Il blog di Elio Ria

Spighe di poesia

La bella vita

feb 182018

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La bella vita ormai ci ha reso folli:

vino già all’alba, e a sera mal di testa.

La tua vana allegria, tenera peste,

freneremo, e il tuo acceso colorito?

(Osip Mandel’štam, da La bella vita ormai ci ha reso folli)

Nel Seicento gli infami (uomini senza fama, quindi senza voce), ignoti venivano riscattati dallo spettacolo buffo. C’era chi faceva burle, facezie, chi raccontava barzellette, chi declamava poesie per attenuare la noiosissima vita di corte. Nani, buffoni, ballerini, giocolieri (“provigionati medicei”) si producevano in deliranti e orgiastiche prove di straordinaria follia per far ridere e distrarre i Signori dell’epoca, Personaggi di second’ordine, un po’ come oggigiorno, con un’unica differenza: hanno molta voce, visibilità e potere oltre ogni decenza, ma pur sempre “provigionati".

Osip Mandel’štam, prosatore e saggista, esponente di spicco dell'acmeismo e vittima delle Grandi purghe staliniane è stato uno dei grandi poeti del XX secolo. Morto di fame in un gulag. Un poeta guerriero, ucciso per la guerra contenuta nei suoi versi. Non ha avuto paura di sfidare Stalin a viso aperto, di chiamarlo «montanaro del Cremlino», né di voltare le spalle agli scrittori-servi dei regime. Il poeta russo è l’agnello sacrificale della rivoluzione russa, un controrivoluzionario che non ha mai abbassato la testa per una bella vita. Ha voluto per sé  la brutta vita, intesa non come una  colpa, ma come una grazia. 

A noi piace la bella vita e il suo acceso colorito. Altro che voltare le spalle; preferiamo (sempre per comodità e interessi) prostrarci alla tenera peste in ragione del non-senso radicale della vita, vanamente compensato e distratto dal piacere  e dalla distrazione. La vita dei poeti è un miracolo della poesia.

 

 

 

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