Il blog di Rosella Rapa

Tourismi letterari

Bandiera Bianca

mar 272024

Bandiera Bianca

 

 undefinedNon dovrei. Non sono più giovane, ma neppure troppo anziana per chiudere la porta al mondo; dovrei dare l’esempio ai più giovani, ma come sempre non vogliono ascoltare, e credono che per ridurre le ingiustizie basti affollarsi nelle manifestazioni e gridare il loro disappunto. Serve anche quello, c’è stato anche al mio tempo, poi è mancato qualcosa: l’impegno costante giorno dopo giorno. “La mia generazione ha perso”, cantava Giorgio Gaber, e la mia, venuta poco dopo, sembra non avere mai vinto.

Il Papa ha detto che non è una vergogna alzare Bandiera Bianca, ed è stato subissato dalle critiche, tanto che ha dovuto spiegarsi. Bandiera Bianca non vuol dire resa incondizionata: vuol dire tregua, dare spazio alle parole anziché alle armi, cedere su qualcosa per ottenerne altre, e, finalmente fare in modo di marciare verso la Pace. Marcia durissima, perché tutto ciò che è stato distrutto andrà ricostruito.

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Fin dal suo inizio, ho sentito la guerra in Ucraina come se fosse mia. Sono cresciuta nei tempi della Guerra Fredda, che tanto fredda non era, perché l’Unione Sovietica aveva invaso metà dell’Europa, e Berlino era divisa da un muro. Una città tagliata in due da armi, mattoni e filo spinato. Penso alla mia città in quelle condizioni e rabbrividisco. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina mi sono sentita male: un balzo all’indietro nella storia di 60 o 70 anni, che non poteva essere tollerato. Giusto imbracciare le armi per difendersi dall’invasore, ma ora è troppo. Chiediamo uno spiraglio per poter trattare, o non resterà niente da difendere.

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Israele sta perpetrando un genocidio? Io penso di sì, e non mi vergogno a dirlo. Ero alle elementari e già studiavo che i confini dello stato di Israele, buono e giusto, non erano tracciabili, perché aveva invaso il Sinai, parte della Giordania e non so che altro ancora. Ricordo come fosse ieri che il re di Giordania alzò Bandiera Bianca, ritirandosi dai “Territori Occupati”. Molti pensano che i bambini non capiscano, non ricordino. Vi assicuro che non è così. Per questo bisogna sempre fare attenzione a ciò che si dice davanti a loro. Cosa penseranno un giorno non lontano i bambini palestinesi che vedono intorno a loro fame, freddo, sporcizia, morte e distruzione? Ammesso che sopravvivano, cresceranno con la convinzione che uno solo è il loro nemico, covando un desiderio di vendetta che trasmetteranno ai loro figli, e ai figli dei loro figli, in una spirale di odio senza fine. Sappiamo chi deve alzare bandiera bianca, lo sta dicendo tutto il mondo ormai, ed è quasi incredibile. undefined      undefined

Non è che i Paesi Occidentali si comportino meglio. Sono migliaia i profughi che scappano da paesi dominati da guerra ed oppressione e che vengono lasciati in veri e propri campi di concentramento, senza un tetto, senza acqua e spesso in mezzo alla neve. Qualcuno vorrebbe lasciarli in mezzo al mare, con la segreta speranza che affoghino. Molti muoiono in mezzo al deserto che c’è prima, senza nemmeno venire seppelliti. Se fra qualche migliaio di anni esisteranno ancora esseri umani che cercano dignità nel proprio passato, qualcuno troverà resti di persone lungo una sorta di di percorso non tracciato, e si chiederà se esistesse una “civiltà” che aveva costruito una strada attraverso una landa desolata per mettere in comunicazione quelli che un tempo erano due continenti separati da un mare che non esisterà più, o avrà fagocitato tutte sponde sabbiose collegandosi ad unico, grande Oceano di acqua calda.

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Le stupidaggini dette dai Politici che “governano” (è un eufemismo) un Pianeta che la Specie Superiore sta distruggendo pezzo dopo pezzo non si contano più. Cito solo la migliore “Ci stiamo estinguendo! Fate più figli!” Per lasciarli dove? Davvero, ditemi DOVE. Sul cemento? Nel deserto? A mangiare carne clonata in laboratorio? A morire senza alcuna assistenza, perché costa troppo ed è improduttiva? A spararsi tra di loro per alimentare il mercato delle armi da fuoco? A cercare tra i rifiuti delle generazioni passate qualcosa da mettersi addosso?

 

Sono stanca. Alzo Bandiera Bianca. Spero che quando questa follia iniziata con la Guerra di Troia avrà fine, in qualche angolo sperduto del Pianeta rimangano degli esseri umani che possano ricominciare una Nuova Storia, con l’augurio che possa evolvere meglio di quelle passate.

