Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, storia di donne e di libere scelte
mar 042019Il secondo sesso è un saggio scritto nel 1949 da Simone de Beauvoir, una delle più grandi figure intellettuali del Novecento. Scrittrice, filosofa, attivista femminista, ma non solo. La scrittrice oggi viene purtroppo ricordata solo come femminista: quello che molti non sanno è che Simone de Beauvoir ha lasciato in eredità ai posteri una produzione letteraria notevole, fatta di romanzi, saggi filosofici, testi teatrali e una quantità innumerevole di saggi brevi. La sua è stata un'esistenza piena: ha frequentato prestigiose personalità, è stata acclamata, amata e odiata e si è distinta anche nella vita privata, con svariate relazioni sentimentali, anche omosessuali, che hanno fatto di lei una donna libera e scandalosamente famosa. Quello che oggi, più di ogni cosa, viene ricordato e stimato come bene prezioso, è il suo pensiero. La Beauvoir ha sempre abbracciato la corrente esistenzialista: il punto cardine di tale pensiero fa perno sull'esistenza, quella fatta di vicende improrogabili, alle quali nessun veto può essere posto, che si pone davanti all'essenza, a tutto quello che può essere modificato attraverso il libero arbitrio.
Quello che concerne l'esistenza, secondo la filosofa, può essere affrontato con due modalità: o attraverso l'accettazione, oppure attraverso la trascendenza, che si rifà alla volontà di poter progettare e di poter modificare. Solo così si può affermare, che la nostra esistenza sia conseguenza del nostro modo di porci di fronte a quello che ci viene dato una sola volta ed è valido per tutte. È questo il principio che si ritrova alla base de Il secondo sesso, saggio decisamente rivoluzionario, tanto da essere inserito nell'Indice dei libri proibiti dal Tribunale del Sant'Uffizio.
Ne Il secondo sesso Simone de Beauvoir analizza la condizione della donna, partendo dal presupposto che quello femminile sia il secondo sesso, rispetto al primo, quello maschile. Il primo sesso corrisponde al Soggetto, il secondo non è che l'Altro rispetto al primo.
“Il dramma della donna consiste nel conflitto tra la rivendicazione fondamentale di ogni soggetto che si pone sempre come essenziale e le esigenze di una situazione che fa di lei un inessenziale.”
Per interi secoli si è pensato che la condizione di inferiorità della donna fosse dovuta a situazioni predestinate di natura biologica, psicanalitica o addirittura economica. Elementi legati all'esistenza, quindi, fatti imposti dalla vita, contro i quali nulla può essere fatto. Simone de Beauvoir risponde a questa radicata convinzione con delle parole, ormai famose, che si ritrovano spesso sotto forma di citazione
"Donne non si nasce, lo si diventa"
Con il suo verbo, la scrittrice sottolinea come non esista, contrariamente a quanto fatto credere dalla psicanalisi, un destino comune a tutte le donne. Non esiste il "comune femminino", marchiato dal fatto di essere femmine. In qualche modo, la donna ha scelto la seconda posizione, ha scelto la sua subordinazione. Come è potuto accadere? Questo la filosofa non lo sa spiegare.
Oggi il pensiero della Beauvoir, può risultare banale: sappiamo che le donne non sono sottomesse per scelta. Quella che però è l'importanza delle idee della scrittrice, tremendamente attuali, sta nell'aver saputo fermamente spostare l'attenzione dagli elementi delle uguaglianze a quelli delle differenze. Si supera il concetto di sesso biologico e di quello di genere e per la prima volta nella storia, si guarda l'essenza della donna.
Simone de Beauvoir decanta l'essenzialità della trascendenza nella vita delle donne, affermando così che nulla è scontato, che nulla vive in eterno, che nessun principio è immutabile, anche per il femminino. Negli anni a venire, grazie alla sua politica filosofica, il pensiero che richiama al principio di natura, quel principio per cui le cose così sono e non possono essere modificate, andrà lentamente scemando. Trascendere i fatti dell'esistenza, significa non piegarsi, reclamare la propria libertà e partecipare ai cambiamenti del mondo.
"La donna non è una realtà fissa, ma un divenire". Così spiega la Beauvoir, la necessità che il femminino abbracci la trascendenza, proprio come hanno sempre potuto fare gli uomini. Se la donna vuole emanciparsi deve abbandonare l'immobilità: solo questo importante passo può permettere la riconciliazione con l'uomo, altrimenti impossibile.
“L’oppresso non può realizzare la sua libertà di uomo se non nella rivolta, giacché la peculiarità della situazione contro la quale si ribella consiste proprio nell’impossibilità di ogni sviluppo positivo; la sua trascendenza si supera all’infinito solo nella lotta sociale e politica.”
Simone de Beauvoir ci insegna che tutto è modificabile, che tutto si può cambiare o quanto meno tentare di cambiare: stare a guardare non aiuta, anzi blocca il flusso della normale esistenza.