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 Il nazional socialismo in Germania
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Rosario
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Italy
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Posted - 29/04/2017 :  11:34:15  Show Profile
quote:


Mmmmmm... Più ci penso più rabbrividisco... Con le dovute differenze, i parallelismi che affiorano talvolta tra quel periodo e il nostro sono a volte molto vicini.

Eloise
www.letteratour.it



L'analisi girardiana parte proprio dal presupposto che tutti i romanzi "parlano" dello stesso argomento; tutte le storie raccontano la stessa novella:

"Nella mia beata ignoranza della moda letteraria per la quale i critici si sentono obbligati a ricercare negli autori di cui si occupano quanto li rende assolutamente "singolari", "unici" e "incomparabili" (con risultato che ogni scrittore si trova a essere del tutto isolato dagli altri), io ho puntato sull'ipotesi che i ... romanzieri avessero qualcosa in comune. Un'idea scandalosa, certo, ma che almeno dal mio punto di vista si è rivelata proficua, consentendomi di scoprire ciò che chiamo "desiderio mimetico". (Renè Girard)

Come dire:
Tutti i romanzi sono il rovescio di una stessa medaglia: la vita in tutte le sue declinazioni.

Naturalmente, osservando con questa ottica girardiana, tutte le epoche riconducono ad un unico principio "creativo"; un unico "desiderio universale"; un unico "desiderio mimetico".

L'attualità non è altro che la riproposizione delle stesse problematiche di qualsiasi epoca; fino a far citare il "segno di Caino" a Karl Brandt per marchiare i suoi giudici delle stesse nefandezze di cui era accusato. La storia di Caino e Abele è la stessa storia che si riveste con abiti diversi e che si svolge in diverse epoche: la storia dell'uomo.

Ho finito di leggere la prima parte di "Ognuno muore solo - I Quangel": a breve inserirò le mie risonanze... magnetiche su questa prima parte; continuerò la lettura della seconda parte:"La Gestapo"; e comunque, nel frattempo mi terrò aggiornato sui nuovi inserimenti che ci saranno nella discussione.


RF
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Rosella
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Italy
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Posted - 29/04/2017 :  12:37:50  Show Profile
“Anni di studio e di dolore a Vienna” 1908 – 1913 (25 anni)

“Quando … dopo la morte di mia madre, arrivai a Vienna … con l’intenzione di starci molti anni, calma e decisione avevano assorbito quel grave colpo. Mi era tornata la mia caparbietà infantile, e davanti agli occhi avevo il mio scopo ormai definito: volevo diventare architetto, e rifiutavo di ammettere ostacoli davanti ai quali dovessi capitolare…
Ogni volta che la dea necessità mi prese tra le sue braccia e minacciò di stritolarmi crebbe parimenti la mia volontà di resistenza, e la mia volontà seppe vincere…
(Mein Kampf)


Sappiamo tutti che Adolf non divenne un architetto. Consentitemi un’ altra citazione:

“Le falsificazioni autobiografiche di Hitler proseguono con l’evocazione di un lavoro da operaio che non risulta abbia mai fatto… preferì una vita da bohemien piena di indigenze, in attesa di ottenere il lascito ereditario paterno”
(Giorgio Galli)

In realtà Adolf Hitler non si limita ad aspettare: i soldi, è vero sono pochi. Prima ha una modesta pensione da orfano, che termina nel 1910 (21 anni) poi il lascito di una zia, infine, lasciato a se stesso, vende acquerelli e cartoline per strada. Durante il tempo libero assisteva spesso all'opera nelle sale da concerto di Vienna, prediligendo i temi della mitologia norrena di Richard Wagner. Per dormire si adattò al dormitorio pubblico di Männerheim ("Pensionato popolare per uomini"), ed per mangiare alla mensa del Convento dei Fratelli della Carità.
Nel frattempo dipinge (si conservano alcune tele di discreta fattura), legge, scrive. Tutto in modo piuttosto disordinato. Si indigna nel vedere “il popolo tedesco” ridotto alla fame, cerca spiegazioni nelle biblioteche e nelle redazioni dei giornali. A quel tempo a Vienna si scriveva a senso unico, e il risultato di tutte queste letture non poteva essere diverso:

"A quel tempo gli occhi mi si aprirono su due pericoli che fino allora non avevo conosciuto nemmeno di nome, e di cui a ogni modo non capivo la spaventosa importanza per l’esistenza del popolo tedesco:

MARXISMO E SEMITISMO”


Il 16 maggio 1913 l'imperial regio tribunale distrettuale di Linz dispose il versamento di una cospicua somma derivante dall'eredità paterna ed il 24 maggio, si recò al distretto di polizia della capitale per comunicare la partenza dalla capitale austriaca pur non indicando la meta.


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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418 Posts

Posted - 29/04/2017 :  15:00:35  Show Profile
“Quando … dopo la morte di mia madre, arrivai a Vienna … con l’intenzione di starci molti anni, calma e decisione avevano assorbito quel grave colpo. Mi era tornata la mia caparbietà infantile, e davanti agli occhi avevo il mio scopo ormai definito: volevo diventare architetto, e rifiutavo di ammettere ostacoli davanti ai quali dovessi capitolare…"

Mi preoccupa questa storia;
anch'io da giovane volevo fare l'architetto;
anch'io da giovane, d'estate andavo a Caracalla a vedere e sentire l'opera - l'Aida era la mia preferita con quei magnifici scenari; i cavalli e gli elefanti in scena - che spettacolo!

La mia preoccupazione è un dilemma:
Hitler era un ragazzo normale come me
o io sono anarmale come lo era Hitler???

Per carità non rispondete; sto scherzando... ma mica tanto.

RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 29/04/2017 :  15:36:02  Show Profile
Fallada apre il romanzo con i pensieri e le azioni di una donna: la postina Eva Kluge.

La postina Eva Kluge che sale lentamente le scale.
La postina Eva Kluge detesta recapitare una di quelle lettere che ha nella borsa (ai Quangel).
Eva Kluge confonde (ancora sempre) le cariche dei Persike nel partito: funzionario, gerarca, qualcosa di simile;
Eva Kluge, dai Persike, sa che bisogna salutare con Heil Hitler e fare attenzione a quello che si dice.
Eva Kluge sa che è raro incontrare qualcuno a cui possa dire quello che veramente pensa.
Eva Kluge non s’interessa di politica, è semplicemente una donna.
Eva Kluge come donna trova che non si mettono al mondo figli per farseli poi ammazzare.
Eva Kluge come donna trova che una famiglia, senza un uomo, non vale nulla;
Eva Kluge come donna trova che, per il momento lei stessa non ha più nulla; né figli, né uomo, né famiglia.
Eva Kluge deve star zitta, essere molto prudente e recapitare schifose lettere della posta militare, scritte a macchina e non a mano, e che, come mittente, portano il nome dell’aiutante maggiore del reggimento.

Venti righe per presentare alcuni personaggi e qualche situazione di relativo interesse.

Nella sua “apertura" Fallada mette la donna al centro del mondo.

