Letteratour

 

Letteratour
Home | Profilo | Registrati | Nuove discussioni | Utenti | Cerca | FAQ
Username:
Password:
Salva Password
Dimenticato la tua password?

 Forum
 LIBRI E LETTERATURA
 - Gruppo di lettura
 Il nazional socialismo in Germania
 Nuova discussione  Topic Locked
 Versione per stampa
PAG.PREC. | PAG.SUCC.
Autore Previous Topic Discussione Next Topic
Pagina: of 25

Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 10/04/2017 :  10:13:50  Show Profile
Auguri di BUONA PASQUA a tutti.

Ci siamo avventurati su un terreno isidioso, con questa discussione, ma a me sta piacendo sempre di più. Abiiamo "quello che la storia non racconta". Cerchiamo di non sprecare questa opportunità!

A tutti, ancora

AUGURI AUGURI AUGURI per
una LIETA FESTA


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
Go to Top of Page

Margherita
Average Member

Italy
96 Posts

Posted - 11/04/2017 :  11:59:12  Show Profile
Eloisa: ho raccolto la tua che hai postato il 24/3 sull'argomento negazionismo. Ho messo quindi in lettura il saggio della Debora Lipstadt "La verità negata. La mia battaglia in tribunale contro chi ha negato l'Olocausto". Poi se trovo il DVD darò un'occhiata anche la film. Ed è proprio perché ho in ballo queste letture che non mi sento di parlare ancora del bellissimo romanzo di Fallada, che secondo me non PUO' essere riassunto, ma letto. E' un capolavoro del neo realismo, ci sono dentro così tanti pensieri profondi ed importanti, come la morte, l'onore, il coraggio, descritti da un gran romanziere è come leggere un'opera di poesia, è pura arte.
A Rosario vorrei chiedere, al di là del fatto che siamo sotto Pasqua (quella cattolica) cosa ha a che fare una frase quale: "I Giudei sghignazzanti, urlanti, che crocifiggevano..." Erano semmai i soldati romani che sghignazzavano e crocifiggevano, perché l'esecuzione della crocifissione era in uso fra i romani e non fra i giudei che invece per la pena di morte lapidavano. Vogliamo tirare fuori ancora la storia dei Giudei Deicidi? Credevo che Woitila, Papa Giovanni Paolo II avesse sistemato le cose in modo che non si dicessero più queste cose.
In quanto alla definire la strada del perdono come l'unica percorribile per rieducare il carnefice (ammesso che sia rieducabile) a livello personale siamo tutti d'accordo, l'ho già detto: Ama il prossimo tuo come te stesso" Non vedo come mai tu faccia tanta fatica a passare "Oltre" ad andare avanti in questa ricerca, senza tirare in ballo continuamente la religione ora cattolica, ora cristiana, ora ebraica. Io farò non come la moglie di Lot, che girandosi a Sodoma per vedere la distruzione della città compiuta da Dio, restò di sale, contravvenendo a quello he le era stato ordinato. Quindi palla al centro. Io vado avanti in questa ricerca spostandomi su fonti storiche (non da Wikipedia) da su testi che ho già annunciato, e che riposto per la terza volta:
Anna Arendt: Eichmann a Gerusalemme
Rudolf Hoss: Comandante ad Auschwitz
Geranrd Ritter: Storia dello stato Sociale
Enzo Collotti: La Germania Nazista. Dalla repubblica di Weimar al crollo del Reich hitleriano.
Deborah Lipstadt: La verità negata. La mia battaglia in tribunale contro chi ha negato l'Olocausto.
Con calma posterò sul sito brevi riassunti (quando possibili, o parti particolari che troverò nei testi e che ritengo possano essere di interesse comune)
Questa è il mio percorso successivo, visto che tutti quelli del gruppo sentono di dover andare avanti e non ritengono concluso l'argomento.
Ignorerò volutamente di incappare in discussioni religiose che come Rossella ritengo insidiose, e quindi pericolose per l'armonia del gruppo. Ancora Buona Pasqua


Go to Top of Page

Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 12/04/2017 :  11:17:43  Show Profile
Hans Fallada - Ognuno muore solo - Prefazione (dell'autore)

"Un romanzo ha le sue leggi e non può seguire in tutto la realtà. (...) "L'autore crede alla verità di ciò che ha raccontato, anche se qualche particolare non corrisponde interamente ai dati di fatto."

Goethe - I dolori del giovane Werther - incipit

"Tutto quello che ho potuto scoprire dalla storia del povero Werther, l'ho raccolto con cura, ed ora ve lo presento e so che me ne sarete grati. Non potrete negare la vostra ammirazione ed il vostro amore al suo spirito e al suo carattere, né le vostre lacrime al suo destino.
E tu, anima cara, che provi le sue stesse angosce, cerca conforto nei suoi dolori e fa di questo libretto il tuo amico, se per colpa della sorte o per colpa tua non riesci a trovarne altri."

Thomas Mann - Doctor Faustus - esergo

"O Muse, o alto ingegno, or m'aiutate,
O mente che scrivesti ciò ch'io vidi,
Qui si parrà la tua nobilitate."

Realismo e Romanticismo

Buona Pasqua

RF
Go to Top of Page

Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 12/04/2017 :  15:31:39  Show Profile
A proposito di musica, inserisco la dichiarazione di Wilhelm Furtwangler resa al processo cui fu sottoposto con l'accusa di aver sostenuto il regime nazista e di aver fatto propaganda antisemita. Al termine del processo, fu scagionato dalle accuse e ritenuto innocente.

« Sapevo che la Germania era in una situazione terribile; io mi sono sentito responsabile per la musica tedesca, ed è stato mio compito farla sopravvivere a questa situazione, per quanto ho potuto. La preoccupazione per il fatto che la mia musica potesse essere usata dalla propaganda ha dovuto cedere alla preoccupazione più grande di conservare la musica tedesca, di farla ascoltare al popolo tedesco. Questo popolo, compatriota di Beethoven, Mozart e Schubert, doveva ancora vivere sotto il controllo di un regime ossessionato dalla guerra. Nessuno che non abbia vissuto quei giorni può giudicare com'era. Non potevo lasciare la Germania in quello stato di massima infelicità. Andarsene sarebbe stato una fuga vergognosa. Dopo tutto sono un tedesco, qualunque cosa si possa pensare di questo all'estero, e non rimpiango di aver fatto questo per il popolo tedesco.»

È una dichiarazione simile a quella del fisico Heisenberg e mi trova completamente d'accordo. L'arte, qualsiasi arte, è lo specchio autentico della realtà, per quanto orribile e terribile possa essere.

