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 Il nazional socialismo in Germania
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eloise
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Posted - 30/01/2017 :  10:40:05  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Non so nulla di ciò che Tiziano cita riguardo alle radici di Bismarck. Per cui approfondirò senz'altro la cosa successivamente.
Tuttavia ora che ho terminato il capitolo di Badia dedicato alla resistenza ecclesiastica il quadro mi sembra sorprendentemente chiaro, e lo si potrebbe riassumere molto semplicemente con le parole dello storico von Aretin, citato da Badia: "Non c'è stata in Germania nessuna resistenza cattolica, ci sono stati soltanto dei cattolici nella resistenza".
Breve frase che sintetizza la dicotomia tra la posizione gerarchica della Chiesa (delle Chiese) e quella di alcune iniziative puramente individuali.
Esiste anzi tutta una serie di documenti, lettere, prese di posizioni ufficiali da parte delle Chiese che dimostrano come fin dall'inizio siano state simpatizzanti col nazional-socialismo e solo tardi, molto tardi, su alcuni punti hanno espresso a chiare lettere delle forti perplessità sull'operato del regime.

Nel 1933, anno fondamentale dell'ascesa di Hitler, in cui diventa cancelliere, abbiamo in successione: il 4 febbraio, la soppressione della libertà di stampa e di riunione; il 27 febbraio, l'incendio del Reichstag, episodio storicamente molto ambiguo con cui, di fatto, venne giustificata la successiva immediata persecuzione di moltissimi esponenti comunisti e socialdemocratici anche al governo, e aperti a loro intento i primi campi di concentramento; il 23 marzo, la convocazione del Reichstag e confisca degli 81 seggi comunisti al governo (che erano stati regolarmente eletti, ma di fatto non più presenti in parlamento a causa degli arresti avvenuti dopo il 27 febbraio), fine del regime parlamentare; il 7 aprile, tutti i funzionari statali di ascendenza ebrea cacciati dal loro posto; il 2 maggio, abolizione dei sindacati; il 10 maggio, già l'ho detto, autodafé di libri.
In tutto ciò, sotto il silenzio delle Chiese, se non l'esplicita approvazione, si arriva il 20 luglio alla firma del Concordato tra Santa Sede e nazional-socialismo, in cui Hitler si impegnava a rispettare l'autonomia della Chiesa cattolica, le sue organizzazioni giovanili, ecc in cambio del sostanziale tacito appoggio su qualsiasi azione da parte dello Stato.
Tre anni dopo, nel 1936, alla vigilia di Natale, fu letta in tutte le parrocchie una lettera pastorale firmata da tutti i vescovi cattolici che ringraziava "il Furher di avere messo tutto in opera per preservare il popolo tedesco e l'Occidente dal bolscevismo, questo mostruoso pericolo. I vescovi tedeschi considerano di avere il dovere di aiutare in questo compito il capo del Reich con tutti i mezzi che Dio ha messo a loro disposizione".

Per quanto riguarda le Chiese protestanti, in generale esse fin dall'inizio simpatizzarono col nazional-socialismo, ad esempio nel 1932 nacque un gruppo per opera di pastori protestanti chiamato Cristiani tedeschi (Deutsche Christen) che col nazional-socialismo aveva in comune la nozione di popolo (Volkstum) e l'antisemitismo. Nel 1933, la Chiesa luterana di Baviera fece leggere dalla cattedra un testo in cui si assicurava al nuovo regime "non solo l'approvazione entusiasta, ma anche la cooperazione gioiosa e attiva della Chiesa".
Tuttavia, alcuni altri gruppi di pastori si scagliarono contro queste posizioni (ad es. i Pfarrer Notbund) e si proponevano di rimanere strettamente ancorati ai testi sacri (Bibbia) rifiutando la discriminazione tra protestanti di origine ebrea e protestanti di origine ariana.
Il 25 gennaio 1934 Hitler, fedele al suo tentativo di unificare in un corpo solo il protestantesimo tedesco, convocò il vescovo del Reich e alcuni vescovi recalcitranti (Chiesa protestante di Munich, di Stuttgart e di Hanovre). Il risultato sorprendente fu un documento in cui i quattro prelati "confermano all'unanimità la loro fedeltà incondizionata al Terzo Reich e al suo Furher. Condannano espressamente tutte le critiche dirette contro lo Stato, il popolo e il partito che rischiano di mettere in pericolo il III° Reich e condannano in particolare la stampa straniera che interpreta a torto le discussioni in seno alla Chiesa protestante come una lotta contro lo Stato".