La prima presentazione della postina è per i coniugi Quangel; “poi" nomina i Persike che, abitando al piano sotto, verrebbero “prima". Con questo piccolo stratagemma, l'autore colloca i Quangel al di sopra dei Persike; non solo perchè i Quangel abitano al di sopra; ma anche perchè più importanti sia ai fini del romanzo sia perchè i Quangel rappresenteranno la resistenza mentre i Persike rappresentano il regime nazista. Quindi i "coniugi ribelli" che si opporranno al Fuhrer, Fallada li colloca moralmente più in alto dei "ruffiani" di regime.

Subito dopo esclude la politica dagli interessi di Eva Kluge e ne afferma invece il suo essere donna con tre caratteri essenziali: maternità, coniugalità e famiglia: la donna senza figli, né uomo né famiglia non ha più nulla.

L’esclusione della politica dagli interessi della donna Eva Kluge, è il segno che il romanzo non si interessa di politica ma dell’umanità ovvero dei sentimenti e dell’agire umano.

Il romanzo "Ognuno muore solo” non tratta di politica ma di realtà.

"La donna senza figli, né uomo, né famiglia non [ha] - più nulla."

L’uso del verbo avere è importante perché lascia il margine esistenziale dell’essere.

In altri termini: maternità, coniugalità e famiglia non riguardano l’essere ma l’avere; con tutte le conseguenze che questa distinzione comporta. L'uso del verbo avere si riferisce a un "oggetto"; dunque alla realtà oggettiva e non soggettiva. (Sempre che la traduzione sia rimasta fedele alle intenzioni dell'autore).

La presentazione parte dal ruolo sociale (postina) per arrivare all’essere di una donna che non ha più nulla; spoglia cioè, di tutti gli attributi sociali.

I Persike
Un bel "Heil Hitler" introduce il personaggio del vecchio ubriacone Persike. Altro stratagemma letterario per connotare o apparentare Hitler a un "vecchio ubriacone". Si passa subito a una tiritera del vecchio Persike rivolta alla postina per il mancato “trionfale annuncio” della capitolazione della Francia; un “trionfalismo di “regime” atto a persuadere gli ultimi disfattisti del regime nazista.

“Oggi si fa festa, non si lavora! oggi ci si sbronza un po’ e questo pomeriggio andiamo dalla vecchia ebrea del quarto piano, e la carogna ci darà caffè e torta! Lo dovrà fare, ve lo dico io, è ora di finirla con la compassione."

La "vecchia ebrea" è il personaggio "fuori scena” verso cui i Persike nutrono mire di "appropriazione” della merce accatastata nell’appartamento al quarto piano.

La consegna della lettera
La postina Eva Kluge sale dai Quangel con la lettera in mano; ha paura a consegnarla; è pronta a scappare subito appena consegnata la lettera; ma è fortunata: invece della signora, gentile e disponibile a qualche scambio di battute tra disperati, si presenta alla porta "il marito dal viso tagliente di uccello, con la bocca stretta e gli occhi freddi; senza una parola prende la lettera e le chiude la porta sul naso, come se fosse una ladra da cui ci si deve guardare."

Ed ecco presentati i coniugi Quangel; nella più completa indifferenza, nella fredda insignificanza di due persone qualunque; con pochi tratti vengono presentati gli anomali eroi del romanzo.
Eva Kluge ritorna sui suoi passi, ripercorre le scale in discesa passa davanti alla porta dei Persike; fa qualche riflessione sulla quella sghemba famiglia, sulla notizia della vittoria sulla Francia, sui suoi figli partiti per la guerra, sulla nullità del suo inaffidabile marito cacciato di casa, sull’uomo dal viso d’uccello al quale ha consegnato la lettera, e pensa alla vecchia ebrea Rosenthal del quarto piano a cui la Gestapo ha portato via il marito da due settimane.

“Non hanno certamente mai fatto male a nessuno, quei due vecchi, hanno sempre venduto a credito anche a Eva Kluge, quando non aveva denaro per la biancheria dei bambini, e da Rosenthal la merce non era peggiore o più cara che negli altri negozi."

"No, non entrerà mai nella testa della signora Eva Kluge che un uomo come il vecchio Rosenthal sia peggiore dei Persike soltanto perché è ebreo. E ora la vecchia signora se ne sta sola come un cane, lassù nell’appartamento, e non si fida più di scendere in strada. Soltanto quando è buio va a far la spesa, con la stella ebraica puntata sul petto; probabilmente fa la fame. “No, - pensa Eva Kluge - anche se avessimo vinto dieci volte la Francia, da noi le cose non sono giuste”.

Eva Kluge esce di scena e lascia il posto ai due “eroi” del secondo (o terzo) piano.

RF
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Rosella
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Posted - 29/04/2017 :  19:37:05  Show Profile
La Grande Guerra