Buona Pasqua

RF
Go to Top of Page

Margherita
Average Member

Italy
96 Posts

Posted - 12/04/2017 :  15:46:29  Show Profile
di Deborah Lipstadt "La verità negata" Mondadori le scie 2016. (fatto uscire perché c'era in ballo il film.
Titolo originale dell'opera uscita nel 2005 è: " History on trial"
Traduzione di Giuliana Lupi
La verità negata è la ricostruzione di un celebre processo iniziato in Inghilterra all'inizio del 2000 e durato quattro anni.
Lo storico David Irving querelò per diffamazione la Professoressa Deborah Lipstadt (americana) e il suo editore inglese Penguin, che lo aveva accusato nel suo libro "Deuying the Holocaust: The Growing Assault on Truth and Memory", di Negazionismo ed identificava Irving David come un negazionista e pericoloso per giunta, dal momento che i suoi volumi sulla seconda guerra mondiale godevano di grande considerazione. E definendo Irving un "seguace di Hitler con il paraocchi"
Nei quattro anni successivi Deborah Lipstadt ha praticamente dedicato la sua vita a quella causa legale che in Inghilterra a differenza degli stati Uniti, voleva dire che l'imputato doveva dimostrare la verità delle sue affermazioni. Mentre negli Stati Uniti la legge prevede che chiunque denunci come false o lesive affermazioni orali o scritte che lo riguardano, debba dimostrarne la falsità.

Go to Top of Page

eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 17/04/2017 :  10:51:33  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Come d'accordo con alcuni di voi, ho eliminato da questa discussione alcuni degli ultimi post che erano un po', diciamo cosi, "off topic". Spero di non aver tralasciato nulla di grosso. Vi invito percio' nuovamente tutti a rientrare in argomento. Sappiamo tutti quanto sia complesso e insidioso, ma anche importantissimo perche' mai come oggi va ripreso, ricordato e capito cio' che e' successo in passato e non dobbiamo permettere che succeda ancora.
L'ultima lista proposta da Margherita mi sembra un ulteriore arricchimento. Da parte mia sicuramente vedro' il film sul negazionismo appena e' disponibile. Tra l'altro, oltre all'argomento del film, mi attira molto quello che sembra essere un secondo livello di significato veicolato dal film: il tema della parola e del suo contrario, il silenzio. E' una storia che parla della Storia, dove questa Storia viene negata, e che attraverso la parola (in tribunale) deve essere riabilitata nella sua verita'. Storia, diritto, linguaggio sembrano essere i protagonisti di questa vicenda veramente accaduta e che, se avesse avuto diverso epilogo, avrebbe potuto travolgere la stessa Storia o perlomeno quello che di Essa viene raccontato...

Eloise
www.letteratour.it
Go to Top of Page

Margherita
Average Member

Italy
96 Posts

Posted - 17/04/2017 :  12:29:59  Show Profile
Sto leggendo la verità negata, ed ho finito di leggere il saggio della Arendt sul processo ad Eichmann. Il saggio mi è sembrato molto equilibrato, pieno di notizie dell'epoca interessanti ed inedite. Il saggio della Arendt lo metterei se anche a voi va bene, fra le "testimonianze" della nostra ricerca sulla resistenza tedesca al nazionalsocialismo. Del saggio della Arendt, che è di 299 pagine, io ne ho riportato, alcuni brevi brani (citazioni, copiature) che ho sentito più empatiche con il mio pensiero su questo argomento e spero più interessanti per il nostro argomento.
Ora l'unico problema è postarlo visto che non so fare un copia e incolla nelle pagine del forum, e le mie due paginette sono un Doc. di Word. Provo a mandarle a Eloise, come avevo già fatto per Bettelheime. Anche Tiziano aveva parlato dell'importanza del testo della Arendt. Per chi volesse c'è stato anche il Film: Hanna Arendt, mi pare del 2014. L'ho visto in Dvd, è carino.

Go to Top of Page

eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 18/04/2017 :  11:25:41  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Come richiesto da Margherita, posto qui di seguito la scheda del libro realizzata da lei.

------------------------------
Hanna Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme

Hanna Arendt, “La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme. Ed. Feltrinelli/Saggi, riedizione
Marzo 2016. Edizione originale 1963, 1964. Traduzione dell’americano di Piero Bernardini.
ISBN 978-88-07-88322-4

Nel 1961 a Hannah Arendt seguì il processo Eichmann come corrispondente del The New Yorker.
Il resoconto uscì per la prima volta nel febbraio 1963 e fu pubblicato come libro nel maggio del 1963.
I quattro giudici che presiedono al processo sono di origine tedesca, nati ed educati in Germania, Il presidente è Moische Landau.
Scrive la Arendt:

"La giustizia vuole che l’imputato sia processato, difeso e giudicato e tutte le altre questioni, anche se importanti (‘come è potuto accadere?’ ‘perché è accaduto?’ ‘perché gli ebrei?’ ‘perché i tedeschi?’ quale è stato il ruolo delle altre nazioni? Fino a che punto gli alleati sono da considerarsi corresponsabili? Perché gli ebrei andavano a morte come agnelli da macello?), siano lasciate a parte. La giustizia vuole che ci si occupi soltanto di Adolf Eichmann."

E ancora:

"Qui si devono giudicare le sue azioni, non le sofferenze degli ebrei..."

La Arendt si sofferma a considerare poco ortodosso il comportamento di Ben Gurion, allora primo Ministro che fa il regista invisibile del processo, permettendo al pubblico Ministero di concedere interviste ai giornalisti.
La personalità di Eichmann viene descritta dalla Arendt come quella di un ignorante incapace di parlare se non usando dei cliché. Tutto il suo interrogatorio con uno dei giudici di Gerusalemme, avvenuto in tedesco è una sorta di ripetizione di frasi fatte nelle quali comunque dichiara sempre di non essere colpevole dell’uccisione degli ebrei, ma di essere stato l’organizzatore dell’emigrazione in paesi stranieri di migliaia di ebrei, naturalmente dopo aver bloccato il loro patrimonio in Germania.
Eichmann aveva un carattere istrionico e contradditorio, aveva atteggiamenti esaltanti nei confronti della sua carriera e delle sue azioni.
Fu soltanto quando scoppio la guerra (1 settembre 1939) che il regime nazista divenne scopertamente totalitario e criminale, si veda il trattato firmato da Hitler che fuse il servizio di sicurezza delle SS (organo di partito a cui apparteneva già dal 1934) con la polizia di sicurezza dello Stato (polizia regolare ) che comprendeva anche la polizia segreta dello Stato o Gestapo. Da questo fusione nacque l’Ufficio centrale per la sicurezza del Rich (RSHA) il cui primo capo fu R. Heydrich, morto nel 1942 in un attentato di Cecoslovacchia e dopo di lui Ernst Kelterbrunner.
Era tipico della mentalità delle SS parlare dei campi di concentramento in termici “economici” usando parole come “concretezza” o “oggettività”
Al processo si incaricò l’avvocato di Eichmann, dottor Servatius di tenere una lezione su ciò che significa non essere “emotivi” . Durante la breve arringa finale disse che l’imputato non era responsabile delle “collezioni di scheletri, sterilizzazioni, uccisioni mediante gas, e analoghe questioni mediche.
Il giudice Halevi interruppe Servatius dicendogli che era incorso forse in un lapsus linguae definendo le uccisioni mediante gas in una “questione medica”; al che Servantius rispose: “Era proprio una questione medica, perché era preparata da medici; si trattava di uccidere, e anche uccidere è una questione medica”.
La sala a queste parole ammutolì.

