Il blog di Elio Ria

Spighe di poesia

Nel buio la luce

gen 142019

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Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
Il primo per vederti tutto il viso
Il secondo per vederti gli occhi
L’ultimo per vedere la tua bocca
E tutto il buio per ricordarmi queste cose
Mentre ti stringo fra le braccia.

(Jacques Prévert, Parigi di notte, Poesie d'amore, Parma, Guanda 1991)

L’amore di Prévert per la sua Parigi è resa in questa breve poesia nella bellezza della semplicità. Parigi è paragonata ad una donna seducente, resa ancor più affascinante dalla luce fioca dei fiammiferi. Nel buio della notte, l’umile fiamma dei fiammiferi riassume e illumina un mondo interiore ed esteriore. Prévert condensa il ricordo di un momento di felicità in quelle sottili fiamme, quasi a soddisfare un bisogno di memoria che non vuole un sussulto brusco di immagine del presente, bensì una lieve e indelebile traccia di vero amore. 

Gli ammalati

feb 052018

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Il dolore ci trasforma in un insetto vischioso,
in un sudicio spettacolo, in un grottesco odore.
Ci costringe a ricordare la morte
e ci accorgiamo allora
che la solitudine non è soltanto una parola,
che la mano sulla fronte ad addolcire il sonno
è una forma di pietà, non di tenerezza

(Horacio Salas, da Gli ammalati)

La malattia lentamente o rapidamente trasforma il corpo umano in un sudicio spettacolo perché la morte ha già preannunciato la sua visita. L’odore del corpo è inspiegabile e la solitudine è una parola del vocabolario della sofferenza che nessuno vorrebbe leggere.

Una mano sulla fronte è solo una forma di pietà, di indicibile impotenza, di rassegnazione alla finitudine. Dov’è la tenerezza? Nell’amore che ravviva la speranza e spegne per pochi attimi la malattia.

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