Il blog di Rosella Rapa

Tourismi letterari

P.F.S. - La Guerra dei Mondi

nov 112020

La Guerra dei Mondi

Autore Herbert George Wells (1866 1946)
Prima Pubblicazione 1898

Alle ore venti in punto del 30 ottobre 1938, dopo le prime note del programma musicale, irruppe la voce dell'annunciatore:

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«Signore e signori, vogliate scusarci per l'interruzione del nostro programma di musica da ballo, ma ci è appena pervenuto uno speciale bollettino ... diverse esplosioni di gas incandescente si sono succedute ad intervalli regolari sul pianeta Marte ... » …

Riprende la musica, presto interrotta da altri comunicati, via via più concitati e allarmanti. Poi l'intervista ad un astronomo. Lo studio di New York dà quindi lettura di un bollettino secondo cui un oggetto fiammeggiante di grandi dimensioni è precipitato (non troppo distante).
Il corrispondente si inserisce: «Il terreno è coperto di frammenti di un albero che l'oggetto ha investito toccando terra. Ciò che posso vedere dell' oggetto non assomiglia molto a un meteorite ... Sembra piuttosto un grosso cilindro... »
«Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbia mai assistito... Aspettate un momento! Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità... Qualcuno... o qualcosa. Nell'oscurità vedo scintillare due dischi luminosi... sono occhi? Potrebbe essere un volto. Potrebbe essere... [Urlo di terrore della folla] … »

«Signore e signori, devo riferirvi qualcosa di molto grave. Sembra incredibile, ma le osservazioni scientifiche e l'evidenza stessa dei fatti inducono a credere che gli strani esseri atterrati stanotte ... non siano che l'avanguardia di un'armata di invasione proveniente da Marte. La battaglia che ha avuto luogo stanotte si è conclusa con una delle più strabilianti disfatte subite da un esercito nei tempi moderni (...)»


Orson Welles venne a conoscenza solo il giorno dopo del putiferio che la sua interpretazione aveva scatenato:
«Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto ... che avevamo sottovalutato l'estensione della vena di follia della nostra America.»

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Il romanzo di Herbert George Wells, La Guerra dei Mondi fu sbalzato nel cuore del XX secolo da un suo quasi omonimo, Orson Welles, attore e regista, che (per scherzo) lesse alla radio americana alcune pagine del romanzo, fingendo che fossero vere: il panico dilagò per tutti gli U.S.A., e furono necessarie non una, ma più rettifiche, per convincere gli Americani che si trattava di una finzione. Per fortuna era solo una radio! Ve lo immaginate alla TV?

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Ma, in sostanza, di cosa parla “La guerra del Mondi”?

“Alla fine del XIX secolo sembrava impossibile che altri mondi osservassero la Terra…”

Bene, il XIX e il XX secolo sono ormai passati e trapassati, e non è arrivato nessuno; ma cosa voleva dirci H.G. Wells, nel suo romanzo più famoso e meno letto? Voleva informarci di un pericolo sempre presente. Nella realtà, lui non avrebbe mai visto i Marziani, ma avrebbe subito due guerre mondiali, che avrebbero messo a rischio l'intera razza umana: spesso credo che gli scrittori di Fantascienza posseggano un qualche dono della profezia. Ciò da cui aveva preso spunto, comunque, erano le azioni di conquista tipiche del colonialismo, che lui avversava, in difesa dei popoli autoctoni.

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Ho letto il libro dopo aver visto i films: non bisognerebbe farlo. Ma devo confessarvi una cosa: il libro, non i films, mi ha terrorizzata. Perché lo scrittore sa raccontare in modo da farci immedesimare nel protagonista, con la sua disperata ricerca ella moglie e della propria casa. Le risorse della Terra rimangono quelle della fine del XIX secolo: carrozze con cavalli, treni a vapore, fucili, carri armati trainati da cavalli ... Invece i Marziani hanno una tecnologia infinitamente superiore: e quando il protagonista, superata una serie di vicissitudini clamorose ed inquietanti al tempo stesso, riesce finalmente a vedere la fine, quasi tutta l’Inghilterra è andata distrutta. Memorabili, da citare secondo me nei libri di letteratura, le pagine che descrivono la fuga da Londra: ogni decenza, ogni sentimento umano, ogni ragione, viene distrutta da una sola idea: Salvezza. Fuga. Terrore.

