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 Il nazional socialismo in Germania
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Pagina: of 25

ombra
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296 Posts

Posted - 27/02/2017 :  10:09:16  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Eccomi con la presentazione del libro:

Libro: La rosa bianca
Autore: Inge Scholl
SINTESI E PRESENTAZIONE: La Rosa Bianca, un gruppo di resistenza non violenta formatosi durante la dittatura di Hitler, è composta da ragazzi universitari di Monaco, uniti dal disgusto verso una guerra insensata, e pronti a rischiare la vita per la “Libertà”. La resistenza pacifica doveva attuarsi, secondo i loro piani, attraverso la distribuzione di volantini in luoghi pubblici, il cui contenuto avrebbe dovuto risvegliare la coscienza del popolo tedesco.
Il diciotto febbraio 1943 vengono scoperti ed arrestati due dei membri del gruppo: i fratelli Hans e Sophie Scholl; lui ventiquattrenne studente di medicina, lei ventunenne matricola di filosofia e biologia. Usciti di casa sulle dieci e mezzo, si dirigono con una valigia piena di volantini all'università, approfittando del clima reazionario palesatosi con il recente “sensazionale scontro fra gli studenti e il regime”, scatenato dalle parole pesanti e maschiliste di Gauleiter Giesler, massima autorità nazionalsocialista bavarese. Vengono colti sul fatto dal bidello Jakob Schmid, trascinati dal rettore,il comandante maggiore delle SS, il dottor Walter Wüst, ed infine arrestati dalla Gestapo e condotti, per gli interrogatori, agli uffici della polizia segreta, nel palazzo Wittelsbach. Sospettati di attività illegali ed etichettati come pericolosi sovversivi, sono obbligati, sottoi colpi dell'evidenza, a confessare, cercando però di tenere nascosta l'identità degl'altri complici. A Sophie viene offerta la possibilità di salvarsi dalla condanna, ammettendo di essere stata trascinata dalla forte personalità del fratello; ma la ragazza, di grande statura morale, non accetta di mentire, fedele alle sue convinzioni ed ideali. La mezzanotte dello stesso giorno dell'arresto viene condotto in prigione anche Willi Graf, insieme alla sorella Anneliese, che verrà presto rilasciata. Il giorno successivo è il turno di Christoph Probst, autore di una bozza di volantino trovata nella giacca di Hans. Il ventiquattro febbraio tocca ad Alex Schmorell: a lui appartiene una divisa militare, trovata dalla Gestapo, in casa Scholl, durante una perquisizione; a seguirlo, e per ultimo, è l'arresto del Professor Kurt Huber. Giudicati colpevoli di preparazione all'alto tradimento, vengono tutti giustiziati per mezzo della ghigliottina. Il libro è arricchito dal racconto di amici e di testimoni delle ultime ore dei fratelli Scholl. Il volume si conclude con un intervento di Thomas Mann alla trasmissione radiofonica della BBC di Londra nel 1943.

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Rosario
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Italy
418 Posts

Posted - 27/02/2017 :  16:52:54  Show Profile
quote:

Ecco una prima sintesi, elaborata su due gruppi di interventi: uno operativo sulle modalità per affrontare la discussione; l'altro sulle domande emerse nel corso della discussione (alcune integrate e inserite ex-novo da me in fase di rilettura)


Per ora, ho rielaborato l'elenco delle indicazioni operative riducendolo in tre soli punti, (oltre alla proposta):

Sintesi F1

Argomento
Il nazional socialismo in Germania

Specifiche e indicazioni

- Affrontare l'argomento con più letture individuali riunite in una conversazione di gruppo.
- Ciascuno sceglie il testo o i testi da leggere e portare in discussione confrontando con gli altri analogie, integrazioni e contraddizioni sui diversi aspetti (storico, letterario, artistico, filosofico, ecc…) dell'argomento in discussione.
- Durante la discussione ciascuno potrà integrare l'elenco dei testi di supporto alla discussione con altre letture, già fatte o fatte ex-novo, per proprio conto, a scopo approfondimento personale su particolari aspetti dell'argomento da discutere.

RF
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eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 02/03/2017 :  11:57:53  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Scusate il mio silenzio, purtroppo ho avuto un periodo pesante con malattie di tutti i bimbi in casa che mi hanno fatto perdere molto tempo sul lavoro in un periodo in cui ho molte consegne, ora da recuperare; cio' non significa che seppur con difficolta' non vi abbia letti, ma non ho avuto tempo per rielaborare pensieri e idee da scrivere!...
Appena ho tempo ripresento anch'io la mia lettura (ma puo' farlo anche un altro al posto mio, tanto il senso che ha per me ora e' lo stesso di allora, quindi vale sempre la mia presentazione iniziale). Non ho dimenticato di farvene anche un estremo riassunto, perché serve a rispondere alla domanda iniziale e per me fondamentale: c'è stata resistenza oppure no? e perché si o no?
Vorrei approfittare di questa mia parentesi per sollevare un'altra questione a margine di quanto detto per gli ebrei: perché gli ebrei, ci siamo chiesti? ma potremmo anche chiederci ugualmente: perché tutti i rom? dato che anche loro hanno subito lo stesso trattamento ma vengono ricordati meno, storicamente, forse perché meno "istituzionalizzazati" (in sintesi: hanno meno voce in capitolo sui libri di storia...).
A tal proposito mi sovviene di nuovo Bregovic e quindi ringrazio en passant anche Rosario per il bellissimo spunto che non conoscevo sul suo concerto a Parigi con una "Bella ciao" meravigliosamente reinterpretata e fatta propria: a riprova del fatto che l'arte popolare può dare voce a un unico sentimento, al di sopra delle varie appartenenze nazionali o culturali.