Nel 1913 Hitler si spostò a Monaco di Baviera. La fuga da Vienna avvenne per evitare di prestare servizio militare nell'esercito austro-ungarico, dal momento che, come ebbe a scrivere nel suo Mein Kampf, "quel crogiuolo di popoli inferiori mi aborriva: volevo togliermi di dosso la polvere viennese e mai avrei militato nell'esercito imperiale austroungarico". Non riuscì però a sfuggire alla polizia, che ne chiese e ottenne l'estradizione. dovette presentarsi al distretto militare di Salisburgo per la visita di leva. I medici militari lo giudicarono inidoneo senza neppur visitarlo e lo mandarono a casa "riformato", inabile perfino al servizio ausiliario, perché "gracile nel fisico, denutrito e mal ridotto nell'intero aspetto da sembrare tisico". Invece di essere contento, quel rifiuto fu per Hitler una ferita all'orgoglio. Hitler decise di rinunciare alla cittadinanza austriaca e, non avendo ottenuto quella tedesca, divenne apolide.
Il 3 agosto 1914, due giorni dopo che la Germania aveva dichiarato guerra alla Russia e alla Francia, Hitler scrisse di proprio pugno una formale petizione al re Ludovico III di Baviera chiedendo di esser arruolato volontario nell'esercito bavarese seppur di nascita austriaca e privo ufficialmente di fissa dimora ed apolide. Con ogni probabilità il monarca non lesse la lettera, che venne processata da un segretario. Tuttavia, la richiesta di Hitler venne accolta. Hitler si arruolò come volontario a 25 anni nell'esercito bavarese del Kaiser Guglielmo II. In quello stesso reggimento militava anche il suo futuro "delfino" Rudolf Hess, a quell'epoca un tenente. Hitler ottenne il grado di caporale e prestò servizio attivo in Francia e Belgio come staffetta portaordini.
Durante il servizio militare, Hitler si dimostrò un soldato coraggioso e probo: a differenza degli altri commilitoni rifiutava le sigarette e gli alcolici, non chiedeva licenze, non riceveva mai né lettere né pacchi postali da casa, non dimostrava alcun interesse per le ragazze e non si lamentava mai per i pidocchi, il fango, la sporcizia e il cattivo odore delle trincee. Era inoltre solitario e sembrava voler provare affetto solo a Foxl, il cane randagio da lui adottato prima di partire per il fronte. Alcuni suoi soldati lo descrivevano anche in preda ad esaurimenti nervosi: infatti lo si vedeva dapprima immerso nei suoi pensieri con le mani appoggiate sulla testa e all'improvviso scattare imprecando contro i "nemici interni del popolo tedesco", ossia gli ebrei e i marxisti.
Nel 1916, fu ferito alla coscia sinistra da una scheggia di granata durante la battaglia della Somme e fu ricoverato per due mesi in un ospedale militare nei pressi di Berlino. Essendosi distinto in combattimento fu decorato con la Croce di Ferro di seconda classe
Nel 1917, cinque mesi più tardi, tornò sul campo di battaglia e combatté tutte le più sanguinose battaglie sul fronte delle Fiandre, per cui ebbe la croce di ferro di prima classe, la massima onorificenza dell’impero. L'ufficiale che svolse le mansioni di aiutante di campo "[...] per il suo coraggio era stata avanzata la proposta circa la promozione di Hitler a sottufficiale, ma il comandante aveva poi soprasseduto perché non era riuscito ad individuare, in quel soldato taciturno che parlava da solo tra sé, le richieste doti di comando". Tuttavia, ammise anche che Hitler era divenuto fiduciario di ufficiali, quali i futuri gerarchi Röhm e Mayr, che lo trovarono "stranamente idoneo a risollevare il morale dei commilitoni frustrati dall'imminente sconfitta ed influenzabili dalla propaganda comunista"
Durante la guerra Hitler acquisì un appassionato patriottismo tedesco, anche se non era un cittadino dell'Impero tedesco (un aspetto a cui non pose rimedio fino al 1932). Il rapido succedersi degli eventi lo ferirono profondamente: ai primi di novembre 1918, con la definitiva sconfitta dell'Impero austro-ungarico a opera del Regno d'Italia in seguito alla battaglia di Vittorio Veneto, assistette alla disintegrazione etnica e territoriale dell'impero asburgico. Fu reso noto che il governo austriaco avrebbe permesso il transito dell'esercito italiano attraverso il Vorarlberg per invadere la Baviera, aprendo così un secondo fronte di guerra. Visse in prima persona il crollo politico della Germania quando, , il kaiser fuggì da Berlino ma fu poi comunque costretto all’abdicazione.
Hitler ne fu disgustato, tanto che nel Mein Kampf, , scriverà "[...] in un conflitto prossimo venturo, se la vittoria non arriderà affatto alle armi tedesche, sarebbe di gran lunga preferibile avere un crollo militare prima di un crollo politico" (il che effettivamente si ebbe nel 1945). Egli, come molti altri nazionalisti, incolpò gli ebrei di avere attizzato focolai rivoluzionari bolscevichi, Hitler ed i suoi commilitoni del reggimento "List" vennero ritirati dal fronte delle Fiandre a fine novembre 1918 e rientrarono a Monaco di Baviera all'inizio di dicembre, trovandola in preda alla rivoluzione comunista che nel frattempo era scoppiata come in altre città tedesche
Hitler era passato dalla parte del Freikorps (spie) e si mise a disposizione della commissione d'inchiesta sugli abusi commessi dai rivoluzionari, fornendo una vasta mole d'informazioni dettagliate circa nomi e fatti ai fini delle istruttorie in corso. Hitler fu così destinato alla "Commissione d'inchiesta presso il II° reggimento di Fanteria", nient'altro che un formale appellativo atto a mascherare l'attività di un gruppo di delatori il cui compito consisteva nel riferire ai superiori i nominativi dei soldati comunisti – o presunti tali – in modo che li si potesse eliminare anche eventualmente fisicamente. La sua dedizione fu premiata, tanto che da giugno a settembre venne inviato a seguire un corso d'indottrinamento civico, assegnato all'Università di Monaco, circa il credo militare nazionalista allo scopo di svolgere il delicato compito di informatore (delatore) dell'esercito. In realtà Hitler si era segretamente accodato al "Freikorps Oberland", finanziato dall'occultista e ultranazionalista barone Rudolf von Sebottendorff. Come traspare nel Mein Kampf, fu allora che Hitler – durante quelle lezioni – ebbe modo di scoprire di essere in grado di influenzare un uditorio, di avere idee ben chiare in testa, di poter impunemente attaccare senza mezzi termini comunisti ed ebrei e di saper tenere discorsi che colpivano sia i compagni che i superiori, anche se privo alle spalle di una formazione culturale di livello universitario. Il corso terminò il 25 agosto e Hitler ne uscì con la patente di "esperto al riguardo del problema ebraico".
L'incarico di confidente dell'esercito era però a termine e sarebbe scaduto alla fine di marzo 1920. Mentre era ancora nell'esercito, il 12 settembre 1919 venne incaricato di spiare, in abiti civili, per conto dell'esercito e della polizia, gli incontri di un piccolo partito nazionalista, il Partito Tedesco dei Lavoratori (DAP).

Qui si conclude il racconto.

IL RESTO E’ STORIA
[center]


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosella
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Posted - 29/04/2017 :  19:44:40  Show Profile
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La Grande Guerra

