Il Calamaio Bianco

Tra le righe dell'Albania

Intervista allo scrittore Tom Kuka

mar 132021

Tom Kuka, alias Enkel Demi, autore de L'Ora del male (Besa Muci, 2021), è uno scrittore decisamente interessante, che ama esprimersi in maniera diretta e chiara. Il suo stile, carico di armonia e buona musicalità, dona al libro un'autenticità senza pari e consegna al lettore un testo avvincente e pregno di profondi significati. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui, lasciandoci con l'impegno di ritrovarci per un più lungo e proficuo confronto. Buona lettura 

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Perché decidi di scrivere L'Ora del male?

Sono due le cose mi hanno ispirato. Il personaggio che perde la vita all'inizio del libro è una grande figura storica. Una vecchia canzone albanese, un canto di morte, mi ha in qualche modo spinto ad approfondire lo studio di questo protagonista storico. La canzone di Çelo Mezani: così si intitola uno dei canti più celebri in Albania ed è un componimento nato durante il periodo del risveglio nazionale albanese. La cantica esprime il dolore e il lamento della madre di Çelo, un noto rivoluzionario albanese Cham del villaggio di Arptisa, la moderna Perdika. Çelo Mezani ha vissuto durante la fine del XIX secolo ed è stato un kaçak, uno dei combattenti che hanno lottato contro il potere ottomano. Insieme ad altri, ha partecipato alla rivolta albanese anti Tanizmat nel 1847. Non è ancora chiaro cosa gli sia successo, ma si pensa che gli ottomani siano riusciti a ucciderlo grazie all'aiuto di un traditore. Una canzone lunghissima quella di Çelo Mezani, in cui la donna chiede notizie del figlio e le risposte arrivano crude e aspre, trasmettendo un grande senso di angoscia e di malessere. L'Ora del male non vuole essere solo l'Ora del malessere e dei problemi legati alle negatività della vita,  ma anche un riferimento a quelle condizioni di turbamento che sono particolarmente radicate nel profondo della nostra mentalità. 

Il tuo stile è lineare e asciutto. É una scelta fatta per la stesura de L'Ora del male, oppure è la tua forma di scrittura?

Io scrivo sempre in maniera asciutta e lineare. La mia scrittura è libera da superflui ornamenti. Sono affascinato da miti, da vecchie storie, dai racconti dei nonni, da tutta quella fetta di cultura popolare che da sempre mi appartiene. Ho espressamente deciso di narrare il sapere dei miei avi, decidendo di essere un albanese vero, di quelli senza scrupoli. Quando riporto nei miei testi il racconto delle narrazioni popolari, lo faccio oltrepassando spesso il confine tra la vita e la morte. Amo esplorare questi mondi così lontani e misteriosi attraverso la mia scrittura; mi piace arrivare e addentrarmi nell'universo della morte, ed è da lì che voglio cominciare. Queste sono le mie radici.

Affermi di voler essere un albanese senza scrupoli: cosa significa esattamente?

Io voglio essere un albanese che non ha bisogno di raccontare una storia non sua. Ho compreso una cosa importante: per essere liberi, è fondamentale essere se stessi. Faccio l'esempio del grande Andrea Camilleri, uno scrittore che ha sempre narrato della realtà siciliana senza compromessi. Io ho deciso di scrivere per quello che sono e per come so farlo, non per piacere ai lettori italiani, che spero possano apprezzare la mia scelta e la mia genuinità. Sono più che convinto che un italiano abbia necessità di leggere il libro di uno scrittore albanese, che esprima realmente il suo modo di essere, per capire la bellezza e la meraviglia del posto e del popolo. Io voglio essere come i miei nonni e i miei parenti. Solo in questo modo posso essere realmente compreso dalla platea dei lettori italiani. 

                                                                                                                                                                               U Calamaru

 

 

 

L'Ora del male

mar 042021

"Un colpo secco squarciò il silenzio, che si frantumò ai suoi piedi come schegge di vetro, quasi avesse nevicato. Çelo Mezani sbarrò gli occhi, simili a bottoni neri, che gli stavano uscendo davvero dalle orbite. L’uomo che gli stava davanti gli entrò dritto in testa attraverso quelle due fessure. La fustanella era bianca come la brina di quel limpido mattino, le opinga avevano in cima due pompon rossi come il sangue che gli aveva scaldato il petto, le calze bianche sparivano all’interno del gonnellino che gli ricopriva le ginocchia. Sulla camicia dalle ampie maniche indossava uno xhamadan nero carbone, come i capelli della figlia che lasciava a casa senza un marito. Tra le maniche larghe dello xhamadan, alcuni fili d’oro strisciavano come serpenti. Il cinturone scuro, arricchito da fili argentati, si raccoglieva intorno alla vita di quello spilungone. Dall’interno del cinturone faceva capolino soltanto l’impugnatura di una rivoltella, sulla quale vi era incisa la testa di un toro. L’altra arma la teneva nella mano destra che, indebolita dallo sparo, penzolava in basso, mentre il sudore grondava a terra, aprendo piccoli solchi nella polvere. Era un bell’uomo, con un paio di grossi baffi che riposavano sulle guance non rasate da giorni, ricoperte da spine grigie. I lunghi capelli, simili a sterpi, gli ricadevano sulle spalle. Da tempo si erano ingrigiti. Sulle labbra carnose vi era un naso dal dorso sporgente."undefined

L'epoca che fa da sfondo a questo L'Ora del male di Tom Kuka, (Besa Muci 2021) non ha tempo. Sembra essere quasi sospesa, in un periodo senza inizio e senza fine. Armi e vendetta sono le caratteristiche dominanti del periodo storico e Sali Kamati, nobile e ricco ereditiero, si vede costretto a redimere il sangue del fratello ucciso per difendere la propria onorabilità e quella della sua famiglia. Dirja, sua moglie, sente che molto presto, terribili fatti funesti si abbatteranno sulla sua famiglia. "Gli uccelli del malaugurio, appollaiati sul platano del giardino, proiettano un’ombra oscura sul protagonista che si prepara a morire non prima di aver messo in ordine i suoi affari".

Le cose, in verità, non andranno proprio così. Il fato si evolverà in maniera completamente differente: l’arrivo di Tusha, la “merla di
montagna”, porterà scompiglio, ossessione, vergogna e maldicenza che si diffonderanno come la più terribile delle pandemie. 

L'atmosfera che avvolge il romanzo di Kuka è pura magia. I personaggi, tutti ben disegnati, devono fare i conti non solo con l'oggettività degli avvenimenti, ma anche con quella che è la loro parte più intima e i propri demoni interiori. 

Bella la penna dell'autore, che nella sua elegante linearità, consegna al lettore un libro pregno di significato, di grandi spunti di riflessione e di ottima leggibilità.

"Un’epopea eroica che unisce toni cupi e delicate sfumature liriche restituendo al lettore un affresco dell’animo umano nelle sue pieghe più insondabili e nascoste".

                                                                                                                                                                   U Calamaru

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