Il quadro generale è comunque quello di una forza (le Chiese) che tentano con il silenzio di smorzare un rapporto a volte conflittuale con il regime sul tema dell'educazione e della formazione giovanile, e solo grazie al silenzio in alcuni casi, al deciso consenso in altri, riesce a mantenersi in vita. Numerosi consiglieri hanno più volte suggerito a Hitler di sopprimere le forze ecclesiastiche alla stregua degli altri nemici del regime, ma questo è l'unico caso in cui Hitler ha adottato una tattica diversa. Sapeva che attaccare direttamente le Chiese avrebbe lacerato dall'interno l'anima del popolo tedesco, mentre per lui era invece fondamentale che esso rimanesse forte e compatto, soprattutto in vista delle sue mire espansionistiche in politica estera che desiderava attuare.
Non esiste nessun documento pubblico proveniente da un dignitario ecclesiastico che protesti contro Auschwitz o Buchewald. Nessun documento di protesta contro la soppressione degli zingari o dei testimoni di Geova. Silenzio formale anche riguardo alle persecuzioni degli ebrei, in Germania e in Europa. Nessuna protesta contro le leggi di Nuremberg. Nessuna contro gli incendi delle sinagoghe e l'invio a Dachau di migliaia di ebrei tedeschi nel novembre del 1938 (Notte di Cristallo).
Anche in politica estera, è sorprendente sapere che il 1° ottobre 1938, l'entrata delle truppe tedesche in Cecoslovacchia fu salutata dai vescovi cattolici con un telegramma indirizzato al Furher per "felicitarlo e ringraziarlo rispettosamente di avere garantito la pace tra i popoli, impresa che domenica sarà salutata in tutte le Chiese tramite solenni suoni di campane"; oppure, da parte della Chiesa evangelica tedesca (Deutsche Evangelische Kirche) all'indomani dell'invasione della Polonia, il 2 settembre 1939, che "da ieri il nostro popolo tedesco è in lotta per la terra dei propri padri, affinché il sangue tedesco possa ritrovare il sangue tedesco".

E' vero quindi che l'unica voce che mise fine all'episodio passato alla storia come "Decreto sull'eutanasia" fu quella della Chiesa. Ma ciò avvenne dopo anni di silenzio sulla ripetuta e reiterata violazione da parte del nazional-socialismo dei più semplici diritti dell'uomo e della sovranità degli Stati. Va notato inoltre che tale decreto, che risale al settembre/ottobre 1939, è stato denunciato pubblicamente da un esponente della Chiesa solo il 3 agosto 1941 (due anni dopo!) quando von Galen, vescovo cattolico di Munster, dopo essere stato informato che nella sua diocesi alcuni stabilimenti erano stati svuotati dai loro malati inguaribili, che sono stati messi a morte, si reca presso il prefetto di polizia di Munster.
C'è da dire che spesso alcuni esponenti politici o clericali avevano inviato lettere (private) di chiarimento o confronto direttamente al Furher, il quale, a tutte, non ha mai risposto. Ma questa era la prima volta che riceveva pubblicamente, e a più riprese, la condanna esplicita della Chiesa per un decreto del regime. Il 24 agosto, Hitler fece annunciare la sospensione del decreto. In realtà tutto poi continuò come prima, ma in sordina e molto più discretamente.

Questa breve panoramica illustra abbastanza bene perché molti storici, Badia compreso, considerano la resistenza delle Chiese solo come un tentativo di mantenere la propria "autonomia istituzionale", non come una resistenza vera e propria.
Aggiungo solo, a conclusione, ciò che ho già detto in apertura: altra è stata la resistenza effettiva, pagata in prima persona, di alcuni individui cattolici o protestanti, anche pastori e preti, che però hanno agito singolarmente secondo la propria coscienza e non per obbedienza gerarchica.

Scusate se sono entrata così nel "vivo" della storia. Ma è il tipo di libro che ho scelto che lo chiede, ed è quello che volevo capire anch'io.

E ora mi vado a leggere della Kulturkampf.

Eloise
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eloise
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Posted - 30/01/2017 :  11:12:14  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Ho appena letto la tua nota, Rosario, sulla Kulturkampf.
A caldo, la mia prima impressione è quella di capire meglio, grazie a questo approfondimento, perché Hitler verso le Chiese è stato incredibilmente più conciliante rispetto a ogni altra voce contraria al proprio operato. Dal libro di Badia, più volte risulta come abbia tenuto a freno forze interne al suo partito che desideravano eliminare la Chiesa come è stato fatto per qualsiasi altro nemico. Ma qui si toccava una storia lunga, con radici lontane, dove il popolo tedesco ha dovuto subire per anni uno sballottamento tra questo gioco di forza e assestamento logoranti che ha visto contrapposti la Curia romana e Bismarck. Hitler in fin dei conti si è rivelato sempre un acuto osservatore e interprete dell'anima del suo popolo, ed è questo che probabilmente lo ha frenato, perché il suo desiderio più forte era quello di mantenere forte la sua base, di avere il sostegno di un popolo compatto e deciso, che non poteva permettersi lacerazioni interne.

Eloise
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Rosario
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Posted - 30/01/2017 :  12:13:14  Show Profile
"Questa breve panoramica illustra abbastanza bene perché molti storici, Badia compreso, considerano la resistenza delle Chiese solo come un tentativo di mantenere la propria "autonomia istituzionale", non come una resistenza vera e propria.
Aggiungo solo, a conclusione, ciò che ho già detto in apertura: altra è stata la resistenza effettiva, pagata in prima persona, di alcuni individui cattolici o protestanti, anche pastori e preti, che però hanno agito singolarmente secondo la propria coscienza e non per obbedienza gerarchica."

Quella di Eloise-Badia è una panoramica storica efficacissima per comprendere le dinamiche di una "resistenza dimenticata".

Concordo con le conclusioni di Eloise sul fatto che la "resistenza" è un atteggiamento personale, intimo, spirituale che nulla ha a che vedere con le rispettive istituzioni che la cavalcano a fini politici per accreditarsi agli occhi disincantati della Storia (con la S maiuscola per indicare la storia "vera", la storia della realtà vissuta concretamente dagli "eroi dimenticati").