RSHA come gli altri uffici centrali delle SS venne divisa in sette sezioni e dipendevano tutte da Heinroch Mùller che aveva come compito quello di combattere gli “avversari dello Stato”.
Eichmann fu assegnato all’ufficio IV B4 il suo superiore era Muller e il superiore di Muller era Heydrich che a sua volta dipendeva da Himmler e quest’ultimo riceveva ordini direttamente da Hitler.
Dal punto di vista tecnico e organizzativo la posizione di Eichmann non era di primo piano e se si rivelò così importante fu solo perché durante la guerra la lotta antiebraica acquistò di mese in mese, di settimana in settimana, di giorno in giorno un peso sempre maggiore, finché negli anni della disfatta (dal 1943 in poi) assunse proporzioni fantastiche.
Eichmann fu anche incaricato nel 1940 di preparare un piano dettagliato l’evacuazione di quattro milioni di ebrei e il loro trasporto di Madagascar (quattro milioni era una cifra troppo bassa per ripulire l’Europa dagli ebrei; evidentemente si escludevano i tre milioni di ebrei polacchi il cui massacro era già cominciato fin dai primi giorni della guerra. Tuttavia è assai improbabile che a parte Eichmann qualcun altro prendesse la cosa sul serio, il territorio era notoriamente inadatto, era un possedimento francese, la marina britannica controllava le rotte dell’atlantico. La verità è che il piano del Madagascar doveva servire a mascherare i preparativi per lo sterminio fisico di tutti gli ebrei dell’Europa occidentale (per lo sterminio degli ebrei polacchi non c’era bisogno di mascheramenti!)
Quando un anno più tardi, il progetto del Madagascar fu dichiarato “superato” tutti erano psicologicamente o meglio razionalmente preparati al passo successivo: dato che non esisteva un territorio in cui “evacuare” gli ebrei, l’unica soluzione era lo sterminio.
Secondo Eichmann la sconfitta del progetto Madagascar è dovuta al fatto che ogni ufficio in Germania si occupava dell’eliminazione degli ebrei, e ogni ufficio contraddiceva l’altro ed erano continuamente in cerca di supremazia. Non bisogna dimenticare che per ragioni di profitto alcune aziende, avevano eretto i loro stabilimenti nelle vicinanze di alcuni campi della morte (la I.G. Forben, la fabbrica Krupp e le fabbriche Siemens-Schuchert,) avevano costruito i loro impianti ad Auschwitz e nei pressi di Lublino.
La collaborazione tra SS e gli industriali era ottima: dalla deposizione di Hoss comandante di Auschwitz sappiamo che i rapporti della I.G. Farben erano quanto mai cordiali.

La soluzione finale: lo sterminio
Dopo circa due mesi dall’attacco della Germania all’Unione Sovietica (22 giugno 1941) Eichmann fu convocato da Hydrich a Berlino. Goring aveva inviato una lettera a Hydrich in cui lo invitava a preparare la soluzione finale del problema ebraico. Nel colloquio che ebbe con Eichmann, Heydrich disse: “il Fuhrer ha ordinato lo sterminio degli ebrei” Dopo di ciò in pieno contrasto con le sue abitudini rimase a lungo in silenzio come se cercasse di valutare l’effetto prodotto da quella frase. L’ “affare segretissimo” fece il giro di tutto il partito, di tutti i ministeri statali, di tutte le industrie interessate al lavoro forzato e naturalmente del corpo degli ufficiali delle forze armate. Inoltre tutta la corrispondenza relativa doveva rispettare rigorosamente un determinato “gergo”. Invece di dire “uccisione” “liquidazione” “sterminio” si dovevano usare termini come “soluzione finale” “evacuazione” e “trattamento speciale” invece di deportazione “trasferimento” o “lavoro in oriente”.
Eichmann mandato in ricognizione dal suo capo per poi riferire, fu testimone dell’uccisione di molti ebrei. A Kulm assistette all’uccisione con il metodo di un camion dentro il quale veniva inalato gas, egli vide parecchie persone nudi che furono fatti entrare nel camion e dopo che furono morti i cadaveri furono scaricati in una fossa comune. Eichmann disse che fu orribile. Ma la cosa ancora più orribile lo aspettava a Minsk in Bielorussia dove le uccisioni di massa avvenivano passando le vittime per le armi.
Sempre il capo di Eichmann (Muller) lo mandava in questi posti dicendogli: “Voglio che lei mi faccia un rapporto su come procedono”. Eichmann disse di essersi sentito male.
Nota: leggere nelle pagine 96, 97quello che Eichmann ha dichiarato sull’argomento durante il processo.

A Treblinka:
"Mi tenni più indietro che potei, non mi avvicinai per vedere tutto, tuttavia vidi una colonna di ebrei nudi messi in fila in una grande stanza per essere gassati. Qui vennero uccisi, come mi dissero con una roba chiamata acido cianidrico."

C’erano degli elementi più che sufficienti per impiccarlo, come egli ammise ogni tanto. Egli non si era occupato solo del trasporto degli ebrei, ma aveva anche visto le località di arrivo dei convogli e ne era rimasto disturbato.
Non c’erano attenuanti perché lui avrebbe potuto lasciare quel lavoro senza nessuna conseguenza per la sua incolumità.

SULLA RESISTENZA vedi pag. 106, la Arendt così si esprime:
"In Germania la resistenza attiva venne principalmente dalla destra"
"Come ha giustamente rilevato lo storico tedesco Gerhard Ritter, non ci fu in Germanica nessuna resistenza socialista organizzata."

Pag. 107
"Il fatto si è che la situazione, quant’era semplice, altrettanto era disperata: la stragrande maggioranza del popolo tedesco credeva i Hitler e continuò a credervi, anche dopo l’aggressione alla Russia e la temuta guerra su due fronti, anche dopo l’entrata in guerra degli S.U. e anche dopo Stalingrado, dopo la defezione dell’Italia e dopo gli sbarchi alleati in Francia. Contro questa maggioranza compatta stava un piccolo numero di individui isolati, che si rendevano ben conto della catastrofe politica e morale in cui la nazione stava precipitando. Costoro potevano anche conoscersi e fidarsi dell’altro…ma non avevano nessun progetto e anzi nessuna intensione di ribellarsi. Alla fine si formò il gruppo in cui maturò la congiura, ma anche questi uomini non riuscirono mai ad accordarsi su nulla, neppure sulla questione della cospirazione."
N.B. vedere George K. Romoser sulla bancarotta politica di tutto il movimento di resistenza a partire dal 1933.

