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 Il nazional socialismo in Germania
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Rosella
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Posted - 10/02/2017 :  15:00:25  Show Profile
Resta il fatto che Wagner era un deciso antisemita

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Italy
418 Posts

Posted - 10/02/2017 :  15:58:25  Show Profile
quote:

Resta il fatto che Wagner era un deciso antisemita

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra




Anche Hitler mi pare; e noi stiamo discutendo proprio l'apoteosi dell'abominio nazista.

Citando Wagner come idolo di Nietzsche e di Hitler ho solo voluto confermare come il romanticismo (la musica di Wagner) conduca l'uomo ad esaltare la menzogna dimenticandosi della realtà. In altri termini, Wagner come musicista ha trasmesso valori di esaltazione della razza quindi di prevaricazione di un popolo rispetto agli altri popoli del mondo.

Il fatto è che l'arte è il linguaggio che più si avvicina al divino; e questo conduce a considerare che non può mentire a se stessa; quindi l'opera d'arte trasmette, a chi la fruisce, la verità; l'arte è lo specchio fedele del nostro sentire è una "vera presenza" molto più di un proclama nazista, fascista o bolscevico.

L'esaltazione e il successo dell'opera di Wagner sta ad indicare che essa rappresentava l'autentico sentire del popolo tedesco ovvero l'esaltazione di se stessi (come popolo) a scapito degli altri, di tutti gli altri; non solo degli ebrei ma anche dei russi, degli americani, dei francesi, degli inglesi, di qualunque popolo di qualsiasi razza e religione non ariana.

Individuare solo il carattere antisemita di Wagner vuol dire restringere il campo d'azione del male; vuol dire dimenticarsi di tutti gli altri che hanno subito la violenza dell'abominio nazista.

Siamo tutti vittime. siamo tutti carnefici. Nessuno escluso.


RF
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Rosario
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Posted - 10/02/2017 :  18:59:48  Show Profile
Cuore di tenebra - Intervista di Claudio Magris a Martin Pollack, autore del libro «Il morto nel bunker», edito da Bollati Boringhieri.

"Appartengo a una generazione cresciuta col silenzio, educata a non fare domande, che ha plasmato pure la mia vita sentimentale.
...
Nel mio libro ciò che mi interessa è rompere quel silenzio che ancora pesa su di noi, dire apertamente ciò che è rimasto a lungo taciuto.

Per me questa era l'unica viad'uscita per non essere distrutto dal passato che mi è stato accollato dalla mia famiglia nazista.

Un passato che non scrollerò mai di dosso e mi accompagnerà sino alla fine.



Per l'intervista intera:

https://www.evernote.com/l/AOyzMurvv3hDjLYxK95MPgt_1v_yJQvtr88

RF
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Rosario
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Posted - 11/02/2017 :  11:23:54  Show Profile
Lettera di Edith Stein a Pio XI nel 1933:

https://www.evernote.com/l/AOwIz2o-xklOCpVtXcCPZZ_RUNeyT94hLz4

Le domande di Edith Stein nella parte finale della lettera:

- "L’idolatria della razza e del potere dello Stato, con la quale la radio martella quotidianamente la masse, non è un’aperta eresia?

- Questa guerra di sterminio contro il sangue ebraico non è un oltraggio alla santissima umanità del nostro Salvatore, della beatissima Vergine e degli Apostoli?

- Non è in assoluto contrasto con il comportamento del nostro Signore e Redentore, che anche sulla croce pregava per i suoi persecutori?

- E non è una macchia nera nella cronaca di questo Anno Santo, che sarebbe dovuto diventare l’anno della pace e della riconciliazione?"

