Una considerazione, partendo da "Sono contro" degli Skiantos...
ago 142022(Nella foto Freak Antoni)
"Sono contro" degli Skiantos:
"Non ci credo,
alla carriera
alla pensione, soldi come soluzione
alla prigione
Non ci credo,
al panettone
ai finti artisti, parrocchiani, percussionisti napoletani
ai registi americani
E non mi fido,
dei paninari,
dei ragazzotti e Ramazzotti del decoro
che han le marlboro
Sinceralisti, moralisti, anticristi
albanisti, qualunquisti
Sono contro, io sono contro
si sono contro e fino in fondo
e sono pronto a stare contro
sono contro
Io sono contro
Non ci credo,
al nucleare
alla potenza militare, al radicale da salotto al buonsenso del bigotto
ai nuovi fan, ai Duran Duran
Non mi fido
Non mi fido
Non mi fido dei razzisti
dei cantautori ecologisti
della finta tolleranza dei barbuti
occhialuti intellettuali prevenuti tossicomani venduti
Sono contro, io sono contro
e fino in fondo
e sono pronto a stare contro
io sono contro
Si, sono contro
io sono contro
si sono contro
e sono pronto
a stare contro
e fino in fondo
Sono contro
io sono contro
e fino in fondo
io sono contro, si sono contro
e fino in fondo
Io sono contro
e sono pronto a stare contro fino in fondo
Io sono contro"
Achille Bonito Oliva (nella foto) ha scritto su Robinson: "Oggi il sistema riesce a inglobare qualsiasi tentativo di rottura e di novità, sia che si tratti di gesti diretti come la politica che di gesti indiretti come la cultura".
Achille Bonito Oliva sostiene che il sistema attuale inglobi tutto, anche le maggiori forme di dissenso e di contrasto al sistema stesso. Non c'è più niente che faccia scandalo. Non c'è più niente che cambi davvero qualcosa. Chiunque si metta contro il potere è innocuo e/o la paga cara con gli interessi. Se tutto va bene la sua iniziativa viene considerata una ragazzata o un volo pindarico e l'ideatore un fanciullo, un mattacchione o un matto. Un tempo uno era un poeta maledetto, era bohémien, era uno scapigliato. Bastava allora andare a vivere con una prostituta, sposarla oppure vivere una relazione omosessuale per fare scandalo, per far parlare i benpensanti. Oggi niente fa scandalo. Oggi per esempio qualsiasi rapporto sessuale tra maggiorenni, consenzienti, capaci di intendere e di volere è stato fortunatamente considerato normale. Certo già ai tempi di Rimbaud la buona borghesia sosteneva che gli artisti erano tipi strani e tollerava queste trasgressioni, bollandole come stravaganze, come eccentricità. Insomma gli artisti erano tipi matti, bislacchi. Li si tollerava, ma a quei tempi facevano la distinzione tra borghesi e artisti. I veri borghesi non potevano trasgredire e gli artisti avevano libertà, ma venivano etichettati, non venivano più considerati rispettabili e potevano morire poveri. Poi ci furono gli hippies, i sessantottini. Fare l'amore e non la guerra era uno slogan rivoluzionario. Adesso niente e nessuno può essere così innovativo. Ogni cosa, ogni persona, ogni idea, ogni movimento ha perso qualsiasi carica eversiva. Niente sorprende né entusiasma più a questo mondo. Flaiano aveva già ironizzato su questo, aveva già previsto tutto, scrivendo "Un marziano a Roma", dove il marziano appena sbarcato è un fenomeno da baraccone e tutti lo vogliono conoscere, ma dopo poco tempo nessuno più lo considera. Tutto viene fagocitato, metabolizzato in fretta. Anche tutto ciò che è contro è apparentemente contro, diventa una moda, diventa "in". Chi è davvero al di fuori dalla logica del dominio, del sistema finisce per essere incomprensibile o finisce per diventare invisibile. Non fidatevi di quelli che rivendicano in tutti i modi e in tutte le salse la loro diversità, la loro unicità e in fin dei conti il loro essere contro: in realtà sono sempre a favore di qualcuno, molto spesso a favore del potere. Anche se vuoi essere alternativo non puoi essere solo, devi essere con qualcuno o per qualcosa, devi mettere la testa a partito devi accettare dei compromessi: altrimenti vieni tacciato di finto ribellismo vuoto, astratto, improduttivo, inconcludente. La prima difficoltà insormontabile è che il potere corrompe tutto e tutti. Ci aveva già avvertito Pareto, un pensatore conservatore, che la controélite diventava élite, avveniva una cooptazione dei rivoluzionari più validi da parte del potere. Detto in parole povere a volte quando qualche allievo capace ma indisciplinato disturba troppo le lezioni lo si fa diventare capoclasse o rappresentante di classe, in modo da responsabilizzarlo e renderlo tranquillo, pacifico. Così avviene anche nelle logiche del potere. Ma il problema principale è che il potere corrompe prima di tutto nell'animo e nella mente perché deforma, inibisce la crescita interiore, la creatività, l'autonomia di pensiero, tarpa le ali sul nascere. Inibire la crescita come individui significa che il potere della società attuale ci lascia solo la libertà negativa, ovvero la scelta di vivere secondo gusti e preferenze, ma non ci consente la libertà positiva, ovvero di scegliere in modo razionale e con