Nel 1913 Hitler si spostò a Monaco di Baviera. La fuga da Vienna avvenne per evitare di prestare servizio militare nell'esercito austro-ungarico, dal momento che, come ebbe a scrivere nel suo Mein Kampf, "quel crogiuolo di popoli inferiori mi aborriva: volevo togliermi di dosso la polvere viennese e mai avrei militato nell'esercito imperiale austroungarico". Non riuscì però a sfuggire alla polizia, che ne chiese e ottenne l'estradizione. dovette presentarsi al distretto militare di Salisburgo per la visita di leva. I medici militari lo giudicarono inidoneo senza neppur visitarlo e lo mandarono a casa "riformato", inabile perfino al servizio ausiliario, perché "gracile nel fisico, denutrito e mal ridotto nell'intero aspetto da sembrare tisico". Invece di essere contento, quel rifiuto fu per Hitler una ferita all'orgoglio. Hitler decise di rinunciare alla cittadinanza austriaca e, non avendo ottenuto quella tedesca, divenne apolide.
Il 3 agosto 1914, due giorni dopo che la Germania aveva dichiarato guerra alla Russia e alla Francia, Hitler scrisse di proprio pugno una formale petizione al re Ludovico III di Baviera chiedendo di esser arruolato volontario nell'esercito bavarese seppur di nascita austriaca e privo ufficialmente di fissa dimora ed apolide. Con ogni probabilità il monarca non lesse la lettera, che venne processata da un segretario. Tuttavia, la richiesta di Hitler venne accolta. Hitler si arruolò come volontario a 25 anni nell'esercito bavarese del Kaiser Guglielmo II. In quello stesso reggimento militava anche il suo futuro "delfino" Rudolf Hess, a quell'epoca un tenente. Hitler ottenne il grado di caporale e prestò servizio attivo in Francia e Belgio come staffetta portaordini.
Durante il servizio militare, Hitler si dimostrò un soldato coraggioso e probo: a differenza degli altri commilitoni rifiutava le sigarette e gli alcolici, non chiedeva licenze, non riceveva mai né lettere né pacchi postali da casa, non dimostrava alcun interesse per le ragazze e non si lamentava mai per i pidocchi, il fango, la sporcizia e il cattivo odore delle trincee. Era inoltre solitario e sembrava voler provare affetto solo a Foxl, il cane randagio da lui adottato prima di partire per il fronte. Alcuni suoi soldati lo descrivevano anche in preda ad esaurimenti nervosi: infatti lo si vedeva dapprima immerso nei suoi pensieri con le mani appoggiate sulla testa e all'improvviso scattare imprecando contro i "nemici interni del popolo tedesco", ossia gli ebrei e i marxisti.
Nel 1916, fu ferito alla coscia sinistra da una scheggia di granata durante la battaglia della Somme e fu ricoverato per due mesi in un ospedale militare nei pressi di Berlino. Essendosi distinto in combattimento fu decorato con la Croce di Ferro di seconda classe
Nel 1917, cinque mesi più tardi, tornò sul campo di battaglia e combatté tutte le più sanguinose battaglie sul fronte delle Fiandre, per cui ebbe la croce di ferro di prima classe, la massima onorificenza dell’impero. L'ufficiale che svolse le mansioni di aiutante di campo "[...] per il suo coraggio era stata avanzata la proposta circa la promozione di Hitler a sottufficiale, ma il comandante aveva poi soprasseduto perché non era riuscito ad individuare, in quel soldato taciturno che parlava da solo tra sé, le richieste doti di comando". Tuttavia, ammise anche che Hitler era divenuto fiduciario di ufficiali, quali i futuri gerarchi Röhm e Mayr, che lo trovarono "stranamente idoneo a risollevare il morale dei commilitoni frustrati dall'imminente sconfitta ed influenzabili dalla propaganda comunista"
Durante la guerra Hitler acquisì un appassionato patriottismo tedesco, anche se non era un cittadino dell'Impero tedesco (un aspetto a cui non pose rimedio fino al 1932). Il rapido succedersi degli eventi lo ferirono profondamente: ai primi di novembre 1918, con la definitiva sconfitta dell'Impero austro-ungarico a opera del Regno d'Italia in seguito alla battaglia di Vittorio Veneto, assistette alla disintegrazione etnica e territoriale dell'impero asburgico. Fu reso noto che il governo austriaco avrebbe permesso il transito dell'esercito italiano attraverso il Vorarlberg per invadere la Baviera, aprendo così un secondo fronte di guerra. Visse in prima persona il crollo politico della Germania quando, , il kaiser fuggì da Berlino ma fu poi comunque costretto all’abdicazione.
Hitler ne fu disgustato, tanto che nel Mein Kampf, , scriverà "[...] in un conflitto prossimo venturo, se la vittoria non arriderà affatto alle armi tedesche, sarebbe di gran lunga preferibile avere un crollo militare prima di un crollo politico" (il che effettivamente si ebbe nel 1945). Egli, come molti altri nazionalisti, incolpò gli ebrei di avere attizzato focolai rivoluzionari bolscevichi, Hitler ed i suoi commilitoni del reggimento "List" vennero ritirati dal fronte delle Fiandre a fine novembre 1918 e rientrarono a Monaco di Baviera all'inizio di dicembre, trovandola in preda alla rivoluzione comunista che nel frattempo era scoppiata come in altre città tedesche
Hitler era passato dalla parte del Freikorps (spie) e si mise a disposizione della commissione d'inchiesta sugli abusi commessi dai rivoluzionari, fornendo una vasta mole d'informazioni dettagliate circa nomi e fatti ai fini delle istruttorie in corso. Hitler fu così destinato alla "Commissione d'inchiesta presso il II° reggimento di Fanteria", nient'altro che un formale appellativo atto a mascherare l'attività di un gruppo di delatori il cui compito consisteva nel riferire ai superiori i nominativi dei soldati comunisti – o presunti tali – in modo che li si potesse eliminare anche eventualmente fisicamente. La sua dedizione fu premiata, tanto che da giugno a settembre venne inviato a seguire un corso d'indottrinamento civico, assegnato all'Università di Monaco, circa il credo militare nazionalista allo scopo di svolgere il delicato compito di informatore (delatore) dell'esercito. In realtà Hitler si era segretamente accodato al "Freikorps Oberland", finanziato dall'occultista e ultranazionalista barone Rudolf von Sebottendorff. Come traspare nel Mein Kampf, fu allora che Hitler – durante quelle lezioni – ebbe modo di scoprire di essere in grado di influenzare un uditorio, di avere idee ben chiare in testa, di poter impunemente attaccare senza mezzi termini comunisti ed ebrei e di saper tenere discorsi che colpivano sia i compagni che i superiori, anche se privo alle spalle di una formazione culturale di livello universitario. Il corso terminò il 25 agosto e Hitler ne uscì con la patente di "esperto al riguardo del problema ebraico".
L'incarico di confidente dell'esercito era però a termine e sarebbe scaduto alla fine di marzo 1920. Mentre era ancora nell'esercito, il 12 settembre 1919 venne incaricato di spiare, in abiti civili, per conto dell'esercito e della polizia, gli incontri di un piccolo partito nazionalista, il Partito Tedesco dei Lavoratori (DAP).

Qui si conclude il racconto.

IL RESTO E’ STORIA


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra




Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Margherita
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Posted - 01/05/2017 :  19:35:52  Show Profile
Rossella purtroppo questa volta non sono d'accordo con te, premetto che sono contro la pena di morte assolutamente, con alcune eccezioni però. paragonare i processi di Norimberga con i Killer nazisti mi sembra troppo. Il segno di Caino poi.....
C' differenza fra ebrei (gente che professa una certa religione) Israeliti (in omonimo di ebrei, gli israeliti sono così chiamati nella Bibbia (antico testamento) perché discendenti da Israel, nuovo nome che Dio da a Isacco dopo che ha combattuto con il suo angelo, e contestualmente gli promette che i suoi discendenti saranno numerosi come i granelli della sabbia. Israeliani sono gli abitanti della terra di Israele, una nazione che si è formata nel 1948 e comprende una popolazione per la più di gente di nazionalità diverse di religione ebraica, ma anche di arabi di religione islamica, e anche una forse piccola parte di cristiani ortodossi. Tutti con passaporto Israeliano. La lingua parlata in Israele è l'antico aramaico, o ebraico come preferisci, con l'aggiunta di parole che nell'antichità non c'erano. In Israele c'è un governo democratico, non c'è una vera e propria costituzione, ma le cose funzionano bene allo Knesset (il parlamento) dove siedono anche arabi che appunto rappresentano la minoranza araba israeliana (con regolare nazionalità israeliana).
Passando al tuo racconto documentato su Hitler, che trovo molto ben documentato e interessante, si evince tutto quello che allora, cioè all'epoca del suo dominio, si diceva di lui, o almeno ho sentito dire da mia mamma, che appunto era del 1905, di lingua tedesca, essendo nata a Zurigo, avendo fatto lì gli studi scolastici, ed essendosi poi trasferita in Italia nel 1923.
Sono contenta che non mi abbia mai raccontato delle cose esagerate, su baffetto.
Io sono ancora in Stanbay nel senso che sono ancora alle prese con il trasloco, spero che per fine settimana potrò riprendere le letture, sono curiosa a proposito di Hitler di leggere cosa ha scritto di lui il famoso psichiatra di cui ho accennato.
Abbracci e ancora affetto particolare ad Ombra.

