontenelle, uno dei più importanti (in quanto tra i primi) sostenitori della poetica dei Moderni nella famosa Querelle che vide spaccata in due la Francia intellettuale dell'epoca.

Uomo di lettere nonché segretario dell'Accademia delle Scienze di Parigi (dal 1697), Fontenelle promuove la diffusione del progresso scientifico e delle idee avvalendosi di un linguaggio discorsivo e accessibile ai colti non specialisti: quale poteva essere se non quello della letteratura? Nascono così i Discorsi sulla Pluralità dei mondi (1686), dove si impartiscono nozioni astronomiche sottoforma di una conversazione galante con una nobile donna (Prima sera):

«A mio avviso, non esiste nessuna verità che possa fare a meno del gradevole.»
«Ebbene, - disse lei - dato che la vostra follia è tanto gradevole, datemela; crederò sulle stelle tutto ciò che vorrete, se vi troverò del piacere.»

L'insegnamento fu subito preso dai maggiori esponenti dell'Illuminismo, primo fra tutti Voltaire. Non è un caso se la maggior parte delle sue opere sono di contenuto divulgativo, ma si presentano sottoforma di racconti, aneddoti, novelle o lettere. Ricordo, tra i racconti brevi, o contes, almeno tre titoli: Il Candido, Zadig, Micromega), dove la vicenda narra le avventure (leggi: le disgrazie) di personaggi-marionette che con il loro muoversi meccanico in balia dei capricci del destino diventano simbolo della superstizione umana.

La tecnologia al servizio della letteratura: nuove forme di diffusione del sapere

Alla luce di quanto ricordato, sembra che il mondo moderno presenti una situazione totalmente ribaltata rispetto a qualche secolo fa. Un tempo, diranno i nostalgici, la letteratura (o, più generalmente, le lettere) godevano di uno status ben diverso rispetto ad ora. Mentre allora un uomo di cultura era, per definizione, un uomo di lettere, ora le materie umanistiche in generale subiscono un tracollo di interesse. Questo fatto, di indeniabile verità, è stato causato proprio da quella stessa mentalità promossa dagli Illuministi: il Positivismo. Al valore del sapere (elitario) si è sostituito il valore dell'utile. Le lettere non hanno mai "prodotto" niente, al livello utilitaristico, perciò sono state declassate al rango delle cose inutili.

Certo questo modo di sintetizzare una evoluzione mentale e culturale che ha messo dei secoli ad attuarsi è molto grossolano, ma basta a sottolineare la diversità di atteggiamento che si è avuto nei secoli nei confronti dello stesso oggetto.

Ciò detto, il legame tra scienza, tecnologia da un lato e lettere, letteratura dall'altro non sembra affatto esaurito nemmeno oggi. Anzi. Dopo qualche decennio di stasi, direi a questo punto di "assestamento", le materie umanistiche sembrano ricominciare a mostrare tutta la loro importanza. Il rapporto si è, piano piano, semplicemente invertito: se prima la scienza ricercava il supporto delle lettere per trovare diffusione, ora sono le lettere che cercano il supporto della tecnica per trovare diffusione. Prova ne sia questo stesso sito, il cui contenuto è tutto letterario ma che utilizza, per giungere alla propria utenza, un canale che è tutto frutto della scienza applicata: Internet.

Per certi versi, proprio l'invenzione e la capillarizzazione della rete digitale mondiale sta operando sempre più in direzione di una rivalutazione di tutte le competenze tipicamente umanistiche: negli ultimissimi anni sorgono sempre numerose professioni che indicano proprio l'importanza ridata a tutto ciò che riguarda il linguaggio, la comunicazione, il sapere letterario e retorico. Cito alcuni esempi: il Web Content Manager, che si occupa dei contenuti editoriali dei siti; il Web Writer, lo scrittore online; il Comunicatore d'Impresa, il Gestore delle Risorse Umane. Per non parlare di tutte quelle professioni già esistenti, legate al mondo del giornalismo, dell'editoria (cartacea e non).

 

Eloise Lonobile (classe 1976) vive e lavora. La passione per la letteratura, perfezionata con una Laurea all'Università di Pisa, accompagna da sempre la sua vita. Letteratour ne è il prodotto principale.

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