Buona Pasqua, anzi Buona Resurrezione.

 

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Il Villaggio Leumann

feb 142024

Nei dintorni di Torino

Villaggio Leumann

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Il Villaggio fu edificato tra la fine dell ‘800 ed i primi del ‘900 ai lati dell’omonimo cotonificio su progetto dell’ing. Pietro Fenoglio, ideatore delle più significative opere in stile liberty a Torino.


Si tratta di un “progetto pilota” e della prima esperienza di questo genere in un villaggio operaio. Fu concepito per essere del tutto autonomo: infatti oltre alle abitazioni per gli operai e gli impiegati, per lo più villette ad un piano con relativo giardino e orto, comprendeva un Convitto per le Operaie gestito da suore, l’edificio dei Bagni, il Teatro, l’Ambulatorio, l’Ufficio Postale, la Stazione del treno, l’Albergo, il Nido, la Scuola Materna ed Elementare, la Chiesa, il Circolo per gli Impiegati ed uno Spaccio Alimentare.

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Sorse in un’area quasi disabitata, oltre la periferia di Torino, nel Comune di Collegno che offriva condizioni ottime per l’impianto di un opificio: il costo relativamente basso del terreno, la presenza di corsi d’acqua e della ferrovia.
Fu voluto da un imprenditore di origine Elvetica Napoleone Leumann, figlio di Isaac Leumann, che da semplice tessitore si ingrandì fino ad avere una azienda completa.


Napoleone non creò soltanto un'industria con un annesso nucleo residenziale, bensì un'area ben definita in cui lavoro, famiglia, tempo libero, istituzioni sociali e previdenziali erano strettamente connessi fra loro, formando un contesto socialmente evoluto ed efficiente. L'organizzazione urbanistica, l'architettura degli edifici, le istituzioni sociali e i servizi assistenziali in esso creati fanno del villaggio un organismo che pone al centro dei suoi obiettivi una maggiore qualità di vita delle maestranze, sia sul lavoro che nella vita privata, con concreti vantaggi riscontrabili anche nell'ottima qualità che caratterizzò i prodotti del Cotonificio Leumann. ( https://it.wikipedia.org/wiki/Villaggio_Leumann )

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“Fu si può dire precursore e realizzatore di una politica sociale modernissima, quando il collaborazionismo delle classi era un mito. Ebbe nella sua vita un solo culto: quello del lavoro associato alla beneficenza. E del saggio proposito di migliorare il tenore di vita dei suoi dipendenti fece lo scopo essenziale della sua laboriosa esistenza. Due erano gli ideali a cui indirizzò in particolar modo la sua opera: il benessere fisico e morale dei suoi dipendenti e l’educazione e l’istruzione dei loro figli. Per ottenere il primo era necessario pensare a migliorare le condizioni igieniche.”
(dal necrologio per la morte di Napoleone Leumann.)

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Il cotonificio ha continuato la propria attività produttiva dal 1875 fino al 1972 quando chiuse in seguito ad una grave crisi del settore tessile. Fortunatamente il comune riuscì ad acquistare il complesso del Villaggio per mantenerlo intatto.
Le abitazioni sono ancora utilizzate come tali e gli edifici che ospitavano servizi hanno ancora una funzione pubblica: infatti, Il Convitto delle Operaie ospita la Biblioteca Civica, l’Albergo è sede di associazioni, la Stazione è utilizzata per iniziative rivolte ai giovani, il locale dei Bagni ospita il Centro Anziani, il teatro è stato trasformato in unità abitative.
L’Ufficio Postale, la Scuola e la Chiesa mantengono invece la funzione originaria.

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Attualmente il Villaggio Leumann è visitabile con una guida che racconta la storia della famiglia e spiega la funzione di ogni edificio.
https://villaggioleumann.it/

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Napoleone Neumann

Purtroppo l'esempio di Napoleone Leumann rimase un caso pressocchè isolato. Si ebbero altri esempi di proprietari d'azienda che si occuparono anche del benessere dei loro dipendenti, costruendo villaggi accanto alle fabbriche e dotandoli di servizi comuni come asili nido, scuole per i bambini, chiesa, cinema e quant'altro. Un caso importante fu quello di Camillo e Adriano  Olivetti, in provincia di Ivrea. Adriano era convinto che si potesse creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l'organizzazione del lavoro comprendeva un'idea di felicità collettiva che generava efficienza.