Fiedrich Rech Malleczewen, (nato 11 agosto 1884, morto a Dachau 18 febbraio 1945) dal suo diario: Il tempo dell’odio e della vergogna, 1936 – 1944, diario di un aristocratico tedesco antinazista, ed. Rusconi 1970:
"Un po’ tardi signori che avete creato questo arcidistruttore della Germania e che siete corsi dietro a lui finchè tutto sembrava andar bene; che…senza esitazione avete prestato ogni giuramento richiestovi e vi siete ridotti a spregevoli lacchè di questo criminale che è responsabile dell’assassinio di centinaia di migliaia di esseri umani e su cui pesano e lamenti e le maledizioni di tutto il mondo. Voi ora lo avete tradito…. Ora che il tracollo non può più essere mascherato essi tradiscono l’edificio crollato per crearsi un alibi politico – gli stessi uomini che hanno tradito tutto ciò che si opponeva alla loro sete di potere."

Un medico della Wehrmch, Peter Baum, che era stato sul fronte russo, racconta in Die unchtbare (1952) l’uccisione di un gruppo di ebrei di Sebastopoli che furono caricati su un furgone a gas dove perirono nel giro di pochi minuti:

"Noi lo sapevamo. Non facemmo nulla. Chiunque avesse protestato sul serio o avesse fatto qualcosa contro le unità addette allo sterminio sarebbe stato arrestato entro ventiquattro ore e sarebbe scomparso. Uno dei metodi più raffinati dei regimi totalitari del nostro secolo consiste appunto nell’impedire agli oppositori di morire per le loro idee di una morte grande, drammatica, da martiri. Molti di noi avrebbero accettato una morte del genere. Ma la dittatura fa scomparire i suoi avversari di nascosto nell’anonimato. E’ certo che chi avesse preferito piuttosto che tollerare in silenzio il crimine, avrebbe sacrificato la vita inutilmente. Ciò non vuol dire che il sacrificio sarebbe stato moralmente privo di senso. Ma sarebbe stato praticamente inutile. Nessuno di noi aveva convinzioni così profonde da addossarsi un sacrificio praticamente inutile in nome di un significato morale superiore."

Con questo concetto, che esprime l’idea di molti tedeschi, quelli che avrebbero potuto fare qualcosa per salvare almeno qualche vita umana, concludo la mia relazione sul magnifico saggio di Hanna Arendt “La banalità del male”. A chi volesse saperne di più posso consigliarne la lettura.
------------------------------

Eloise
www.letteratour.it
Go to Top of Page

eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 18/04/2017 :  11:35:37  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Ringrazio Margherita per questa recensione importantissima. Permette di "capire" un fenomeno che credo sia stato decisivo durante il nazismo e tutte le altre situazioni storiche simili. Documentandomi per conto mio, ho trovato alcune osservazioni su altri siti che trattano il tema, e che vi riporto perché le ritengo molto chiare a questo proposito:

"La prima reazione della Arendt alla vista di Eichmann è più che sinistra. Lei sostenne che "le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso". La percezione dell'autrice di Eichmann sembra essere quella di un uomo comune, caratterizzato dalla sua superficialità e mediocrità che la lasciarono stupita nel considerare il male commesso da lui, che consiste nell'organizzare la deportazione di milioni di ebrei nei campi di concentramento. Ciò che la Arendt scorgeva in Eichmann non era neppure stupidità ma qualcosa di completamente negativo: l'incapacità di pensare."

Inoltre:

"La banalità del male che appare attraverso Eichmann rende evidente come il fenomeno del male può mostrare la sua faccia. In un trattato scritto per un dibattito su "Eichmann a Gerusalemme" nel Collegio Hofstra nel 1964, la Arendt ha affermato che banalità significa 'senza radici', non radicato nei 'motivi cattivi' o 'impulso' o forza di 'tentazione'. La Arendt afferma inoltre: "la mia opinione è che il male non è mai 'radicale', ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, ed nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua "banalità"... solo il bene ha profondità e può essere integrale."
(tratto da http://www.filosofico.net/are1njklasddt2.htm)

Aggiungo che in quest'ottica, si può dire che RESISTERE equivale a SFORZARSI DI MANTENERE VIVO IL PENSIERO. Detto con parole riprese dalla Arendt, equivale a SFORZARSI DI MANTENERCI VIVI COME ESSERI UMANI.

Posto qui di seguito un link a un video sul discorso finale della Arendt nel film, citato anche da Margherita, che credo sintetizzi bene anche i perché delle sue motivazioni e dei profondi nodi di riflessione che il suo libro ha sollevato:
https://youtu.be/PEFP73paZ-I


Posto inoltre un link a un altro video, che presenta uno spezzone storico del processo fatto a Eichmann in Israele, interamente sottotitolato in italiano:
https://youtu.be/oi4ZXU_vh2M


Eloise
www.letteratour.it
Go to Top of Page

Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 18/04/2017 :  16:01:57  Show Profile
Come promesso, passata pasquetta e tornate le nuvole, sono pronto a riprendere la discussione. Ho letto velocemente la relazione di Margherita e l'integrazione di Eloise e mi riservo di commentare dopo una lettura più attenta. Nel frattempo avevo preparato un intervento sul mio recente "incominciamento" di lettura del romanzo di Hans Fallada.

Come "La banalità del male" di Hanna Arendt, anche "Ognuno muore solo" di Hans Fallada, parte da un processo (inchiesta).

Hans Fallada, "Ognuno muore solo"

Editore
Sellerio editore Palermo

dalla quarta di copertina:

Citazione di Primo Levi
“Il libro più importante che sia mai stato scritto sulla resistenza tedesca al nazismo”

Sinossi
Ognuno muore solo, uscito nel 1947, è basato su una storia vera: una rielaborazione [in chiave romanzesca] dell’inchiesta della Gestapo che portò alla decapitazione di due coniugi berlinesi di mezza età.

L’autore
Hans Fallada, pseudonimo di Rudolf Ditzen (1893-1947). Massimo autore del “neorealismo weimariano”. Alcolizzato, tossicodipendente, incarcerato, rinchiuso in istituti psichiatrici; nel 1946 Hans Fallada, poco prima di morire, ricevette l’incarico dalle autorità della ricostruzione e scrisse l’opera, in soli ventiquattro giorni.

L’opera
Un romanzo sulla resistenza e sulla disperazione contro il luogo comune di un Hitler che non conobbe oppositori tra la gente ordinaria, unita nella colpa collettiva.

I coniugi Quangel
L’autore li illumina, scorgendo in loro una specie di coscienza della nazione, rappresentata dai tanti volti intorno, espressioni di un popolo spaccato in due, chi odia e opprime e chi è sepolto nella sua paura.

