Nella categoria: HOME | Teorie letterarie
• Genio
o tecnica?
• Impulso o necessità storica?
• Evasione o comunicazione?
• Un'ultima ragione: l'uomo
La letteratura ha uno statuto particolare rispetto ad altre discipline: tutti ne hanno un'idea abbastanza concreta ma nessuno, credo, saprebbe dire esattamente cos'è, senza rischiare di limitarne troppo gli orizzonti. Il fatto è che per natura non è qualcosa di definito. Non solo, ma definito non è nemmeno l'ampio ventaglio di usi diversi che ne vengono fatti.
Una delle prime concezioni della letteratura che ognuno
di noi matura ci deriva direttamente dalla scuola. Fin da piccoli, ci
vengono impartite lezioni di "Italiano" attraverso l'approccio
ai testi letterari, e man mano che si cresce l' "Italiano"
si trasforma in "Storia della letteratura", dove leggiamo
passi in prosa e poesie che appartengono al patrimonio culturale comune
degli italiani. Spesso, in questo contesto, gli scrittori appaiono come
dei geni ispirati, che vivono come un dono la propria ispirazione, e
che perciò sembrano stare in un'altra dimensione. Nascono così
capolavori come L'infinito di Leopardi, opere straordinarie
come la Commedia di Dante, ecc. Tutte opere che, però,
vengono attentamente analizzate, sminuzzate dai critici, che studiano
le loro implicazioni storiche come i loro contenuti filologici o retorici.
C'è da chiedersi: ma i poeti sono consapevoli della loro arte
o questa nasce spontaneamente, come un flusso miracoloso?
È il classico problema di valutare quanta parte di genialità
e quanta di tecnica si cela nella letteratura. In altre parole: la letteratura
è un dono o un mestiere? Una domanda, questa, irrisolvibile nel
senso che la letteratura è entrambe le cose, è una felice
mescolanza di ispirazione e tecnica, e forse proprio per questo è
lecito considerarla comunque miracolosa. Rimane però un fatto:
da sole, né l'ispirazione né la tecnica possono spiegarla.
La teoria freudiana dell'inconscio e della letteratura
ci apre un altro aspetto non meno rilevante sul quale riflettere. Secondo
Freud, la letteratura nasce nell'uomo da un'esigenza inconscia, un po'
come i sogni, i lapsus e, nei casi di censura più forti, i sintomi
nevrotici. Banalizzando un po' (anzi un bel po'...), si potrebbe dire
che la letteratura ci viene da un impulso interiore, dal un inconscio
che trapela nell'attività scritturale. In questo senso incontriamo
la cosidetta "scrittura automatica" dei Surrealisti.
D'altro canto, esiste anche un processo storico che puo' spiegare, se
non la nascita dell'intera letteratura, almeno parte di essa o delle
sue forme. Per esempio, è innegabile che la rima e più
in generale l'assonanza, parti fondamentali della retorica poetica anche
per noi moderni, siano nate dall'esigenza antica della tradizione orale
di trasmettere contenuti facili da memorizzare. Di generazione in generazione,
tutta la storia e il sapere dell'uomo sono stati trasmessi mnemonicamente
e oralmente avvalendosi proprio... della poesia. Era già letteratura
questa? E chi può dirlo? Per certi aspetti sì, per altri
forse no.
Anche stavolta, comunque, rimane un fatto: che si tratti di un impulso
interiore e incontrollabile o di una necessità storica calcolata,
di ricordi di un'infanzia perduta o della memoria di un intero popolo,
appare evidente quanto la letteratura abbia un valore insieme individuale
e sociale, legato al passato e proiettato nel futuro.
È dunque così forte il legame tra la letteratura
e il sociale? Che la risposta sia affermativa o negativa, la domanda
solleva una terza questione: la letteratura si definisce per il suo
contenuto fittizio o, al contrario, per il suo valore di verità?
Spesso, nello scorrere dei periodi storici, la letteratura è
stata "strumentalizzata" dalla politica, dall'ideologia. È
la littérature engagée di un Sartre, la polemica di un
Pasolini, la denuncia di un Gao Xingjian. La concezione sottostante
a questa strumentalizzazione è che la letteratura è un
atto comunicativo fondamentale, col quale si informano e si formano
ideologicamente gli uomini. La letteratura, come sosteneva Sartre, deve
denunciare le verità del mondo per renderle presenti nella coscienza
degli uomini. Questa è una strumentalizzazione, certo, ma anche
un'importante valorizzazione in senso sociale e storico della letteratura.
All'opposto, troviamo anche numerosi esempi di un'uso quasi estemporaneo
della letteratura. La celebre formula l'arte per l'arte, coniata
da Gauthier nell'800, può comprendere tutte le scuole estetizzanti
che hanno voluto isolare l'arte da ogni coordinata sociale, togliendole
ogni contatto col mondo reale e lasciandole solo la quintessenza della
propria natura. Senza essere in grado, però, neanche stavolta,
di definire quale sia questa natura. Un'altra "strumentalizzazione",
questa, anche se più sottile, che vuole costringere la letteratura
in una scatola d'oro, come un cibo riservato agli dei (i poeti, gli
uomini d'élite). Altra strumentalizzazione, dunque, ma che come
la precedente ha un merito: in questo caso, quello di valorizzare in
senso estetico e formale la letteratura.
Attraverso questa rapida rassegna di alcuni dei problemi
legati al ruolo e alla natura della letteratura non siamo riusciti a
dare una definizione di letteratura. Ma, si spera, la consapevolezza
di tutti questi problemi perlomeno può rendere chiara la complessità
di un sistema che ha un altissimo valore. Leggere libri, studiare classici,
seguire il mutare delle esigenze di scrittori e editori non significa
soltanto dar prova di "cultura" (e cos'è la cultura?),
accrescere la quantità di dati immagazzinata nella memoria. Significa,
più integralmente, dare un valore umano alla letteratura, nel
senso più ampio del termine. La letteratura (come l'arte, in
generale) sembra essere un frutto esclusivo dell'uomo. Lo accompagna
da sempre e in ogni momento, da piccolo e da grande, da solo e in gruppo,
come mezzo o come fine.
Per tutte queste ragioni, la letteratura è qualcosa che deve
essere privilegiato nella formazione di un individuo. In classe, a scuola,
ma anche in ogni altro luogo, è importante dare di essa una piena
consapevolezza, non limitandosi a visioni parziali. Oltre a essere insieme
storia (documenti, diari, racconti, contesti), linguistica (sintassi,
comunicazione), medicina (inconscio, evasione), tradizione (memoria,
canone), e molte altre cose ancora, essa è anche un ottimo mezzo
per sviluppare l'intelligenza della persona, accrescere la sua capacità
relazionale, renderla cosciente di sé e del mondo in cui vive.
Bibliografia
- Sulla concezione freudiana della letteratura:
S. Freud, Il motto di spirito e la sua relazione con l'inconscio,
1905;
F. Orlando, Per una teoria freudiana della letteratura,
Einaudi, 2000.
- Sul valore formativo della letteratura:
R. Ceserani, Introduzione
allo studio della letteratura, Laterza, 1999.
Vuoi pubblicare un articolo o una recensione?
Scopri come collaborare con noi
Rosario Frasca
VAI AL BLOG
Rosella Rapa
VAI AL BLOG
Davide Morelli
VAI AL BLOG
Elio Ria
VAI AL BLOG
Anna Stella Scerbo
VAI AL BLOG
Anna Lattanzi
VAI AL BLOG