Sulla resistenza come atteggiamento individuale che si collega alla virtù della fortezza avevo già scritto commentando un intervento di Ombra; lo riporto per facilitarne la lettura:

"@Ombra - La tua osservazione sul fatto che la resistenza c'è stata, mi trova d'accordo; anche perchè la resistenza non la fanno le istituzioni ma le donne e gli uomini "forti"; perchè resistere è essere forti; e la fortezza è una della quattro virtù umane (cardinali) che aprono la porta alle tre virtù divine (teologali)."

aggiungo solo che la storia ufficiale la scrivono i vincitori; purtroppo i vincitori non scrivono ciò che non fa comodo... per nostra fortuna c'è la letteratura che ci mette una pezza regalandoci romanzi e testimonianze ad altissimo contenuto "umano".


RF
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eloise
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Posted - 30/01/2017 :  16:34:13  Show Profile  Visit eloise's Homepage
E' vero Rosario, la resistenza è intima e personale.
Però ciò non deve farci sottovalutare l'importanza storica delle istituzioni nell'orientamento dei popoli, soprattutto di quelle istituzioni che si pongono come loro guide. I popoli sono fatti di singoli individui che a volte, o spesso, nel tentativo di capire e spiegarsi certe realtà, guardano proprio alla loro guida (politica, spirituale, o d'altro) per orientare la propria resistenza oppure farne a meno.

Eloise
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Rosario
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Posted - 30/01/2017 :  19:25:14  Show Profile
quote:

E' vero Rosario, la resistenza è intima e personale.
Però ciò non deve farci sottovalutare l'importanza storica delle istituzioni nell'orientamento dei popoli, soprattutto di quelle istituzioni che si pongono come loro guide. I popoli sono fatti di singoli individui che a volte, o spesso, nel tentativo di capire e spiegarsi certe realtà, guardano proprio alla loro guida (politica, spirituale, o d'altro) per orientare la propria resistenza oppure farne a meno.

Eloise
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Certo Eloise, il popolo tedesco ha scelto la sua guida;
Hittler legalmente divenne cancelliere

30 gennaio 1933: Adolf Hitler viene nominato cancelliere dal presidente Hindenburg

e il 19 agosto 1934, alla morte di Hindenburg, diventa Führer.

Dopo la morte del presidente Paul von Hindenburg, Hitler accentra su di sé le cariche di Capo di Stato e capo del Governo, con la carica di Führer und Reichskanzler (Guida e Cancelliere del Reich).

Lo stesso non si può dire per la resistenza tedesca che, oltre a non aver trovato la guida al suo interno, non l'ha trovata nemmeno tra gli intellettuali, gli artisti, e gli scienziati esiliati o autoesiliati; e anche gli alleati antinazisti non hanno saputo e/o voluto "guidare" i resistenti tedeschi... che pure c'erano; o almeno così dicono i documenti e le testimonianze. Nessum movimento unitario, nessun obiettivo condiviso, la resistenza tedesca era divisa in se e "ogni regno diviso in se è destinato a soccombere". Forse si può ipotizzare una divisione macroscopica tra l'anima comunista e/o bolscevica e l'anima capistalista; quest'ultima divisa ulteriormante tra gruppi che che riconducevano alla nobiltà decaduta, altri alla borghesia rampante, altri ancora ai gruppi religiosi cristiani, protestanti e cattolici, ecc... In conclusione storicamente tutto si risolse in eventi isolati anti Führer, anti nazisti, anti razzisti ecc... Nessuna bandiera unitaria nessun obiettivo comune. Dopo la capitolazione della guerra gli alleati e i comunisti si trovaro davanti a un popolo distrutto, diviso e silenzioso tanto che...

I vincitori della guerra hanno preferito dividere in due la Germania e spartirsi il bottino del popolo sconfitto; hanno creato due blocchi politici (economici): uno comunista l'altro capitalista; hanno creato un nuovo Stato per gli ebrei e.... siamo arrivati ai giorni nostri; una lotta continua, una guerra continua in tutto il mondo; si ergono nuovi muri e nuovo dolore, nuove lacrime. Una "Storia Infinita".

la guerra fredda, muri che si abbattono, muri che si erigono, muri che respingono; flotte disposte a muro, migrazioni negate, altre concesse; tutto all'insegna di vecchi e sempre attuali idoli: soldi e potere. Idoli che continuano a generare quelle stesse rivalità che causarono lo sconvolgimento nazista in Europa; e ora si guarda all'America di Trump con un pò di preoccupazione).

Parlare esclusivamente della resistenza istituzionale, associativa, movimentista, ecc... non lascia speranza; perchè le istituzioni sono senza anima e non sono capaci di "resistere" in senso umano; parlare invece degli uomini e delle donne che resistono, lascia spazio e respiro alla speranza; e alla luce della speranza, possiamo lottare per la pace e l'accoglienza di chi soffre... e non sa più chi è e non riesce a trovare e dare un senso alla sua esistenza.
RF
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Rosario
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Posted - 31/01/2017 :  19:11:15  Show Profile
per confermare il mio pensiero sulla resistenza (fortezza) come atteggiamento umano prima che associativo e istituzionale, riporto un "post" che una mia amica ha messo su un social. (naturalmente le ho chiesto prima il consenso e le ho garantito di mantenere l'anonimato).

La “resistenza” di una donna

"Volevo solo dire a quelli come me, che fanno i conti tutti i giorni con le proprie scelte, che inseguono se stessi e credono nelle loro aspirazioni, che troppo spesso hanno avuto la vita troppo ingiusta, che..... Non sono mai state le persone a metterci in difficoltà.

Più volte ci hanno spezzato e distrutto, ma ancora respiriamo e sappiamo di voler esistere. Non facciamoci Mai andare bene le ferite che ci fanno. Non mettiamoci mai a disposizione di chi ci calpesta: solo noi possiamo tutelare noi stessi, e questo l'abbiamo imparato molto bene.