(https://it.wikipedia.org/wiki/Adriano_Olivetti)

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In poco tempo tutte queste opere e la ideologia che le guidava caddero nell'oblio. Le fabbriche furono smantellate, le abitazioni abbandonate, gli operai buttati sulla strada. Avanzava il capitalismo sfrenato, senza regole, senza dignità. Senza rispetto per gli esseri umani e per l'Abiente.

 

 

 

Io non salverò il Pianeta

set 162023

 

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Io non salverò il Pianeta.

Con mio marito possiedo un'auto ibrida. Una in due. Raccolgo gli oli esausti, separo organico, vetro, plastica, carta. Ho trovato un modo per riciclare l'acqua che si usa lavando l'insalata e altre verdure. Cerco di acquistare cibo biologico. Non uso la elettricità quando posso farne a meno. Bevo l'acqua del rubinetto. Compro due vestiti all'anno, uno in inverno e uno in estate, gli altri li riciclo modificando qualcosina, e quando proprio non vanno più li dono per i profughi dai paesi in guerra, insieme a coperte e lenzuola.

Eppure, IO non salverò il Pianeta.

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Infatti chi sarei io, minuscolo agglomerato di acqua e carbonio, per dire che salverò un Pianeta? Con terre, acqua, acqua dolce, acqua salata, boschi, fiori, montagne, colline, deserti e ghiacciai? Il Pianeta, su cui poggio i piedi, esiste da miliardi di anni, e ha visto catastrofi naturali che nemmeno riusciamo ad immaginare: lo scontro con un altro pianeta, le piogge di asteroidi, i vulcani sempre attivi, e, infine, una serie di connessioni inspiegabili che hanno portato all'origine di esseri capaci di muoversi, nutrirsi, riprodursi: la VITA. Che esiste da centinaia di milioni di anni. Io sono qui da 60 anni, ed è già tanto. L'Homo, che ci ostiniamo a chiamare sapiens, è qui da circa 200.000 mila anni. Sembra che questa nostra specie abbia la capacitò di distruggere tutto quanto lo circonda, compresi i suoi simili, ma non ha altrettanta capacità di riparare al male fatto. Così ci troviamo al capolinea, cioè al punto in cui sembra che non ci sia quasi più nulla da distruggere e ci è venuta paura.

Ma non a tutti.

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Chi è che non ha paura? Purtroppo chi ha in mano molto potere, usato per continuare a distruggere. Forse è una nuova specie, che ha perso qualcosa rispetto al sapiens, mantenendo solo la parte più rozza e primitiva, quella dell'alba dei tempi. In altri casi, il genere homo, maschile femminile o altro, si dimostra capace di debellare Malattie, studiare l'Universo, studiare anche la storie di Terre e Mari. Eppure, nemmeno questo salverà il Pianeta.

Il Pianeta si salverà da solo.

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In un modo o nell'altro, si rivolterà contro le sue stesse creature, e ne seguirà un bel cataclisma globale, dopo di che si riprenderà senza di noi, errore dell'evoluzione.

Quindi, dovremmo incrociare le braccia, in attesa della catastrofe annunciata? Certo che no.

Io non posso salvare il Pianeta, ma posso cercare di proteggere il mio ecosistema, il mio angolo di mondo, in modo che sopravviva almeno per i miei figli, e per i miei nipoti o forse pronipoti, se ce ne saranno.

Perchè non è così scontato.

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 I giovani guardano con preoccupazione al futuro del loro Habitat, e si chiedono se avere figli abbia un senso. Spero diventino meno pessimisti, perchè abbiamo ancora ambienti naturali molto belli, e molte conoscenze che aiutano a vivere bene, e a combattere malattie incurabili anche solo due generazioni fa. Ce la possiamo fare, se la lotta sarà nostra, nata dall'istinto di sopravvivenza, capace di combattere la distruzione.

 

Non per Salvare il Pianeta, molto più semplicemente per salvare noi stessi.

 

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In Alaska - presentazione

ago 162023

In Alaska – Il Paese degli uomini liberi

di Raffaella Milandri

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Non ho ancora letto questo libro, mi sono dedicata ai Nativi Americani, ma il tema mi affascina. Da sempre sogno viaggi nei paesi del nord. Purtroppo sono limitata da una malattia che col freddo proprio non va d'accordo... Raffaella Milandri mi aiuta a sognare.
Riporto quindi il commento di Piergiorgio Valbonetti (2018)

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Un libro intenso che racconta, attraverso un viaggio in solitaria, la scoperta dell’Alaska. Lassù tra le foreste e ancora più a nord nella tundra e tra i ghiacci, una “Ultima Frontiera” che contrappone la sicurezza della vita comoda, moderna e consumistica, alla incertezza costante di chi ha scelto la libertà. In un viaggio in solitaria di oltre 10.000 chilometri in Alaska, l’autrice, attivista per i diritti umani, percorre i sentieri dei cercatori d’oro, dei pionieri e dei cacciatori di balene.

