Il Calamaio Bianco

Tra le righe dell'Albania

Beate Baumann presenta E in mezzo: io di Julya Rabinowich, prossimamente in libreria

gen 032021

E in mezzo: io di Julya Rabinowic

Da dove vengo? Non importa. Potrebbe essere da qualsiasi luogo…

Madina ha 15 anni, è fuggita insieme alla sua famiglia dalla guerra ed è arrivata a Vienna, dove finalmente inizia a sognare un futuro migliore. L’integrazione però non è cosa facile e a lei tocca assumere il ruolo di mediatrice tra la famiglia, che vive in un centro profughi e la vita sconosciuta fuori. Le notti inquiete e il rapporto tormentato con il padre, che non vuole lasciarsi il passato alle spalle, non fermano Madina, che grazie alla sua compagna di scuola Laura troverà accoglienza in terra straniera.

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 “Potrei usare due parole per definire il romanzo: voce e ponte. Julya Rabinowich ha voluto dare voce a chi non ce l’ha, a persone costrette ad abbandonare la propria terra e i propri cari. Lo fa attraverso la protagonista, fuggita dalla guerra, ritrovandosi così, in un nuovo mondo. La voce di Madina racchiude un po’ tutto; da un lato la delicatezza e l’ingenuità straordinariamente sincera, dall’altro la chiarezza e la determinazione. I due punti, inseriti nel titolo, stanno a simboleggiare proprio quel ponte, dato dalla voce che funge da collegamento. Madina si trova nel mezzo, tra il mondo occidentale e quello orientale, tra l’universo degli adulti e quello dei ragazzi. La lingua diviene lo strumento, che trasforma la voce in una sorta di ponte, che permette a Madina di approdare nella nuova terra, sviluppando le proprie radici e le propria identità. La giovane incarna una voce contemporanea, una di quelle voci silenziose molto presenti nella nostra società, che gli altri faticano a sentire, perché, infondo, sono di persone trasparenti. E in mezzo:io, è un libro che sottolinea la sensibilità della Rabinowich nei confronti delle problematiche dei profughi. Julya ha lavorato presso un centro di accoglienza per rifugiati ceceni, dove ha ascoltato e dato voce a racconti scioccanti e angoscianti. Direi che la figura dell’interprete si identifica con il ponte tra le lingue.”

                                                                                           Beate Baumann

                                                                                                                 

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