E alle Donne, quelle vere, voglio dire che la nostra forza non è Mai dipesa da nessuno. Mai. Sappiate che quando [Eva] ha deciso, non l'ha Mai fermata nessuno. A volte è meglio adattarsi a situazioni nuove che apparentemente sembrano più scomode, ma confidando in noi stessi e credendo che al mondo ci sono anche persone speciali, le risposte arrivano prima ancora che noi riusciamo a immaginarlo.

Non leghiamoci a situazioni avvilenti, per la paura: quando noi decidiamo, c… se spacchiamo! … mi sono risvegliata che amo la mia vita! Lascio alle persone marce il loro marciume, glielo restituisco tutto, io non ho mai imparato a utilizzarlo."

A me è piaciuta questa esortazione a ri-esistere e spiega perfettamente che "resistere" vuol dire "essere forti".

La resistenza al nazismo parte dalle persone e può essere organizzata ed efficace solo se ci sono obiettivi comuni condivisi. Nella Germania Nazista c'è stata la resistenza delle persone ma non è riuscita ad organizzarsi in un movimento unitario con obiettivi comuni condivisi; ciascuno resisteva per se e per il suo gruppo disgiunto dagli altri gruppi anzi quasi in concorrenza (per la corsa al potere); qui viene fuori l'orgoglio, la fierezza e l'autonomia individualista non ordinata alla comunità e al bene comune; una che caratteristica tipicamente germanica.

Insomma c'erano rivalità, invidie e gelosie, non solo tra le singole persone, ma anche tra i vari gruppi di resistenza; forse questa rivalità è la ragione dell'inefficacia storica della resistenza tedesca.

Nei libri che ho letto "Lettere dei condannati a morte" e "La notte" di Elie Wiesel ovvero le memorie delle vittime del nazismo, questa solitudine del resistente è ben espressa; il sacrificio eroico è l'unico filo conduttore che unisce ebrei, cristiani, protestanti, cattolici, atei e ariani.

La resistenza - in senso storico - non ammette diversità.

RF
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Rosario
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Posted - 01/02/2017 :  10:43:40  Show Profile
Gennaio "silenzioso e lieve" è passato; propongo un rapido intervento a rotazione per l'aggiornamento sulle nostre letture; questo per capire se siamo pronti a passare alla fase 5 ovvero la discussione vera e propria.
Riporto lo schema delle scelte di lettura per un quadro sinottico riepilogativo su cui potremo ragionare e proporre come impostare la discussione.

Su ciascun partecipante, oltre alle letture ho inserito un argomento specifico per differenziare e finalizzare le rispettive riflessioni; naturalmente è solo una guida generica e strumentale, che si può seguire o non seguire; quello che è importante è che ciscuno esprima le intime risonanze - in testa e/o nel cuore - stimolate dalla lettura dell'opera scelta.

Letture:
Margherita: (risentimento)
- Ognuno muore solo
Autore: Hans Fallada

Eloise:
(gerarchia, emulazione e indifferenziazione)
- Ces allemands qui ont affronté Hitler,
Autore: Gilbert Badia (Quei tedeschi che hanno affrontato Hitler)

- Appel aux Allemands,
Autore: Thomas Mann (Appello ai tedeschi)

Rosella: (Il superuomo nel sottosuolo)
- Mein Kampf : La mia battaglia
Autore : Adolf Hitler

Ombra: (vittime e sacrificio)
- La Rosa Bianca
Autore: I. Scholl.

Rosario (resistenza e fortezza):
- Raccolta di Lettere dei condannati a morte della resistenza Europea (Germania)
Autore: I martiri della resistenza (tedesca)
- La Notte
autore: Elie Wiesel




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Rosario
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Posted - 01/02/2017 :  13:48:51  Show Profile
in attesa degli aggiornamenti sulle letture inserisco alcune citazioni sui Germani che possono aiutare a caratterizzare, storicamente e antropologicamente i popoli germanici.

Di seguito alle citazioni, inserisco alcune notizie, prese in rete, sull'evoluzione storico-religiosa dei popoli germanici.

- Alcune citazioni

« [...] tra i Suebi non esiste assolutamente proprietà privata e la terra tra loro divisa, né è permesso ad alcuno di rimanere più di un anno ad esercitare l'agricoltura. Si cibano poco di frumento, ma soprattutto di latte e carne. Esercitano la caccia che serve loro sia per l'alimentazione sia per l'addestramento quotidiano, sia per la libertà di vita, poiché fin da ragazzi sono abituati a non rispettare alcuna disciplina, ...sia aumenta le loro forze sia fa crescere le loro corporature in modo smisurato... Concedono ai mercanti di entrare nei loro territori per avere qualcuno a cui vendere i loro bottini di guerra, più che per importare beni. Essi non importano nemmeno i cavalli... Nei loro combattimenti tra cavallerie, spesso scendono da cavallo e combattono a piedi. Hanno infatti addestrato i cavalli a rimanere sul posto, e quando ne hanno bisogno ritornano rapidamente a cavalcarli... e non adoperano la sella... Non permettono che sia importato nel loro paese il vino, perché credono che renda gli uomini effeminati e troppo deboli per resistere alla fatica.»
(Cesare, De bello Gallico, IV, 1-2.)

