Il Blog di Davide Morelli

Pensieri di un pontederese (Sozzifanti mon amour)

Annotazione su un racconto di Maupassant...

nov 242024

 

 

 

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Nella letteratura italiana contemporanea ci sono i narratori, come Pavese, e i descrittori come Calvino. Ma Pavese non ha influito molto sugli scrittori contemporanei. Lo si cita a sproposito spesso per il suo gesto estremo, per qualche pagina del suo diario. I narratori veri non hanno lasciato eredi.

Mi sembra invece che abbiano influito molto Calvino e quella che lui stesso chiamava l'ossessione descrittiva. Mi sembra che in questo senso molti siano epigoni di Calvino. Un altro scrittore che ha influenzato molto gli scrittori (sto parlando di quelli bravi) di oggi è Gadda, con la sua prosa barocca. Anche Umberto Eco ha influenzato molto gli scrittori di oggi. Ma gli italiani sono un popolo di descrittori. Chi vuole scrivere un romanzo deve cercare di dimostrare le sue abilità verbali, descrivendo minuziosamente e noiosamente ambienti, luoghi, personaggi. Ma siamo sicuri che questa ricerca della descrizione della molteplicità fenomenica sia giusta? Se scrivere è ricercare quello che Mario Luzi definiva lo zenit della significazione, perché cercare di rappresentare solo ed esclusivamente cose e paesaggi e non esclusivamente l'accadere, il cuore umano, la vita, la morte? Rimbaud in “Una stagione all'inferno” scriveva: “Scrivevo silenzi, notti, annotavo l'inesprimibile. Fissavo vertigini". Ci siamo formati con “I promessi sposi”, ma il romanzo di Manzoni sarebbe poca cosa se fosse solo la descrizione di quel ramo del lago di Como delle prime pagine. Manzoni è genio immenso perché tratta da par suo la redenzione etica e religiosa di Renzo nella notte sull'Adda, la conversione dell'Innominato, il fatto stesso che l'idillio totale non esista come nelle ultime pagine. Manzoni affronta i temi esistenziali e metafisici, indaga nell'animo umano. Mi sembra invece che molti scrittori si siano fermati a quel ramo del lago di Como. Oggi hanno più senso certe descrizioni molto particolareggiate? Bastano una foto o un video con il telefonino per rappresentare cose e fattezze umane. Il significante degli scrittori è ben poca cosa rispetto alle nuove tecnologie. Di più: oggi se uno vuole scrivere un romanzo ambientato a Milano, può documentarsi facilmente su luoghi e ambienti e poi descriverli. Forse hanno senso solo romanzi ambientati in quartieri, che non si possono trovare su Wikipedia (io ad esempio sto alla Sozzifanti di Pontedera e non si trova niente nel web della zona in cui vivo). Oggi le descrizioni molto spesso non sono questione di bravura, talento, ma solo di documentazione e di diverse stesure. Cari scrittori, inseguite invece il fluire inarrestabile della vita. Siate più narratori, magari con uno stile più lineare e meno letterario. Calvino, Gadda, Eco non erano mai noiosi perché erano dei geni, ma diversi libri di scrittori contemporanei lo sono. Imparate piuttosto a narrare in modo scorrevole come Pavese, Bukowski, Carver, Maupassant, Capote, Tondelli, Cassola. In questi giorni leggevo un racconto breve di Maupassant, intitolato “La solitudine”. Ebbene in poche e semplici pagine quanta verità! Due amici discorrevano dell'impenetrabilità del pensiero altrui, del fatto che non sappiamo mai veramente cosa pensino gli altri, che vivere con gli altri è un immenso atto di fiducia reciproca (gli altri devono sperare che noi diciamo loro la verità e viceversa): la società intera è basata sulla fiducia e su un patto di verità. E Maupassant però citava il suo maestro Flaubert, che scriveva: “Nessuno capisce nessuno”. Poi un personaggio in questo breve racconto diceva che la vita intera è una disperata ricerca di rompere la solitudine. Quante verità in queste pagine scritte in modo lineare, ma che si caratterizzavano per una profondità d'animo e di pensiero davvero notevoli, rarissime. Non credo proprio che quel racconto di Maupassant si potesse scrivere oggi documentandosi su Google oppure chiedendo all'intelligenza artificiale perché c'era racchiuso un possibile significato dell'esistenza.

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