In questa schematica presentazione, l'editore mette in evidenza che:

"il soggetto (protagonista) non sono i coniugi condannati per alto tradimento e decapitati ma è il popolo tedesco nella sua totalità; ovvero il popolo rappresentato dai "tanti volti intorno" a Anna e Otto Quangel.

Dopo le letture delle memorie e le testimonianze epistolari, ("La notte" e "Le lettere dei condannati a morte della resistenza tedesca"), ho deciso di leggere il romanzo di Hans Fallada per entrare nelle "atmosfere (dis)umane" della Germania nazista; atmosfere che solo un romanzo può rendere "fedelmente", anche e/o proprio perché filtrate dal vissuto dell'autore.

Nel frattempo continuerò a leggere i vostri interessanti interventi sulla catastrofe nazista.



RF
Go to Top of Page

Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 19/04/2017 :  11:07:10  Show Profile
Io mi sono proposta di continuare il mio "racconto", anche se vado lentamente. Purtroppo non si può leggere un libro all'indietro

-----------------

Linz 1895 – 1907

Adolf Hitler nacque il 20 aprile 1889 a Braunau am Inn, Austria, in un edificio che ospitava la dogana. Fino alla rettifica dei confini operata al congresso di Vienna del 1814 – Braunau apparteneva al Regno di Baviera : uno dei motivi per cui Hitler si sentì sempre più Tedesco che Austriaco.
Il padre, Alois, al suo terzo matrimonio, era un impiegato alla dogana austriaca; una pessima persona: autoritario, libertino e facile all’ubriacatura, con un carattere rozzo e incapace di affetto. Era un figlio illegittimo, e vagò da un parente all’altro per cercare un cognome: era già “Hitler”, quando si sposò con la terza e ultima moglie, Klara Pölzl, nel 1885. Dei sei figli della coppia Adolf fu l'unico maschio ad aver raggiunto l'età adulta.

L’infanzia di Adolf non fu facile: cito da Wikipedia:

Da molte fonti s'apprende che il carattere di Alois Hitler era assai duro, severo coi figli e dispotico con la moglie. Erano inoltre comuni sia le relazioni extraconiugali, che l'assenza da casa per le diverse ore trascorse in osteria. Se la figura paterna era del tutto assente, viceversa, la figura materna era sempre e fin troppo presente, in quanto la madre riversava sui figli l'amore che non aveva da parte del marito, tanto da essere per taluni aspetti soffocante, come avrebbe in seguito dichiarato la sorella di Hitler, Paula. Dalla sua testimonianza si sa che spesso il padre offendeva i figli se non capivano all'istante un suo ordine, che Adolf ne sfidava l'autorità e che per questo comportamento veniva regolarmente picchiato. Una parziale conferma di quanto detto dalla sorella si ha nel comportamento di Adolf: per nulla dispiaciuto della morte del padre, evento vissuto come una sorta di "liberazione", egli fu annichilito dalla morte della madre, tanto che il medico che aveva in cura la donna testimonierà che mai aveva visto un ragazzo così distrutto dal dolore.

Nel Mein Kampf Adolf riesce a dire con mezza sincerità solo una frase "Io onoravo mio padre (falso), ma amavo mia madre (vero).

In tutto cio che viene descritto di questi anni si ritrovano una somma di bugie; ma in altro luogo e in altro tempo Hitler darà questa decisione della famiglia di un "impiegato", o piccolo borghese:

"... A casa aspettano la moglie e i bambini. A volte anche costoro sono contagiati da una simile esistenza, specialmente se il psre a modo suo li ami. in questo caso il salario settimanale vien consumato assieme, in due o tre giorni; tutta la famiglia mangia e beve finchè c'è denaro, e allora fanno la fame tutti insieme. Allora la donna si aggira tra i vicini, comincia a far qualche debito nei negozi, va a caccia di qualche piccolo prestito e cerca in questo modo di superare gli ultimi giorni della settimana. ... In questo modo i piccoli si abituano fin dall'infanzia a una simile desolazione"


“ La faccenda si fa più grave se l’uomo, fin dal principio segue la sua strada, e la donna, proprio per amore dei figli, cerca di opporvisi. Ecco allora litigi e percosse; quanto più il marito si allontana dalla moglie, tanto più si avvicina all’alcool. Eccolo ubriaco ogni sabato; in un bisogno istintivo di conservazione per sé e i suoi bambini la moglie cerca di carpirgli, quasi sempre lungo la strada dalla fabbrica all’osteria, qualche quattrino. Quando, sempre senza un soldo, la domenica o il lunedì si decide a rincasare ubriaco e violento, ma sempre senza un soldo, allora scoppiano quella scenate di cui è meglio non parlare…..”

----------------------

La teoria dice che si riesce a scrivere bene solo di ciò che si conosce bene.


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
Go to Top of Page

eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 19/04/2017 :  17:14:25  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Tutta la tua esposizione del Mein Kampf, Rosella, anche se fatta a pezzi e bocconi, sarà sicuramente un grande apporto a tutta questa discussione. Idem ciò che del romanzo di Hans Fallada potrà raccontarci anche Rosario, dato che ognuno di noi coglie aspetti diversi di una stessa opera, soprattutto di un'opera che se non sbaglio è stata definita da molti un vero capolavoro.

Per parte mia, da qualche tempo ho ritrovato da mia madre 4 volumi di un libro che andava leggendo quando era incinta di me (preferisco non commentare la scelta di certe letture in stato di gravidanza!...): "Les médecins de la mort" di Philippe Aziz, tradotto in italiano come "I medici dei lager". Un libro-documentario che ripercorre gli anni del nazismo e le conseguenze che l'ideologia nazista ha avuto in campo medico, quindi col programma sull'eutanasia ecc ecc. Lo sto leggendo e anche se è un po' off topic riguardo alla "resistenza" tedesca al nazismo, mi sembra comunque molto interessante per l'argomento sul nazismo in generale. Se siete d'accordo e vi interessa, ne posterò anch'io qualche riassunto e/o passo.

Eloise
www.letteratour.it
Go to Top of Page

Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 19/04/2017 :  20:23:55  Show Profile
quote:

Se siete d'accordo e vi interessa, ne posterò anch'io qualche riassunto e/o passo.

Eloise



Sono d'accordissimo; proprio oggi ho affrontato con un amico, il tema dell'attualità delle pratiche "eugenetiche" naziste.
Go to Top of Page

Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 20/04/2017 :  15:53:46  Show Profile
Schematizzata la quarta di copertina, sono andato a cercare notizie biografiche sull'autore Hans Fallada, ottenendo solo poche e asettiche informazioni che già conoscevo. Però, sfogliando il libro ho scoperto che c'è una postfazione di Geoff Wilkes, ben curata e informata. Da questa post fazione ho tratto una notasullo pseudonimo "Hans Fallada"che ho registrato nel mio taccuino Evernote; riporto in copia/incolla integrale e il link:

nom de plume Hans Fallada

Rudolf Ditzen

Il 17 ottobre 1911 il diciottenne Rudolf Ditzen e il suo amico Hans Dietrich von Necker aprirono il fuoco l’uno sull’altro, alla maniera dei duellanti. Ditzen e von Necker stentavano a conciliare sessualità e convenzioni sociali. Un patto suicida travestito da duello (per difendere l’onore di una giovane fanciulla) onde salvaguardare la reputazione delle rispettive famiglie. Von Necker mancò il bersaglio ma fu ferito a morte da Ditzen, che adoperò l’arma dell’amico per spararsi al petto.

