Il blog di Elio Ria

Spighe di poesia

Quanto più puoi

ott 282018

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Farla non puoi, la vita,
come vorresti? Almeno questo tenta
quanto più puoi: non la svilire troppo
nell’assiduo contatto della gente,
nell’assiduo gestire e nelle ciance.
 
Non la svilire a furia di recarla
così sovente in giro, e con l’esporla
alla dissennatezza quotidiana
di commerci e rapporti,
sin che divenga una straniera uggiosa.
 
[1913, traduzione di Nicola Crocetti]


Costantino Kavafis (1863-1933), poeta e giornalista greco. Si autodefinì un “poeta storico”, poiché riprese la memoria storica dando voce a figure storiche dimenticate o fittizie. Il poeta avvertì l’urgenza di leggere il passato, ma soprattutto la memoria privata e del suo modo di essere omosessuale.

La sua poesia è evocativa, e la sua produzione erotica accenna, sospira, crea atmosfere, così elegante e soffice come un batuffolo di cotone che può lenire ogni dolore in rapporto al rimpianto e al ricordo. A Kavafis interessano i tempi vuoti, i tempi perduti, i contrattempi, gli arresti di tempo, gli errori, i rimandi, che provocano nell’immediatezza di un tempo trascorso un sussulto di ulteriore domanda sul senso della vita.
Nella poesia Quanto più puoi manifesta il concetto di vita, la quale non può essere ‘fatta’ in concordanza alla dissennatezza quotidiana; tuttavia si può tentare di non svilirla, renderla magnifica in relazione alla sua stessa essenza di ‘complessa semplicità’ corporea e spirituale. La vita, in fondo, non è altro che una macchina perfetta che può dare il meglio di se stessa nella produzione continua di vita a condizione che sia messa a punto nelle parti meccaniche del sentimento, affinché quest'ultimo non generi un’alterazione naturale del desiderio. La vita è un desiderio che si alimenta con il vivere, con il rischio però di esporla (avvilirla) ai commerci e rapporti, dove ciò che è compiuto è privo di senso e che niente ha valore in sé. Moderazione e attenzione dunque a non svilirla.

 

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