« Ariovisto [...] ogni giorno combatté con la cavalleria. Era questo il genere di combattimento nel quale i Germani si esercitavano. I cavalieri erano 6.000: c'erano altrettanti fanti molto valorosi e assai veloci nella corsa. I cavalieri li avevano scelti da ogni reparto, uno ad uno per la propria difesa personale. Partecipavano alle battaglie in loro compagnia. I cavalieri si ritiravano presso di loro e se il combattimento si inaspriva, andavano anche loro alla carica. Se qualcuno era ferito in modo grave, era caduto da cavallo, lo circondavano. Se dovevano compiere una lunga avanzata o una rapida ritirata, la loro velocità era tanto grande per l'esercizio, che sostenendosi alle criniere dei cavalli ne eguagliavano la corsa in velocità. »
(Cesare, De bello Gallico, I, 48.4-7.)

« Pochi [Germani] si servono di spade o di grandi lance. Maneggiano invece delle aste che essi chiamano "framee", dalla punta aguzza e breve, ma così appuntite e facili all'utilizzo che con una stessa arma, a seconda del caso, possono combattere da vicino o da lontano. I cavalieri inoltre non si servono che dello scudo e di questo tipo di lancia, mentre i fanti lanciano anche [altri] proiettili. Ciascuno di loro ne lancia molti anche molto lontano. Combattono nudi o al massimo con indosso una leggera veste. I Germani non sfoggiano alcuna eleganza, si limitano ad ornare i loro scudi con particolari colori. Pochi tra di loro utilizzano una corazza, solo uno o due indossano un elmo di metallo o di cuoio.
I loro cavalli non si differenziano per bellezza o velocità. A loro i Germani non insegnano a compiere delle evoluzioni, come facciamo noi [Romani], ma li guidano dritti alla carica, o li fanno ripiegare con un solo tipo di conversione verso destra, in modo che in virtù di questa mossa serrata in modo circolare, nessuno rimane indietro. A giudicare dal complesso, sta nella fanteria il nerbo del loro esercito. Nel combattimento i fanti si mischiano ai cavalieri, in modo che bene si adattano alla battaglia tra cavallerie e si armonizza la velocità dei soldati della fanteria, scelti tra i giovani e destinati al fronte dello schieramento. Anche il numero di questi è fisso. Sono 100 per ogni distretto, e si chiamano così tra loro, in modo che quello che inizialmente fu solo un numero, oggi è un appellativo d'onore.
L'esercito schierato a battaglia, si dispone a cuneo. I Germani non ritengono un atto di viltà, ma solo un segno di prudenza, il ritirarsi, purché si ritorni a combattere. Anche quando l'esito della battaglia non è stato troppo favorevole, riportano dal campo i corpi dei compagni caduti. È per loro massima vergogna abbandonare lo scudo. Chi si macchia di una simile colpa viene escluso dalle assemblee e dalle cerimonie sacre, tanto che molti che si erano ritirati dal combattimento, poi si impiccarono per porre fine alla vergogna. »
(Tacito, De origine et situ Germanorum, 6.)

- Notizie sull'evoluzione storico-religiosa delle popolazioni germaniche

Le popolazioni germaniche che per prime penetrarono nell'Impero romano ne adottarono la religione di stato, il cristianesimo. La maggior parte di essi optò nelle fasi iniziali per l'arianesimo, una dottrina che dal 380 era stata dichiarata eretica dalla Chiesa di Roma e che riconosceva al Verbo (e quindi al Cristo) una natura posteriore rispetto a quella di Dio Padre (semplificando, non valevano per gli ariani i primi versi del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio"; il Verbo per gli ariani non si identificava con Dio ma ne era la creazione). I vescovi e i preti ariani, allontanati dalle aree d'influenza dell'impero, trovarono seguaci presso i popoli germanici.

Con lo stabilirsi dei regni romano-germanici e a partire dalla conversione alla Chiesa di Roma (cattolica) dei Franchi per opera di Clodoveo nel 511, anche i popoli germanici ariani aderirono gradualmente alla dottrina ufficiale della Chiesa romana.

Le popolazioni che erano rimaste fuori dall'Impero romano avevano conservato la religione germanica. Furono convertiti al cristianesimo relativamente tardi da un'intensa attività missionaria ad opera soprattutto dell'Impero carolingio (caso dell'Inghilterra), oppure per decreto regio (Norvegia e Islanda), oppure ancora con la forza militare da parte della potenza carolingia (caso dei Sassoni, la cui conversione accompagnò l'annessione all'Impero carolingio).

Nel 1517 un frate agostiniano sassone, Martin Lutero, si fece portatore del generale malcontento che in area germanica generavano le politiche finanziare della Chiesa di Roma, specialmente quelle legate alla pratica dell'indulgenza, dando inizio a un movimento di riforma della religione cristiana noto da allora come "riforma protestante" che prevedeva innanzitutto l'abbandono della Chiesa romana.

Il protestantesimo trovò subito l'adesione dei potentati di area germanica e nell'arco di relativamente poco tempo quasi tutti i popoli germanici (eccezion fatta per principati della Germania meridionale e l'attuale Austria, zone dell'Olanda meridionale compresi i Fiamminghi) furono convertiti alla nuova fede, la quale trovò espressione in una grande diversità di chiese e dottrine, inizialmente il luteranesimo, il calvinismo (Chiese riformate) e l'anglicanesimo (Chiesa inglese).

La riforma determinò una spaccatura religiosa dell'Europa occidentale tra un nord germanico-protestante e un sud cattolico-romano che ha avuto conseguenze politiche e culturali i cui effetti proseguono anche ai nostri giorni.

