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 Il nazional socialismo in Germania
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Pagina: of 25

ombra
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296 Posts

Posted - 16/01/2017 :  11:43:51  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Oddio quante cose mi sono persa!!! Devo leggere e rimettermi in pari. Credevo che la discussione iniziasse a fine gennaio, non c'ho capito niente!!! Scusate.

A prestissimo

Marta

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Rosella
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Italy
316 Posts

Posted - 16/01/2017 :  11:58:59  Show Profile
quote:

@Rossella, sono sempre più soddisfatta della nostra ricerca, mi è piaciuto tanto il tuo interessante argomento storico, e anche tutti quelli degli altri, senza dei quali navigheremmo senza bussola. Ciao a tutti, vi leggo sempre.


Grazie Margherita
Ci "vediamo" in Baviera

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 16/01/2017 :  12:04:04  Show Profile
quote:

Oddio quante cose mi sono persa!!! Devo leggere e rimettermi in pari. Credevo che la discussione iniziasse a fine gennaio, non c'ho capito niente!!! Scusate.

A prestissimo

Marta




Ciao Marta
Questa era stata pensata ome pre-discussione ( ho detto giusto Eloise)?

Non siamo nel vivo della discussione; anche io, con i miei interventi, sono ancora prima della Grande Guerra, per arrivare in sincronia col periodo in cui avrebbe dovuto nascere la redistenza Tedesca (se ci fu)

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 17/01/2017 :  11:46:44  Show Profile
INTERMEZZO

Mio marito ha letto sullo smatphone il nostro forum ed è rimasto molto colpito. L'argomento inizialmente lo aveva lasciato perplesso, e il fatto che rilegessi il Men Kampf lo aveva indispettito.

Ora invece fa i complimenti a tutti noi per la "saggezza" con cui stiamo trattando un tema così spinoso



Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosella
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Italy
316 Posts

Posted - 17/01/2017 :  12:06:38  Show Profile
Torniamo al nostro amico A.H.
Nel 1912 lascia Vienna per Monaco, paese tedesco, ma qui subisce una cocente delusione.
Invece del Grande Reich sognato da Guglielmo I e Otto von Bismarck, si ritrova in mezzo a un popolo svuotato, senz'anima, affamato e senza lavoro. La Baviera non aveva mai gradito molto l'annessione alla Prussia, e (per motivi che esulano da questa discussione) era un territorio sovrappolato perchè la capacità industriale non poteva espandersi di più.
Ed ecco il pensiero del nostro ""amico"" :
Per ridurre la popolazione non serve ridurre le nascite, perchè questi pochi bambini riceveranno moltissinme cure; nel caso siano malati, verranno mantenuti in vita su sedie a rotelle, o a letto, e se mai dovesero procreare la razza ne uscirà indebolita. Al contrario, la procreazione deve essere numerosa, e con pochissimi aiuti. Il più forte annienterà il più debole, e raggiungeranno l'adolescenza solo i più validi, i campioni della razza.



Non c'è molto tempo per esporre simili pensieri: nel 1914 scoppia la guerra, e Hitler si arruola.

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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eloise
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603 Posts

Posted - 17/01/2017 :  12:10:56  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Io ad esempio prima non sapevo nemmeno che il Mein Kampf in alcuni paesi fosse censurato. Vi rendete conto?
E' la caccia alle streghe che si apre col dilemma: pubblicare col rischio che si ripeta la storia oppure censurare col rischio che non si conosca la storia? Nel libro / film Fahrenheit 451 (che so tra l'altro essere caro a Rosella) si parla di censura di libri, e questo fatto ci fa orrore anche solo a pensarlo. Ma se uno dei personaggi finali, nel tentativo di far vivere un libro attraverso la propria memoria individuale e capacità di recitarlo agli altri, avesse scelto proprio il Mein Kampf, come reagiremmo di fronte alla sua scelta?
Questa domanda ci fa rendere conto della complessità del problema.

