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Generalità:
Il sabato del villaggio, scritto da Giacomo Leopardi nel 1829 a Recanati, fa parte dei "grandi idilli" e, come tale, si evidenziano da subito in tutto il componimento i temi della rimembranza e dell'evanescenza della giovinezza. La poesia è un canto, tipico componimento utilizzato di sovente dal Petrarca, al contrario del quale, però, il Leopardi impiega uno schema metrico libero, alternando endecasillabi a settenari.
Schema:
Gli elementi soprasegmentali ci permettono di suddividere la poesia in
quattro blocchi: i versi 1-30, in cui regna l'allegria per i giorni di
festa e dove si contrappongono la freschezza della donzelletta ed i ricordi,
ormai lontani, della vecchiarella; i versi 31-37: nel villaggio regna
il silenzio rotto dagli strumenti del falegname; versi 38-42: il poeta
guarda al domani quando la quotidianità infonderà il tedio;
versi 43-52: riflessione sulla fugacità della giovinezza. Per tematiche
la poesia può, invece, essere suddivisa in due blocchi: versi 1-37
e dal 37 fino alla fine del componimento. I primi versi, infatti, oppongono
la gioia ed il giorno alla serenità del sonno, mentre dal verso
37 in poi, l'oggi spensierato, metafora della giovinezza, viene contrapposto
al domani, simbolo della noia e della vecchiaia. In consonanza con le
tematiche, anche il ritmo si fa nei primi versi più incalzante,
scorrevole e spensierato, mentre in chiusura, esso risulta più pacato ed incline alla meditazione.
Fonetica:
In tutta la prima parte della poesia si nota una fonetica basata sull'allitterazione
di suoni ampi ed allegri come la "l", molto spesso gemellata (donzelletta,
vecchiarella, novellando, sulla, bella, colli...) e l'impiego di equivalenze
di suoni come l'assonanza (dalla- campagna- calar- ornava- sana- danzar-
aria- parca...;siede- parole- recente- sette- speme, icontro- giorno-
riposo- scherzoso ecc...), la consonanza (face- seco- reca, affretta-
tutta- tetti- frotta- tutto- sette, fanciullo- bella- garzoncello, azzurro-
precorre, onde- quando ecc...) e le rime che non presentano un'alternanza
regolare (sole- viole- suole, appresta- festa, crine- vicine, snella-
bella, imbruna- luna, gridando- saltando, rumore- zappatore, face- tace
ecc...).
Gli ultimi versi, caratterizzati da un ritmo più pacato, giocano
sull'allitterazione di dittonghi che ampliano notevolmente il suono (giorno-
gioia- travaglio- stagion, chiaro- ciascuno, pien- pensier- lieta) e sul
ricorrere di consonanti quali la "s", la "v"e la "z", che conferiscono
a questa parte del componimento un tono di amarezza (tristezza, Garzoncello,
venir, greve...).
Figure retoriche:
Metafore: la giovinezza viene chiamata dal poeta "età
fiorita", "età bella", "stagion lieta";
Similitudini: sempre la giovinizza è oggetto di un paragone:
"cotesta età fiorita è come un giorno d'allegrezza pieno";
Metonimie: al 17° verso con il termine "il sereno" viene inteso
"il cielo";
Litote: "altro dirti non vo' " prelude all'intenzione da parte
del poeta di non narrare altro, mentre poco dopo il Leopardi si contraddice,
continuando imperterrito il discorso;
Climax: I personaggi stessi del componimento possono in un certo
senso costituire un climax crescente e poi decrescente: la donzelletta
(gioventù)- la vecchiarella (vecchiaia)- lo zappatore (età
matura)- il garzoncello (gioventù).
Scelte stilistiche:
Nel componimento possiamo individuare un "notturno", quando il poeta si
dilunga sulla descrizione crepuscolare del paesaggio ("Giù tutta
l'aria imbruna, torna azzurro il sereno e tornan l'ombre giù dai
colli e dà tetti, al biancheggiar della recente luna") e frequenti
arcaismi: "donzelletta, il, riede, parca, seco...".
Presente ai versi 33-34 un enjambement che spezza il ritmo (la sega/ del
legnaiuol), mentre l'insistenza degli aggettivi riferiti al vocabolo "giorno"
ai versi 45-46 (d'allegrezza, pieno, chiaro, sereno) testimonia il particolare
rilievo che il poeta vuole dare a questa parola.
Tutta la poesia, inoltre, è caratterizzata dall'utilizzo di termini
consueti vicino a vocaboli tipici del linguaggio formale (donzelletta/campagna;
il/zappator, riede/ fischiando...) e il Leopardi riesce a conferire una
nuova energia al componimento, riesumando termini obsoleti, ma senza rischio
di cadere nel retorico, nell'impersonale e nel ripetuto. L'opposizione
di arcaismi a termini modesti, inoltre, localizza il quadretto descritto
dalla poesia in una dimensione che sta fra il reale (grazie ai vocaboli
realistici) e il sogno (grazie agli arcaismi). L'utilizzo frequente di
diminutivi (donzelletta- vecchiarella- garzoncello) testimonia la delicatezza
e tenerezza con cui il poeta guarda ai suoi personaggi. In particolare,
si nota una spiccata attenzione per gli adolescenti come il garzoncello,
nei confronti del quale il poeta sembra rivolgersi con toni paternalistici.
Temi:
Il tema predominante del componimento è rievocare "l'età
fiorita", tema che peraltro si ritrova in altri idilli come in A Silvia,
dove la ragazza è personificazione stessa della gioventù
che sfiorisce. Al contrario di A Silvia, però, che presenta
toni sarcastici e polemici, Il sabato del villaggio ha un tono
molto più pacato e triste. L'autore, infatti, invita a non aspettarsi
felicità dal futuro, perché come la domenica deluderà
l'attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della
giovinezza. Il Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente,
in modo da non essere mai delusi. Da qui, ecco l'invito a cogliere l'attimo
(carpe diem) e a vivere intensamente ogni occasione.
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