Eloise
www.letteratour.it
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 02/03/2017 :  15:43:06  Show Profile
quote:


Appena ho tempo ripresento anch'io la mia lettura (ma puo' farlo anche un altro al posto mio, tanto il senso che ha per me ora e' lo stesso di allora, quindi vale sempre la mia presentazione iniziale).



Il servizio espresso di copia-incolla ha il piacere di inserire le due presentazioni di Eloise.

1 - Titolo: Ces Allemands qui ont affronté Hitler (Quei tedeschi che hanno affrontato Hitler)
Autore: Gilbert Badia
Editore: Les éditions de l'atelier
Collana: Les éditions ouvrières
Edizione: Parigi, 2000
Traduzione: libera traduzione (scusate) mia
Profilo dell'autore: Gilbert Badia è uno studioso francese, storico germanista, professore emerito all'Università di Parigi VIII, che si è occupato in particolare del fenomeno tedesco dell'immigrazione in Francia durante la seconda guerra mondiale.
Di fronte al grande interrogativo che la storia ci lascia, tuttora, di come sia stato possibile per un intero popolo appoggiare la visione estremista di Hitler, mi è parso che questo libro abbia tentato di dare una risposta quanto più possibile obiettiva, articolata e documentata, dell'esistenza della resistenza tedesca al nazismo. E' un argomento che con mio grande sgomento ammetto di non conoscere e nemmeno ricordare di aver mai visto trattare comunemente; proprio per questo desidero conoscerne le forme, quali e quante sono state, perché questa terribile ferita storica non può essere né pienamente capita, e nemmeno ricucita, se non riusciamo tutti a sentirci coinvolti e partecipi di ciò che accadde all'epoca in Germania.
Dal mio punto di vista, non è umanamente possibile che non ci sia stata resistenza. Ma questo profondo, intenso sentimento che nutro dentro me ha bisogno di un confronto storico, documentato e imparziale, che mi rassicuri sulla sua fondatezza, e mi faccia capire perché questa resistenza è stata di scarsa efficacia. Credo che solo così, capendo i perché, possiamo arrivare a capire la storia e interpretare attentamente il presente.
Credo che sia anche per questo che in questa discussione, diversamente da quanto avrei mai fatto, non me la sono proprio sentita di leggere un romanzo. Ho bisogno di conoscere e capire i fatti storici, e solo un testo storico-giornalistico poteva farlo.
Scusate se mi sono dilungata.


2 - Autore: Thomas Mann
Titolo: Appels aux Allemands (Appello ai tedeschi)
Casa editrice: L'Herne
Collana: Confidences
Edizione: 1997, Parigi
Ho scelto questo testo perché di fronte al nazismo conosciamo molti intellettuali che hanno espresso il proprio giudizio e la propria condanna, ma Thomas Mann in particolare rappresenta fortissimamente l'intellettuale tedesco letterato. E' il punto di vista dell'uomo di lettere, dunque, che sono andata cercando, ma espresso però direttamente, senza artifici letterari, in questa raccolta di registrazioni radiofoniche indirizzate ai propri connazionali.

E ora la domanda iniziale che scaturisce dalla sintesi delle due presentazioni, la cui risposta è fondamentale per Eloise:


"c'è stata resistenza oppure no? e perché si o no?

Su questa prima domanda commenteremo, rapporteremo e discuteremo nel gruppo le nostre letture.

RF
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Margherita
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Posted - 03/03/2017 :  16:53:27  Show Profile


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Margherita
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Italy
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Posted - 03/03/2017 :  17:41:56  Show Profile
Io avevo scritto un bel riassunto su Sopravvivere di Bettelheim e improvvisamente cliccando su U mi è sparito tutto il testo. Domani quando mi sarò riavuta dalla delusione, proverò a riscriverlo.
Questo volume edito dalla SE edizione Milano 2005, è una raccolta di saggi che l'autore scrisse in epoche diverse e che secondo me è indispensabile per capire fuori da ogni emotività cosa hanno voluto essere i campi di concentramento e di sterminio nel periodo nel nazionalsocialismo. Bruno Bettelheim è stato psicologo e psicanalista, nonché pedagogista e sociologo. In tutti questi saggi ha dato un taglio psico- sociale alle sue esposizioni, Scrivendo nel 1941 un articolo intitolato "Comportamento individuale e di massa in situazioni estreme. B. nato nel 1903 a Vienna, morì suicida nel 1990 all'età di 86 anni in USA.
Nella primavera del 1938 subito dopo l'annessione dell'Austria, venne arrestato e poi deportato nel campo di Dachao. Aveva 25 anni. Fu liberato nel 1939 dalla Gestapo per un'amnistia in onore del compleanno di Hitler.
Comunque non me la sento più di riscrivere tutto.
Avrei però da aggiungere un volume che ho appena acquistato. di Annah Arendt La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme. Feltrinelli 2012 (Ristampa)
Hannah Arendt (1906 - 1975) filosofa tedesca allieva di Heidegger e Jaspers emigrò nel 1933 dalla Germania a causa delle persecuzioni razziali, viene inviata a Gerusalemme dal "New Yorker" per assistere al dibattimento in aula sul processo Eichmann.
Dalla IV di copertina:
Hannah Arendt assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il giornale sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro al caso Eichmann. Ne nasce un libro scomodo: pone le domande che non avremmo mai voluto porci, dà risposte che non hanno la rassicurante certezza di un facile manicheismo. Il male che Eichmann incarna appare alla Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. I macellai di questo secolo non hanno la "grandezza" dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano."
Ecco, ora non mi resta che leggere il libro, che andrà in coppia con quello della Sereny, In quelle Tenebre, interviste a Stangl.
Quando avrò finito di leggere e prendere appunti penso che posterò qui una mia opinione e un resoconto.
Per Bettelheim a domani, spero.