I cambiamenti radicali che la riforma protestante comportò nelle società germaniche e nella visione del mondo di ogni singolo individuo, e specificamente le dottrine protestanti che sono alla base di questi cambiamenti, come la dottrina dei "due regni" di Martin Lutero, sono considerati da alcuni studiosi come i semi che aprirono la strada per i processi di separazione tra Stato e Chiesa e conseguente secolarizzazione.[45] A partire dal XX secolo i paesi che furono culle della riforma protestante sono stati teatro di un graduale e costante declino del cristianesimo. Nel 2013 solo il 34% degli Olandesi dichiarava di aderire al cristianesimo. Anche negli stati della Germania Est che furono incorporati nell'Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale si è verificato un declino del cristianesimo anche dovuto alle politiche contrarie alla religione dell'unione, tanto che nel 2010 in Sassonia-Anhalt, la terra d'origine di Martin Lutero, i cristiani erano solo il 18% (14% protestanti e 4% cattolici).[46] Un declino simile si verifica nei paesi scandinavi e in Inghilterra.

A partire dalla seconda metà del XX secolo s'è verificata d'altro canto una riscoperta della religione germanica antica, il culto agli Asi (dall'indoeuropeo *h₂énsus, cioè i "generati" o "generanti", cioè i "genii" o "dèi"), e anche ai Vani, che ha preso la forma di una costellazione di gruppuscoli diversi che nondimeno si riconoscono sotto il termine comune di "Etenismo" (cfr. ing. Heathenism, "religione della landa" o "dei boschi"). Ancora minoritario in tutta Europa, il movimento ha una certa visibilità in Islanda dove l'Ásatrúarfélagið ("Sodalizio della Fedeltà Divina" o "agli Asi") raccoglie circa l'1% della popolazione.

Per gli antichi Germani la giustizia era una questione privata. Chi osava offendere qualcuno ne subiva la vendetta dell'offeso, chiamata faida. Se uno non aveva prove certe per accusare qualcuno, si verificava la colpevolezza dell'accusato attraverso l'ordalia o giudizio di Dio (giudizio di Dio non è il nome originale, ma è stato dato dai Germani cristianizzati e dai Longobardi): se l'imputato rimaneva illeso dopo aver camminato sui carboni ardenti oppure aveva sconfitto l'accusatore poteva essere dichiarato innocente (i Germani, infatti, pensavano che il Fato non avrebbe aiutato i colpevoli). Esisteva anche una pena scontata con una multa pesante, chiamata guidrigildo.

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Margherita
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Posted - 02/02/2017 :  13:00:47  Show Profile
Da In quelle tenebre intervista di Gitta Sereny a Franz Stangl, capo dei campi di eliminazione prima del centro di Eutanasia, poi Sobibor e Treblinka. Le interviste furono fatte dall'autrice mentre Stangl era in carcere a Düsseldorf nel 1970 e pubblicate nel 1971.

"quando incominciammo a parlare del suo arrivo a Treblinka la sua voce si fece roca e il suo volto assunze un'espressione volgare e divento di un rosso scuro. Mi recai a Treblinka in macchina, con un autista delle SS. La strada correva lungo la ferrovia. Quando fummo a una ventina di minuti di macchina da treblinka, cominciammo a vedere dei cadaveri lungo la line ferroviaria, prima soltanto due o tre ma continuavano ad aumentare man mano che ci avvicinavamo alla stazione di Treblinka, ce ne erano a centinai sparsi sul terreno ed evidentemente erano li da giorni e giorni con quel calore. Alla stazione c'era un treno pieno di ebrei, alcuni morti, altri ancora vivi...Anche questo aveva l'aria di essere lì da giorni."
"ma questo non era uno spettacolo nuovo per lei. Aveva già visto una quantità di questi trasporti a Sobibor, non è vero?
"Nulla di simile a questo. E a Sobibor - come le ho detto - a meno che uno non lavorasse nella foresta, si poteva vivere senza vedere effettivamente quello he succedeva: la maggior parte di noi non vide mai nessun morto né moribondo. Treblinka quel giorno, fu la cosa più orribile che io abbia visto per tutta la durata del Terzo Reich". Si nascose la faccia fra le mani. "era l'inferno di Dante" disse di tra le dita. "Era un Dante materializzato.
Quando entrai nel campo e scesi dalla macchina sul piazzale mi trovai affondato fino al ginocchio nel denaro; non sapevo dove voltarmi, dove andare. Camminavo sui biglietti di banca, sulle pietre preziose, sui gioielli, sugli indumenti. Erano dappertutto, disseminati su tutto il piazzale. Il fetore era indescrivibile. Dappertutto corpi che andavano in decomposizione, putrefacendo, a centinaia, a migliaia. Al di là del piazzale, nei boschi, poche centinaia di metri al di là del filo spinato, lungo tutto il perimetro del campo, v'erano tende, fuochi di bivacco, con gruppi di guardie ucraine e di ragazze - puttane, scoprii in seguito, di tutta la zona -, che si sborniavano, ballavano, cantavano, suonavano...".
I Germanici, i Tedeschi!!!!!!!
Bisognerebbe quantificare quanti di questi galantuomini erano impegnati nei vari campi di sterminio.
Solo in Polonia i campi di sterminio puro sono Chelmno, Treblinka, Sobibor, Majdanek, Belsec, Auscwitz-Bierkenau, oltre a questi i nazizti installarono in Polonia circa 120 campi minori di lavoro forzato di cui 110, più grandi per gli ebrei. A Gross Rosen c'era anche un campo di concentramento, uno c'era anche a Stutthof vicino a Danzica.
Questo sono i tedeschi e lo rifarebbero se fosse necessario! Prima si fecero aiutare dagli ucraini, che lo facevano molto volentieri e con grande violenza, ora da chi?

