Il blog di Elio Ria

Spighe di poesia

Le parole dell'angelo

dic 082018

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Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani
tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto;
luminoso contorno:
Io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

Sono stanco ora, la strada è lunga
perdonami, ho scordato
quello che il Grande alto sul sole
e sul trono gemmato,
manda a te, meditante
(mi hai vinto la vertigine).
Vedi: io sono l’origine,
ma tu, tu sei la pianta.

Ho steso ora le ali, sono
nella casa modesta
immenso; quasi manca lo spazio
alla mia grande veste.
Pur non mai fosti sola,
vedi: appena mi senti;
nel bosco io sono mite vento,
ma tu, tu sei la pianta.

Gli angeli sono tutti presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai così intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s’annunzia
che in sogno tu comprendi.
Salute a te, l’anima vede:
ora sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
verranno ad aprirti presto.
Tu che il mio canto intendi sola:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.

Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina…

Ma tu, tu sei la pianta.

(Rainer Maria Rilke, Annunciazione. Le parole dell’angelo)

Maria, madre di Dio, madre di Gesù, ma soprattutto Maria è la Madre e l’immagine di ogni madre (Verlaine). Maria ha una presenza di rilevo nella letteratura con una quantità considerevole di composizioni poetiche che spesso si fanno preghiera, a volte invece frutti di autentico genio. Rilke ci presenta un incontro, tenero e sublime, tra l’angelo e Maria. L’angelo riconosce in Lei la grandezza che ha vinto la vertigine, la grande eccelsa porta, la pianta. Dio lo guarda e lo copre di luce intensa che è parola e comando, missione divina.
Fa tenerezza quest’angelo che prova timore, è quasi impacciato, turbato come tutti gli angeli, davanti a Maria. Eppure, Maria già conosce ciò che l’angelo porta in annunciazione, non si scompone, prepara le sue mani benedette a contenere il Bambino, dispone il suo corpo in atteggiamento coraggioso e di ubbidienza a Dio.
È lei la Madre, silenziosa ed eloquente, simbolo e memoria di quella madre che, come esperienza lieta o triste, ognuno di noi conserva nel suo cuore.

 

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