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Margherita
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Italy
96 Posts

Posted - 05/03/2017 :  18:02:00  Show Profile
Tornando a Bettlheim, nel saggio I CAMPI DI CONCENTRAMENTO NAZISTI, così di esprime B.:
"Lo scopo dei campi di concentramento era essenzialmente terroristico; doveva servire attraverso l'angoscia in tal modo suscitata, a consentire allo stato di controllare tutto quello che i cittadini facevano e pensavano."
L'esistenza dei campi di concentramento veniva costantemente pubblicizzato mentre al contrario i campi di sterminio venivano, senza riuscirci, tenuti segreti. L'orrore dei campi di concentramento fu un mezzo efficace e capace di modificare il comportamento dell'individuo e con esso gli atteggiamenti di tutta la personalità

Alcuni dati di fatto sui campi di concentramento nazisti.
Fino al 1933 nonché non era mai stato fatto uso deliberatamente da parte di uno Stato, di campi di concentramento come strumento di intimidazione dei cittadini, tranne che nella Russia staliniana.
Il governo nazionalsocialista della Germania, fu dunque il primo governo occidentale a utilizzarli come strumento per imporre e detenere il potere. Sotto il profilo legale la creazione dei ampi di concentramento si basò sulla Costituzione tedesca che all'art. 48 paragrafo 2, dava al Presidente ampi poteri speciali. Tali poteri furono usati nel 1033 da Paul Hinderburg per promulgare una legge che consentisse la detenzione preventiva per salvaguardare la sicurezza dello Stato.
Non appena il partito nazista fu saldamente installato al potere, i campi di concentramento divennero utili per rinchiudere non solo gli oppositori di sinistra, ma nel 1934 servirono per imprigionare quelli dell'ala radicale del partito tra cui i seguaci di Ernst Roehm.
Poi fu la volta dei pacifisti, degli obiettori di coscienza, quelli che erano contrari alla guerra. I campi servirono anche per imprigionare quelli che avevano inquinato la razza ariana, con rapporti sessuali con ebrei. Vennero mandati nei campi anche gli omosessuali considerati attentatori alla purezza della razza.
Fino al 1938 la maggioranza dei prigionieri dei campi era costituita dagli oppositori politici al nazismo. Ma dal 1939 in poi le cose cambiarono e la popolazione dei campi di concentramento aumentò regolarmente a un ritmo sempre più veloce. A partire dal 1940 i prigionieri giudicati incurabili o pazzi venivano uccisi. Nel 1939 si inizio a decimare e a deportare decine di migliaia di ebrei. Il passo definitivo si ebbe con l'istituzione dei campi di sterminio, il primo esperimento con le camere a gas si ebbe nel campo di Auschwitz, vicino a Cracovia. Lo sterminio giunse al culmine nel luglio del 1942, cessò infine nel settembre del 1044, dietro ordini provenienti da Berlino, nella speranza di ottenere così condizioni di pace più favorevoli.

E' così come ci testimonia Bettelheim, abbiamo una conferma a quanto più volte scritto da Fallada in Ognuno muore solo. Tutti i cittadini sono terrorizzati e nessuno di loro vuole prendersi la responsabilità di leggere le cartoline. Per un si o per un no si finiva nei campi.
Qui con quello che ci dice Bettelheim abbiamo una conferma personale di come stavano le cose in Germania.
Per quanto finora detto da tutti noi questa non è una novità, ma una conferma in più va molto bene.
Avrei ora da sintetizzare un saggio che B. iniziò a scrivere nel 1940, ormai libero e in America, si tratta di COMPORTAMENTO INDIVIDUALE E DI MASSA IN SITUAZIONI ESTREME, che l'autore riuscì a far pubblicare solo nel 1943. Terminato nel 1942, per più di un anno l'articolo venne respinto da tutte le riviste di psichiatria e psicanalisi alle quali l'autore si era rivolto perché riteneva di sua competenza. Il motivo che diedero varie riviste fu che: 1. L'articolo non era stato scritto come diario durante la detenzione;
2. non poteva essere ripetuto per verificarne la verità scientifica.
Uscì finalmente nell'ottobre del 1943 sul Journal of Abnormal and Social Psichology e nell'agosto del 1944 su Polites.
L'entità della disinformazione sui campi di concentramento ancora alla fine della guerra si può dedurre dal fatto che in quell'anno il generale Eisenhower rese obbligatoria la lettura di questo articolo per tutti i funzionari del governo militare degli Stati Uniti.
Scopo di questo scritto è quello di analizzare l'influsso psicologico che i campi esercitarono direttamente sui detenuti e indirettamente sulla popolazione sottoposta alla dittatura nazista.