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Posso essere sincera? Questo libro incute paura. Paura dell’ignoto, di ciò che potrebbe sconvolgere il nostro vivere quotidiano, annientare ogni nostra speranza. Sembra impossibile, parlando di un lavoro scritto più di centoventi anni fa, ma è così. PAURA. Da un nemico noto sappiamo cosa aspettarci; ma da un nemico ignoto? E non serve cercarlo su Marte, è qui sulla Terra: solo, ormai, ci abbiamo fatto l’abitudine. E ci conviveremo.

Non vi svelerò il finale: vi dirò solo che H.G. Wells metteva in guardia i suoi contemporanei dalla fede cieca nella scienza. Sostituiamo questa parola con “tecnologia”: e potremo capirlo.

I Film

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Da questo libro, che andrebbe letto per riflettere sulla precarietà della vita umana, sono stati tratti due film: uno è degli anni ‘50, un altro molto recente, con Tom Cruise. Vi invito a vederli entrambi. Il più vecchio rende meglio lo spirito del libro; ma non suscita abbastanza terrore. Il secondo, al contrario, rende perfettamente il panico generale successivo all’attacco, e la difficile fuga per la sopravvivenza, ma non ha alcun approfondimento psicologico. Inoltre sono stati realizzati una quantità incredibile di film che hanno come idea l'invasione della Terra da parte di extraterrestri sempre più lontani, sempre più potenti, sempre più malvagi. Impossibile vederli tutti, impossibile citarli tutti.

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A ben vedere, Wells è stato il padre di molti filoni di Fantascienza: l'Uomo Invisibile ha scatenato molti imitatori dotati del suo “superpotere” e di centinaia d'altri poteri, la Macchina del Tempo ha avuto altrettanti seguaci, la Guerra dei Mondi è diventata un classico... e ci sarebbero altri ancora da nominare, perchè Wells fu scrittore prolifico, in tanti argomenti diversi. Per ora lo salutiamo, ma... chissà.


Rosella Rapa

 

 

P.F.S. - Fahrenheit 451

ott 312020


Fahrenheit 451

Autore Ray Bradbury
Prima pubblicazione 1953

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Ray Bradbury occupa un posto speciale nella mia considerazione della Fantascienza, insieme con Fraçoise Truffaut, che riteneva Fahrenheit 451 il suo libro preferito, tanto da trarne un film dal titolo omonimo, nel 1966, pochi anni dopo la pubblicazione. Leggendo e vedendo la storia, molti anni dopo, non posso fare a meno di considerare insieme libro e film, come una coppia destinata ad una unione eterna ed imperitura. Ma di cosa parliamo?

Fahrenheit 451 (la tabella dice = 232,78 Celsius) è la ipotetica temperatura media a cui bruciano i libri. In un futuro non ben specificato, infatti, i vigili del fuoco, i pompieri, non sono più dedicati a spegnere gli incendi, poiché le città sono dotate di costruzioni ignifughe; il loro compito è diventato quello di appiccarli. Perversa simbologia: il fuoco, da sempre simbolo di distruzione, ma anche di catarsi, di purificazione, è diventato il mezzo con cui questi solerti dipendenti del governo distruggono ogni forma di letteratura, proprio con l’intento di purificare il mondo da false credenze. Un mondo tutt’altro che perfetto, afflitto da ogni sorta di psicosi collettiva e personale, di cui la più comune è la depressione.

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I mariti sono assenti, le mogli non lavorano, i figli sono considerati un peso. Le “brave mogli” si riuniscono per passare i pomeriggi insieme, davanti a mega schermi da parete.
Gli scrittori di fantascienza non cesseranno mai di stupirmi: in un’epoca in cui la TV era una scatola che trasmetteva in bianco e nero, Bradbury sembra aver avuto una chiara visione dei modernissimi schermi al plasma. Da queste TV ossessionanti giungono messaggi simili a quelli dei moderni telequiz o programmi “d’intrattenimento”: siamo tutti una grande famiglia, partecipa anche tu, vincerai, puoi essere una di noi. Finché la moglie-bambola non si rompe, cade in depressione, ingerisce una dose quasi fatale di pillole e viene salvata, come centinaia di altre ogni giorno.

Una agghiacciante non-vita.