Eloise
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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 17/01/2017 :  14:05:28  Show Profile
Cara Eloise, nel film F451 mi sembra che in una inquadratura di sfuggita si veda il Mein Kampf. E' proprio un flash, potrei essermi sbagliata.

Io sono del parere che sia sempre meglio conoscere piuttosto che nascondere.
Senza il Mein Kampf abbiamo avuto esempi su esempi di persone o popoli assassini:
- i Romani con le persecuzioni ai Cristiani e lo sterminio dei Celti (miei antenati)
- i Cristiani con la caccia ai pagani, alle streghe, agli eretici
- il Medio Evo con le sue torture tanto inutili quanto vergognose, e le guerre che bruciavano intere città con donne e bambini
- il genocidio degli indiani d'America
- l'aphartheid sanguinario negli Stati Uniti e in SudAfrica
- le violenze dei conquistadores....

L'elenco potreppe continuare quasi all'infinito, ma io mi fermo qui

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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eloise
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603 Posts

Posted - 17/01/2017 :  14:17:20  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Tutto vero Rosella. Anch'io penso come te che la censura non sia auspicabile.
D'altra parte la lettura, lo sappiamo bene, può influenzare enormemente uno spirito, soprattutto se giovane e in cerca di "guida" ed è innegabile che qualsiasi testo "negativo" possa diventare una bomba a seconda delle mani in cui casca.
Infatti penso che la scelta tedesca di ripubblicare il libro dopo tanti anni sia corretta, soprattutto visto che è un'edizione (pare) ampiamente annotata e commentata. Note e commenti possono aiutare il lettore a mantenere un distacco obiettivo e un occhio critico verso il libro di fuoco.
La censura non è auspicabile.
Ma una guida critica alla lettura lo è sempre.

Eloise
www.letteratour.it
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Rosario
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418 Posts

Posted - 17/01/2017 :  14:52:05  Show Profile
Tra le tante annotazioni che ho preso per l'aggiornamento sulla situazione della Germania, della mitteleuropa e dell'impero austroungarico, mi sono annotato Sandor Marai e il suo "Le braci", da me recensito su letteratour. http://www.letteratour.it/recensioni/D01_marai_le_braci.asp
Dello stesso autore, qualche anno fa è stato pubblicato "Il Sangue di San Gennaro"; romanzo di grande respiro che tocca molti problemi connessi al nazismo, alle dittature totalitarie, alle guerre, alle migrazioni, ai profughi, ecc...
Sandor Marai era un autore antinazista, antibolscevico, antidittatoriale; profondamente esistenzialista ma non nichilista, morto suicida a novantanni. Forse può far bene leggere il modo in cui si può scrivere di abominio e di violenza parlando di se stessi, senza dar colpe a destra e a manca per gli abomini commessi dagli "altri"; ma semplicemente descrivendo il proprio vissuto, il proprio dolore, la rabbia e la ribellione, fino al sacrificio ultimo, "redentore dell'umanità" di cui, volenti o nolenti, siamo culturalmente "impastati".

RF
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Rosella
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316 Posts

Posted - 17/01/2017 :  17:57:41  Show Profile
quote:

Tutto vero Rosella. Anch'io penso come te che la censura non sia auspicabile.
D'altra parte la lettura, lo sappiamo bene, può influenzare enormemente uno spirito, soprattutto se giovane e in cerca di "guida" ed è innegabile che qualsiasi testo "negativo" possa diventare una bomba a seconda delle mani in cui casca.
Infatti penso che la scelta tedesca di ripubblicare il libro dopo tanti anni sia corretta, soprattutto visto che è un'edizione (pare) ampiamente annotata e commentata. Note e commenti possono aiutare il lettore a mantenere un distacco obiettivo e un occhio critico verso il libro di fuoco.
La censura non è auspicabile.
Ma una guida critica alla lettura lo è sempre.

Eloise
www.letteratour.it



Sono perfettamente d'accordo: d'altra parte anche un libro "buono" come il Corano, senza spiegazione e senza commento può diventare una istigazione a delinquere.