L'enciclica del Papa "letta in tutte le chiese della Germania" nel 1937:

https://www.evernote.com/l/AOxnD3exxx9N1aCsWUEAuXa0DMF7UsHf_KA

La conclusione dell'enciclica:

"Egli, che scruta i cuori e i petti (Psal. VII, 10), Ci è testimonio che Noi non abbiamo aspirazione più intima che quella del ristabilimento di una vera pace tra la Chiesa e lo Stato in Germania. Ma se, senza colpa Nostra, la pace non verrà, la Chiesa di Dio difenderà i suoi diritti e le sue libertà, in nome dell’Onnipotente, il cui braccio anche oggi non si è abbreviato. Pieni di fiducia in Lui, "non cessiamo di pregare e di invocare" (Coloss. I, 9) per voi, figli della Chiesa, affinché i giorni della tribolazione vengano accorciati e voi siate trovati fedeli nel dì della prova; e anche ai persecutori e agli oppressori possa il Padre di ogni luce e di ogni misericordia concedere l’ora del ravvedimento per sé e per i molti che insieme con loro hanno errato ed errano."

Nota della redazione "Le Monde":

"L'enciclica "Mit brennender sorge" fu diffusa e letta in tutte le Chiese della Germania la domenica delle Palme del 1937, a dispetto della Gestapo. Pio XI vi denunciava implicitamente le persecuzioni razziali e nel 1938, durante la visita di Hitler a Roma, egli si ritirò a Castel Gandolfo e fece chiudere i Musei Vaticani."

Articolo di Henri Tincq (Le Monde 1/3/2003) "Edith Stein, la Chiesa e la Shoah":

https://www.evernote.com/l/AOwRK-5TiPhJ_YZOSQum7wv7EhNESV6y3NA

La domanda posta all'incipit dell'articolo:

"Come si può spiegare il fatto che la Chiesa cattolica sia rimasta così a lungo sorda ad una lettera tanto profetica ed abbia impiegato settant'anni a farla uscire dai suoi archivi?"



RF
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Margherita
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Posted - 11/02/2017 :  14:30:50  Show Profile
@ Ombra
On Italia c'è una democrazia zoppa. Quando voti non deleghi nessuno, perché ormai si vota un simbolo, un partito e non più i singoli parlamentari o capi gruppi. L'Italia non ha ancora una vera democrazia, non è come la Svizzera. In Italia non ci sono leggi contro i capitalisti che portano le loro fabbriche all'estero, non ci sono leggi contro i capitalisti che affamano i lavoratori, non c'è più una legge sull'assunzione indeterminata e sul licenziamento per giusta causa. In Italia abbiamo una burocrazia borbonica, gli unici lavoratori che se la passano bene sono quelli statali, hanno fatto il bello e il cattivo tempo e continuano a farlo. In Italia quando viene eletto un sindaco, secondo la legge Bassanini esso può assumere un direttore generale che faccia tutto, ci possono essere doppi capi ripartizione, quello tecnico e quello politico, dei doppioni, possiamo ben immaginare i costi. Dove eravamo quando votavano la legge Bassanini che permetteva tutte queste cose? Delegavamo, anzi ancor peggio non sapevamo neppure di cosa stavamo parlando. E i sindacati? Anche quelli abbiamo delegato e che cosa hanno fatto di bello? Hanno permesso che alla Rinascente (azienda che ha ampi utili) si assumano anziché delle commesse, delle stagiste, a € 500 al mese e senza che la domenica sia considerata di riposo. Dove erano quelle schiere di persone che oggi sono disoccupate?
Non siamo una democrazia, ora come ora siamo un'accozzaglia di persone smarrite che eleggono degli incapaci che a loro volta erano dei disoccupati e hanno scelto la carriera politica come lavoro, e quelli non sanno afre nulla, non conoscono le leggi, non sanno come funziona la cosa pubblica, e si fanno prendere in giro dai funzionari, che loro si sanno le cose, quelli però non li abbiamo eletti noi, quelli sono stati regolarmente assunti per raccomandazioni. Ancora 20 anni fa, chi voleva fare politica doveva iscriversi ad un partito, che aveva delle regole e i giovani iscritti dovevano fare la gavetta per almeno due anni. I partiti si sono frantumati, divisi, hanno tralasciato le regole interne. Il primo ad aver cambiato le "regole del gioco" è stato Berlusconi con la sua Forza Italia, chi voleva far parte del suo gruppo, lo chiedeva, gli veniva consegnata una cartella, pagava, e dal sistema partitico si è passato al sistema aziendale, la politica fatta come in una grande azienda, con il Capo. Anche il movimento 5 stelle funziona così, le persone elette in parlamento per anni sono state ferme perché non sapevano come fare, dovevano capire come funzionavano le cose. Intanto i partiti storici litigano, discutono, ma sempre pro domo loro, nessuno che fa veramente nulla per tagliare le spese inutili delle pensioni d'oro, nessuno che chiude dei settori che non hanno più ragione d'essere, nessuno che elimina gli istituti carrozzoni inutili.
Questa sarebbe una democrazia, cioè il GOVERNO DEL POPOLO?
Quindi concludo, fai bene, fanno bene tutti quelli che si chiedono dove stiamo andando e se effettivamente continuando a delegare, salvo critiche successive si è democratici.
Zero democrazia, comandano bande al potere che pensavo a farsi un sacco di soldi.
Le democrazie che funzionano ci sono eccome, basta vedere quelle svedesi, norvegesi, danesi.
Certo sono andata fuori tema, ma non ho potuto fare a meno di condividere le perplessità di ombra, non mi voglio far narcotizzare dall'eccessivo intellettualismo.