Se a qualcuno di voi interessa potrò successivamente postarne un riassunto.


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Rosella
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Posted - 06/03/2017 :  11:29:27  Show Profile
Bravissima, Margherita, perfetta esposizione! Quanto hai riportato è proprio ciò che sono andata cercando FUORI dal Mein Kampf, per rispondere proprio alla tua domanda "perchè gli Ebrei?"
Perchè a un certo punto i deportati iniziarono ad essere tanti, e bisognava trovare mezzi più veloci ed efficaci (?) per arrivare alla "soluzione finale" cioè al predominio assoluto della razza ariana su slavi, neri, mediterranei e soprattutto ebrei.

Hai spiegato benissimo la differenza tra campi di concentramento e campi di sterminio.
I campi di concentramento, per prigionieri politici o di guerra, furono realizzati da quasi tutte le nazioni coinvolte nel conflitto: negli Stati Uniti per i Giapponesi (anche quelli di cittadinaza Americana) nella Gran Bretagna per gli Italiani, in Francia dal governo di Vichy per gli oppositori politici, in Cina dai Giapponesi conquistatori per i Cinesi conquistati.

Proprio questa diffusione consentì a Hitler di non far trapelare all' estero cosa accadeva nei campi di STERMINIO.

Della "soluzione finale" parlerò in un altro post


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 06/03/2017 :  15:56:29  Show Profile
La mia lettura di: "Le lettere dei condannati a morte della resistenza Europea" risponde da se alla domanda fondamentale posta da Eloise: "c'è stata resistenza oppure no? e perché si o no?".

Inserisco l'elenco dei gruppi di resistenza:
Gruppi di resistenza:
- Schulze-Boysen/Harnack (Rote-Kappelle) – (riferimento dei Fratelli Scholl)
- Saefkow-Jacob-Bastlein
- Uhrig
- 20 luglio (gruppo con direzione militare del fallito colpo di stato; cerchia Kreisau).

Visto che siamo Letteratour inserisco una curiosità presa dalla mia lettura del documento citato:

Lo scrittore Adam Kurkhoff, 55 anni, iscritto al gruppo (Schulze-Boysen/Harnack), pochi istanti prima di morire scrive un bigliettino con pochi versi:

Mio caro figlio, gioia grande e tardiva,
Dunque, ti lascio senza padre?
Tutt’un popolo, no, ancora troppo poco,
Tutto il genere umano sarà padre per te.

Dedicato alle donne.

Anche le donne hanno fatto la resistenza. Di quelle condannate a morte alcune, cioè nove, hanno scritto lettere ai propri cari; l'ultimo messaggio d'amore. Ne ho fatto un elenco con poche notizie e poche parole scritte prima di morire. Eccolo:
9 donne condannate a morte – (lettere-testamento alla famiglia)

1.Libertas Schulze-Boysen - (29 anni; scrittrice e attrice; moglie di Harro – impiccati il 22 dicembre 1942) - Scrive alla mamma: “mia cara, mia forte, mammina, unica mammina … racconta a tutti di me. La nostra morte deve essere un faro.”

2.Erika Von Brockdorf (Schulze-Boysen/Harnack) - (33 anni; ass. sociale; decapitata il 13 maggio 1943) - Scrive al marito Cay: “sono serena e molto tranquilla. Mi sento consolata perché comprendo che è necessario.”

3. Cato Bontjes Van Beek - (22 anni; ceramista; impiccata il 5 agosto 1943) – gruppo Schulze-Boysen/Harnack insieme a due dirigenti comunisti lavora alla preparazione e diffusione di fogli clandestini – nel carcere di Alexanderplatz scrive due lettere a Rainer, (un ragazzo quindicenne, incarcerato con il padre Walter che sarà poi giustiziato): “amo infinitamente la vita e gli uomini e perciò me ne vado senza astio… Continua a vivere, caro Rainer, cerca il bello nell’arte e in ogni essere umano e impara a pensare col cuore.” E alla “carissima mammina” scrive: “…Eravamo tutti giovanissimi, una giovane diciannovenne al settimo mese di gravidanza, il marito di 21 anni, uno studente di 19, io appena 22, l’altra ragazza di 26 e il suo amico, un professore di filologia all’Università di Amburgo, di 40, e Heinz di 27 anni. Le ultime parole di qualcuno furono magnifiche, eravamo profondamente commossi. … Credo e spero ancora e sino all’ultimo e sento il tuo amore e l’amore di tutti i miei cari, e ciò mi dà forza.”