la possibilità di dire no al mainstream, al conformismo di massa (riprendendo i due concetti di libertà di Berlin). I veri falliti, i veri puri sono soli, sono costretti alla solitudine dal potere. Al limite possono creare una piccola comitiva di disperati, ma la comunità dei perdenti non esiste. I barboni si litigano la notte sotto stazione per un pezzo di cartone da adibire a giaciglio. La rivolta dei barboni è destinata a essere e rimanere solo un bellissimo racconto di fantasia di Bukowski. Non esiste alcun collante, alcun legame. Ognuno è chiuso nella sua storia, perso nei suoi problemi. Chi non è omologato è solo, chi agisce e pensa in modo difforme dalla massa è solo. Tutto ciò è dovuto anche alla solitudine dell'uomo contemporaneo. Si parla tanto di individualismo sfrenato, ma a conti fatti è in crisi la soggettività. Esiste la libertà di associarsi spontaneamente almeno a livello teorico, ma poi in definitiva non ci aggreghiamo più, non fraternizziamo più, non facciamo più comunità perché esiste solo una massa anonima con la conseguente legge del branco. Ma per essere contro veramente bisognerebbe anche essere contro una parte di noi stessi: quella che deriva, che è più legata alla logica del sistema e da qui nascerebbe una contraddizione insanabile, una grande lotta contro sé stessi. Noi abbiamo interiorizzato il sistema, il potere. Noi facciamo parte del sistema e il sistema è dentro noi, nella nostra mente, nelle nostre viscere. Qualche reazionario ci ricorda il celebre detto napoletano che "Nun sputà ‘ncielo ca ‘nfaccia te torna”, altri possono invitarci a non sputare nel piatto in cui mangiamo. Tutte le critiche sono ammesse teoricamente, nessuna critica è legittima. Essere contro nel migliore dei casi significa essere contro la propria famiglia spesso, contro il partner o la partner, contro le proprie amicizie. Ricordiamoci della scelta drastica che fu chiamato a fare San Francesco d'Assisi. Essere contro oggi significherebbe gettare la televisione, non leggere giornali, essere consumatori critici, essere attivisti. Insomma sono richiesti troppi sacrifici. E andare veramente contro potrebbe significare in forma estrema anche pagare con la stessa vita perché certi argomenti non si possono affrontare e certe verità non si possono dire né scrivere.
Allo stesso tempo non esiste più soltanto l'ineguaglianza dovuta alla distinzione marxiana tra cittadino e borghese, ma come ha sottolineato il professore Salvatore Veca a questa si è aggiunta la problematica della cittadinanza come frammentazione delle proprie identità socioeconomiche, sessuali, ideologiche, etniche, culturali, etc etc. Siamo troppe cose per accettarle, comprenderle pienamente in noi e gli altri hanno anch'essi troppe identità, troppe sfaccettature, troppe sfumature per riconoscerci pienamente negli altri, per rispecchiarci, per identificarci. Finiamo così per non fare neanche un pezzo di strada con gli altri. Al potere sempre più invasivo non si oppone più alcun contropotere. E poi il contropotere in questo mondo in cui siamo tutti sorvegliati, controllati, schedati non può essere più clandestino, viene subito istituzionalizzato, irregimentato, incanalato nei "giusti binari". Il contropotere deve essere presentabile, deve rientrare nell'ottica del sistema, nell'ordine del discorso. Nessuno può sgarrare. Niente e nessuno può deragliare. A ogni mossa originale e scaltra del contropotere si verifica puntualmente tutta una serie di contromosse opportune e neutralizzanti del potere, che rendono ogni tentativo goffo, inopportuno, velleitario, utopico, inutile. Inoltre per essere contropotere efficace ci vogliono soldi e chi ha davvero soldi difficilmente diventa contropotere o lo finanzia perché ha molto da perdere. Un rivoluzionario come Giangiacomo Feltrinelli oggi non esisterebbe più. Non solo ma viene da chiedersi come prendere alla sprovvista questo potere così pervasivo e onnipresente? Esistono dei cavalli di Troia per scardinare il potere? Infine questo potere, almeno in Occidente, non ha più forme dittatoriali e cruente, perciò moltissimi cittadini sottovalutano le dinamiche del dominio, così come le ingiustizie. Questo potere apparentemente democratico sa nascondere le proprie schifezze agli occhi dei cittadini. All'epoca di Feltrinelli c'era il pericolo imminente di un colpo di Stato, di una grande deriva autoritaria. E oggi? Non esistono così grandi paure o almeno non vengono avvertite dai cittadini italiani. Infine i cittadini hanno sempre paura di finire dalla padella nella brace, pensano che ogni cambiamento peggiori le cose.
E allora cosa ci resta? Forse la poesia? Forse l'arte? Scriveva Baudelaire che ogni poesia diceva un mondo. A patto che il mondo detto dalle vostre poesie non sia livellato, appiattito, omologato, già codificato troppe volte. E dire il vostro mondo con delle poesie a cosa può servire? A niente, non cambia niente, come scriveva Fortini. Però è terapeutico per voi e forse, anche se meno comunemente, per qualcuno che legge.