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Margherita
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Posted - 11/02/2017 :  14:37:59  Show Profile
Una cosa ancora, ma per la prossima discussione se ci sarà: abbiamo tutti affrontato, in questo tema, il problema dell'antisemitismo e tutti ci siamo accorti che all'epoca ce ne era parecchio, veramente parecchio. Io mi sono sempre chiesta perché. Cosa facevano e se facevano gli ebrei per attirarsi addosso tanto odio? Perché erano ricchi? Lo erano anche gli altri, e poi fra gli ebrei c'erano anche molti poveri. Si può credere allora che il popolino e la chiesa a livello di parrocchia credessero veramente alla storia che gli ebrei avevano crocifisso nostro Signore Gesù Cristo? Perché gli ebrei ogni 3 per 4 venivano espulsi dalla nazione dove abitavano?
Appunto perché l'antisemitismo?

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Margherita
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Posted - 12/02/2017 :  11:05:11  Show Profile
A proposito poi della musica. Possiamo fare un paragone fra Wagner e Verdi? Il nostro che combatteva per la liberazione dell'Italia dagli austriaci, l'altro che si trastullava con i Miti dei Nibelunghi? Musica decadente e se vogliamo anche bolsa.

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Rosella
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Posted - 12/02/2017 :  15:34:53  Show Profile
quote:

A proposito poi della musica. Possiamo fare un paragone fra Wagner e Verdi? Il nostro che combatteva per la liberazione dell'Italia dagli austriaci, l'altro che si trastullava con i Miti dei Nibelunghi? Musica decadente e se vogliamo anche bolsa.





Infatti i due si odiavano.
Verdi era molto impegnato nel sociale, amministrava oculatamente i suoi risparmi, è mi pare che "Va Pensiero" non sia proprio antisemita.
Wagner era sempre senza soldi e si faceva mantenere da re Ludwig II di Baviera, rovinandolo finanziariamente e mentalmente, per poi abbandonarlo quando la situazione del re si fece critica su più fronti

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosella
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Posted - 12/02/2017 :  15:51:04  Show Profile
quote:

Una cosa ancora, ma per la prossima discussione se ci sarà: abbiamo tutti affrontato, in questo tema, il problema dell'antisemitismo e tutti ci siamo accorti che all'epoca ce ne era parecchio, veramente parecchio. Io mi sono sempre chiesta perché. Cosa facevano e se facevano gli ebrei per attirarsi addosso tanto odio? Perché erano ricchi? Lo erano anche gli altri, e poi fra gli ebrei c'erano anche molti poveri. Si può credere allora che il popolino e la chiesa a livello di parrocchia credessero veramente alla storia che gli ebrei avevano crocifisso nostro Signore Gesù Cristo? Perché gli ebrei ogni 3 per 4 venivano espulsi dalla nazione dove abitavano?
Appunto perché l'antisemitismo?



ciao Margherita, devo prendere il discorso un po' alla lontana.