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Margherita
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Posted - 02/02/2017 :  13:09:09  Show Profile
Personalmente durante la discussione non avrò più molto da aggiungere: tutto ciò che è stato esposto da Eloisa, per la parte storica, e da Rosario, da Ombra e da Rossella è stato veramente molto interessante e importante, non è stato lasciato nulla al caso o al si dice. Una ricerca seria e molto triste, aver riaperto la porta su questo argomento non è stato semplice.

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Margherita
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Posted - 02/02/2017 :  13:26:15  Show Profile
Purtroppo io non ho così tanto fiducia nei singoli individui, che presi così a caso, mi sembrano rozzi e ignoranti, anche stupidi. Ricordo molto bene le masse di anziani pensionati, uomini e donne che in televisione rilasciavano interviste su quanto era "figo" Berlusconi. Masse e masse di persone che vanno dietro alla volgarità imperante di questa epoca volgare, fatta di social network sui quali si scrive di tutto di più, di gente che sui treni pendolari uno su due ha in mano lo smartfone e ci guarda dentro come se fosse il pozzo delle meraviglie. La fortezza degli individui? Quale fortezza, di quali individui oggi? Quelli che parlano tutti uguale e dicono tutti le stesse cose, che usano tutti i cioè? Boh, ma la mia critica non è dovuta al fatto che ho molti anni, anche a 20 anni la pensavo così. Certo le eccezioni ci sono, ma sono solo eccezioni.

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eloise
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Posted - 02/02/2017 :  13:41:08  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Cara Margherita, la massa è massa, purtroppo, e anche io invecchiando mi sto accorgendo, nonostante i miei idealismi giovanili, che non ci si può aspettare chissà che da essa.
Ma nonostante ciò a questo punto urge per me rievocare - storicamente - le resistenze, di gruppo e individuali, che Badia esamina nel suo testo. Non appena trovo un attimo ne farò un elenco, pur se succinto, perché è giusto in questa discussione dare spazio anche a loro, e alla loro Storia (reale, non letteraria).
Perché un significato deve rimanere anche da loro, emanato da loro.
Aggiungo: anche loro sono tedeschi.

A presto.

Eloise
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Rosario
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Posted - 02/02/2017 :  15:36:50  Show Profile
quote:

...
... a questo punto urge per me rievocare - storicamente - le resistenze, di gruppo e individuali, che Badia esamina nel suo testo. ...
Perché un significato deve rimanere anche da loro, emanato da loro.
Aggiungo: anche loro sono tedeschi.

Eloise




«OGNUNO È COLPEVOLE»
(tratto in gran parte dal saggio "Quando la libertà è una Rosa Bianca", di Giorgio Garbolino Boot)

L'opposizione al regime, in Germania, era estremamente difficile, ma c'è stata e di dimensioni imponenti. I nazionalisti italiani lo negano per accreditare l'immagine razzista di un popolo tedesco acquiescente di natura a qualunque dittatura, ma i nazionalsocialisti ed i loro alleati uccisero più di 130.000 tedeschi, rinchiusero centinaia di migliaia di persone nei campi di concentramento o nelle carceri. Sottoposero ad interrogatori della Gestapo, la famigerata polizia segreta, più di un milione di persone, sui 66 milioni di abitanti della Germania di allora. I ragazzi della Rosa Bianca condividevano un nucleo di valori legati a un cristianesimo radicale e all'insopportabile pretesa omologatoria del regime opponevano l'arte, la musica, l'amicizia, il dialogo. All'università avevano cominciato a diffondere un piccolo foglio clandestino, "Windlicht", la Lanterna, con saggi letterari e storici, in opposizione alla cultura del regime. Passano poi ai volantini, ciclostilati in poche centinaia di copie, che spediscono in buste bianche affrancate a indirizzi presi dall'elenco del telefono. Inondano di scritte murali antinaziste i muri dell'università e della città vecchia. Unico adulto del gruppo, il professor Huber, cinquantenne insegnante di filosofia e musicologia, che condividerà fino alla morte la sorte degli studenti. Di fronte alla violenza dello stato la Rosa Bianca invoca il ripristino della legalità, con un appello non violento alla coscienza del popolo: «Ognuno vuol liberarsi di questa complicità, - dice un volantino - ciascuno cerca di farlo ma poi ricade nel sonno con la più grande tranquillità di coscienza. Ma non può scagionarsi: ciascuno è colpevole, colpevole, colpevole!». Intendevano partire dal basso, riscoprire il valore della libertà partendo dal basso: «Ogni individuo è stato chiuso in una prigione spirituale mediante una violenza lenta, ingannatrice e sistematica; e soltanto quando si è trovato ridotto in catene, si è accorto della propria sventura».

@Margherita - La resistenza tedesca c'è stata e va giustamente documentato con le testimonianze reperibili; è una verità che "urge", dice giustamente Eloise; è un obbligo morale ricercare la verità "vera"; naturalmente noi lo facciamo per quanto ci è possibile. Un'altra considerazione da fare (mi pare che finora non se ne sia parlato), è quella sull'inefficacia storica della resistenza tedesca che non è imputabile solo ai tedeschi: nazisti o antinazisti; ma va anche vista sotto l'aspetto strategico dei vincitori ovvero va considerata la particolare situazione geopolitica e bellica della Germania; una situazione in cui i due blocchi alleati (America e Russia) già si contendevano il futuro del mondo e nessuno dei due ha "perso tempo" a coordinare i resistenti tedeschi che, tra l'altro, erano anche divisi tra loro in più gruppi contendenti.
La guerra fredda era già inizata; americani e russi non si son curati più di tanto del futuro della Germania e della sua ricostruzione: avevano altro da pensare; tant'è che hanno adottato la sentenza salomonica di "dividere in due" (il bambino conteso) la nuova Germania; e se la son spartita tra loro per curarne la ricostruzione e impedire una sempre possibile rinascita nazista.