Miracolosamente Ditzen sopravvisse e fu incriminato per omicidio. Non processabile per problemi psicologici fu internato in una casa di cura per malati di mente, nel febbraio 1912. Dimesso nel settembre del 1913, fu indirizzato alla carriera di agronomo. Trascorse diversi anni lavorando principalmente in fattorie e aziende agricole. Un periodo caratterizzato da intermittente tossicodipendenza che segnerà tutta la sua vita adulta.

Nè i suoi problemi con la giustizia, né l’abbandono degli studi, né le ricorrenti crisi della tossicodipendenza, poterono spegnere l’interesse per la scrittura che Ditzen aveva mostrato già dagli anni della scuola. Nel 1920 la casa editrice Ernst Rowohlt pubblicò il suo romanzo d’esordio: "Der munge Goedeschal", sulle tribolazioni sessuali e psicologiche dell’eponimo protagonista. Il padre Wilhem, giudice della Suprema Corte tedesca in pensione, lo aveva pregato di pubblicarlo sotto pseudonimo. Rudolf scelse il nom de piume Hans Fallada.

Il nom de piume prendeva lo spunto da due favole dei fratelli Grimm, La fortuna di Hans e La piccola guardiana d’oche.

Nella prima, Hans conserva il suo ingenuo ottimismo pur perdendo il frutto di sette anni di fatiche attraverso baratti con estranei dalla parlantina facile: da una pepita d’oro a due pietre, che fa cadere in un pozzo, per poi riprendere il suo cammino felice e contento. Nella seconda c’è un cavallo parlante di nome Falada che riscatta una principessa dal suo lavoro di guardiana d’oche, facendosi testimone della sua vera identità.

Lo pseudonimo riflette, tanto le sue continue difficoltà nell’affrontare la realtà circostante, quanto il suo convincimento che nonostante tutto, in qualche modo sarebbe riuscito a padroneggiarla. La difficoltà e il convincimento lo avrebbero accompagnato per tutta la vita e li ritroviamo nei personaggi dei suoi romanzi.

link: https://www.evernote.com/l/AOwRT2VEZotETZLqu9woJMBKq5_hDbfltWk

Così ho scoperto che una sessualità non conforme alle "convenzioni" sociali è all'origine delle difficoltà e dei convincimenti esistenziali dell'autore di Ognuno muore solo.



RF
Go to Top of Page

eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 20/04/2017 :  19:09:07  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Certo non mi sarei mai immaginata che l'autore di un testo che abbiamo preso come inizio per una discussione del genere avesse una biografia tanto romanzesca! Credevo, addirittura, che Hans Fallada fosse il suo vero nome.

Da parte mia sono pronta a postarvi la prima parte della mia lettura sui "Medici dei lager". Ecco qua:

"Les médecins de la mort" di Philippe Aziz - vol.1
(ed. Famot, Genève, 1975)

Il 23 marzo 1933 il Dottor Wagner, capo dei medici del Reich, firma un "Appello al corpo medico tedesco" contro i medici ebrei che si trovano in tutta l'amministrazione e in tutti gli ospedali. Riporto alcuni passi (in traduzione libera):
"Spazzate via tutti coloro che non vogliono capire i segni del tempo! ... Poche professioni partecipano della grandezza e del futuro di una nazione come la professione medica. Nessuna è così giudaicizzata e invasa in modo così disperante dal pensiero straniero. Dei laureati ebrei occupano come padroni le cattedre di medicina, sterilizzano l'arte medica e impregnano generazioni di giovani medici di uno spirito meccaniscistico. ... Dei "colleghi" ebrei siedono ai posti d'onore nelle società e nelle camere dei medici. ... Medici tedeschi! ... Che il corpo medico costituisca in mezzo alla Germania un territorio giudaico-massonico. QUESTO NON PUO' ESSERE!"

Il 1° aprile 1933, a Berlino, due mesi dopo la nomina di Hitler come Cancelliere, la Lega nazional-socialista dei medici mette in atto un vero e proprio "pogrom medico": all'alba ogni medico ebreo viene svegliato all'improvviso a casa propria e trascinato nel parco delle Esposizioni. Metà della città approva ciò che sente e vede, l'altra metà tace, impaurita. Il regno del terrore è cominciato. I medici ebrei, tra cui molte persone anziane, vengono costretti a correre nel parco, molti vengono picchiati, tutti vengono lasciati per ore senza cure né cibo. Molti di loro vengono poi consegnati alle SS e rinchiusi nella prigione di Medemannstrasse, luogo di alta tortura durante tutto il nazismo.

Da pag. 44: l'Europa non ha saputo leggere il Mein Kampf. I propositi di Hitler in esso esposti sono soltanto dei brutali propositi di egemonia, ma ci sono stati successivamente molti altri ideologi tedeschi che hanno approfondito e teorizzato quasi scientificamente i propositi di Hitler, strutturandoli in un pensiero articolato e forte. Hans F.K. Guntner, ad esempio, teorizzerà il "razzismo nordico" nel suo "Scienza della razza del popolo ebreo": l'uomo nordico è coraggioso, intelligente e energico, per cui il potere gli spetta di diritto. Darre, ministro dell'Agricoltura e direttore dei servizi razziali delle SS, proporrà di ottenere una selezione della razza secondo i principi della selezione negli allevamenti animali. Infine Rosenberg, il più celebre teorico del razzismo nazionalista: il suo libro "Il mito del XX° secolo" sarà il testo principale di riferimento per tutta l'ideologia nazista, col suo slogan: "La sola fratellanza che possa unire gli individui consiste nella loro comune opposizione alle altre razze".

Karl Brandt, medico e poi ufficiale delle SS, sempre più intimo della cerchia del Furher, ricevette da lui il compito di costruire degli ospedali d'eccellenza. Hitler era consapevole che in Germania esisteva un grande problema ospedialiero-sanitario, cui desiderava rimediare. Inoltre diventava sempre più crescente la necessità di economizzare e rendere più efficienti molti settori produttivi e dei servizi. Questa necessità prese forma come "Programma Ospedali".
Ma Hitler aveva sempre in mente le sue idee razziali. Nel 1935, il ministro della Giustizia di Hitler fa pubblicare una legge che condanna fortemente l'eutanasia. Nel 1939 egli sarà ancora ministro della Giustizia, ma verrà avvisato solo un anno dopo, nel 1940, del nuovo decreto di Hitler che autorizza l'eutanasia per gli "alienati".
Nel 1939, la propaganda nazista si fa più stretta, l'organizzazione del regime è più forte, le politiche estere appaiono soddisfacenti. Ma serpeggiano sempre più forti le voci intorno al Furher sul "problema degli improduttivi" (invalidi, anziani, emarginati -zigani-, stranieri, ebrei, infine pazzi e "anormali"), queste "bocche inutili" del paese. Il problema dei posti letto negli ospedali diventa sempre più pressante per Hitler, soprattutto in vista delle sue imponenti mire bellicose. E' così che prende vita il "Programma entanasia", a fianco del "Programma ospedali", che verrà chiamato successivamente solo "Programma T4" ("Aktion T4").