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Margherita
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Posted - 01/05/2017 :  20:04:21  Show Profile
Non sono un'esperta della II Guerra Mondiale, ma mi sembra che le bombe su Hiroschima e Nagasaki le hanno sganciate gli americani, contro i Giapponesi che non voleva farla finita con la guerra, e che comunque avevano fatto una bella strage a Pearl Harbor, poi nella varie isole e nelle varie battaglie combattute contro gli americani, non facendo mai prigionieri. C'è una gran filmografia anche recente su questo argomento, cioè la guerra America-Giappone, film anche recenti e non proprio teneri con gli americani, ma facendo la tara come si deve certo i Giapponesi in questa seconda guerra mondiale non si sono certo comportati come dei gentlemen, direi che sono stati molto crudeli e feroci.
Sempre a proposito dei processi di Norimberga contro i nazisti responsabili di una II guerra mondiale, di migliaia di milioni di morti di russi, polacchi, francesi, ungheresi, e chi più ne ha più ne metta, consiglio la visioni di uno splendido film sul processo, in bianco e nero, dal titolo "Vincitori e Vinti" con quel grande attore che era Spencer Tracy. Un capolavoro dell'epoca, in cui ci sono mostrate le ragioni dei vinti e quelle dei vincitori.
Io non sto a fare la morale agli americani capitalisti e all'occidente, ma agli americani, grande nazione democratica, la migliore che ci sia, che tanti errori ha fatto e tanto bene ha fatto, e tanti morti ha lasciato in Francia, cimiteri enormi in Normandi, tombe, tombe, tombe, con sopra croci, stelle ebraiche (anche loro avevano i loro ebrei che sono andati a combattere come americani e che sono morti come tutti gli altri) giovani, ragazzi tra i 22 e al massimo 30 anni, nel fiore della vita. E io sono stata in tutti quei cimiteri, anche quelli sulla Somme, quelli della prima guerra mondiale, quelli segnati col il papavero rosso, come nella canzone di De Andrè. E vi assicuro che io in quei cimiteri (uno anche a Cefalonia) ho sentito l'alito, il vento, lo spirito, di quei morti che sono tutti eroi, perché sono morti per la LIBERTA'. Scusate, per me non è retorica, io sono stata sotto i bombardamenti a Milano, in un portone, perché mia mamma non voleva scendere nei rifugi, avevo 3 anni e mi ricordo tutto molto bene.
Eroi i giovani di allora, eroi, loro sono là sotto la terra morti e noi siamo qui, vivi, possiamo studiare, e anche gioire, piangere, mangiare e bere. Loro sono morti nel fior fiore dei loro anni più belli, sono morti a milioni e combattevano il male. Scusate, ma non ho potuto tacere.

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Margherita
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Posted - 01/05/2017 :  23:14:27  Show Profile
Walter C. Langer "la mente di Adolf Hitler" Edizioni ginko.
Introduzione di Noami Heike
A Psychological Analysis of Adolf Hitler: His life and Legend, un classico nella storia della psicologia, fu uno dei primi pionieristici tentativi di profilazione criminale di un politico vivente e gettò le basi per la nascita all'interno dell'FBI della Behavioral Analisis Uniti (BAU), L'Unità di analisi Comportamentale. La ricerca fu commissionata nell'ottobre del 1953 a una psicologo di Harvard di nome Walter Charles Langer, da parte dell'allora capo dell'OSS Office of Strategic Service (il precursore della CIA), IL VETERANO DI GUERRA E pluridecorato William Joseph Donovan, con lo scopo di tracciare un profilo psicologico di Hitler che servisse durante la Seconda guerra Mondiale ai comandi alleati per capire la personalità del leader nazista ed, eventualmente, per prevedere le sue mosse nell'immediato futuro. I risultati dello studio furono consegnati all'OSS come rapporto top secret tra la fine del '43 e gli inizi del '44, dopo soli cinque mesi, e richiesero uno sforzo non indifferente di filtraggio e validazione di un enorme mole di materiale contradditorio, conflittuale e poco affidabile che circolava sul conto del dittatore tedesco.
Prima della seconda guerra mondiale le operazioni di intelligence degli Stati Uniti fuori dal territorio venivano gestite e supervisionate dal Ministero della guerra. Fu il presidente Roosevelt che nel giugno 1942 autorizzò l'istituzione di un Ufficio di Servizi Strategici, una sorta di agenzia civile che doveva essere la raccolta delle informazioni e la realizzazione di operazioni segrete che non potevano essere affidate ad altre agenzie.
Walter C. Langer, già psicanalista di primo piano, dopo essersi laureato nel 1923 a Harvard si era trasferito a Vienna negli anni Trenta. Qui aveva studiato con anna Freud e aveva avuto modo di istaurare uno stretto rapporto di tipo professionale con suo padre Sigmund Freud. Nel 1938 aveva accompagnato in Inghilterra il padre della psicanalisi dopo l'emanazione delle leggi razziali.
Questo che ho scritto è l'inizio dell'introduzione di un saggio che mi sembra possa aiutarci a comprendere meglio la personalità di Hitler, così per affiancare il lavoro che Rossella sta facendo sul Main Kamph. Man mano che continuerò nella lettura cercherò di farne dei brevi riassunti da postare. Il libro l'ho acquistato per la lettura sul Kindle, quindi impossibile da sfogliare. dovrò leggerlo e prendere appunti continui.
Resta sempre in ballo "La verità negata" di cui ho letto solo due pagine, ma con il tempo leggerò anche quello.


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Rosario
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Posted - 02/05/2017 :  16:21:12  Show Profile
"La sua dedizione fu premiata, tanto che da giugno a settembre venne inviato a seguire un corso d'indottrinamento civico, assegnato all'Università di Monaco, circa il credo militare nazionalista allo scopo di svolgere il delicato compito di informatore (delatore) dell'esercito."

Il racconto di Adolf inserito da Rosella è la prova che Hitler è stato cooptato, istruito e "usato" dai poteri forti della nazione; che certo non possono essere i poveri e disarmanti personaggi (sia nazisti sia "resistenti") di "Ognuno muore solo" di Hans Fallada; come ad esempio la teutonica postina Eva Kluge che nei confronti dei coniugi Rosenthal nutriva stima e rispetto:

“Non hanno certamente mai fatto male a nessuno, quei due vecchi, hanno sempre venduto a credito anche a Eva Kluge, quando non aveva denaro per la biancheria dei bambini, e da Rosenthal la merce non era peggiore o più cara che negli altri negozi."