Il protagonista, il pompiere Montague, compie un percorso diverso: giorno dopo giorno, incendio dopo incendio, comincia ad essere affascinato dai libri che brucia. Li nasconde, li legge, inizialmente con fatica, poi si fa prendere dalla loro malia, fino a concepire un piano distruttivo: nascondere libri in casa di ogni pompiere, per farli arrestare tutti. Senza incendiari, nessuno potrà più distruggere il sapere. Libro e film a questo punto divergono, presentandoci personaggi alternativi, e finali leggermente variati; ma su un punto concordano: l’unica salvezza per il pompiere traditore è l’esilio in una comunità di reietti, anche se, non per sua volontà, la salvezza costerà la morte di un innocente.

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Non potevo parlare di questo libro, e del film, senza entrare un poco nella trama. In effetti, qui la trama è solo un mezzo, un canovaccio, per poter inserire riflessioni, considerazioni, dubbi sul futuro, ed insieme disperati tentativi per non far dimenticare il passato. Il popolo che scorda, che dimentica o uccide il suo passato, è destinato comunque a perire.
Sembra di essere davanti a un pessimismo cosmico: in realtà siamo davanti ad una grande paura. Negli anni '50 e '60 era fortissimo il terrore di un conflitto nucleare che avrebbe spazzato via l'umanità intera. Dopo due terrificanti conflitti mondiali la cosiddetta “guerra fredda” teneva il mondo col fiato sospeso, perchè la possibilità che questa guerra diventasse “calda” era sempre molto vicina. L'invasione dei paese dell'Europa dell'Est da parte dell'Unione Sovietica, la difficoltosa creazione dello stato di Israele, le dittature estremiste che prendevano il posto di sovrani moderati ma troppo all'Europea, le battaglie per i diritti dei lavoratori: un continuo pulsare di situazioni “incandescenti”.

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E noi? Cosa possiamo dire oggi, mentre il mondo sta bruciando, e non solo per gli incendi delle foreste? Dopo 70 anni siamo già al punto di non ritorno, ipotizzato da Bradbury? Mi sfiora l'idea che basterebbe pochissimo. E il mio pensiero è questo: non possiamo fare altro che sperare nei giovani, far loro amare ed apprezzare gli scrittori, soprattutto i Grandi Classici, che non tramontano mai, e condensano storia, filosofia, modi di vita. Ma noi, adulti, cosa facciamo per non dimenticare, e non subire passivamente gli schermi al plasma ridondanti di sciocchezze?

Molte domande: Fahrenheit 451, resta, per me il più attuale, il più infido, il più sinistramente pericoloso di tutti i libri con una Fantascienza distopica. Perché non mette paura, insinua. Un dubbio latente, a cui rispondiamo quasi convinti: “No, non siamo così!!”. Invece, camminiamo sul filo del rasoio.

I Film


“Fahrenheit 451” è stato portato sullo schermo due volte, sempre col medesimo titolo, e con riuscite completamente diverse.


Fahrenheit 451 (1966)

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Come già accennato Fraçoise Truffaut rimane molto aderente al romanzo e allla filosofia dell'autore. L'ambientazione è molto anni '60, ma questo non ha importanza. Già nel libro sono assenti descrizioni delle città future, dei mezzi di locomozione; non ci sono astronavi che affollano i cieli, robot domestici, strane creature. Niente effetti speciali quindi, solo un'eccellente regia e ottimi attori: Oscar Werner (ormai dimenticato...) e Julie Christie in un doppio ruolo. Bravissimo anche Cyril Cusack, il Capitano dei Pompieri.

 

Fahrenheit 451 (2018)

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Si tratta di un film per la televisione, disponibile anche in DVD.
Per favore, NON guardatelo.
Abbiamo la solita perversa scopiazzatura di un titolo e di un protagonista, con una storia che fin dall'inizio sbanda su cose mai scritte, mai dette, stravolgendo un libro che punta tutto sui problemi dell'umanità per farne una specie di horror orribile. Registi e produttori che non sanno camminare sulle proprie gambe si affidano alla stampella del nome già noto, profanando la sua memoria.

 

Esiste poi una citazione filmografica, per una situazione del tutto diversa

Fahrenheit 9/11 (2004)
(la temperatura a cui la libertà brucia)


Inserisco qui il film-documentario del regista Michael Moore, perchè si ispira deliberatamente a Ray Bradbury mentre racconta i retroscena degli attentati dell' 11 Settembre 2001, in particolare la gestione dell'amministrazione Bush e la ritorsione contro l'Iraq, considerata una guerra inutile. Il documentario ebbe un buon successo di critica e di pubblico, tuttavia ci furono critiche furono critiche da parte di altri giornalisti e dello stesso Ray Bradbury. Il film rispecchia le idee politiche e sociali del suo autore, e va per quel che dà, indipendentemente dal titolo. Meritava una citazione.