Io lavoro con mamme marocchine che mi fanno cullare i loro piccini, mi abbracciano e mi baciano... e mi chiedono vestiti rossi per il Natale.

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
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Rosella
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316 Posts

Posted - 17/01/2017 :  19:42:41  Show Profile
quote:

Tra le tante annotazioni che ho preso per l'aggiornamento sulla situazione della Germania, della mitteleuropa e dell'impero austroungarico, mi sono annotato Sandor Marai e il suo "Le braci", da me recensito su letteratour. http://www.letteratour.it/recensioni/D01_marai_le_braci.asp
Dello stesso autore, qualche anno fa è stato pubblicato "Il Sangue di San Gennaro"; romanzo di grande respiro che tocca molti problemi connessi al nazismo, alle dittature totalitarie, alle guerre, alle migrazioni, ai profughi, ecc...
Sandor Marai era un autore antinazista, antibolscevico, antidittatoriale; profondamente esistenzialista ma non nichilista, morto suicida a novantanni. Forse può far bene leggere il modo in cui si può scrivere di abominio e di violenza parlando di se stessi, senza dar colpe a destra e a manca per gli abomini commessi dagli "altri"; ma semplicemente descrivendo il proprio vissuto, il proprio dolore, la rabbia e la ribellione, fino al sacrificio ultimo, "redentore dell'umanità" di cui, volenti o nolenti, siamo culturalmente "impastati".

RF



Complimenti Rosario, un lavoro e un intervento molto saggi

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
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Rosario
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418 Posts

Posted - 17/01/2017 :  19:47:34  Show Profile
@ Rosella - Ringrazia tuo marito per il lusinghiero giudizio sulla trattazione dell'argomento spinoso.

Per quanto riguarda la mancanza di resistenza al nazismo che tu, a ragione, hai evidenziato, riporto un brano che mi è capitato di leggere.

La dichiarazione "libera" di Karl Heinrich Hennings al processo della Rosa Bianca, (preso da "Erano in sei" di Alfred Neumann), mi sembra dia una parziale risposta all'apparente mancanza di resistenza dei tedeschi al regime nazista.

"Karl ha la parola.
...
Ecco io volevo salvarmi, volevo conservare me stesso e il fascino ribelle della mia dottrina… ma d'altro canto non volevo disprezzarmi. Perciò … mi architettai una teoria per il mio silenzio, una tesi sul significato e l'importanza della passività, una dottrina della tattica di fare il finto morto. Infatti l'onnipotenza, la potenza senza opposizione indebolisce: ecco il principio. L'onnipotenza che non incontra opposizioni si decompone. Ho sempre visto che l'influenza degenerante della non resistenza sui Cesari, sui direttori di prigione, schiavisti, sergenti e dittatori, è il più deleterio coefficiente della loro evoluzione, è la loro rovina. Essi subiscono gli effetti rovinosi dell'onnipotenza come un narcotico. Le dittature dovrebbero dunque desiderare l'opposizione per conservare e potenziare se stesse e la loro opera, dovrebbero crearte l'opposizione invece di troncarle la testa.

La mia teoria capovolge dunque la situazione: la via più rapida per rovesciare il dittatore è la completa abnegazione, e il silenzio, la resistenza passiva, la tattica di fare il morto. In questa teoria c'è però una parte di autoinganno, e io personalmente non potei sopportare la teoria non già perché questa si dimostrasse falsa, ma perché non tolleravo l'autoinganno. Infatti, dopo solo sei anni la vile sottomissione dei tedeschi e la passività del mondo scatenarono la crisi dell'onnipotenza, fecero irrigidire il nazismo con paurosa rapidità in un gorgo di atti burocratici, crearono un involucro di cellofan impermeabile come una vernice per l'enorme casellario della vita nazionale livellata. Lo Stato criminale invece mira a sollevare ondate, ondate sempre più alte che portino a galla tutti gli istinti malvagi, corrotti, perversi, pericolosi e sciagurati. Sclerotico quindi e apoplettico dopo un breve numero di anni in seguito alla mancanza di resistenza, esso si creò il moto vitale, l'opposizione, l'ultima ratio di tutte le dittature: la guerra.

