Il Blog di Rosario Frasca

Le opinioni di un Clown, ovvero: Il mito di Er

Le porte del Paradiso

ago 262024

Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

(Mt 11, 25-30)

Citazione: "Molti anni dopo, davanti al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía avrebbe ricordato quel pomeriggio remoto in cui suo padre l’aveva portato a conoscere il ghiaccio."
(incipit Cent'anni di solitudine G. G. Marquez)
Ci sono tre modi per educare:
- Con la paura
- Con l’ambizione
- Con l’amore
Noi rinunciamo ai primi due. (Rudolf Steiner)

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Questo è ciò che accade esattamente nel fare musica, a tutti i livelli:
- Mettere in relazione funzionale due o più elementi distinti per costruire o ricostruire una forma

 

L'approccio pedagogico

"Dopo di noi rimane la traccia del nostro cammino. Le tracce brillano e diventano stelle per le nuove generazioni." (Konstantin Iliev).

 


Quello che più mi ha intrigato nella lettura dei documenti e delle testimonianze su Konstantin Iliev, reperibili in rete e che da qualche tempo sto raccogliendo per conoscere l'uomo e l'artista, è stata una frase iconica, un lascito, il testamento culturale di un maestro d'arte che mi ha spinto a focalizzare la ricerca sulla valenza pedagogica del suo agire e del suo operare nelle rovine di un mondo sconvolto dalla guerra e in cerca di nuovi riferimenti sicuri, universali, eterni.
Come per magia, nell'ordinare gli appunti mi è capitato sotto gli occhi un libro che è stato il mio personale "rompighiaccio":

"Cent'anni di solitudine" di G.G. Marquez; il romanzo iconico di un autore latino-americano che per me è diventato il vademecum generazionale del "sessantotto"; in quegli anni in cui tutto il sistema sociale è stato scosso da spiriti di ribellione di una gioventù mortificata nei stereotipi "occidentali" del politicamente corretto. Nel rapportarlo alle vicende e all'opera di Konstantin Iliev ho potuto constatare che "tutto il mondo è paese".


Anche Konstantin, come me, come noi, ha dovuto rompere il ghiaccio generazionale e politico che bloccava gli spiriti liberi di una gioventù che si sentiva rifiutata, emarginata, inappagata, incompresa.
Cent'anni di solitudine di un uomo, cent'anni di insegnamenti, cent'anni d'amore per la musica, per i colleghi Maestri, Direttori, Orchestrali, Allievi assetati di musica e di novità proprio come lui.


Nell'ambito sconfinato e immanente dell'universo, cent'anni sono un attimo fuggente; quell'attimo che nelle limpide sere d'estate ci fa vedere le scie luminose di lontanissime stelle che tracciano a gran velocità la volta celeste; un cielo silenzioso, sereno, musicale che si estende armonioso sopra le nostre teste: un cielo che ci culla, ci custodisce, ci ama: quelle scie sono le tracce dei nostri desideri impossibili, dei nostri sogni irrealizzati, del nostro bisogno d'amore totale; stelle che che disegnano infinite tracce luminosissime che mai smetteranno d'illuminarci anche se non le vediamo, anche se non ce ne accorgiamo.
La frase di Konstantin Iliev meriterebbe d'essere affissa nel portale di tutte le scuole, accademie, conservatori, istituzioni musicali e artistiche:


"Dopo di noi rimane la traccia del nostro cammino. Le tracce brillano e diventano stelle per le nuove generazioni." (Konstantin Iliev).


Maestri, sacerdoti del politicamente corretto, ossequiosi operatori culturali, paladini del potere, fatevi da parte: lasciate alle nuove generazioni il compito di innovare questa umanità perduta, imprigionata nel reticolo dell'ipocrisia e del potere. Questo è il messaggio che io personalmente ho letto in quelle poche ma significative parole lasciate ai posteri dal Musicista, Compositore e Direttore d'Orchestra KONSTANTIN ILIEV.


Parlando del valore pedagogico, mi sono venute in mente le parole che Dante mette sul portale del suo Inferno; ma parafrasando ne ho ribaltato il senso, come se fosse la porta del Paradiso:


Per me si va ne la città celeste,
per me si va ne l'eterno amore,
per me si va tra l'amata gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi divina potestate,
la somma sapienza e 'l primo amore.
Dinanzi a me non fur cose create
se non eterne, e io eterna duro:
lasciate ogni tristezza, voi ch'entrate."

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L'Opera di Konstantin Iliev apre le porte del Paradiso.

 

ratio imitarum naturam

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