Io chiedo:perché i neri?
Non ebbero nessuna diaspora: furono cercati, braccati, catturati, trasportati in stive fatiscenti e costretti a lavorare, come schiavi, come animali.
Non erano considerati umani, ma una razza inferiore. La lotta x la liberazione non è ancora finita.
Hitler loda il nord America perché lì l'Ariano Non si è mescolato a razze meno evolute.
Poi passa ad argomentare come l'EBREO sia una razza anche peggiore dei neri

...co.tinuA ...



Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosella
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Posted - 12/02/2017 :  22:52:20  Show Profile
Eccomi.
Gli ebrei sono sempre stati considerati dei diversi, fin dalla notte dei tempi.
Saltiamo però qualche secolo: si fecero odiare perché alcuni di loro prestavano denaro a usura (Shylock, il mercante di Venezia); altri si diedero ad attività poco lecite (Fagin, in Oliver Twist).Qualche aneddoto vero,tanti altri falsi e si crea la leggenda metropolitana.

-- continua --

Rosella - Gwendydd

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Rosella
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Posted - 13/02/2017 :  10:55:55  Show Profile
Finalmente al PC!

Agli inizi del XIX secolo nasce il mito del "self-made-man", l'uomo che conquista da solo la propria posizione sociale, con il lavoro e gli affari. Gli Ebrei però sono esclusi da questa nuova capacità di realizzarli, quindi ne restano ai margini, anticipando il denaro per operazioni rischiose, aprendo banchi di pegno, e tante altre simili attività collaterali. Insomma si creano tanti Shyloch, indipendentemente dalla loro onestà personale. Più avanti, verso la fine del secolo, gli Ebrei riescono finalmente ad avere delle attività proprie, e riescono bene. Questo suscita l'invidia di vicini e conoscenti, che culminerà con le denunce ai nazisti.

Quando facevo il liceo e poi l'università, nel centro di Torino c'era un negozio grande e molto bello che commerciava libri usati e antichi. Riciclava i libri di scuola: agli studenti che vendevano dava una miseria, a chi comprava faceva pagare il libro quasi come nuovo. Non so che nome avesse il negozio, tutti lo chiamavano "L'Ebreo". Ai tempi di mio padre al liceo, c'era già, e già lo chiamavano "L'Ebreo". Oggi c'è "Il Libraccio", abbinato a IBS, che fa lo stesso mestiere. Hitler direbbe che tutta la tecnologia di PC e smartphone è in mano agli Ebrei.

Io ho chiamato mia figlia Rebecca perchè volevo il nome di una eroina da romanzo, e Rebecca di Ivanhoe mi è sempre sembrata "grande". E' un bellissimo personaggio. Anche il padre, sebbenne un po' stereotipato, è una brava persona.

Scusate se in questo racconto frammentario ci sono errori o imprecisioni; non ho consultato testi, non ho fatto ricerche: sono partita dagli insegnamenti della mia insegnante di storia, e ho aggiunto quanto ricordavo da alcuni film.

--- fine ---

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Posted - 13/02/2017 :  15:43:43  Show Profile
Sul termine "democrazia", dal vocabolario Treccani:
"democrazìa s. f. [dal gr. δημοκρατία, comp. di δῆμος «popolo» e -κρατία «-crazia»]. – 1. a. Forma di governo in cui il potere risiede nel popolo, che esercita la sua sovranità attraverso istituti politici diversi; in partic., forma di governo che si basa sulla sovranità popolare esercitata per mezzo di rappresentanze elettive, e che garantisce a ogni cittadino la partecipazione, su base di uguaglianza, all’esercizio del potere pubblico: paese retto a d.; instaurare la d.; d. diretta o plebiscitaria, quando il potere è esercitato direttamente da assemblee popolari o mediante plebisciti; d. indiretta, rappresentativa, parlamentare, quando il potere è esercitato da istituzioni rappresentative. (...)