Viktor Brack, ufficiale delle SS incaricato del progetto di eliminazione dei disabili fisici e psichici (Aktion T4) e in seguito addetto agli esperimenti di sterilizzazione di massa per l'"igiene razziale" tedesca, diffuse un film di propaganda intitolato "J'accuse" in cui un medico si sente costretto, per puro e immenso amore, a "liberare" la moglie dalla sofferenza per la sua malattia. Il tutto condito da buona dose di sentimentalismo e drammatizzazione. Dietro questo tipo di propaganda si tenterà di nascondere 275.000 persone sterminate (cifra stimata dal tribunale militare di Norimberga).

C'è un parallelismo forte tra la situazione bellica tedesca e le sperimentazioni mediche che furono fatte, soprattutto da medici delle SS. Nei primi mesi del 1942, l'armata tedesca si trova sul fronte russo, dove sta soffrendo enormemente le condizioni climatiche proibitive cui non era preparata. Il freddo raggiunge picchi a -40°, i carri sono bloccati, l'olio solidifica, la benzina congela. Le catene previste per i cingolati non arrivano. I soldati feriti, più di 10.000, mancano totalmente di impianti di calore (le stufe si sono rotte col freddo), di vestiti e medicine. La situazione è disperata. Nell'estate dello stesso anno, i bisogni dell'esercito non fanno che crescere. Le epidemie si diffondono ovunque. E' l'epoca in cui certe ricerche mediche ordinate da Himmler prendono un'ampiezza inquietante. Si tratta, ad esempio, di trovare rimedi e vaccini per combattere le epidemie di tifo, o di trovare cure contro le bruciature di fosforo, a seguito dei bombardamenti aerei inglesi e americani. Col pretesto della gravità della situazione nel paese e della carenza di medicine, i medici delle SS mettono in atto sperimentazioni sui detenuti dei campi di concentramento. Nel farlo, furono tentati da ciò che la storia, con l'ideologia razziale, offriva loro su un piatto d'argento: la possibilità di fare sperimentazioni mai tentate fino ad allora, usando direttamente corpi umani al posto di cavie, ratti, topi.

In questa crisi sempre più strutturale dello stato e dell'esercito tedesco, la Germania si scopre povera di intellettuali e ricercatori veramente competenti. La maggior parte di essi infatti è stata "epurata" dagli stessi nazional-socialisti, internata, sterminata se non è riuscita a scappare prima all'estero. Si sa che la maggior parte degli emigrati tedeschi durante il nazismo sono proprio intellettuali, ricercatori e scienziati, ebrei o comunisti che sono stati cacciati dai loro posti. I posti e le qualifiche piovono intorno alla cerchia stretta di Hitler col crescere delle necessità, ma in pochi sono realmente in grado di garantire competenza, essendo la competenza maggiore ricercata dal nazismo soprattutto quella "politica". Non è infatti un caso se la scienza e soprattutto la medicina tedesca in quel periodo si abbassa a puro "scientismo", facile preda di ciarlataneria. Lo stesso Hitler non aveva le competenze scientifiche necessarie a distinguere la scienza dalla ciarlataneria, tant'è che persino il suo medico di fiducia, Theodor Morell, rimane un personaggio molto ambiguo in questo senso.
Quando, all'inizio del regime, il professor Max Planck, premio Nobel per la Fisica, scrisse a Hitler per protestare contro l'espulsione degli insegnanti (ebrei), Hitler rispose:
"Non cambieremo la nostra politica nazionale per degli uomini di scienza! Se l'espulsione di scienziati ebrei ha come conseguenza la sparizione della scienza tedesca, ce la caveremo senza scienza per qualche anno".
Il problema della formazione di una generazione competente fu posto fin dall'inizio del nazismo a Hitler, ma la sua posizione rimase sempre chiusa al riguardo. Desiderava, anzi, chiudere anche tutte le Università. Nel 1939, ad alcuni giornalisti che gli facevano domande sulla questione universitaria, rispose:
"Purtroppo, abbiamo bisogno di loro. Se non fosse per questo, potremmo benissimo un giorno sterminarli o farne qualsiasi altra cosa!".
Hitler e tutti i suoi più vicini seguaci erano particolarmente ostili verso gli studenti perché li ritenevano facile fonte di bolscevismo e opposizione al regime. E' anche in quest'ottica che si devono interpretare le clamorose, immediate e crudeli condanne a morte di cui sarà vittima il gruppo della Rosa Bianca.

Mentre la guerra prosegue, anche i bombardamenti degli alleati sulle città tedesche si intensificano. La maggior parte delle industrie subisce duri colpi se non la totale distruzione. Hitler, sordo, non ne vuole sapere nulla e si rinchiude sempre più nei suoi sogni di dominio totale e scoperta di armi miracolose. Goering falsifica sempre più i suoi resoconti. Due dei suoi assistenti si suicidano. Le condizioni di lavoro diventano sempre più difficili e stancanti, dovendo passare la maggior parte del tempo a eseguire riparazioni per le distruzioni dai bombardamenti. Inoltre, la mobilitazione sistematica nell'esercito di classi generazionali sempre più giovani non lascia quasi più nessuna manovalanza competente nell'industria. E' così che arriva un decreto formale da parte di Hitler per razziare completamente il territorio polacco e fare man bassa di manovalanza straniera:
"Il solo modo di amministrare la Polonia consisterà nello sfruttare quel paese senza mezzi termini, prendendogli ogni risorsa alimentare, ogni materia prima, i macchinari, le installazioni industriali, ecc necessari all'economia bellica tedesca; nell'assicurarsi ogni categoria di lavoratori necessaria per la Germania; a ridurre l'insieme dell'economia polacca al minimo assolutamente necessario alla sopravvivenza della popolazione (...) I polacchi diventeranno gli schiavi del grande Reich tedesco".
Le condizioni del paese tuttavia stavano crollando. La manovalanza straniera non poteva, né voleva, dare all'industria tedesca l'apporto richiesto. I polacchi si arrangiavano per sabotare quanto più possibile il lavoro, complice anche la difficoltà linguistica.
D'altra parte, l'enorme macchina burocratica nazista, costruita negli anni su una struttura rigidamente gerarchizzata, spesso ostacola le richieste sempre più urgenti e impreviste del paese in guerra. Ci sono molti esempi riportati dalla storia di richieste di forniture mai arrivate a destinazione, perché impelagate tra uffici che si rimbalzano responsabilità e competenze come una pallina di ping-pong.
I dissidi interni tra i cosiddetti "baroni" del nazismo, sempre più acuti man mano che la situazione peggiorava, non aiutano affatto a districare i problemi che si accumulano.
Al culmine della catastrofe, quando Hitler ripone tutte le sue speranze nella produzione dei missili V2, furono direttamente coinvolti gli internati dei campi di concentramento per la loro costruzione. Fu un'idea di Himmler, per sfruttare manovalanza gratuita e insieme avere la garanzia assoluta che non sorgessero problemi di spionaggio. Il campo di concentramento di Dora-Mittelbau, ad esempio, fu espressamente costruito per la produzione di questi missili da parte degli internati. Per evitare i bombardamenti, i missili venivano costruiti in gallerie sotterranee dove questi dovevano lavorare per settimane senza mai vedere la luce del sole.

