Il Calamaio Bianco

Tra le righe dell'Albania

Elena Lucrezia Scolastica Piscopia, la prima donna laureata al mondo

giu 092019

Il 25 giugno del 1678 è una giornata che segna un profondo cambiamento in quel mondo che riguarda le donne e la lotta portata avanti per i diritti poco, se non per niente riconosciuti. Alle ore 9 di quel sabato, Elena Lucrezia Scolastica Cornaro Piscopia, discute le sue due tesi su Aristotele, in Cattedrale a Padova, nella Cappella della Vergine, vista la vastità del pubblico arrivato per assistere a tale discussione e viene proclamata per acclamazione "magistra et doctrix in philosophia". Elena Lucrezia è la prima donna laureata al mondo e a poter usufruire del titolo di Doctor.undefined

La giovane donne viene onorificata esattamente come gli uomini: le viene consegnato il libro emblema della dottrina, l'anello che simboleggia l'unione con la scienza, il manto di ermellino segno rappresentativo del dottorato conseguito e in ultimo la corona di alloro a simbolo del trionfo raggiunto. Dopo di lei, in tutto il secolo successivo solo due donne hanno ottenuto un simile riconoscimento, una a Bologna e una a Pavia. 

Elena Lucrezia nasce a Venezia il 5 giugno 1646, nel palazzo dei Cornaro, oggi sede del municipio, membro di un’antica e nobile casata, a cui sono appartenuti quattro dogi e nove cardinali. undefined

Elena da tenera età dimostra di essere una bimba intelligente e dedita agli studi, intento che ha potuto portare avanti felicemente grazie al sostegno di suo padre, anch'egli uomo studioso e amante delle arti, conosciuto come mecenate, proprietario e custode di una tra le biblioteche più fornite e più visitate. Un ruolo determinante nelle conquiste di Elena, lo hanno avuto anche le donne di famiglia, tra cui la madre, donna già all'avanguardia per quei tempi, in quanto non avendo nobili origini, convive venti anni con quello che sarà poi suo marito e gli dà ben cinque figli prima di sposarsi. Le viene riconosciuto, prima dal marito, poi pubblicamente la qualità di "uxor optima", intelligente e con grande capacità educativa nei confronti delle sue figlie. La sorella più giovane di Elena, esprime tutta la sua cultura e la sua intelligenza, quando nel suo testamento raccomanda alla propria figlia, di amare e apprezzare le sue figlie femmine, tanto quanto i maschi. undefined

Il padre di Elena, Giovanni Battista Cornaro, già convinto delle capacità di sua figlia, viene incoraggiato ad avviarla, già alla tenera età di sette anni, agli studi classici dal parroco di San Luca, don Giovanni Battista Fabris, amico di famiglia, che diventa così il suo primo insegnante di greco. La ragazza non ha però studiato solo greco, ma anche materie come matematica e geografia, avvicinandosi anche alla musica: la sua conoscenza delle lingue classiche e moderne è decisamente importante. Nonostante i suoi studi siano stati poliedrici, l'interesse e la passione di Elena sono sempre stati solo e unicamente per la filosofia e la teologia. La giovane ha come maestri due figure di spicco, rispettivamente Carlo Rinaldini e padre Felice Rotondi, che più tardi ammetterà di aver avuto Elena più come maestra che come allieva.undefined

Elena oltre che essere erudita e intelligente, é anche una ragazza socievole, che apprezza gli incontri, gli scambi di opinione e i confronti. Proprio per questo riceve spesso in visita eruditi di fama mondiale, nonostante la sua inclinazione rimanga comunque legata alla voglia di una vita sobria e tendente alla riflessione interiore. Elena rifiuta la proposta di matrimonio di un principe tedesco, dedicando così in toto la sua vita agli studi, lontana dalle feste e dalla mondanità, totalmente dedita agli aiuti e alle opere caritatevoli, divenendo così oblata benedettina: fa voto di castità, aggiunge ai suoi nomi quello di Scolastica – la sorella di san Benedetto –continuando a vivere nella sua casa, in abiti civili, indossando sotto a questi uno sottoveste di lana nera, simbolo della veste benedettina.undefined