La guerra è la grande opposizione. Quando venne la guerra abbandonai il mio atteggiamento passivo ed entrai nel quarto periodo "ribelle" della mia vita, incominciai a svolgere la prima attività veramente sistematica in favore della rivoluzione. Nell'inverno del 1939-40 presi a insegnare la mia dottrina esoterica, la psicologia dello Stato criminale.

Poiché la guerra è la nutrice della ribellione, e la sconfitta è la madre della rivoluzione..."

Anche Heisenberg in "Fisica e oltre" riporta una memoria sull'isolamento internazionale della Germania:

"Ricordo bene gli anni che precedettero immediatamente la guerra: fu, in Germania, un periodo di estrema solitudine individuale. Il regime nazista si era consolidato, e non vi era più speranza di riuscire a cambiarlo dall'interno. Nel contempo anche la posizione internazionale della Germania era caratterizzata da un isolamento crescente, ed era chiaro che, all'estero, il fronte dell'opposizione al nazismo si rafforzava. … Io trovavo insopportabile vivere in quell'atmosfera soffocante di sfiducia reciproca, e tanto più in quanto capivo che correvamo verso la rovina della Germania: unica consolazione, il pensiero del difficile compito che mi ero prefisso dopo aver parlato con Planck."



RF
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Rosella
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Posted - 18/01/2017 :  16:08:53  Show Profile
Scusa... Plank lo scopritore dei quanti di luce?

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
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Rosario
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Posted - 18/01/2017 :  17:12:02  Show Profile
quote:

Scusa... Plank lo scopritore dei quanti di luce?



Proprio lui

RF
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Rosario
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Posted - 19/01/2017 :  11:47:14  Show Profile
Per confermare il "colore" soggettivo (ovvero non oggettivo, non storico, non girardianamente "romantico",) alla discussione riporto una parte della mia recenzione di Le braci di Sandor Marai; non per l'argomento ma per la modalità di affrontarlo.

L'amore esistenziale

(tratto da: "l'arte del monologo", recensione a "Le braci" di Sandor Marai pubblicato su "letteratour")
….
Le situazioni non sono descritte da un punto di vista esterno alle vicende raccontate, ma dai personaggi stessi che le vivono. Nulla quindi può assumere veste di “verità storica”, ma tutto è “veramente vissuto”, sofferto e gioito da chi racconta.

Il romanzo è quindi una dilatazione temporale dell’incontro-confronto risolutivo che entrambi gli amici hanno atteso nelle loro opposte peregrinazioni esistenziali. La storia si sviluppa, anzi i loro racconti sono resi in una successione d’incalzanti monologhi intercalati da brevi fasi descrittive di luoghi e di personaggi. In questa dilatazione smisurata dell’anima, i due amici si raccontano tutto senza niente svelare; tutto rimane non detto nonostante il profluvio di parole.

La “terza verità” resta imprigionata nelle pagine di un diario; un “libretto giallo legato con un nastro azzurro” che il Generale non ha voluto leggere per rispetto della moglie e che in occasione dell’incontro, offre in lettura all’amico-rivale il quale non sa far di meglio che opporre il suo deciso rifiuto. La resa dei conti tra i due amici si consuma in quei lunghi interminabili istanti; ma la “terza verità” resta nascosta nei meandri più remoti delle loro anime mentre, nel caminetto accanto a loro si consumano ancora le braci ormai esauste delle loro solitudini.

Il racconto è sapientemente sviluppato dai diversi punti di vista soggettivi che svelano a poco a poco, oltre alla storia, anche la psicologia e le personalità contrastanti dei personaggi; il tutto sfocia in una sorta di ”ultima cena” di fedeltà tradite, invidie taciute e amori confermati e inespressi. Questa diversità di punti di vista connota la prosa di una certa vivacità, offrendo a chi legge anche squarci di sorprendente e inaspettata poesia.

La "terza verità" la trova il lettore.

RF
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