"No, non entrerà mai nella testa della signora Eva Kluge che un uomo come il vecchio Rosenthal sia peggiore dei Persike soltanto perché è ebreo. E ora la vecchia signora se ne sta sola come un cane, lassù nell’appartamento, e non si fida più di scendere in strada. Soltanto quando è buio va a far la spesa, con la stella ebraica puntata sul petto; probabilmente fa la fame. “No, - pensa Eva Kluge - anche se avessimo vinto dieci volte la Francia, da noi le cose non sono giuste”.

Nè possono essere i poveri Persike che si nascondono dietro al nazismo e si vestono da nazisti per essere rispettati vista la loro "nullità" sociale:

“Oggi si fa festa, non si lavora! oggi ci si sbronza un po’ e questo pomeriggio andiamo dalla vecchia ebrea del quarto piano, e la carogna ci darà caffè e torta! Lo dovrà fare, ve lo dico io, è ora di finirla con la compassione."

...certo non sono questi i poteri forti che possono obbligare un intero popolo a compiere abomini.

I poteri forti stavano (e stanno) da un'altra parte; i poteri forti non sono stati menzionati, nè processati, nè condannati a Norimberga; anzi, ridendo tra loro, hanno cambiato abito e sono tutt'ora imperanti nel mondo.

Il segno di Caino

"Disse Caino al Signore:
«Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere».

Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!».

Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato."


"Ognuno muore solo" può anche voler dire "Nessuno tocchi Caino". Il segno di Caino non è solo per il popolo tedesco ma per chiunque ammazza il proprio "fratello"... senza eccezioni.


RF
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Rosario
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Posted - 02/05/2017 :  19:40:46  Show Profile
Riporto, dal primo capitolo di "Ognuno muore solo", le mie risonanse sul momento decisivo, quello che "cambia" due insignificanti coniugi nazisti in pericolosi resistenti.

I Quangel

"Anna ha aperto la lettera, per un momento il suo viso si illumina davvero, poi si spegne quando vede la scrittura a macchina. Legge con apprensione, sempre più lentamente, quasi avesse paura di ogni parola ancora da venire. L’uomo si è chinato in avanti e si è tolto le mani dalle tasche, si morde il labbro, presagisce una disgrazia. Si fa silenzio nella stanza. Il respiro della donna diventa affannoso.
A un tratto grida, uno strano grido sommesso, che il marito non ha mai sentito. La testa le cade in avanti, batte prima contro i rocchetti di filo sulla macchina, poi si abbassa tra le pieghe della stoffa, coprendo la lettera fatale."

Stabat mater

In questa successione di azioni c’è tutta la forza descrittiva fortemente realista di Fallada. La scena della lettura, di quel fatale foglio dattiloscritto, si svolge in una sequenza inesorabile di azioni per culminare in uno strano grido sommesso e la caduta della testa in avanti fino a sbattere sui rocchetti di filo sulla macchina per abbassarsi e finire la caduta sulle pieghe della stoffa, coprendo la lettera fatale. Una descrizione da sceneggiatura, quasi fotogramma per fotogramma; il lettore vive con Anna Quangel, quegli attimi strazianti della lettura che annuncia la morte del figlio, come fosse la sua più che fosse la sua. Immagino che per una madre la morte del figlio, giovane e innocente, sia il più grande dolore dell’universo; un dolore che lacera il velo di una realtà che le diventa estranea e le fa scoprire l’abisso più oscuro e profondo dell'universo.

Pater amoroso

"In due passi Quangel è dietro di lei. … Sente che sua moglie trema in tutto il corpo. - Anna,- dice, - Anna per favore! Aspetta un momento - poi osa: - È capitato qualcosa a Otto? Ferito? Grave?
Lei continua a tremare, ma nessun suono esce dalle sue labbra. Non accenna ad alzare la testa e a guardarlo in viso.
Quangel guarda i capelli di lei, sono diventati così radi dal tempo che si sono sposati. Sono vecchi, ormai; se davvero è accaduto qualcosa a Otto, Anna non avrà mai più qualcuno da amare; soltanto lui, ed egli sente sempre che c’è molto poco da amare in lui. Non riesce mai, in nessun modo, a dirle quanto le sia affezionato. Persino ora non sa accarezzarla, essere un po’ più tenero con lei, consolarla. Posa soltanto la mano pesante sui suoi capelli radi e le solleva dolcemente la testa, appoggiandosela contro il viso, e dice a mezza voce: - Non vuoi dirmi, Anna, cosa ci scrivono?"

Quangel non pensa al figlio ma alla moglie, soffre per lei. Pensa al dolore della sua donna, all’inesorabile diradamento dei suoi capelli, alla quieta deriva della sua femminilità; è premuroso, impacciato; vorrebbe darle un po’ di tenerezza, di dolcezza; vorrebbe consolarla; lui è il suo uomo, suo marito; ma è consapevole che "c’è ben poco da amare in lui”.

Eppure nei suoi gesti impacciati si scorge l’estrema delicatezza che usa verso quella madre affranta dal dolore, quella donna ferita nelle viscere. Le prende la testa, ferita e sanguinante, appoggiandosela contro il suo viso; come a voler condividere “fisicamente" il dolore; fino a spezzare quell’intenso momento di condivisione, sussurrando a mezza voce, come fosse un effusione d’amore: "Non vuoi dirmi, Anna, cosa ci scrivono?

RF
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Rosario
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Posted - 04/05/2017 :  12:14:12  Show Profile
Ancora sulla lettera recapitata ai coniugi Quangel.

L’urlo del silenzio
"Ma benché gli occhi di lei siano ora vicinissimi ai suoi, Anna non lo guarda, li tiene semichiusi. Il suo viso è di un pallore giallognolo, i suoi freschi colori sono svaniti. Anche la carne sulle ossa sembra consumata, come se lo guardasse una testa di morto. Soltanto le guance e la bocca tremano, e tutto il corpo sussulta, scosso da un misterioso tremore interno."

Anna Quangel non risponde, non lo guarda; lei è ormai nell’abisso, tutto le è estraneo anche il marito. Il suo corpo acquista sembianze cadaveriche; il marito, che tiene la sua testa contro il proprio viso, ha l’impressione di tenere la testa di un cadavere: "come se lo guardasse una testa di morto”; soltanto il tremore delle guance e i sussulti del corpo indicano un residuo di vita “interno", misterioso e oscuro: é la ribellione del corpo all’angoscia della morte annunciata.

Quangel ha paura; una paura “ridicola di fronte al profondo dolore della moglie”: Quangel ha "paura che lei possa cominciare a gridare ancora più forte e più selvaggiamente di prima. Egli ha sempre amato il silenzio, nessuno in casa doveva accorgersi dei Quangel. E meno che mai dar sfogo ai propri sentimenti. Ma anche in mezzo a questa paura l’uomo non riesce a dire più di quello che ha detto prima: - Ma cosa hanno scritto? Dillo, Anna! … Cosa è successo al nostro piccolo Otto?"

Il vezzeggiativo del marito, riferito al figlio, ha il potere di richiamare in vita la donna che dopo aver deglutito un paio di volte apre gli occhi e mormora: - Otto, che cosa gli deve esser successo? Nulla, non c’è più il nostro piccolo Otto, ecco cosa è successo!