Per la voce completa:
https://www.evernote.com/l/AOwnA1kUK1ZMaLU0-AMn9AFJXcn3Kqzof-A


Sul termine delega (politica), dall'enciclopedia Treccani:
"Nella sfera dei comportamenti politici la d. indica una tecnica di trasmissione controllata del potere. In questo senso riguarda in particolare il campo dei rapporti fra società civile e istituzioni, costituendo il processo attraverso cui i membri di una collettività incaricano ad agire a nome loro determinati soggetti politici nella competizione per il potere, in vista della soddisfazione degli interessi di cui sono portatori. Alla base della d. politica c’è dunque un rapporto fiduciario, che assume anche significati di identificazione e solidarietà all’interno di un gruppo.

Il problema storico della d. politica è legato alla nascita del concetto di sovranità popolare. Nell’organizzazione dello Stato assoluto non esiste partecipazione elettiva, ma solo una forma di d. meccanica e indiretta che si realizza attraverso i ceti e i gruppi sociali incorporati nello Stato. Nello Stato moderno, che si origina dalla rivoluzione francese, la partecipazione alla vita politica si svolge secondo formule di d. individuale da parte dei cittadini che detengono originariamente la legittimità e il controllo del potere e lo trasferiscono in via elettiva a rappresentanti liberamente scelti a esercitarlo per conto della collettività sociale."

Per la voce intera:
https://www.evernote.com/l/AOykZo7o6odKYrcP103_DjlvNuXGkNsoz2E


RF
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Rosario
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Posted - 13/02/2017 :  16:23:52  Show Profile
Di Irene Némirovsky abbiamo letto e discusso "Due", uno dei suoi romanzi "minori"; ma io avevo letto il suo romanzo epopea "Suite francese" scritto poco prima che fosse deportata ad Auschwitz.

Riporto la presentazione presa da IBS:

"Irene Némirovsky – Suite francese.

La storia tormentata tra una giovane donna ebrea e un soldato tedesco, un capolavoro della narrativa del Novecento.

«“Fa caldo”, pensavano i parigini. Aria di primavera. Una notte di guerra, l’allarme. Ma la notte svanisce, la guerra è lontana. Quelli che erano svegli, i malati a letto, le madri che avevano i figli al fronte, le donne innamorate con gli occhi sciupati dal pianto coglievano il primo respiro della sirena. All’inizio non era che un ansito profondo simile al soffio di un petto in costrizione. Bastarono pochi istanti, poi tutto il cielo fu riempito dal rumore. Veniva da lontano, da oltre l’orizzonte, sembrava quasi non avesse fretta!»

Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande "sinfonia in cinque movimenti" che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l'occupazione nazista: “Tempesta in giugno” (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell'arrivo dei “tedeschi”); e “Dolce” (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una "sposa di guerra" a un ufficiale tedesco).

Pubblicato a sessant'anni di distanza, Suite francese è il volume che li riunisce.

Di questo romanzo ho il pdf di una pagina significativa a cui ho dato il titolo
“La partenza dei tedeschi";

ecco il "copia-incolla di un brano":