4. Hilde Coppi - (Schulze-Boysen/Harnack) - (34 anni; segretaria); – Condannata a morte nel 1943, viene lasciata in vita finché serve per l’allattamento del figlio, impiccata a Berlino il 5 agosto 1943 con altri dieci patrioti fra cui Cato Bonties van Beek e altre quattro donne) – Scrive nell’ultima lettera alla famiglia del marito: “Siate coraggiosi, su con la testae, per quanto vi sarà possibile, siate felici con il nostro piccolo Hans, nato da un grande, immenso amore. Anche ora continuiamo ad amarci tanto e questo amore lo tramandiamo a voi.” E alla mammina scrive: “Mammina mia, mia unica, buona madre e mio piccolo Hanschen, tutto il mio amore è costantemente con voi, sii forte, così come voglio esserlo io.”

5. Johanna Kirchner - (45 anni; attivista corrispondente - giustiziata il 9 giugno 1944) – Scrive alle figlie: “Lo so, sono e resterò sempre la vostra mammina; e vivrò sempre nel vostro ricordo. Vorrei che mi poteste vedere nella mia ultima ora, come sono fiera e senza esitazioni e come porti vivo in me solo il vostro ricordo e l’amore per voi e il vostro amore per me e l’augurio affettuoso: siate felici e coraggiose, s’apre per voi un avvenire migliore, il mio amore e la mia benedizione vi accompagnino sempre, addio.”

6. Kaete Niederkirchner - (34 anni; sarta; attivista comunista; fucilata 27/28 novembre 1944) – Scrive un diario degli ultimi giorni ai compagni: “Oggi voglio dire addio ai miei cari. … Al mio caro buon padre, dovete dire che non gli ho fatto disonore. Non ho tradito nessuno. Il mio pensiero è sempre con lui. Avrei tanto voluto parlargli ancora una volta. Alla mia buona mamma, alla mia sorella Mia, ai miei fratelli, a tutti vadano i miei ultimi saluti. Mia, proprio negli ultimi anni ci eravamo intese così bene. Non dimenticate la vostra Katia.” … Se potessi esprimere un desiderio, vi pregherei di cantare - Cantami una canzone che debbo partire - ”

7. Gertrud Lutz Schlotterbeck - (34 anni; ragioniera diplomata; giustiziata il 30 novembre 1944 a Dachau, con padre, madre, cognata e cinque amici). (Friedrich Schlotterbeck, fratello superstite autore di “Sangue e libertà in Germania” – memorie di un operaio tedesco – Einaudi, Torino 1949) – Scrive agli amici Alma e Otto: “Vi prego dunque, se dovesse succedere il peggio, occupatevi voi della bambina, siate per lei padre e madre, educatela per farne una brava persona. Ma un giorno, quando avrà raggiunto l’età della ragione, non dimenticate mai di raccontare alla nostra bambina la vita e la morte dei suoi genitori. … Oggi la piccola mi procura un dolore tremendo. Sarebbe forse meglio che non mi fosse stata regalata mai. Che il mio cuore sia pieno di amarezza, forse lo comprenderete, forse no. Che possiate stare bene.”

8. Elli Voigt - Saefkow-Jacob-Bastlein - (32 anni; operaia; decapitata l’8 dicembre 1944) – Scrive al compagno: “Continua a essere ciò che sei stato fino a ora, un uomo diritto e onesto. Sperando nella vita migliore per voi. Siamo forti! Credi nei miei più cari auguri per te e per i bimbi. Ultimi saluti e baci - la tua Elli”

9. Gertrud Seele – (27 anni; infermiera, ass. sociale; giustiziata il 12 gennaio 1945) - Non tollerando le persecuzioni razziali, nasconde in casa alcuni ebrei. Scrive alla figlia: “Ho da chiederti due cose mia piccina: tu devi diventare una donna donna buona e coraggiosa e dare soddisfazioni ai nonni. Tuo padre è […], nato a Lipsia il 5 marzo 1907. I dettagli li conoscerai dai nonni. …”


Prima donna giustiziata dai nazisti:

Lieselotte Hermann (comunista; decapitata il 28 giugno 1938)

... in ritardo mi sono ricordato che tra qualche giorno è l'8 marzo... forse sarà una "coincidenza astrale" ad avermi ispirato ad evidenziare questo taglio al femminile del mio rapporto sulle "Lettere dei condannati a morte della resistenza in Germania". (Personalmente, la distinzione maschile-femminile, è stata fatta solo per dare spazio a ulteriori approfondimenti di "genere" per la caratterizzazione di una eventuale ovvero accertata "resistenza non violenta" alla dittatura.)

Un pensiero "solidale" a tutte...le altre metà del mondo.




RF
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Rosario
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Italy
418 Posts

Posted - 08/03/2017 :  13:59:26  Show Profile
Tra nelle mie peregrinazioni di ricerca intorno all'argomento "storico" di questa discussione, sono incappato per caso in Paul Ricoeur ovvero in un suo testo che mi è piaciuto molto: "La memoria, la storia, l'oblio". Da una delle note orientative, ho tratto la suddivisione in tre fasi di una qualsiasi "ricostruzione storica" che, personalmente, ho trovato molto utile per dare ordine e senso alla ricerca; la condivido in questa discussione per ogni eventuale utilizzo.