La notizia è resa e l’uomo trasale dice soltanto un “Oh” profondo, come se gli salisse dall’intimità recondita del cuore. Stacca la sua attenzione dalla donna, lascia inavvertitamente la sua testa ferita; e prende la lettera; resta imbambolato: fissa le parole sul foglio senza riuscire a leggere.

L’ira di Anna

La donna gli strappa di mano la lettera. Il suo umore è cambiato, lacera con ira il foglio in mille brandelli e inveisce contro il marito:

"- Ora ti metti a leggere questa porcheria, queste schifose bugie che scrivono a tutti? Che è morto da eroe, per il suo Fuhrer e per il suo popolo? Che era un modello si soldato e di camerata? Questo vuoi lasciarti contare da loro, quando sappiamo benissimo tutti e due che il nostro Otto amava soltanto trafficare intorno alle sue radio e che ha pianto quando gli è toccato andare soldato? Quanto spesso mi ha detto, quando era recluta, che avrebbe preferito sacrificare la sua mano destra pur di liberarsi di costoro! E adesso "un modello di soldato e un eroe”! Bugie, tutte bugie! Ma questo l’avete combinato voi, con la vostra sporca guerra, tu e il tuo Fuhrer!"

La decisione

"tu e il tuo Fuhrer!" Ecco il grimaldello, la frase fatidica che sblocca l'uomo dal suo torpore, dal suo sonnambulismo sociale; le parole gridategli dalla moglie che aprono la porta alla sua ribellione.

"tu e il tuo Fuhrer!" Quangel non sopporta che la sua donna lo accusi di collaborare col Fuhrer; quel "tu e il tuo Fuhrer” lo sconvolge; sente come un offesa quell’ostilità dell’unica persona che lo conosce intimamente; che gli è stata sempre vicino e che ora lo accusa di essere amico del Fuhrer.

"tu e il tuo Fuhrer!" No, Quangel non ci sta; e in cuor suo già ha preso la decisione di "opporsi" e "resistere" a quel regime che fino ad allora aveva-no sostenuto.
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Rosella
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Posted - 04/05/2017 :  14:36:58  Show Profile
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Originally posted by Rosario

"La sua dedizione fu premiata, tanto che da giugno a settembre venne inviato a seguire un corso d'indottrinamento civico, assegnato all'Università di Monaco, circa il credo militare nazionalista allo scopo di svolgere il delicato compito di informatore (delatore) dell'esercito."

Il racconto di Adolf inserito da Rosella è la prova che Hitler è stato cooptato, istruito e "usato" dai poteri forti della nazione; che certo non possono essere i poveri e disarmanti personaggi (sia nazisti sia "resistenti") di "Ognuno muore solo" di Hans Fallada; come ad esempio la teutonica postina Eva Kluge che nei confronti dei coniugi Rosenthal nutriva stima e rispetto:

“Non hanno certamente mai fatto male a nessuno, quei due vecchi, hanno sempre venduto a credito anche a Eva Kluge, quando non aveva denaro per la biancheria dei bambini, e da Rosenthal la merce non era peggiore o più cara che negli altri negozi."

"No, non entrerà mai nella testa della signora Eva Kluge che un uomo come il vecchio Rosenthal sia peggiore dei Persike soltanto perché è ebreo. E ora la vecchia signora se ne sta sola come un cane, lassù nell’appartamento, e non si fida più di scendere in strada. Soltanto quando è buio va a far la spesa, con la stella ebraica puntata sul petto; probabilmente fa la fame. “No, - pensa Eva Kluge - anche se avessimo vinto dieci volte la Francia, da noi le cose non sono giuste”.

Nè possono essere i poveri Persike che si nascondono dietro al nazismo e si vestono da nazisti per essere rispettati vista la loro "nullità" sociale:

“Oggi si fa festa, non si lavora! oggi ci si sbronza un po’ e questo pomeriggio andiamo dalla vecchia ebrea del quarto piano, e la carogna ci darà caffè e torta! Lo dovrà fare, ve lo dico io, è ora di finirla con la compassione."

...certo non sono questi i poteri forti che possono obbligare un intero popolo a compiere abomini.

I poteri forti stavano (e stanno) da un'altra parte; i poteri forti non sono stati menzionati, nè processati, nè condannati a Norimberga; anzi, ridendo tra loro, hanno cambiato abito e sono tutt'ora imperanti nel mondo.

Il segno di Caino

"Disse Caino al Signore:
«Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere».

Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!».

Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato."


"Ognuno muore solo" può anche voler dire "Nessuno tocchi Caino". Il segno di Caino non è solo per il popolo tedesco ma per chiunque ammazza il proprio "fratello"... senza eccezioni.


RF
[br/]


Complimenti Rosario.

Hai compreso perfettamente il motivo per cui ho prefererito parlare PRIMA della vita del Fuhrer poi (è ancora da fare) delle sue idee nazional socialiste.Io vorrei invitare tutti a leggere i miei post mettendo sotto un velo l'olocasuto, così, tanto per provare.

Un bambino maltrattato e malnutrico. Senza una madre che possa sopperire ai guai scolastici, senza un insegnante che lo invogli a prosegiore gli studi indirizzando così la sua determinazione sulla giusta strada.
Un ragazzo che perde la madre per una malattia orribile (andate a vedere su internet) e certo pernserà a tutte le occasioni in cui avrebbe potuto aiutarla e non l'ha fatto.

Un giovane che per la sua gracile forma fisica (e quando mai avrà mangiato carne?)non può fare lavori manuali, ma disegna, dipinge, disegna (e scrive)

Vuole a tutti i costi andare in guerra, e ci riesce.
Al termine viene usato come spia, ma questo non gli piace. GLI piacerà invece l'entrare in un una sede SDA, da cui non si muoverà più.


Controllate pure, controllate l'infanzia di Adolf Hitler con quella un qualunque compagno di scuola, o di altri che a scuola non poterono proprio andarci.
E controllate come si stava in Germania e in Austria:AFFAMATI

Adolf ha fatto qualcosa di male fino a questo momento? Direi di no.
Ha cominciato a leggerere. Qualche librò che qualcuno gli consigliò,
libri alla portata di tutti
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Rosario
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Posted - 05/05/2017 :  10:03:09  Show Profile
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Originally posted by Rosella

[quote]Originally posted by Rosario



Il racconto di Adolf inserito da Rosella è la prova che Hitler è stato cooptato, istruito e "usato" dai poteri forti della nazione; che certo non possono essere i poveri e disarmanti personaggi (sia nazisti sia "resistenti") di "Ognuno muore solo" di Hans Fallada;

Hai compreso perfettamente il motivo per cui ho prefererito parlare PRIMA della vita del Fuhrer poi (è ancora da fare) delle sue idee nazional socialiste.Io vorrei invitare tutti a leggere i miei post mettendo sotto un velo l'olocasuto, così, tanto per provare.