Quando la Germania capitola, tutti i medici vengono arrestati insieme a ufficiali e alte cariche delle SS. Da lì a poco comincerà il processo di Norimberga, il più grande processo medico mai avvenuto nella storia, e che avrà ripercussioni etiche e morali mai sollevate prima.
Karl Brandt affermerà: "Questo cosiddetto processo da parte di un tribunale militare americano è l'espressione formale di un atto di vendetta politica. (...) Non deve stupire che questa nazione, che porterà per sempre nella storia dell'Umanità il segno di Caino, dopo Hiroshima e Nagasaki, tenti di nascondersi nella nebbia di superlativi morali. Il diritto non è mai esistito qui, ma solo la dittatura della forza".
Di fatto, i giudici e i medici americani si interrogarono sulla liceità dei loro giudizi. Su quale base giuridica o morale dovranno giudicare i medici nazisti, quando loro stessi eseguono sperimentazioni su alcuni dei loro detenuti (ma consapevoli e coscienti)? Walter B. Beals, primo giudice del tribunale superiore dell'Est di Washington, che sarà il presidente del tribunale americano di Norimberga, interviene nel dibattito:
"Ne va dell'onore degli Stati Uniti e del mondo libero di giudicare questi medici che hanno fatto subire alla medicina umana l'ingiuria la più grave. Non dobbiamo accontentarci di essere semplicemente vincitori per la superiorità delle nostre armi. Questa superiorità tecnologica sarebbe meschina se non si accompagnasse di una superiorità morale".
Interviene a sua volta anche Harold L. Sebring, giudice del tribunale superiore dello Stato della Florida:
"Questa guerra che abbiamo appena vinto non è una guerra classica. Questa guerra ha visto contrapposte le forze del male contro le forze del bene. Ora il male è stato vinto, schiacciato. Dobbiamo comunque, grazie a questo processo, rivelare al mondo intero quello che fu il nazismo. E' un imperativo morale al quale non abbiamo il diritto di sottrarci e che dobbiamo assumerci appieno".

E' soprattutto intorno alla figura di Karl Brandt che nascono conflitti ideologici e legali in questo processo. Molta dell'opinione comune non lo ritiene colpevole, perché, alla luce dei fatti, non ha avuto nessun nesso diretto con le sperimentazioni o esecuzioni effettuate durante il nazismo. Ma Beals rimase irremovibile e alla fine, dopo una lunga preparazione con assistenti legali, si avvalse nel 1946 della famosa legge N.10 del Consiglio di Controllo alleato per la Germania per condannare a morte tutti gli imputati giudicati colpevoli, varata da poco. Questa legge prevede la possibilità di giudicare colpevole non solo un individuo direttamente coinvolto in crimini contro l'umanità, ma anche coloro che, seppure non direttamente coinvolti, fanno parte di un'organizzazione criminale.
In particolare, l'articolo II emana che:

"1. Ciascuno dei seguenti atti è riconosciuto come crimine:
a) Crimini contro la pace. (...).
b) Crimini di guerra. (...).
c) Crimini contro l'umanità. (...).
d) Appartenenza a un gruppo criminale o ad un'organizzazione dichiarata criminale da parte del Tribunale internazionale militare.
2. Qualsiasi persona, senza distinzione quanto alla cittadinanza o alle funzioni da essa esercitate, è considerata aver commesso il crimine definito al paragrafo 1 di questo articolo, nel caso sia (a) l'autore principale o (b) un complice nella perpetrazione di uno di tali reati o ha ordinato o aiutato nell'esecuzione di tali crimini, oppure (c) vi ha volontariamente partecipato, oppure (d) ha preso parte ad un progetto o impresa che comprendeva la commissione di tali crimini, oppure (e) era membro di un'organizzazione o gruppo legato alla commissione dei suddetti crimini, oppure ancora (f), con riferimento al paragrafo 1 (a) di questo articolo, se aveva una posizione politica, civile o militare di rilievo (compreso i membri del comando supremo) in Germania o in uno dei suoi paesi alleati, co-belligeranti o satelliti o deteneva una posizione di vertice nella vita finanziaria, industriale o economica di uno dei suddetti paesi".

(tratto da: http://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Legge-n-10-del-Consiglio-di-Controllo-alleato-per-la-Germania-Punizione-dei-responsabili-di-crimini-di-guerra-crimini-contro/172)

Non entrerò nel merito di tutte le questioni legali emerse durante il processo ai prigionieri nazisti e che costituiscono la seconda metà del primo volume dell'opera, perché esulano troppo da questo forum, ma ve ne volevo comunque dare un assaggio.
Questa materia è enorme. Attraverso la testimonianza della Arendt nel processo a Eichmann, e poi con la vicenda del processo di Deborah Lipstadt ("La verità negata"), è chiaro che abbiamo altri due esempi di come nella questione nazista le questioni legali siano importantissime e complicatissime. Esse si mescolano a questioni morali, etiche e filosofiche di primaria importanza sulle quali vale comunque la pena di soffermarsi perché l'interrogarsi su di esse è il primo passo verso l'attuazione di una riflessione consapevole e matura sulla guerra, sulle scelte individuali, e quindi anche su questioni legate alla "resistenza", sia essa "di gruppo" o individuale.

Ora procederò nella lettura degli altri 3 volumi. Sicuramente ve ne riparlerò perché sono testimonianze importanti. Credo che i prossimi volumi descrivano più nel dettaglio le pratiche mediche effettuate nei vari campi di concentramento.

Eloise
www.letteratour.it
Go to Top of Page
Pagina: of 25 Previous Topic Discussione Next Topic  
PAG.PREC. | PAG.SUCC.
 Nuova discussione  Topic Locked
 Versione per stampa
Jump To:
Letteratour © Letteratour | ooo SPC group Go To Top Of Page
Snitz Forums 2000