Solo due parole su "L'infermiera di Pisa" di Ottiero Ottieri
ott 182022
(Nella foto Pisa)
Ottiero Ottieri (1924-2002) è stato scrittore, poeta, sociologo e dirigente della Olivetti. È stato un autore importante. Non a caso fu un autore Einaudi. Anche Walter Pedullà nella sua monumentale "Storia della letteratura italiana" tratta Ottieri a più riprese. Il suo romanzo "Donnarumma all'assalto" fu un caso letterario, che trattava della disoccupazione meridionale in contrasto con le rigorose selezioni del personale delle industrie del Nord. Quel romanzo era autobiografico perché Ottieri lavorò alla Olivetti di Pozzuoli. Se da un lato la Olivetti era un'impresa all'avanguardia, dove trovavano impiego i migliori intellettuali e dove nessun dirigente guadagnava più di cinque volte degli operai, dall'altro anche questa azienda non poteva assumere tutti, doveva selezionare e quindi discriminare in un certo qual modo, escludere, compiendo delle ingiustizie umane e sociali. Ma Ottieri riuscì anche a rappresentare le contraddizioni intrinseche dell'alta borghesia, classe sociale a cui lui stesso apparteneva, ad esempio con il racconto lungo "I divini mondani".
Trama
"L'infermiera di Pisa" è un poemetto eccellente, in cui Ottieri tratta del suo ricovero a Pisa perché era maniaco-depressivo. Quando fu scoperta questa patologia Kraepelin la definì psicosi. In realtà oggi è classificato come un semplice disturbo dell'umore e basta appunto uno stabilizzatore dell'umore, assunto quotidianamente, per curare efficacemente i pazienti. Il poeta andò così in cura dallo psichiatra Cassano, dopo essere stato per diverso tempo curato da un analista junghiano inutilmente in Svizzera. Per la cronaca Cassano era uno dei migliori studiosi della depressione ed era uno psichiatra organico, esperto di psicofarmaci. In quest'opera viene narrata l'infatuazione per una infermiera pisana, ma vengono anche descritti gli sbalzi d'umore, gli stati mentali di Ottieri tra citazioni colte, erotismo, invettive, resistenze psicologiche alla cura. Da una parte abbiamo l'amore per l'infermiera e dall'altra abbiamo la neurochimica. Sullo sfondo c'è Pisa con i suoi lungarni, la sua vita di provincia, l'università, le sue scuole di eccellenza. In questo libro vengono perciò trattati in modo esemplare sia l'innamoramento non corrisposto che la sofferenza psichica.
Recensione:
È un libro che consiglio spassionatamente di leggere per chi vuole diventare poeta, ma anche per chi ha molte titubanze a curarsi psichicamente, ad andare da uno specialista. A livello stilistico il poeta si rivela straripante, un vero e proprio fiume in piena, descrive minuziosamente tutto e tutti del suo soggiorno pisano. È un libro che ricorda il grande psichiatra Cassano ma non solo. Ottieri si dimostra un grande poeta, un autore da leggere e da gustare. Dimostra la sua bravura ed è una bravura che non annoia, che non incute soggezione, ma desta continuo interesse, spinge a riflettere. Nella poesia di Ottieri talento e cultura si uniscono armoniosamente, nonostante le sue tare psicologiche, i suoi fantasmi mentali, l'alcolismo e la dipendenza dal sesso. Ottieri non fu creativo grazie ai suoi difetti e ai suoi eccessi, ma nonostante questi. Quello che più stupisce è l'unicità della sua voce inconfondibile, che non fa il verso a nessuno e non somiglia a nessuno. In un mondo sempre meno rappresentabile e in cui sono poche le opere poetiche che ci stupiscono, ebbene questo poemetto spicca ancora oggi a distanza d'anni per la sua originalità, la sua genuinità, miscelate con sapienza da uno degli autori più singolari e versatili del Novecento italiano.