Il Blog di Anna Stella Scerbo

Uomini e donne del Mezzogiorno: mito, letteratura, storia

Viaggiatori di Calabria - Horace De Rilliet -

set 062023

Impegnato in una spedizione al seguito di Ferdinando II re delle due Sicilie, Horace de Rilliet, tredicesimo Battaglione Cacciatori, con mansioni di chirurgo, viaggia in Calabria tra il settembre del 1852 e l’ottobre dell’anno seguente. La spedizione militare ha l’obiettivo di soccorrere il re qualora si verifichino azioni di disturbo nei confronti dello stesso. Scrive di lui Benedetto Croce in “Aneddoti di varia letteratura”:


«L’opera di Rilliet se fosse messa a stampa col corredo dei disegni illustrativi formerebbe il più vivo quadro della Calabria circa la metà del secolo passato […]. Il Rilliet guardava e disegnava, osservava e annotava […] Si era bene istruito intorno alle vicende accadute negli ultimi cinquanta anni nella terra che stava per visitare, e aveva consultato e studiato molti libri per prepararsi all’opera sua […] paesaggi, scene, costumi, aneddoti, figure e figurine della più gente si susseguono nelle sue pagine [ …].


I paesaggi del Rilliet sono nello stesso tempo delimitazione e infinitezza della natura visitata, la visione degli elementi naturali è sentimentale e animata dalla presenza costante degli uomini-soldati che vi si avventurano e raramente ne traggono motivo di lamentazione; più spesso è una generosa baldanza giovanile ad avere la meglio fino all’ilarità liberatoria:

«[…]una spaventosa tempesta si riversò su di noi e ci bagnò fino alle ossa.[…] più la pioggia cadeva e più il buonumore e gli scoppi di risa raddoppiavano come se quella sovrabbondanza d’acqua fosse stata la cosa del mondo più divertente e felice […].

Ancora animato dalle sensazioni umane è questo paesaggio di Maida che sembra possedere capacità incantatrici:

«La vegetazione qui è estremamente abbondante, le piante più profumate coprono il terreno con uno spesso tappeto. Folate di profumo si sprigionano così forti da stordirci facilmente. Si vieta ai soldati di cedere alla spossatezza che l’aria carica di queste emanazioni esercita sui sensi. Nello stesso tempo i vapori che si alzano dalla pianura aumentano questo stato di torpore e di beatitudine, al quale sarebbe imprudente abbandonarsi».

Che il nostro viaggiatore sia padrone della cultura antica e gloriosa della Calabria risulta dall’intera tessitura del racconto di viaggio, così come risulta essere portatore di conoscenze del mondo classico. Che parli di Mattia Preti, «Più conosciuto col nome di calabrese» o di Tommaso Campanella «Che si distinse per il suo spirito filosofico che lo portò a fondare un nuovo sistema, quello del sentimento», che riporti alcuni versi delle Bucoliche Virgiliane di fronte allo spettacolo che a Curinga indora valli e montagne: «Et iam summa procul villarum culmina fumant/Maioresque cadunt altis de montibus umbrae» o versi dal Canzoniere di Petrarca nell’osservare i suoi soldati che bevono avidamente presso un limpido ruscello, la narrazione di Rilliet non cede mai a eccessi didascalici e se talvolta ci fa credere che il suo intento sia quello di aderire alla moda corrente dei viaggiatori dell’epoca, la sua Calabria non appare essere la rappresentazione di quella categoria dell’arretratezza che sola era esclusiva per interpretare la realtà di un’area geografica problematica e suggestiva.

Sicuramente giovano a questa impressione le numerose pagine che si soffermano su aspetti della cultura calabrese come quelle relative alla Certosa di Serra San Bruno e alle importanti figure della religiosità come Papa Urbano II o San Bruno, figure narrate con confini sottili fra storia e leggenda. Altre pagine, ci pare posseggano qualità di narrazione di cultura antropologica. E’ il caso della documentata storia degli Albanesi, delle vicende che spinsero il principe d’Epiro, Giorgio Castriota Scandemberg a stabilirsi in Calabria e dell’importanza che tale consistente emigrazione ebbe sui costumi e sulla formazione di nuovi linguaggi in Calabria.
Potremmo proseguire con annotazioni di diverso genere per ampliare gli elementi di un viaggio che possiede ricchezza e vivacità narrative, humor e ironia, serietà e profondità di documentazione. La Calabria di Rilliet, concludiamo, è proprio quella definita dal Croce, una realtà in continuo movimento, una rappresentazione delle sue varie e tutte affascinanti anime.

 

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