Ricoeur definisce tre fasi per la ricostruzione di un evento storico.

Fase documentaria:
quella che si svolge dalla dichiarazione dei testimoni oculari alla costituzione degli archivi e che si dà quale programma epistemologico quello di accertamento della prova documentaria.

Fase esplicativa/comprensiva:
quella che concerne i molti usi del connettore "poiché" in risposta alla domanda perché?: perché le cose si sono svolte così e non altrimenti? Il duplice titolo, spiegazione/comprensione, dice abbastanza bene il rifiuto dell'opposizione tra spiegazione e comprensione, che troppo spesso ha impedito di cogliere in tutta la sua ampiezza e in tutta la sua complessità il trattamento del "poiché" storico.

Fase rappresentativa:
la messa in forma letteraria o scritturale del discorso portato a conoscenza dei lettori di storia. Se la principale posta in gioco epistemologica si gioca nella fase spiegazione/comprensione, essa non vi si esaurisce, nella misura in cui l'intenzione storica si dichiara in tutta la sua pienezza nella fase scritturale, e cioè rappresentare il passato tal quale si è prodotto - quale che sia il senso assegnato a questo "tal quale".
In questa terza fase, tornano in forza sul proscenio le principali aporie della memoria, quella della rappresentazione di una cosa assente accaduta in precedenza e quella di una pratica votata al richiamo attivo del passato, che la storia innalza al rango di una ricostruzione.

RF
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Rosario
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Italy
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Posted - 08/03/2017 :  14:22:12  Show Profile
Ancora un'ulteriore citazione d'ordine: si tratta dei primi tre principi non negoziabili sulla società e sulla politica di San Tommaso d'Aquino. Personalmente li trovo utili per gli approfondimenti di carattere sociale e politico che ogni tanto si rendono necessari in questa discussione. Condivido i titoli dei tre capitoli (a mo' di indice):

Principi non negoziabili sulla società e sulla politica (San Tommaso d’Aquino)

1- E’ necessario che gli uomini, vivendo in societa’, siano governati diligentemente da qualcuno.
2 - È più utile che una moltitudine di uomini viventi in società sia governata da uno solo piuttosto che da molti.
3 - Come il dominio di uno solo è il migliore quando è giusto, così quando è ingiusto, costituisce il dominio peggiore; e questo si dimostra con molte ragioni e argomenti.

RF
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eloise
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603 Posts

Posted - 09/03/2017 :  17:33:13  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Ciao a tutti.
Nel mentre che riorganizzo le mie letture e idee, posto alcuni commenti a caldo dopo avervi letto.
Avete scritto tutti cose molto interessanti, che mi hanno suscitato emozioni e pensieri. Perché, inutile negarlo, a questo argomento non ci si può accostare come a qualunque altro tema su questo forum, seppure tutti belli e coinvolgenti.

Ringrazio Margherita per averci parlato dei due testi di Bettlheim e, sì, ti prego, se puoi dirci qualcosa di più riguardo al "Comportamento individuale di massa in situazioni estreme" te ne sarei grata.
Ringrazio anche Rosario per l'elenco delle sue testimonianze, tanto commoventi nella loro semplicità e brevità, ma dietro quelle poche frasi e pochi tratti biografici si riesce così facilmente a immaginare una intera vita!
Infine trovo perfettamente su misura la distinzione che condividi con noi ad opera di Ricoeur: sembra proprio lo scheletro della nostra discussione, che seppur libera e ondivaga, si muove proprio tra ricerca documentaria, ricerca esplicativa, fase rappresentativa.
A prestissimo.

Eloise
www.letteratour.it
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eloise
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603 Posts

Posted - 10/03/2017 :  12:03:31  Show Profile  Visit eloise's Homepage
La resistenza tedesca al nazismo.
Dal libro "Ces allemands qui ont affronté Hitler" di Gilbert Badia.