 

P.F.S. - La Macchina del Tempo

ott 232020

La Macchina del Tempo

Autore Herbert George Wells
Prima pubblicazione 1895

Questo romanzo, profondamente filosofico, ed al contempo di facile lettura, può essere considerato il capolavoro di H.G. Wells.

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La trama è presto riassunta: con la sua straordinaria invenzione, il protagonista si spinge più di 800.000 anni avanti nel futuro, ansioso di trovare un’umanità incredibilmente più progredita della propria, superiore sotto ogni aspetto, sociale e tecnologico. Purtroppo per lui, gli si mostrerà una situazione ben diversa, suddivisa in due razze decadenti che ormai hanno ben poco di umano, figlie di una evoluzione/involuzione basata sui principi della peggiore disuguaglianza sociale. In un modo dove la Natura rigogliosa ha preso il sopravvento, gli eredi degli umani, ridotti ad uno stato praticamente animale, sono caduti in una aberrazione che Wells considera il punto più basso della dis-umanità: il cannibalismo. Tuttavia l’esploratore non si darà per vinto. Riesce a tornare nel suo tempo, ma infine deciderà di vivere nel futuro per aiutare la popolazione rimasta a ricreare la propria umanità.

Inizialmente Wells ci presenta quindi un universo distopico (forse prima ancora che venisse coniato il termine) tra i peggiori che si possano immaginare, perchè l'essenza stessa dell'Uomo (e della Donna) sono state annientate dalle azioni folli dei loro antenati; poi però ci da una consistente convinzione che, anche dalla voragine, si possa risalire e riconquistare una identità. Wells, infatti, pur paventando tragiche conseguenze se l'umanità non avesse fatto buon uso delle grandi scoperte scientifiche del XIX secolo, NON perse mai il suo ottimismo, e il desiderio di di usare tutte le sue forze per poter costruire un futuro migliore.

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Costruito tramite monologhi che si alternano, il romanzo è un vero capolavoro di arte narrativa, per chiunque ami i grandi classici, a dispetto della banalità moderna. La pagina puramente ed esclusivamente scientifica, in cui H.G.Wells descrive la sua teoria dell’universo, anzi della GEOMETRIA a quattro dimensioni, è straordinaria. Mancano le formule, ovviamente, ma i principi su cui è formulata sono assolutamente CORRETTI.
Sarà vent’anni dopo, nel 1915, che Albert Einstein proporrà la sua teoria della Relatività Generale (il fondamento della fisica moderna), che descriverà scientificamente le proprietà dello spazio-tempo a 4 dimensioni.

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Non voglio svelarvi oltre né trama, né finale. Per me H.G.Wells è uno degli scrittori di fantascienza più completi, in quanto sa spaziare in campi eterogenei: storia, filosofia, immaginazione. Del resto, era sia scienziato, sia narratore. Ritengo “La Macchina del Tempo” adatto soprattutto a un pubblico maturo, e abbastanza colto da comprenderne tutti gli intrinseci significati. Lo schema narrativo richiede capacità di lettura d’ampio raggio. Ciò non toglie che possa essere letto anche come uno “strano” libro di fantascienza: nessuno, ancor oggi, ha inventato una macchina del tempo.

 

I Film

“La Macchina del tempo” è stato portato sullo schermo almeno tre volte.


L’ uomo che visse nel Futuro (1960)

