Il blog di Elio Ria

Spighe di poesia

Stiamo attenti alle parole

giu 232018

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Le parole


Stare attenti alle parole,
anche a quelle miracolose.
Per le miracolose diamo il meglio,
brulicano alle volte come insetti
lasciando non un pizzico ma un bacio.
Possono essere buone come le dita.
Possono essere affidabili come le rocce
su cui mettiamo il sedere.
Ma possono essere sia margherite che ferite.


Eppure io le amo.
Sono colombe cadute dal soffitto.
Sono sei arance sacre appoggiate in grembo.
Sono gli alberi, le gambe dell’estate,
e il sole, con il suo volto appassionato.


Eppure spesso mi deludono.
Ho così tanto da dire,
così tante storie, immagini, proverbi, ecc.
Ma le parole non ce la fanno,
mi baciano quelle sbagliate.
A volte volo come un’aquila
ma con le ali dello scricciolo.


Provo comunque a prendermene cura
E ad essere gentile.
Uova e parole vanno maneggiate con cura.
Una volta rotte non si possono
riparare.

 


(Anne Sexton, La zavorra dell’eterno, trad. a c. di Cristina Gamberi, Crocetti editore)


La poesia di Sexton è una poesia confessionale per un’attesa di rinascita. Anne Sexton nasce nel 1928 a Newton e combatte gran parte della sua vita contro il disturbo bipolare che l’affligge. La sua esistenza invece di indirizzarla nella normalità di una vita tradizionale, prende un’altra strada di sofferenza. Muore suicida nel 1974.
La sua poetica parla di tutto ciò che conduce al ‘manicomio’; vale a dire, instabilità mentale, ossessioni, tentativi di suicidio, educazione costrittiva, delusioni.
Sexton con il testo qui proposto magnifica la parola quando è buona come le margherite, ma anche quando essa non ce la fa a dire tante cose. Prova a prendersene cura: le accoglie nel grembo del suo pensiero come armi che feriscono, che bruciano nel necessario divenire di un verso, allorquando il moto turbolento delle parole che si moltiplicano cessa per un momento di dilaniare la mente. È una poetica delle parole, estranea a qualsivoglia intenzione letteraria mirabolante, secca e intensa, dove si sovrappone tra lei e il pensiero un estraneo che chiede di non pensare più ciò che prima era stato pensato.

 

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