1. GEORG ELSER: UN EROE SCONOSCIUTO
Tutti conoscono, più o meno, l'attentato a hitler del 20 luglio 1944 ad opera degli ufficiali nazional-socialisti, che per motivi di vario tipo non è andato in porto. Eppure il primissimo attentato al Furher data del novembre 1939, all'inizio della seconda Guerra Mondiale, ed è stato opera di un solo cittadino.
Georg Elser è nato nel Wurtemberg e crescendo diventa operaio qualificato e abilissimo falegname. Da sempre interessato alle condizioni operaie, si interessa alle attività dei sindacati e partecipa ai movimenti operai, senza mai però diventare membro del Partito comunista. Nel 1938 decide di organizzare, assolutamente da solo e senza mai condividere niente con nessuno, un attentato contro Hitler. Perché?
Alla polizia che lo interrogò successivamente, Elser raccontò che da quando il nazional-socialismo era arrivato al potere, la condizione operaia era peggiorata: salari più bassi, tasse più alte, impossibilità di cambiare lavoro liberamente e obbligo per i loro figli di appartenere ai gruppi hitleriani. Quando apparve evidente che nel 1938 la Germania stava andando dritto verso una guerra, la situazione gli parve insostenibile: qualcuno doveva fermare il regime. L'unico modo in cui ciò gli parve fattibile, era quello di organizzare un attentato direttamente alle "teste": Hitler, Goering e Goebbels.
Cominciò quindi a pensare a come muoversi. Si ricordò che ogni anno, l'8 e il 9 novembre, Hitler si recava a Monaco, nella birreria del Burgerbraukeller, per commemorare il suo tentativo di colpo di Stato del 1923 ("Putsch della birreria"). Egli verifica sul luogo la possibilità di portare in atto l'attentato e individua la possibilità di costruire una bomba da inserire nella colonna dietro la tribuna, dentro la birreria. Quindi mette da parte i soldi per mesi, si licenzia, trova lavoro in una cava di pietra. Raccoglie esplosivi e polvere da sparo. Costruisce un apparecchio a orologeria. Quindi mette insieme le sue doti di falegname, le nozioni raccolte sugli esplosivi, una buona dose di ingegneria meccanica, e costruisce da solo per mesi una scatola dalle precisissime misure (che entri nella colonna del locale) contenente un timer meccanico, con doppia parete insonorizzata.
Quando tutto è pronto, prende l'abitudine di cenare ogni sera al Burgerbraukeller e prima della chiusura si nasconde nel ripostiglio, per poter, di notte, lavorare alla colonna, allargandovi un buco interno dove poter inserire la sua scatola e rimettendo tutto a posto per la mattina seguente. Questo per tre mesi.
Nella notte dal 5 al 6 novembre 1938, installa la macchina nella colonna e regola il timer per la serata del 9 novembre, dove Hitler era atteso per un discorso che di solito non terminava prima delle 22.
Eppure, questo piano perfetto in ogni dettaglio non andò in porto. Infatti, quell'anno per la prima volta la Germania era in guerra. Fu previsto che il discorso del Fuhrer sarebbe terminato prima. Fu così che Hitler lasciò la birreria alle 21:07. L'esplosione avvenne 13 minuti dopo, esattamente all'ora prevista da Elser, ma fece 8 morti e una 60ina di feriti mancando l'obiettivo.
La Gestapo, incapace di credere che tutto abbia avuto origine nella testa di un uomo solo, senza aiuto di nessuno e appartenente a nessun gruppo politico o sociale, pensò a un attentato per opera dell'Inghilterra. Internarono Elser come "prigioniero speciale di Hitler" che poteva servire durante la guerra come mezzo di ricatto o altro, e arrestarono anche tutta la sua famiglia, che pure non era a conoscenza di nulla. Il 9 aprile 1945, quando fu evidente che la guerra era persa e non serviva più a nulla tenere in vita i prigionieri, fu soppresso assieme ad altri resistenti a Dachau.
Tutti per anni credettero alla versione per cui Elser era al servizio dei servizi segreti britannici, e Elser fu visto in generale come un traditore. Solo a partire dal 1969-1970, quando un ricercatore tedesco ritrovò e pubblicò il testo del processo e degli interrogatori di Elser, venne alla luce la realtà dei fatti e Elser fu considerato non più un traditore della patria ma un resistente al nazismo a tutti gli effetti.

La sua storia, oltre ad avere un valore particolare, è anche una dimostrazione emblematica di come, in generale, i singoli resistenti individuali abbiano avuto in Germania uno "status" molto diverso rispetto ai resistenti negli altri paesi: sono stati infatti quasi sempre considerati come degli individui contro la patria, come pericolosi rivoluzionari o traditori, che agivano contro le armate tedesche. Quest'elemento mi sembra importante quando si considerano e si confrontano le resistenze, anche individuali, presenti in Germania rispetto agli altri stati.



Eloise
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eloise
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Posted - 10/03/2017 :  16:26:13  Show Profile  Visit eloise's Homepage
La resistenza tedesca al nazismo.
Dal libro "Ces allemands qui ont affronté Hitler" di Gilbert Badia.

