Il blog di Rosella Rapa

Tourismi letterari

Storia del Fantasy - Il Tramonto di un'era

ago 112019

Il tramonto di un'era: Don Chisciotte

Dopo il favoloso poema di Ludovico Ariosto, dopo 500 anni di fantastica tradizione, la letteratura Italiana e Francese subiscono una battuta d'arresto. I governi cambiano, le piccole Signorie vengono sostituite da Regni e Imperi con sovrani dal potere assoluto, si impone un nuovo paese: la Spagna. Dopo la scoperta dell'America (1492) e la battaglia di Lepanto contro i Turchi (1571) , la Spagna si avviava a diventare la nazione più potente d'Europa, e tale sarebbe rimasta per tutto il XVII secolo. Parallelamente, l'invenzione della polvere da sparo e delle conseguenti armi da fuoco (XV secolo) cambiano completamente il modo di combattere in campo, segnando la fine della Cavalleria Antica dalle imponenti armature. Per contro, la diffusione della stampa (dal 1455) consente ai piacevoli libri su dame, cavalieri e magie, di arrivare facilmente ovunque.

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Ed ecco che un vero cavaliere spagnolo, Miguel Cervantes, disgustato dalla differenza tra il mondo reale e quello fittizio, scrive nel 1605 il suo famosissimo Don Chisciotte, le cui avventure, con il fedele scudiero Sancho Panza, sono universalmente note. La battaglia contro i mulini a vento è diventata un modo di dire.
Di fantasia Cervantes ne impiega a profusione, ma di fantastico non c'è nulla, solo le visioni del vecchio Hidalgo (cavaliere) Don Chisciotte, smascherate dalla furbizia contadina di Sancho, a cui peraltro il suo signore non crede. Questa ambiguità crea situazioni comiche fino all'inverosimile, ma il bersaglio di tanta comicità non il vecchio signore ormai folle, bensì la sua fantasia malata, popolata da principesse in pericolo, armi fatate, incantatori, nemici malvagi. Il Don vede tutto al contrario: così una robusta contadinotta diventa il suo amore irraggiungibile, una bacinella da barbiere un elmo magico, i mulini dei giganti.

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Il romanzo doveva fermarsi qui, ma Cervantes fu “costretto” a scrivere un sequel dopo 10 anni perchè un approfittatore ne aveva pubblicato uno suo.
La differenza si vede: Sancho diventa più smaliziato, e asseconda le follie del padrone, il più delle volte per tirarlo fuori dai guai, in altri casi per continuare quella vita errabonda che comincia a piacergli. Ma Cervantes non ha più tanta voglia di ridere: la comicità si trasforma in satira, e nel mirino non ci sono più solo i cavalieri immaginari dei secoli passati, ma anche i suoi contemporanei. Don Chisciotte diventa un personaggio conosciuto, e molti si divertono ad ingannarlo, finchè, dopo una avventura in cui viene gravemente ferito, lo trasportano a casa, dove rinsavisce. Troppo tardi, la morte arriva, ma prima l'Hidalgo si fa promettere da parenti e amici di bruciare tutti i “romanzi cavallereschi” in suo e loro possesso, perchè insani e pericolosi.

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Con questo falò catartico Don Chisciotte muore, e con lui muore tutto il passato, tutto il grandioso Fantasy d'Autore. Il sacro prenderà il posto del magico, la quotidianità quello dell'immaginario, l'uomo comune quello dell'eroe.
Sarà l'inghilterra a raccogliere la fiaccola della letteratura, e la terrà saldamente in pugno, fino a tutto il XIX secolo. E poi... chissà!

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