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 Poesie per autostima e motivazione, di Paolo Gambi
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dido
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Posted - 02/05/2021 :  18:01:38  Show Profile  Visit dido's Homepage  Reply with Quote
É appena uscito l'album “Poesie per autostima e motivazione” di Paolo Gambi. Si tratta di poesie e musica pensate nell'ottica di una sperimentazione alla ricerca di un nuovo equilibrio fra parole e note.
È disponibile su Spotify, Itunes, YouTube e tutti i principali distributori.

https://www.paologambi.com/it/poesie-e-musica/

Di seguito una breve intervista all'autore che spiega il senso di questa operazione.


Poesia e musica
Le poesie sono accompagnate da musica. Qual è il percorso che porta questi due generi a ibridarsi?
«Poesia e musica erano nei tempi antichi un unico genere. Bisognerebbe tornare alla Poetica di Aristotele per comprendere che è dal loro divorzio che sono nati da un lato tutti i generi musicali che hanno costellato la storia, dall'altro tutti i generi letterari: poesia, teatro, narrativa. Oggi viviamo in un'era particolare, nuova. La tecnologia e la globalizzazione oggi impongono sperimentazioni che facciano di nuovo incrociare i cammini delle parole e delle note. Il mio è un tentativo di andare in questa direzione».

Cosa c'è da dire sulla distinzione di genere fra poesia e musica contemporanea?
«É molto difficile tracciare una linea dritta che divida il mondo della musica da quello della poesia. Il cantautorato, per esempio, non può dirsi talvolta poesia? E l'attenzione metrica di certi poeti neanche tanto antichi non è forse una ricerca di ritmo? Si può però affermare con certezza che in tutto ciò che sino ad oggi abbiamo chiamato musica a prevalere siano il ritmo, la melodia e l'attenzione all'armonia. Invece in tutto ciò che chiamiamo poesia deve prevalere la forza della parola come strumento di apertura al mistero. La sperimentazione che ho fatto è tutta volta a questo: ritrovare un equilibrio fra le due arti assegnando alla parola la centralità, con la musica che si pone al suo servizio come sostegno alla sua carica emozionale. E l'ho fatto in un'epoca in cui è la rivoluzione tecnologica a segnare il passo del cambiamento».

In che senso la sua ricerca artistica è influenzata dalla tecnologia?
«Se guardiamo alla storia della comunicazione vediamo come sono cambiate le ere: prima quella orale, poi la lenta affermazione della scrittura, fino ad arrivare a Gutenberg e alla stampa. Arrivano poi altri mezzi di comunicazione: radio, tv. Infine la rivoluzione digitale, dove siamo ora. Molti di noi ragionano ancora come se fossimo nell'era di Gutenberg. Ma la tecnologia ogni giorno apre nuove strade e nuove possibilità. Oggi la poesia può rimanere viva, orale, senza essere sepolta nella carta. E può arrivare cavalcando onde elettriche in mari sterminati».


Autostima e motivazione
Paolo Gambi ha a lungo lavorato come mental coach fra l'Italia e il Principato di Monaco e si è occupato di benessere emotivo, goal management, crescita personale. Quanto c'è di questi percorsi in questo album?
«Nella poesia, nell'arte, ciascuno mette ciò che ha: l'arte è una spugna, siamo noi il mare in cui galleggia. Io, tra le altre cose, ho fatto molta esperienza nei mondi della crescita personale. Centinaia, migliaia di ore di sedute di coaching, incontri in cui si lavorava su emozioni, obiettivi, viaggi dentro se stessi. Alla fine fra le dita mi sono trovato versi che davano eco anche a quelle esperienze».

Ma la poesia può trovare un punto di contatto con i mondi della crescita personale?
«Quando mi occupavo di mental coaching sentivo che facevo una cosa bella, ma mancava qualcosa. La Poesia mi ha fatto capire che l'Arte è la massima forma di crescita personale. D'altra parte, per fare solo pochi esempi, Dante scrive nella Commedia un percorso di crescita interiore, Francesco d'Assisi imbriglia nel Cantico delle Creature le emozioni dell'universo, Walt Whitman nel suo Foglie d'erba si staglia in modo quasi esplicito come coach. Non vedo perché non si possa dire che fare Poesia significa fare crescita personale».

Sono quindi poesie e musica dai sapori positivi?
«Decisamente sì. Nella vita ho avuto tre grandi maestri: il cardinal Tonini, Raoul Casadei e mia madre. Di tutti e tre non potrò mai dimenticare il sorriso, quasi ci fosse l'intero universo a sorridere con loro. Sento di avere una responsabilità di tradurlo e di farlo conoscere a chi ha voglia di vedere luce, sole, simpatia, positività. È quello che ho cercato di fare anche in questo album».

Pandemia
Questo album esce, non a caso, in un momento particolare della storia. Che rapporto c'è con la pandemia?
«Oggi la gente è smarrita. Con questa pandemia stiamo affrontando uno dei periodi più complessi della storia recente. Gli artisti hanno una responsabilità nei confronti del mondo: indicare il di là, l'altrove, l'incomprensibile. Questo è il modo in cui oggi si può dire alle persone che amare se stessi, credere nelle proprie capacità, avere il coraggio di guardare oltre è la promessa più straordinaria che si può fare a sé e al mondo intero. La Poesia deve continuamente ricordare alle persone che ogni tramonto è promessa di una nuova alba».

Musica
Chi ha composto gli accompagnamenti musicali delle poesie?
«Io. All'inizio degli anni “80 il Maestro Riccardo Muti portò a Ravenna, la mia città natale, un progetto che allora era sperimentale. Si trattava del metodo Suzuki, una tecnica che insegna ai bambini a suonare uno strumento con il semplice metodo dell'imitazione. Avevo 4 anni e partecipai. Ho finito per suonare il violino per più di dieci anni. Questo non fa di me un musicista, ma un imitatore di musicisti, un piccolo artigiano del suono. Oggi fra le mani mi sono trovato i nuovi strumenti digitali che la tecnologia fornisce. E, non nego, un pizzico di intelligenza artificiale, che vuole proiettare questa ricerca anche nel futuro».

Quali generi musicali sono stati scelti?
«Una delle grandi fortune del vivere nell'era contemporanea globalizzata è quella di poter accedere con mente aperta a tutti i possibili generi, sapori e sfumature della musica. Questo mi ha consentito di non focalizzarmi su un genere musicale, ma di trarre dalla musica universale quelle note e quei ritmi che servivano di volta in volta alle mie parole. Per cui ho attinto alla classica e al jazz, all'ambient, al tango, al pop, al rock, all'elettronica e alla musica tradizionale cinese».

Molti dei suoi trenta libri sono stati pubblicati dal Gruppo Mondadori, Piemme, Sperling. Non ha pensato di cercare per quest'opera musicale un corrispondente nell'industria musicale?
«Questa è una sperimentazione. Ho scelto di inseguire la mia vocazione indie, di anarchico alla ricerca della Poesia. L'indipendenza dai grandi gruppi mi consente un tipo di ricerca artistica che forse non risponderà in pieno alle logiche commerciali delle major, ma di certo ha il sapore della libertà».
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