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Tratto dal romanzo di H.G.Wells, ne fornisce una interessante rivisitazione, mantenendo intatta una parte importantissima: il mondo degli Eloi e dei Moloch, depravazione assoluta del genere umano, giunto allo stadio finale in modo un po' diverso da quanto Wells aveva immaginato. Dal libro sono prese solo la parte iniziale e il primo viaggio: la trama è fedele, come pure la resa dell’impressionante scenario del futuro. Il protagonista, non a caso, si chiama George: il primo nome di Wells. Il percorso nel tempo è reso magistralmente, attraverso scene particolari e fermate intermedie, che noi, realmente nel futuro, collochiamo con precisione, ma che H.G.Wells aveva effettivamente immaginato. Ci mostra le due Guerre Mondiali, poi la guerra fredda diventa la terza guerra mondiale, infine tutto scivola nel futuro impossibile, fino al all’anno 800.000 e oltre. Tuttavia la fine è nettamente diversa, e ciò non rispetta l’idea originale di H.G.Wells. Inoltre, le sue profonde teorie filosofiche e sociali non trovano spazio nel film, realizzato in anni difficili; ma sono solo accennate. Interessante è la posticipazione del viaggio, dal 1895 al 31/12/1899: il cambio di secolo. Nel complesso, è sicuramente la miglior trasposizione cinematografica del romanzo.


L’uomo venuto dall’Impossibile (1979)

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Questo film, del 1979, ma uscito in Italia all’ inizio degli anni ’80, è una fantasiosa e piacevole reinterpretazione del romanzo. Protagonista n’è lo stesso Wells, che deve utilizzare la sua “macchina” per inseguire nientemeno che il famigerato Jack lo Squartatore, il quale ha trovato un metodo infallibile per sfuggire alla giustizia del suo tempo: usare l’ultima invenzione del famoso scienziato. Capitati entrambi nella New York del XX secolo, vivranno una serie di inseguimenti e avventure, in cui Wells è aiutato da una bellissima ragazza.
A differenza del film degli anni ’60, in questo viene dato ampio spazio a Wells per manifestare le sue convinzioni progressiste. Valide certamente negli anni ’80. Oggi … molto in dubbio, perlomeno alcune.
E’ curioso notare come i modi da gentiluomo Inglese d’altri tempi, rendano Wells piuttosto anomalo e spaesato, almeno all’inizio del film: ma la sua intelligenza e il suo genio d’inventore lo aiutano presto ad ambientarsi. Jack lo squartatore, invece, che qui è un medico (come a lungo si è ipotizzato) non solo si adatta facilmente, ma sostiene di trovarsi in un futuro assolutamente adatto a lui: la TV, con le sue scene violente, lo convince che l’umanità non è affatto progredita, anzi, continua ad uccidere con sempre maggiore determinazione.
Finale a sorpresa, quindi da NON rivelare assolutamente.

 

La macchina del Tempo (2002)

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Il film ha lo stesso titolo del libro, e si propone come un “remake” in chiave più moderna dell’ormai datato, ma sempre interessante, “L’ uomo che fisse nel Futuro”. In realtà è un disastro.
Si tratta di un film Fantasy - Horror, da lasciare agli amanti del genere, che nulla conoscono della profonda filosofia di George Herbert Wells. Non viene mantenuto praticamente nulla del libro, nemmeno l'inizio; in più vengono completamente stravolti i personaggi. Insomma, è tutt'altra cosa rispetto al romanzo.


Certe revisioni mi irritano: anziché stravolgere un libro dai contenuti netti e marcati, perchè non fare un film totalmente nuovo? Forse perchè il titolo attira.
Io preferisco calarmi un una vecchia Londra ormai scomparsa, e seguire le tracce dell'inventore un po' folle: ascoltando il suo racconto, senza piegarlo ai miei schemi mentali.

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P.F.S. - Le Meraviglie del 2000

lug 272020

Le Meraviglie del 2000


Autore Emilio Salgari
Stesura 1903
Prima Pubblicazione 1909

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Abbandoniamo per un poco le distopie, molto frequenti nella Fantascienza, per trovare qualcuno che ci dimostra fiducia nel futuro e riesce ad immaginare delle vere "Meraviglie", alcune delle quali si sono anche avverate. Altre sono un po' traballanti, altre ancora restano (im)perfette, ma la fantasia dello scrittore viaggia sfrenata, senza avere nulla da invidiare alle sue famosissime avventure tra i Corsari dei Sette Mari e oltre. Sì, sto parlando di lui, del re dei romanzi d'avventura italiani: del mio concittadino Emilio Salgari, capace di affascinare le menti di giovani e adulti per ormai quasi due secoli. Romanzi che 50-60 anni fa si ritenevano ormai destinati ai ragazzi (solo maschi) , ma i tempi sono nuovamente cambiati, ed ora tornano libri per tutti.