Prendersela con i tedeschi tout-court, solo perchè sono tedeschi, non è la strada giusta per capire quello che è successo e che, purtroppo, ancora succede nel mondo ad opera dell'uomo, di qualsiasi razza, religione e nazione.

RF
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Rosario
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418 Posts

Posted - 02/02/2017 :  16:46:30  Show Profile
quote:

Purtroppo io non ho così tanto fiducia nei singoli individui, che presi così a caso, mi sembrano rozzi e ignoranti, anche stupidi.
...




@Margherita ho trovato un brano delle memorie del sottosuolo che ricorda un pochino il tuo pensiero sulla stupidità degli "altri".

"… Ho un tremendo amor proprio. Sono diffidente e permaloso come un gobbo o un nano, ma, avevo dei momenti in cui, se fosse accaduto che m'avessero dato uno schiaffo, forse sarei stato lieto perfino di questo. ...
certo avrei saputo scovare anche qui uno speciale godimento, il godimento della disperazione, s'intende; ma è appunto nella disperazione che si hanno i godimenti più ardenti, specialmente quando senti con molta forza che dalla tua situazione non c'è via d'uscita.

E qui, nello schiaffo, qui poi ti schiaccia addirittura la coscienza della poltiglia a cui t'hanno ridotto. L'essenziale poi è che, per quanto si rigiri la cosa, ne viene pur sempre fuori che sono sempre io il primo il colpevole di tutto e, quel che più offende, colpevole senza colpa e, per così dire, per legge di natura.

Sono colpevole, in primo luogo, perché sono più intelligente di tutti quelli che mi circondano. (...Perlomeno, ho avuto tutta una vita uno sguardo obliquo e non ho mai potuto guardare gli uomini dritto negli occhi). Sono colpevole, infine, perché se anche ci fosse della generosità in me, non mi verrebbe che un tormento maggiore dalla coscienza di tutta la sua inutilità.

Perché certo non avrei saputo far niente della mia generosità; né perdonare, perché l'offensore mi ha colpito secondo leggi naturali, e le leggi naturali non si possono perdonare; né dimenticare, perché, anche se son leggi naturali, si sente pur sempre l'offesa.

Infine, anche se io avessi voluto non essere generoso affatto, e al contrario avessi desiderato vendicarmi dell'offensore, non mi sarei potuto vendicare di niente su nessuno, perché certo non mi sarei deciso a far nulla, nemmeno se avessi potuto.

Per quale ragione non mi sarei deciso? Su questo ho voglia di dire due parole a parte."

Anche se non hai niente da aggiungere, (mi riferisco al romanzo di Fallada), seguici lo stesso qualcosa spero riuscirà a smuovere lo sconforto che traspare dalle tue parole; dovuto probabilmente alla particolare "generosità" con cui ti sei presentata.

una voce dal sottosuolo sussurra:

"anche ci fosse della generosità in me e non mi verrebbe che un tormento maggiore dalla coscienza di tutta la sua inutilità", [voglio "sperare" comunque nella irriducibile capacità di rinascita dell'uomo].

A presto

RF
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Margherita
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Posted - 04/02/2017 :  12:02:07  Show Profile
Non solo Il Vaticano non si pronunciò mai, benché ne fosse a conoscenza contro il piano Eutanasia, ma i Vescovi di Roma aiutarono le SS in fuga.
La condotta di Paolo XII nei fatali anni 1939 - 45 fu di totale SILENZIO, e fu dettata da quattro ragioni, la prima fu la paura del bolscevismo, egli comunque non amava di russi. Inoltre il Papa aveva paura di allontanare dalla Chiusa i tedeschi cattolici che viceversa erano entusiasti del nazionalsocialismo, soprattutto i giovani.
Il nazionalsocialismo aveva comunque in programma di abolire tutte le religioni per una sorta di panteismo. Quindi il Papa, in secondo luogo, ebbe timore dei piani nazisti che avrebbero spazzato via la Chiesa. Solo nel luglio del 1943 emanò un'enciclica che condannava l'eutanasia perché gli era stato assicurato a quell'epoca che il grande movimento d'opinione dei cattolici era decisamente contro l'eutanasia.
Inoltre, e qui cito testualmente Gitta Sereny: "Chiunque abbia letto le lettere di Pio XII ai vescovi tedeschi, troverà difficile dubitare che il Papa fosse antisemita."
"a questo punto dobbiamo porci la drammatica domanda: se il Papa, fin dall'inizio avesse preso una decisa posizione contro l'eutanasia, contro il sistematico indebolimento per mezzo del lavoro forzato, la fame, la sterilizzazione e lo sterminio delle popolazioni dell'Europa orientale, e infine contro lo sterminio degli ebrei, ciò non avrebbe potuto influire sulla coscienza dei singoli cattolici direttamente o indirettamente coinvolti in queste azioni, al punto da indurre i nazisti a cambiare la loro politica?
"L'aver mancato di dire 'no' fin dal principio, fu fatale, ogni passo successivo, infatti, non fece che confermare il fondamentale cedimento morale iniziale.

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