Invogliata da sua padre e dai suoi maestri, Elena chiede al Collegio dell’università di Padova di essere ammessa all’esame per l'assegnazione del Dottorato in teologia. Il Collegio esprime parere positivo, predisponendo già tutto per il cerimoniale, tra cui la consegna del libro chiuso, anziché aperto, a simboleggiare che l’insegnamento della teologia resta precluso al genere femminile. La richiesta della giovane erudita non è però vista di buon occhio dal vescovo di Padova, il cardinale Gregorio Barbarigo, che, si oppone in maniera ferma alla celebrazione.Dopo svariate insistenze, la scappatoia è quella di darle la possibilità di un Dottorato in filosofia e non in teologia, dichiarando così la candidata  "magistra in philosophia tantum". Elena entra a far parte del Collegio dei filosofi e dei medici dell’università patavina e nello stesso anno è esaminatrice per una laurea in filosofia. Rientra a Venezia per un breve periodo, per poi andare a vivere a Padova, dove scompare prematuramente, nel 1684, per le conseguenze della tubercolosi.

Subito dopo la sua morte, non la si ricorda quasi più e delle sue rimembranze si perdono le tracce. Nel 1688 viene pubblicata una raccolta dei suoi scritti poetici e letterari e ad oggi una statua la ricorda al Bo’, il Palazzo principale dell’università, a Padova. Si può ammirare un suo ritratto presso la Pinacoteca Ambrosiana a Milano e un altro che ritrae il suo volto sulla  vetrata policroma al Vasser College, la prima università femminile negli Stati Uniti. Elena Lucrezia rimane un grande esempio di libertà e prestigio femminile, che pur non potendo cambiare e sovvertire tutte le regole all'epoca vigenti, è riuscita a conferire alla donne il potere di pensare e di insegnare, con intelligenza e senso di realtà. 

Chi era Mena Mangal?

mag 172019

Mena Mangal più volte ha gridato aiuto, più volte ha denunciato di essere minacciata e perseguitata, ma non è stata ascoltata. Lo scorso 11 Maggio, questa donna coraggiosa è stata uccisa, in pieno giorno. Chi l'ha uccisa, ha voluto mettere fine alle sue battaglie, ha voluto porre termine alle sue lotte per la parità dei diritti, affinché le donne possano essere trattate in egual misura, ma non solo. Il suo omicidio è un atto intimidatorio nei confronti di coloro che come lei combattono per questi ideali. Ha lottato tanto Mena per i diritti delle donne, per dare la possibilità alle ragazze di ribellarsi ai matrimoni forzati (lei era riuscita ad ottenere il divorzio), per dare l'opportunità alle bambine di studiare. Una donna forte la Mangal, che ha denunciato senza alcun timore, soprusi e provocazioni, il tutto in un Paese dove essere donna spesso è considerata una disgrazia. Aveva 30 anni Mena, morta sotto i colpi di killer spietati: poteva essere salvata? Perché nessuno ha fatto niente? Perché nessuno l'ha protetta? undefined

A detta della portavoce del ministero dell'Interno afghano Nasrat Rahimi, le indagini sulla morte dell'attivista sono state avviate e non è esclusa alcuna pista, anche se l'attacco terroristico-intimidatorio è un'ipotesi quasi certa, visto l'impegno politico-sociale della donna. Negli ultimi tempi, Mena aveva ricevuto tante minacce intimidatorie, in particolar modo sui social, ma non sono servite a fermarla e ha continuato così le sue battaglie. "Mi hanno insultato, ricoperto di fango. E ora vogliono uccidermi. Ma io non mi fermo", scriveva su sul profilo Facebook pochi giorni prima di essere uccisa.undefined

Nessuno ha protetto Mena Mangal, perché? Perché nessuno ha raccolto il suo grido d'aiuto? Troveranno mai risposta queste domande? In Afghanistan le indagini proseguono e allora perché per la stampa locale, la notizia sembra già essere stata posta nel dimenticatoio? "Perché è così facile in questa società [per gli uomini] continuare a uccidere donne con cui non sono d'accordo? Non riesco a fermare le mie lacrime per la perdita di questa bella anima. Ha avuto una voce forte e l'ha alzata attivamente per il suo popolo". È toccante la dichiarazione che Wazhma Frog, avvocato per i diritti umani e attivista per i diritti delle donne, rilascia al The Guardian, sperando che la donna venga ricordata almeno a livello internazionale. undefined

Mena Mangal non è stata una scrittrice, ma ha combattuto con coraggio per le donne, tutte quelle donne martoriate e soffocate da una società maschilista e violenta. Ho voluto dedicarle questo breve articolo, affinché nel mio piccolo possa contribuire a tener vivo il suo ricordo.

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