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In questo anomalo romanzo Salgari si cimenta con la Fantascienza, proiettandosi un secolo avanti: motivo per cui 20 anni fa il libro fu ristampato, e in edizioni lusso. In realtà l'inizio del secolo XX fu festeggiato forse ancor più del XXI (il nuovo millennio). Nel 1900 erano molte le aspettative di un futuro migliore, arrivando da un secolo di grandi invenzioni e scoperte scientifiche, tanto che se ne sognavano altre ancora più fenomenali. In più c'erano fermenti politici e sociali, i sogni di una civiltà più equa, più razionale, senza ignoranza diffusa. Tutto questo lo ritroviamo nel romanzo di Salgari, che non ci parla solo di grandi invenzioni, con la fantasia che gli è solita. Il genere umano è stato sgravato da ogni lavoro faticoso, e ciascuno può dedicarsi a ciò che preferisce. E' sparito il carbone, con i suoi fumi, le sue miniere, il suoi pericoli. Il mondo sembra perfetto, ma …

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Procediamo con ordine.
Nel 1903, il solito scienziato un po' pazzo trova un metodo per superare le barriere del tempo, ibernandosi e facendosi poi riportare in vita da un suo discendente. Lo accompagna, in questo viaggio un po' folle, un giovane amico milionario tormentato dallo “spleen” (esaurimento nervoso, depressione). Tutto va bene, e due esploratori del futuro iniziano il loro viaggio nel 2003, con un pro-pro-nipote dello scienziato.
Si parte a bordo di una nave volante : non un aerostato o un dirigibile (troppo pericoloso per l' infiammabilità dell' idrogeno) una sorta di piattaforma con ali battenti, mosse dall'elettricità. L'elettricità governa il mondo, silenziosa e pulita. Ha però un effetto strano: spinge le persone ad andare in fretta, sempre più in fretta … e come si adatteranno i nuovi-vecchi venuti? Non lo dirò.

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Non si possono enumerare tutte le fantasiose creazioni del grande Salgari. Piuttosto, possiamo entrare nel dibattito secondo cui lo scrittore non tenne conto di tutto il fermento scientifico che sorse tra il XIX e il XX secolo, con invenzioni che mettevano le basi per un futuro molto più realistico. E perchè mai avrebbe dovuto farlo, signori letterati? Che senso avrebbe la Fanta-Scienza, se si limitasse ad essere una copia sbiadita della realtà eventuale, entro cui far muovere personaggi stereotipati? La Fantasia deve poter correre a briglia sciolta, coi motori al massimo, sognando il mondo che si vorrebbe, ma non è, e non sarà mai. Un mondo in cui si proiettano speranze e delusioni, sogni romantici e “meraviglie” senza fine. Salgari, senza dubbio nazionalista, antimperialista, antirazzista, anticolonialista ci propone un futuro senza conflitti, badando a non dimenticare i popoli che non si sarebbero mai arresi a quella che noi oggi chiamiamo globalizzazione. E' vero, descrive gli Inuit con i preconcetti del suo tempo, tuttavia mentre gli eroi del romanzo visitano un loro villaggio, si odono delle grida strazianti, tanto che i due “antichi” vorrebbero subito correre ad aiutare il malcapitato gemente; il nipote però li ferma: è un rito di sepoltura, e non si deve intervenire, per non offendere la cultura locale.
Ebbene, Emilio Salgari lo afferma nel 1903.

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Torino stava rialzandosi dopo la depressione causata dalla perdita del titolo di Regia Capitale, a prezzo, purtroppo, di strade sempre più caotiche, ciminiere che vomitavano fuoco, locomotive sbuffanti e rumorose, prototipi di automobile esalanti benzina. Salgari sognava mari puliti e lussureggianti vegetazioni, animali allo stato brado e popolazioni ardimentose. Riesce a darci anche questi scorci, fra le “Meraviglie del 2000”. E' un bene, per lui, che non possa vedere come abbiamo ridotto il nostro pianeta.

 

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Pillole di Fantascienza - Huxley e Orwell

mag 122020

Huxley e Orwell

Quale distopia per noi?

Aldous Huxley (Godalming GB 1894 – Los Angeles USA 1963)
Un Mondo Nuovo” – 1932

George Orwell (Motihari India 1903 – Londra GB 1950)                               pseudonimo di Eric Arthur Blair
1984” – 1948


undefinedUn paragone tra le distopie immaginate da Orwell ed Huxley s'impone. Non sono certo la prima a tentarlo, ma non ho trovato, in Italiano, fonti attendibili. In Inglese c'è da leggere per dei mesi, ma alla fine ho preferito essere temeraria, usando solo poche notizie sulle loro vite.