"Si strinsero la mano, lentamente. Lucille lo accompagnò fino alla porta. Lì un attendente aspettava tenendo per le redini il cavallo di Bruno. Era tardi, ma nessuno pensava a dormire. Tutti volevano vedere la partenza dei tedeschi. In quelle ultime ore una sorta di malinconia, di affetto legava gli uni agli altri, vincitori e vinti; il grosso Erwald dalle cosce possenti, gran bevitore, così buffo e così massiccio, il piccolo Willy, agile e allegro, che aveva imparato delle canzoni francesi (dicevano che da civile facesse il clown), il povero Johann rimasto solo perché tutta la famiglia era morta in un bombardamento – “tranne mia suocera,, perché non ho mai avuto fortuna, io!” diceva amaramente -, tutti stavano per andare incontro al fuoco, alle pallottole, alla morte. Quanti di loro sarebbero stati sepolti nelle pianure russe? Per quanto rapidamente e felicemente potesse concludersi la guerra, quanti poveri infelici non avrebbero mai visto quella fine benedetta, quel giorno di resurrezione?"
Era una notte splendida, pura, illuminata dalla luna, senza un alito di vento. Ed era la stagione in cui si tagliano i rami
dei tigli: gli uomini e i ragazzi si arrampicano su quei begli alberi dal denso fogliame e li spogliano dei loro rami; sotto,
le donne e le bambine strappano da quelle bracciate profumate i fiori che restano a seccare per tutta l’estate nei granai
della provincia e che, d’inverno, serviranno a fare tisane.
Un profumo delizioso, inebriante, aleggiava nell’aria. Come tutto era bello, come tutto era tranquillo! I bambini
giocavano a rincorrersi; salivano i gradini dell’antico calvario e guardavano la strada.
“Si vedono?” domandavano le madri.
“Non ancora”.
L’adunata era fissata davanti al castello e il reggimento sarebbe sfilato per il paese in ordine di marcia. Qua e là, nell’ombra di una porta, si udiva un sussurro, un rumore di baci… degli addii più teneri di altri. I soldati erano in tenuta da combattimento, con elmetti pesanti e maschere antigas sul petto. Finalmente si udì un breve rullo di tamburo ed essi apparvero. Marciavano in file di otto e, a mano a mano che avanzavano, i ritardatari, dopo un ultimo addio, un bacio mandato a fior di labbra, si affrettavano a prendere il loro posto, stabilito in anticipo, il posto in cui avrebbero incontrato il loro destino. Ci fu ancora qualche risata e qualche battuta scherzosa scambiata tra i soldati e la folla, ma ben preso tutto tacque."

Per eventuale lettura, inserisco l'intera pagina che ha sul mio taccuino Evernote:
https://www.evernote.com/l/AOyZrB28SnlAerJUrMSVRXWjGIsnZl4YSac


RF
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ombra
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Posted - 14/02/2017 :  11:45:15  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Che interventi!!!
Mi piace la domanda: Perché gli ebrei? Me la sono posta tante volte. Vedendo quello che vuol fare la Le Penn in Francia con la storia della doppia cittadinanza, credo che sia ancora attuale. Nonostante tutto quello che è successo, siamo di nuovo punto e a capo. Che amarezza!!!

Un abbraccio

Marta

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Rosario
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Posted - 14/02/2017 :  19:33:48  Show Profile
San Valentino, festa degli innamorati. Inserisco un brano preso da un'altra paginetta del romanzo "Suite Francese" di Irene Nemirovsky. Una pagina che descrive il momento dell'addio tra due innamorati speciali: Lucille, la ragazza ebrea francese e Bruno, l'Ufficiale nazista.

il brano dell'addio:

"Addio," le disse "addio. Non la dimenticherò mai".
Lei non rispose. Quando la guardò, lui vide che aveva gli occhi piene di lacrime. Distolse lo sguardo.
"Senta," le disse"voglio darle l'indirizzo di un mio zio, un von Falk come me, fratello di mio padre. Ha fatto molta carriera e si trova a Parigi presso…". Pronunciò un nome tedesco molto lungo. "Fino alla fine della guerra questo signore è il comandante della regione parigina, una specie di viceré, insomma, e fa assegnamento per tutto su mio zio. Gli ho parlato di lei e gli ho chiesto, se mai si trovasse in difficoltà (siamo in guerra e Dio solo sa quello che ci potrà capitare ancora), di aiutarla nella misura del possibile".

"Lei è molto buono Bruno" disse Lucille sottovoce.

Non si vergognava di amarlo, in quel momento: il suo desiderio era morto e provava per lui solo pietà e una profonda, quasi materna tenerezza. Si sforzò di sorridere. "Come quella madre cinese, che mandando il figlio in guerra gli raccomandava di essere prudente "perché la guerra non è priva di pericoli", così io la prego, in mia memoria, di aver cura per quanto possibile della sua vita".

"Perché significa qualcosa per lei?" domandò lui ansiosamente.

"Sì. Perché significa qualcosa per me".

per la pagina intera:
https://www.evernote.com/l/AOwfauZ5vvhC4pRFC8pSmSC1AO2-iatnTz8

Buon San Valentino.

RF
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