Il Blog di Davide Morelli

Pensieri di un pontederese (Sozzifanti mon amour)

"DYLAN THOMAS. ESSERE UN POETA E VIVERE DI ASTUZIA E BIRRA” DI PAUL FERRIS [MATTIOLI 1885]

lug 042022

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Quest’opera è una biografia del grande poeta Dylan Thomas, che nacque nel 1914 nel Galles e morì in America nel 1953. L’ultimo capitolo del libro sembra far chiarezza in modo definitivo sulle cause della morte del poeta gallese. L’ipotesi più accreditata è che non fu il delirium tremens scaturito dai 18 whisky ingurgitati a causarne il decesso, ma un’eccessiva dose di morfina somministrata dal medico. Il biografo cerca innanzitutto di distinguere gli episodi realmente accaduti da tutta una serie di leggende, aneddoti e dicerie riguardo all’eccentrico Dylan Thomas. D’altronde accade spesso nel caso di grandi poeti, che hanno fama postuma e imperitura. Se poi aggiungiamo che Thomas non è solo ricordato per le sue poesie immortali, ma anche per il fatto che il cantautore Robert Zimmerman ha utilizzato il nome d’arte Bob Dylan per rendergli omaggio, si capisce perché le leggende siano fiorite ad iosa. Nel libro non viene presa in esame la poetica di Thomas. Nessun cenno alle liriche visionarie, agli schemi metrici, alle analogie che gli procurarono la gloria. Nessuna analisi accurata sulla poesia che cercava di “penetrare la chiara nudità della luce”. Piuttosto possiamo leggere alcuni inediti, tra cui le sue prime incerte liriche. Da questi scritti si può arguire che Thomas fu un poeta molto precoce. Inizialmente i pareri della critica letteraria riguardo alle sue poesie furono discordanti. Vengono anche riportate le testimonianze degli amici e i brani più significativi delle lettere scritte alla moglie. Da questa biografia scopriamo quindi alcuni lati della personalità del poeta. In fondo la sua poesia traeva linfa proprio dalla sua personalità. Un amico del poeta dichiarò che Thomas non faceva altro che costruire e riassemblare la sua personalità incessantemente. Infatti Dylan Thomas dichiarò: “Dentro di me albergano una bestia, un angelo e un pazzo, la mia indagine riguarda le loro opere, il mio problema è soggiogarli vittorioso, scaraventarli a terra e risollevarli, la mia fatica è la loro espressione”.

 

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Dylan Thomas morì a soli 39 anni. Ebbe una vita breve, ma intensa. Visse spesso di espedienti. Fu un clown per gli amici e un assiduo frequentatore di pub e di bordelli. Quando era in comitiva amava sempre essere al centro dell’attenzione. Fu un accanito fumatore e probabilmente soffrì di asma. Per alcuni fu solo un compagno di sbronze, uno che beveva come una spugna. Certamente amava la “compagna bottiglia”, ma il biografo non riesce a stabilire esattamente, dopo aver raccolto molte testimonianze in proposito, se fosse un forte bevitore o un vero alcolizzato. Fu un clown per molti amici. Essendo spesso squattrinato approfittò spesso di loro, chiedendo ospitalità e dormendo spesso sui loro divani. Fu un pessimo studente, nonostante suo padre fosse un insegnante della scuola in cui studiava. Fu cronista locale, ma venne licenziato. Per un periodo visse a Londra, frequentando pseudoartisti e pseudorivoluzionari. Fu sregolato e a tratti si ha la netta impressione che fosse indifferente a tutto (anche alla guerra), tranne che alla propria arte. Si sposò con Caitlin: una ragazza disinibita, piacente, infedele, amante del ballo, inquieta, litigiosa, spesso ubriaca. Alcune incomprensioni nacquero anche perché lei proveniva da una famiglia aristocratica e si disinteressava totalmente di ciò che dicevano vicini e conoscenti, mentre invece il grande poeta gallese - essendo di estrazione borghese - cercava di non dare adito ai pettegolezzi, pur vivendo anche lui di eccessi. Sua moglie odiava i piccoli paesi perché a suo dire nelle piccole comunità vigeva una mentalità ristretta e retrograda, mentre Thomas - pur essendo cosciente di ciò - riteneva che in un borgo poteva fare vita più sana e essere più concentrato per scrivere. Caitlin inoltre era un’aspirante artista e non voleva accontentarsi di essere solo e semplicemente la moglie del poeta. Un’estate andarono in vacanza all’isola d’Elba, ospitati dall’intellettuale Luigi Berti. Passarono anche qualche giorno nei pressi di Firenze, ma da ciò che Thomas scrisse nelle lettere si deduce che non si trovò affatto a suo agio. Molti intellettuali americani e italiani volevano incontrarlo e ciò lo infastidiva. Si guadagnò da vivere per alcuni anni scrivendo le sceneggiature di documentari per il cinema. Per un periodo lavorò anche alla BBC. Infine si recò in America in quanto il direttore del Poetry Center dell’associazione giovani ebrei di New York era disposto a pagarlo perché tenesse conferenze e readings. Questa opera è quindi una biografia rigorosa, accurata e per niente romanzata di uno dei più grandi poeti inglesi e del secolo scorso.

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