Entrambi britannici, si conoscevano bene: Huxley fu insegnante di Orwell a Oxford, e nel 1949 scrisse una lettera a Orwell in cui commentava 1984. A mio parere le analogie finiscono qui. Famigliedi stampo diverso diverso, giovinezze diverse, viaggi diversi, pensiero diverso, pur se sempre improntato a temi rivoluzionari. E, per finire, distopie diverse.

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Orwell è abbastanza facile da interpretare: ci mostra gli eccessi di una guerra infinita, la terza guerra mondiale, e l'ascesa del totalitarismo più spietato per tenere il genere umano in un costante stato di terrore e povertà. Questo futuro non è del tutto inventato: Orwell partecipò alla guerra civile spagnola e alla seconda guerra mondiale; fu sempre informato delle malvagità perpetrate da Hitler e Stalin. Mettendo insieme “1984” e “La fattoria degli Animali” è evidente il suo attacco all'Unione Sovietica, che non solo impone un regime totalitario e violento, ma che inoltre tradisce i principi di uguaglianza, diritti e libertà che erano stati all'origine del Socialismo Europeo. C'è anche un altro pensiero dominante: quando le persone tradiscono la propria umanità, accettando di lasciar pensare qualcun altro al proprio posto, non sono più persone, ma burattini facilmente manovrabili.

Huxley è, almeno inizialmente, più sottile. Teniamo conto che nel 1932 la sua società gaudente, con embrioni in vitro psico-controllati, era per i lettori pura follia; questo pensiero poteva forse farli sentire più al riparo. Per noi, nel 2020, la manipolazione genetica è un dibattito alla moda. Supponendo che possa concretizzarsi, nelle mani del solito scienziato pazzo, la distopia “allegra” di Huxley diventa pericolosamente vicina. I condizionamenti descritti da Huxley avvengono sugli embrioni, prima ancora della nascita, questo implica una assoluta impossibilità di sottrarsi al regime. Il governo, o i governi mondiali sono pressocchè sconosciuti, non c'è modo di avversarli o criticarli, con l'uso massiccio della droga, tutti sono convinti di vivere nel migliore dei mondi possibilii. La critica, pesantissima, non risparmia nessuno, meno di tutti il Mondo Occidentale.

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In entrambi i libri abbiamo due protagonisti non perfettamente condizionati, il caso ha voluto che qualcosa non riuscisse bene durante il loro processo di formazione. Sono e si sentono diversi, alienati. In modi diversi riescono a dimenticare questa diversità, a sentirsi più a posto tra i loro simili (che in realtà simili non lo sono affatto). Il tracollo di questa finzione porterà alla tragedia totale, molto violenta in “1984”, soporifera in “Mondo Nuovo”, in ogni caso senza un briciolo di speranza.

Curiosamente, nei due testi, sono proposti dei gruppi di persone liberi da condizionamento, i prolet e i selvaggi. Ma il genere umano, lasciato alla sua natura primitiva, senza regole e senza governo, fa una ben misera riuscita. Se ricordano qualcosa del loro passato sono solo difetti e malvagità, procreazione senza criterio, chiusura verso le differenze. I due anti-eroi, che avevano sperato in una possibile rinascita attraverso i gruppi dei non-condizionati resteranno amaramente delusi.

 

 

Le due Distopie immaginate e descritte in questi capolavori non erano e non saranno le uniche, ma sono senz'altro le più Grandi, opera di autori molto profondi e capaci di analizzare il mondo a loro contemporaneo per tradurlo in lettere. Le Distopie successive si ispireranno a queste, ci saranno altri libri e moltissimi film, adeguati al proprio tempo.

Per i due iniziatori la filmografia è scarsa.
Di “1984” fu realizzato, per l'appunto nel 1984, un film che lo riporta molto molto fedelmente. Troppo fedelmente: è talmente angosciante che non si riesce ad arrivare alla fine. Invece di “Mondo Nuovo” fu realizzato un Film TV inglese, mai esportato. Ora ne è stato annunciato uno nuovo per l'anno in corso, ma il percorso è irto di difficoltà.