2. LA RESISTENZA OPERAIA
Negli ambienti operai la lotta contro l'ideologia nazional-socialista comincia molto presto. Fin dal 1930, quando il partito nazionalsocialista (NSDAP) entra in forza nell'arena politica, si evidenzia una opposizione che nei mesi cresce sempre più. Nel 1932 la Germania sembra essere preda di una vera e propria guerra civile: ogni domenica si registrano lotte e colluttazioni tra comunisti e formazioni naziste paramilitari, che finiscono con decine di morti e feriti.
Se si analizzano i dati delle frequenti elezioni avvenute in Germania agli inizi degli anni 30, si vede bene che l'elettorato tedesco rimane largamente affezionato ai partiti di sinistra durante gli anni dell'ascesa del NSDAP. Il grosso problema però è la divisione che c'è tra i due partiti principali di sinistra, che messi insieme avrebbero avuto la maggioranza dei voti, ma non si accordarono mai tra loro.
La divisione tra SPD (partito socialdemocratico) e KPD (partito comunista) risale a molto lontano. Nel 1919 più d'un conflitto sanguinoso avvenne tra i due partiti. Nel marzo di quell'anno, un migliaio di operai che scioperavano sono stati uccisi dalle truppe militari rette dal socialdemocratico in carica all'epoca (Gustav Noske).
Durante l'ascesa del nazismo, l'SPD prese a temere il nazionalsocialismo alla stregua dei comunisti, vedendole come due "forze fraterne", e rifiutò di scioperare a fianco del KPD quando Hindenburg nominò Hitler cancelliere. Hitler cominciò una fortissima campagna contro il bolscevismo e il pericolo di una "rivoluzione comunista" che incontrò la generale approvazione di tutte le forse politiche dell'epoca, SPD compreso. In realtà l'SPD continuò a rifiutare tutte le proposte di azione comune che le delegazioni comuniste gli sottoposero, nutrendo l'intima convinzione che avrebbe potuto continuare ad esistere durante il regime nazista e diffondere le proprie posizioni, senza pensare che lo scopo dei nazionalsocialisti era invece, semplicemente, quello di annientare ogni forza nemica.
Agli inizi di febbraio del 1933, Hitler promette "misure terroristiche contro il marxismo" e ottiene da Hindenburg l'interdizione di "qualsiasi genere di assemblamento di natura a turbare l'ordine pubblico", la possibilità di censurare la stampa e di arrestare qualunque tipo di oppositore, sospendendo, di fatto, tutta una serie di diritti civili previsti dalla Costituzione. E' poi in questo clima di guerra interna che ha luogo l'incendio del Reichstag nella notte tra il 27 e il 28 febbraio 1933. L'arresto di van der Lubbe, giovane disoccupato olandese ed ex militante nella Gioventù comunista olandese, è il motivo scatenante che permette a Hitler di ottenere l'indomani, da parte di Hindenburg, l'abrogazione della libertà delle persone, dell'inviolabilità del domicilio e il diritto di proprietà, oltre alla facoltà di punire, anche con la morte, ogni "atto di tradimento verso il popolo tedesco, la diffusione di voci e false notizie, la redazione, fabbricazione, diffusione o anche la semplice detenzione di scritti facenti appello allo sciopero in una fabbrica di importanza vitale". Di fatto, Hitler si garantì così una giustificazione a posteriori per tutti gli arresti effettuati la sera prima e, successivamente, tutte le migliaia di arrestati, internati e spesso condannati a morte fino al 1945.
Il 23 marzo il Rechstag appena eletto dona pieni poteri a Hitler, con una votazione che richiedeva almeno i 2/3 a favore. Ovviamente, già il 13 marzo il governo aveva deciso di annullare gli 81 mandati regolarmente detenuti da deputati comunisti, la maggior parte dei quali erano già stati arrestati o ridotti a vivere in clandestinità.
Negli anni successivi, seppur ridotto a clandestinità e in numero sempre minore a causa delle continue rappresaglie con arresti e condanne a morte, il partito comunista continuò a militare contro il regime, ma non aveva più la forza né lo spazio per sovvertire la realtà delle cose.

Quello che si evince da questo rapidissimo scorcio di storia è soprattutto l'incapacità da parte delle forze d'opposizione di allearsi e far fronte comune contro la forza del nazismo. Nessuno all'epoca ha avuto la capacità di comprendere la vera natura del nazionalsocialismo, capace di attrarre e agglomerare attorno a sé varie forze sociali e politiche, sbandierando nazionalismo, spirito popolare e lotta al comunismo al solo scopo di sbaragliare tutti e avere pieni poteri e indiscusso dominio.



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Margherita
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Posted - 10/03/2017 :  17:45:22  Show Profile
Eloise, grazie per il tuo intervento storico, a proposito di suddivisioni, anche qui in Italia nel 1921, l'allora P.S.I. si divise e si creò l'allora P.C.I. (Partito comunista italiano). Le suddivisioni indeboliscono, e chissà come mai avvengono sempre quando le società sono in crisi e poi spunta L'UOMO FORTE.
@Rosario sei un vulcano, ogni tuo è mirato a portarci sempre un passo più in là.
@ Eloisa: N.B. il libro di Bettelheim da me citato è uno solo e il suo titolo è Sopravvivere. Questo libro contiene vari saggi, sull'argomento dei campi, e sulle nefandezze del nazionalsocialismo. C'è anche un capitolo su Eichmann ed è qui che viene citata Hanna Arendt, nel suo saggio "La banalità del male" che ora sto leggendo. L'altro saggio che tu citi, l'ho semplicemente riassunto cercando di evidenziare quelli che secondo me sono i punti più salienti. Non potendo fare un copia e incolla dal mio file Word, dovrò riscriverlo qui sopra.
Quando avrò finito la lettura del libro della Arendt vedrò se varrà la pena di farvene un riassunto. Praticamente il libro verte sul processo fatto nel 1961, dagli Israeliani ad Eichmann. Dentro però c'è anche un giudizio molto forte su Eichmann.
Leggerò anche il libro scritto da Hoss, comandante ad Aushwitz, che scrisse prima di essere condannato e impiccato dai polacchi.
La mia idea è un po' quella di capire cosa avevano in testa anche gli esecutori dei piani di Hitler, pare che comunque fossero delle persone abbastanza grigie, poco scolarizzate e tutto sommato molto ignoranti.
Boh! Io davanti a ciò resto sconcertata, nel senso che non provo nessuna empatia. Ciao a tutti e perché no un caloroso sincero abbraccio.

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