Storia del Fantasy - L'Araba Fenice
set 202019L'Araba Fenice : J.R.R. Tolkien
Mentre L’Europa, e L’Italia, erano occupate a ripararsi da bombe d’ogni genere, nella prima metà del XX secolo, un professore di Anglosassone, John Ronald Reuel Tolkien, (1892 - 1973),cominciava ad abbozzare, tra una trincea e l’altra, il suo Sogno Fantastico: creare una Mitologia Inglese, per gli Inglesi. Non andava bene Beowulf, troppo Norreno, e nemmeno Arthur, troppo Celtico di origine, e troppo contaminato poi. No, doveva essere qualcosa di nuovo, e unico.
firma di J.R.R. Tolkien
Negli anni ‘50, insieme ad alcuni amici, tra cui C. S. Lewis, autore de “Le cronache di Narnia”, formò un gruppo di scrittori appassionati di “letteratura Fantastica"; il risultato fu la pubblicazione del tre volumi che costituiscono, il suo libro più famoso.
Il Signore degli Anelli, almeno qui in Italia, ebbe gloria postuma, come il suo autore, grazie ad un film d’animazione ormai dimenticato, che mostrava tre buffi ometti, senza scarpe, costretti a partire per una avventura più grande di loro: poi il cartone si mutava in una specie di sperimentazione tridimensionale, che doveva rappresentare la prima battaglia contro i cavalieri della Notte. Gli appassionati di Cartoon attesero; ma il seguito non arrivava, così comprarono il libro.
copertina dei DVD
Io sono un’appassionata di Tolkien e dei suoi scritti, ma cerco di restare obbiettiva.
Non sosterrò mai che Il Signore degli Anelli sia “il più bel libro di tutti di tempi”,né che Tolkien abbia inventato il Fantasy, gli Alberi Parlanti, gli Anelli Magici, i Maghi, gli Elfi, le Foreste Incantate, i castelli imprendibili, i cavalieri fantasma, i nani e mille altre cose. I miei articoli sono tutti tesi a dimostrare il contrario. Tolkien inventò gli Hobbit, La Terra di Mezzo, e nuovi, inconsueti linguaggi. Era un linguista: conosceva il greco, il latino, il gallese, l’anglosassone e persino il finnico. L’ impresa non fu poi così difficile: provate a leggere il testo di uno studioso (lui) che vi spieghi come tutte le lingue indo-europee siano in fondo la stessa lingua, e capirete il perché. Fu molto più complesso creare il linguaggio della nostra moderna matematica: occorsero secoli, e decine di geniali studiosi da Galileo in poi. So che Tolkien può anche non piacere. L’ho sentito definire schizofrenico, anormale, estremista, fanatico, e fuori del suo tempo.
Non ho remore nell’affermare che “Il Signore degli Anelli” è un libro a tratti noioso, ridondante, ripetitivo, e con un finale strascicato capace di far addormentare anche il lettore più convinto. Una bella sforbiciata sarebbe stata utile. Confrontatevi con il finale dell’Odissea: non c’è proprio paragone. E le donne? Tre in tutto il libro. Sembrerebbe persino antifemminista.
Allora… perché l’ho chiamato “L’Araba Fenice”?
Perché Tolkien, proprio grazie alla sua straordinaria e vastissima cultura, al suo genio inventivo, alla conoscenza dei Classici, riuscì ad elaborare non uno, ma una vasta serie di capolavori letterari, che fecero riscoprire l’antica immaginazione che aveva ispirato Omero, Dante, Ariosto, rielaborandoli in un universo del tutto nuovo, completamente avulso dal mondo in cui viviamo, eppure con i suoi problemi sempre presenti e simbolicamente rappresentati.
Galadriel e Frodo
Credo che per comprendere Tolkien, e la sua opera, si debba approfondire un poco quella che fu la sua vita. Fu professore universitario, partecipò alla prima guerra mondiale, subì la seconda: e intanto scriveva appunti. Le battaglie cruente dei suoi libri non sono inserite per particolari o personali propensioni all’horror: esse rappresentano gli orrori della prima guerra mondiale, da lui combattuta in trincea, e della seconda, che sconvolse l’intera Europa. Orrori abnormi, dei quali bisognava mantenere il ricordo, perché il sacrificio di tanti giovani non fosse stato vano.
J. R. R. Tolkien nel 1916
Purtroppo questi appunti furono pubblicati solo dopo la sua morte: il suo vero capolavoro, Il Silmarillion, uscì nel 1977. Sebbene incompiuto, e quindi proposto come una serie di racconti, con molti argomenti lasciati in sospeso, è questo il libro che rivela il vero, sublime, affascinante mondo Tolkeniano.
Un filo sottile unisce tutte queste vicende che partono dall’inizio del mondo, dalla nascita degli Dei, per arrivare alla creazione delle figure che dovevano abitarlo: primi gli immortali, gli Elfi, poi i mortali, gli Uomini. Si tratta di una personalissima rielaborazione di tutte le mitologie da lui conosciute: non posso enumerarle, forse sono più di quante io possa immaginare. I suoi appunti sono talmente tanti, che continuano ad essere rielaborati e pubblicati.
Il Silmarillion, ed i suoi fratelli incompiuti, non sono affatto antifemministi, al contrario: le donne hanno un ruolo importantissimo nello svolgersi degli avvenimenti, ed anche i ragazzi: a mio parere, questo è segno di una mentalità molto aperta.
Potrei continuare per pagine e pagine, articolo dopo articolo, ma non è mia intenzione scrivere un trattato, né, una biografia. Aggiungo solo che, in ogni libro, la prosa di Tolkien è sempre affascinante: pur così erudito, sa scrivere in modo semplice, a volte per bambini (Lo Hobbit) a volte per colleghi (Albero e Foglia) riuscendo sempre a farsi capire.
Tomba di Tolkien e di sua moglie Edith.
Sulla lapide si possono leggere i nomi Beren e Lúthien.
Ho smontato e rimontato un Grande Autore: non per mio personale divertimento, ma per dimostrare quanto sia degno di figurare tra i Grandi della Letteratura di cui vi ho sin qui raccontato.
Perché con Tolkien,
Finisce, gentili lettori la STORIA del GRANDE FANTASY d'autore.
Gwendydd (Rosella Rapa)