Un bambino maltrattato e malnutrico. Senza una madre che possa sopperire ai guai scolastici, senza un insegnante che lo invogli a prosegiore gli studi indirizzando così la sua determinazione sulla giusta strada.
Un ragazzo che perde la madre per una malattia orribile (andate a vedere su internet) e certo pernserà a tutte le occasioni in cui avrebbe potuto aiutarla e non l'ha fatto.

Un giovane che per la sua gracile forma fisica (e quando mai avrà mangiato carne?)non può fare lavori manuali, ma disegna, dipinge, disegna (e scrive)

Vuole a tutti i costi andare in guerra, e ci riesce.
Al termine viene usato come spia, ma questo non gli piace. GLI piacerà invece l'entrare in un una sede SDA, da cui non si muoverà più.

Controllate pure, controllate l'infanzia di Adolf Hitler con quella un qualunque compagno di scuola, o di altri che a scuola non poterono proprio andarci.
E controllate come si stava in Germania e in Austria:AFFAMATI

Adolf ha fatto qualcosa di male fino a questo momento? Direi di no.
Ha cominciato a leggere. Qualche librò che qualcuno gli consigliò,
libri alla portata di tutti.



Rosella il tuo racconto è fondamentale per far risaltare "la banalità del male" secondo Arendt e la banalità del bene secondo Fallada.

Una "banalità" con cui facciamo i conti ogni giorno, giorno per giorno, tutti, indistintamente.

Inserisco le mie risonanze fino alla fine del primo capitolo di "Ognuno muore solo". come leggerete l'abisso del male va oltre il nazismo o l'antinazismo; l'abisso del male ci coglie anche se facciamo finta di estraniarci dalla realtà per non essere coinvolti negli abomini degli altri. C'è un verso di una canzone di De Andrè che esprime bene questo pensiero:

"Anche se voi vi sentite assolti siete lo stesso coinvolti".

Una frase rivolta al pubblico che ascolta la "Storia di un impiegato".

Ma ecco il finale del primo capitolo di Ognuno muore solo:

La discussione continua

"Io e il mio Fuhrer? Mi dici perché, tutto a un tratto il Fuhrer è diventato il “mio" Fuhrer? Non sono mica nel partito, io, soltanto nel Fronte del Lavoro, e lì ci devono entrare tutti. Abbiamo votato una sola volta per lui, tutti e due. … Non capisce ancora come a sua moglie sia venuto in mente questo improvviso attacco contro di lui. Sono sempre stati della stessa idea...

Ma lei ribatte con violenza: - E tu sei l’uomo della casa e decidi ogni cosa e tutto deve andare secondo la tua testa e se io voglio un tramezzo per la provvista delle patate giù in cantina, bisogna farlo come vuoi tu, non come la penso io! E in una faccenda così importante hai sbagliato? Ma tu sei un sornione, vuoi soltanto la tua pace e non dar nell’occhio. Hai fatto quello che facevano tutti, e quando hanno gridato: “Fuhrer comanda, noi ti seguiremo”, gli sei andato dietro come una pecora e noi abbiamo dovuto seguirti. Ma ora il mio piccolo Otto è morto, e nessun Fuhrer del mondo e nemmeno tu potrete ridarmelo."

Lo sfogo di una madre ferita dalla morte del figlio si articola con tutta la sua violenza contro l’uomo, il Fuhrer e il mondo. È un urlo di dolore che investe tutto e tutti. Non c’è consolazione possibile di fronte alla morte del suo "piccolo Otto”; suo e non nostro come aveva detto il padre suo solo suo e di nessun altro. Ma ormai è morto e la colpa è delle “pecore” come suo marito che hanno seguito il comando del Fuhrer “Fihrer comanda, noi ti seguiremo”. Il Fuhrer ha comandato la guerra e i padri hanno mandato i loro figli a morire per il Fuhrer. Nulla può consolare Anna Quangel che ha perduto il suo piccolo Otto in una guerra comandata dal Fuhrer.

"Quangel ascoltò senza replicare. … Osservò soltanto, in risposta a queste accuse: - Bisognerà dirlo alla Trudel."

La Trudel era la ragazza di Otto, quasi la sua fidanzata. … Veniva spesso da loro, la sera, anche adesso che Otto era al fronte, per fare due chiacchiere. Di giorno lavorava in una fabbrica di uniformi.

L’accenno alla Trudel cambiò il corso dei pensieri di Anna Quangel. Gettò uno sguardo al lucido orologio a pendolo alla parete e domandò: - Puoi arrivare da lei prima del tuo turno?
- Oggi l’ho dall’una alle undici, - rispose lui. - Ce la farò.
- Bene, - disse lei, - allora và e dille di venire qui, ma non dirle ancora niente di Otto. Gielo dirò io stessa. Il tuo pranzo sarà pronto a mezzogiorno."

Dopo lo sfogo di Anna, tutto tra i due sembra tornare nell’ordinarietà della vita quotidiana; ma nei loro pensieri tutto è cambiato. L’ultimo gesto di Anna è la raccolta dei pezzettini di carta della lettera fatale.

"Ripose con cura i brandelli di carta nella busta busta e li nascose nella sua raccolta di inni religiosi. Al pomeriggio, quando il marito era fuori, avrebbe avuto il tempo per ordinarli e incollarli insieme. Anche se erano tutte bugie, sporche bugie, erano pur sempre l’ultima cosa di Otto. L’avrebbe conservata nonostante tutto, e mostrata alla Trudel. Forse allora avrebbe potuto piangere, per il momento aveva ancora fiamme dentro al cuore. Le avrebbe fatto bene piangere.

Scosse rabbiosamente la testa e andò al fornello."

La rabbia dunque è l’ultimo sentimento che chiude il capitolo.









RF
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eloise
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Posted - 05/05/2017 :  18:13:00  Show Profile  Visit eloise's Homepage
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Controllate pure, controllate l'infanzia di Adolf Hitler con quella un qualunque compagno di scuola, o di altri che a scuola non poterono proprio andarci.
E controllate come si stava in Germania e in Austria:AFFAMATI

Adolf ha fatto qualcosa di male fino a questo momento? Direi di no.
Ha cominciato a leggerere. Qualche librò che qualcuno gli consigliò,
libri alla portata di tutti



Il vero problema comunque secondo me non è perché Hitler è diventato quello che è diventato, ma perché e come mai abbia trovato così tanti seguaci NEL MALE che ha fatto. Capire le difficoltà di una persona certamente aiuta molto ma comunque non giustifica certe aberrazioni, il diletto nel trucidare altre persone. Non giustifica, soprattutto, il trucidare migliaia e migliaia di totali innocenti da parte di tutta una generazione. I signori nazisti che hanno fatto parte della cerchia del Furher non erano tutti cresciuti coi disastri del piccolo Adolf. C'erano l'orgoglio ferito, questo sì, ad esempio di un Kark Brandt originario dell'Alsazia e che si è visto strappare il proprio territorio dalla propria patria, c'erano problemi economici, è vero. Ma è comunque di quasi tutto un popolo consenziente di cui si deve parlare con gli orrori del nazismo, non solo di Hitler e basta. Il terreno, lui, l'ha trovato molto fertile...

Eloise
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