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Le sue esperienze più intense sono oltre il Circolo Polare Artico, dove la solitudine tocca le vette più alte e il silenzio bianco regna sovrano. Lassù, ai confini del mondo, l'autrice si imbatte in una natura umana forte e gentile, ma tocca con mano i risultati catastrofici del riscaldamento globale e delle crudeltà dell’Uomo Bianco. Sarà il capitano Roy, del popolo Inupiaq, ad aprirle le porte alle tradizioni antiche della sua gente, ma anche a rivelarle la dura realtà di un mondo senza scrupoli in lotta per il petrolio e per il denaro; un mondo dove l’orso polare — il gigante gentile dell’Artico— è tra le prime vittime di cambiamenti irreversibili.

Partecipazione a Teleromagna con Piergiorgio Valbonetti 2018

Pubblicato da Mauna Kea Edizioni, 2019.

 

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Persuasione - film 2023

ago 022023

Persuasione – Film 2023

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Jane Austen scrisse il suo romanzo "Persuasione" negli anni '10 dell'800; fu pubblicato postumo nel 1818, ed ancor oggi affascina i suoi fan, insieme agli altri cinque romanzi. Jane morì troppo presto, e nonostante i tentativi di resuscitarla attraverso film, serie, pubblicazione degli incompiuti e prove di emulazione si ripetano a catena, niente può stare al suo livello.

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Questo ultimo film è parecchio sotto il suo livello, giù in cantina dove dovrebbe restare. Persuasione è il romanzo più completo e più psicologicamente riuscito di Jane, che, pagina dopo pagina costruisce i tanti personaggi dando loro una evoluzione di pensieri e atteggiamenti, che porterà tutti ad un finale piacevole. Anne, la protagonista, è descritta a malapena nel suo aspetto esteriore, ma il suo profondo "io" cresce emotivamente accompagnando il lettore anche nelle vicende altrui. L'autrice abbandona l'alta società che si basa su inchini e frivolezze per entrare in contatto con un mondo più semplice, dove le donne si muovono con maggiore autonomia e sono abituate a decidere per se stesse, tutte tranne la timida Anne, che a vent'anni viene "persuasa" dalla sua tutrice ed amica a non sposare un ufficiale di marina senza denaro. Passano otto anni di infelicità, e l'innamorato riappare. La vicenda ha inizio.

 

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Fin qui, il libro. Il film comincia subito male: per dare una versione più moderna e sbarazzina di Anne il personaggio viene completamente stravolto, privandolo di tutti i suoi sentimenti e del senso di inferiorità che la porta a svalutare la propria opinione nei confronti degli altri. La tutrice (di colore) si vede appena. A questo punto non si capisce perchè il titolo sia “Persuasione”, non vedendo chi persuade chi.

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Mentre il padre di Anne, con la sorella maggiore, deve spostarsi a Bath perchè sommerso dai debiti, Anne va dalla sorella minore, che ha sposato un ricco agricoltore e l'intera famiglia di lui, che non vediamo, a parte una sorella minore, Louisa. La famiglia è di colore per indicare l'inclusione che noi moderni riteniamo doverosa, ma che ai tempi di Jane Austen non era proprio possibile. Ed è snaturata anche questa famiglia, i cui tratti importanti erano l'affetto reciproco, la generosità, l'ospitalità, la semplicità, L' INCLUSIONE di parenti, vicini, amici nella famiglia stessa. Louisa, che avrà un ruolo importante, è sciatta, vestita male e poco attraente. Viene completamente cancellata l'amica povera di Anne, che invece ha una parte molto importante nella maturazione della protagonista La moglie dell'ammiraglio che ha affittato la residenza di Anne resta in ombra, mentre dovrebbe essere una donna energica, poco incline alle convenzioni, e con molto senso pratico. Per Jane, era la donna del futuro.

Tutti i personaggi sono piatti come fogli di carta, totalmente inespressivi. Gli attori sembrano marionette, e si ha l'impressione che siano fuori posto, lì per caso. Fa eccezione la sorella minore di Anne, Mary, le cui scenate sono trasformate in crisi isteriche, che comunque la definiscono bene.

 

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Se qualcuno guarda questo film pensando che sia una trasposizione corretta del romanzo, è stato mal consigliato. Per vedere un bel film, che riesce a comprendere tutte le sfumature del romanzo, si può scegliere il film precedente Persuasione 1995. L'attrice che interpreta Anne "parla" con gli occhi e racconta in questo modo tutta la sua storia. La vera storia di una crescita interiore.

Anne 2020

 Anne 1995

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