Questi libri devono essere LETTI, non ridotti a due ore di spettacolo. Io li trovo meravigliosi e al tempo stesso angoscianti. Perchè il mondo sta evolvendo verso entrambe le distopie. Può sembrare impossibile, ma sono già iniziate e proseguono la loro conquista del mondo. Insieme.

 

Orwell
Anche l'ultima possibilità di produrre letteratura, ossia la scrittura a mano, è stata abolita: poesie, canzoni e romanzi vengono realizzati automaticamente da complessi macchinari elettromeccanici detti versificatori, in base a schemi predefiniti; anche gli articoli di giornale che Winston “corregge” sono riscritti tramite un apparato, detto parlascrivi, in grado di produrre testo sotto dettatura... Tra le tante attività vietate rientra quella di tenere un diario, perché non sarebbe aggiornabile dal governo e quindi potenzialmente pericoloso per la “verità”...
Il trentanovenne Winston Smith è un impiegato del Partito Esterno ...(https://it.wikipedia.org/wiki/1984_(romanzo) )

Huxley
Bernardo Marx è un uomo uscito male dalla provetta. Si dice che avessero immesso dell’alcool troppo presto, durante la sua gestazione artificiale. Egli si sente diverso dagli altri, chiuso e involontariamente emarginato. Tuttavia, egli vorrebbe far parte di quel mondo che lo rifiuta ed essere amato dalle donne.
Il ragazzo, John, cresce in un mondo violento e brutale …
Bernardo riporta John e la madre al nuovo mondo …
(https://www.scuolafilosofica.com/79/il-nuovo-mondo-huxley-a)


Lettera di Addous Huxley a George Orwell

Wrightwood. California.
21 ottobre 1949

Caro Signor Orwell,
è stato molto gentile a chiedere ai suoi editori di inviarmi una copia del suo libro.
... i miei problemi di vista mi obbligano a razionare le letture, ho dovuto aspettare molto tempo prima di essere in grado di imbarcarmi su 1984.
Essendo d'accordo con tutti i critici che ne hanno scritto, non ho bisogno di dirle, ancora una volta, quanto questo libro sia buono e profondamente importante.
Posso invece parlare del tema che il libro affronta – l’ultima rivoluzione? ...
La filosofia della minoranza al potere in 1984 è un sadismo portato alla sua logica conclusione andando oltre il sesso e negandolo. Che nella realtà la politica dello stivale sulla faccia possa andare avanti indefinitamente sembra essere incerto. È mia convinzione che l’oligarchia al governo troverà modi sempre meno ardui e dispendiosi di governare e soddisfare la sua brama di potere, e questi modi assomiglieranno a quelli che ho descritto ne Il mondo nuovo. ...
In parte a causa del predominante materialismo, in parte a causa di una certa idea di rispettabilità, i filosofi del XIX secolo e gli uomini di scienza non erano inclini a investigare i fatti più strani della psicologia per conto degli uomini pratici, come i politici, i soldati e i poliziotti, per applicarli in campo governativo. Grazie alla volontaria ignoranza dei nostri padri, l'avvento dell'ultima rivoluzione è stato ritardato di cinque o sei generazioni. Un altro incidente fortunoso fu l'incapacità di Freud di ipnotizzare con successo e la sua conseguente critica dell'ipnotismo. Questo ha ritardato l'applicazione dell'ipnosi alla psichiatria di almeno quarant'anni. Ma ora la psicanalisi sta per essere combinata con l'ipnosi che è stata resa più facile e indefinitamente estensibile con l'uso dei barbiturici, che inducono uno stato ipnoide e suggestionabile anche nei soggetti più recalcitranti.
Credo che entro la prossima generazione i padroni del mondo scopriranno che il condizionamento infantile e la narco-ipnosi sono più efficienti come strumenti di governo rispetto a club e prigioni e che la loro brama di potere potrà essere completamente soddisfatta suggestionando le persone ad amare la loro schiavitù, invece di fustigarle e ridurle all'obbedienza. In altre parole sento che l'incubo di 1984 sarà destinato a evolvere nell'incubo di un mondo che somiglia a quello che ho immaginato ne Il mondo nuovo. Il cambiamento sarà portato avanti come il risultato di un bisogno di maggiore efficienza. Nel frattempo ovviamente ci potrà essere una guerra atomica e biologica su larga scala – nel qual caso avremo incubi di altro e scarsamente immaginabile tipo.
La ringrazio ancora per il suo libro.

Sinceramente suo,
Aldous Huxley.

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