Il blog di Elio Ria

Spighe di poesia

La poesia è fumo

nov 112018

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La poesia è fumo:
come tali olfattivi orgasmi
può provocare, o puzze pituitarie.
Fumosa in essenza, può elevarsi
a nube purpurea, iridescente,
stagnare come nebbia pavese.
L’inconsistenza è nota, teorizzata:
e, dal tramonto rossastro al rutto
putrescente, non v’è che lo stolto che s’illuda
ispirato da potenza superna
(l’escursionista, sulla collina rinzeppata
di scorie nucleari, aspira l’aere
con voluttà). La nullità del poeta è eterna,
irredimibili, neppure drammatica; sopporta
i chiacchiericci delle gazze, i fastidiosi
cicalecci, i piccioni tubanti; la poesia
è infine, mi dici, scaldabagno
di pediluvianti illustri.

Tutto ciò è ampiamente dimostrabile.

(Fabio Pusterla, C.D.D.)

Il titolo C.D.D. di questa poesia di Pusterla significa Come dovevasi dimostrare, ovvero ciò che è ipotizzabile è allo stesso modo dimostrabile con assoluta verità. Il poeta abbatte e distrugge l'esercizio poetico di moda e di convenienza, assimilabile a un canone di poesia stantio e putrido. Fumo quindi, soltanto fumo per definire la poesia, sia quella del tramonto rossastro, ovvero del più volgare disgustoso ‘poetese’, sia quella più antiaccademica simile a un rutto putrescente.

Solo il dilettante (l’escursionista) può illudersi che la mitica ‘aura’ dell’opera d’arte non sia fumosa o puzzolente, e che il discorso poetico sia migliore dai chiacchiericci delle gazze.
La poesia è fumo che può elevarsi a nube oppure come nebbia. L’inconsistenza tra fumo e nebbia è teorizzata e assimilata. Rimane un dubbio: e se la poesia fosse aria rarefatta di alta montagna?

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