Il Blog di Davide Morelli

Pensieri di un pontederese (Sozzifanti mon amour)

"Brama" di Ilaria Palomba (Giulio Perrone, 2020)

feb 102023

 

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SINOSSI DELL’OPERA. Possedere l'altro, primeggiare, schivare le attenzioni di una madre morbosa, meritare il riconoscimento di un padre inarrivabile sono i desideri che animano Bianca, fragile trentenne, ricoverata più volte in psichiatria per i suoi vani tentativi di suicidio. L'incontro con il filosofo Carlo Brama, ambivalente oggetto di desiderio, rende maggiormente precario il suo stare al mondo e apre un viaggio a ritroso nell'infanzia e nell'adolescenza pugliese, frugando tra i segreti di una famiglia borghese piena di scheletri nell'armadio. L'amore non è una fiaba a lieto fine ma una radiografia della psiche, un legame tanto carnale quanto spirituale che, come in un rito, nel suo compiersi conduce al trascendimento della ragione. Tra Carlo e Bianca c'è un gioco crudele che diventa una condanna, una tessitura di destini, sacra e terribile, cui cercano entrambi di sfuggire.

 

 

L'autrice cita subito in esergo due concezioni della brama, secondo Alberto Savinio e Jung; la protagonista desidera "come la terra brama il cielo", ma poi citando "Il diario del seduttore" di Kierkegaard scrive che è "la paura il desiderio più grande, la natura dell'anima umana" e nel capitolo 30 i termini desiderio e brama sono intercambiabili: questo non significa assolutamente confusione o inesattezza, ma difficoltà a stabilire differenze ontologiche tra brama e desiderio per chiunque. La protagonista di questo bellissimo romanzo si alterna tra relazioni tormentate, autodistruzione, tentativi di suicidio sotto forma di "abbuffata di farmaci", cure psichiatriche conseguenti e rischio reale di essere "lobotomizzata da farmaci", che stabilizzano l'umore, annullano deliri e psicosi, ma allo stesso tempo appiattiscono la vita psichica. È vero però che nessun psicofarmaco per ora può annullare il desiderio o per dirla alla Palomba la brama. Il romanzo è scritto molto bene ed è comprensibile a tutti. La Giulio Perrone conferma ulteriormente con questo romanzo di pubblicare libri di elevata qualità. Quest'opera è senza ombra di dubbio frutto di grande talento e coraggio. È un'analisi psicologica incessante, arricchita da citazioni letterarie, psicologiche, filosofiche. Le rare volte in cui si descrive atti sessuali non c'è mai volgarità ma modernità. Il sesso poi non è mai estremo. Il sadomasochismo è soprattutto psicologico/esistenziale: come scrive magistralmente la Palomba è una "sfida a fottersi entrambi" da parte dei due amanti. Vengono anche descritte le dinamiche patologiche familiari. Bianca, la protagonista, si sente una pazza depressa e una figlia ingrata, ma interiormente prova un forte disagio, tant'è che si definisce la "somma di pezzi non assemblati". Carlo, il suo amante, non vuole solo il sesso o l'amore, ma soprattutto la mente; però anche la protagonista è considerata da chi la conosce bene una manipolatrice mentale. Bianca desidera incessantemente ma allo stesso modo esiste "in quanto desiderio di qualcuno": la sua è una via senza uscita, non si esce da questo circolo vizioso. L'instabilità psichica viene descritta in modo egregio nel capitolo 18, in cui le stesse sensazioni sembrano liquefarsi. Bianca insegue l'equilibrio, la stabilità, la normalità. Ma la normalità non esiste. Bion sosteneva che tutti gli esseri umani, anche i più normali, hanno dei nuclei psicotici, nonostante cerchino di inibirli. Ognuno ha delle zone di ombra e anche i cosiddetti folli hanno dei periodi di lucidità. I veri creativi integrano lucidità e follia. Inoltre una cosa filosoficamente molto interessante: la scrittrice per tutto il romanzo gioca su un discrimine, una dicotomia mai netta davvero: da una parte vorrebbe scrutare l’abisso e fermarsi sull’orlo del precipizio, dall'altra vorrebbe come dice lei stessa attraversarlo. Questo romanzo ben congegnato porta a molte riflessioni. Una è sul desiderio.

Oggi riceviamo molti più stimoli e molti più input di un tempo. Siamo quindi degli eterni insoddisfatti. Il consumismo e con esso i mass media stimolano il nostro desiderio incessantemente. Vorremmo avere tutto o quasi, vivere tutto o quasi. Aumentano però anche le frustrazioni. Spesso è questione di modelli inarrivabili, di un immaginario erotico mai pago. Basta leggere “Soggettività e denaro. Logica di un inganno” del filosofo Silvano Petrosino per capire meglio, per decifrare il mistero. Petrosino avverte, citando Lacan che il desiderio è spesso un fantasma più che un oggetto/soggetto vero e proprio. Quando il desiderio si concretizza e l’oggetto/soggetto diventa nostro strumento di piacere ecco allora che non riusciamo a goderne pienamente o desideriamo un altro oggetto/soggetto. Come ricorda Petrosino noi per amare ed essere amati cerchiamo di fare in modo che la persona desiderata ci desideri, per amare bisogna rispecchiarsi nell’altra persona e questa si deve rispecchiare in noi. Insomma l’amore è un incontro di desideri. È soprattutto questo che ci dice la Palomba. È difficile trovare in amore il giusto mezzo. Il sesso non sempre è vissuto da tutti in modo egosintonico.  

Un'altra considerazione sorge spontanea sulla nostra grande capacità a cadere sempre nei soliti errori, ad autosabotarci. Freud dal punto di vista psichico parlava di coazione a ripetere. Secondo la Treccani la coazione a ripetere è una “tendenza incoercibile, del tutto inconscia, a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze”. Per Freud la coazione a ripetere era un grande rovello. Era chiaro che non era governata dal principio di piacere e così Freud aveva teorizzato che fosse causata da Thanatos. Alcuni sono come degli automi che ripetono le solite azioni in un loop infinito. Un tempo si diceva che fosse l’istinto. Oggi questo termine per gli esseri umani risulta inappropriato e si usa invece il termine “pulsione”. Ma non c’è solo questo. Molti, quasi tutti, sono determinati dalle cosiddette dinamiche psicologiche. Da un lato utilizziamo le solite griglie interpretative e siamo rassicurati quando ci troviamo di fronte i soliti script. Quasi tutti si tende a ripetere i soliti schemi di comportamento; siamo soggetti a pensare gli stessi pensieri, a visualizzare le stesse immagini, ad avere gli stessi desideri, a compiere le stesse identiche azioni. Insomma siamo in preda a degli automatismi. È la classica forza dell’abitudine? La casistica delle dinamiche psicologiche è infinita. Ma cosa sono in fondo queste dinamiche psicologiche? La definizione più semplice, quasi tautologica, ma anche più calzante è che sono le spiegazioni psicologiche più plausibili che diamo a dei comportamenti osservati. La scrittrice ha scritto un romanzo impareggiabile sulle dinamiche psicologiche. Oltre alla dipendenza fisica da una sostanza a esempio esiste una dipendenza psicologica. Ci sono inoltre relazioni sentimentali che sono davvero tossiche e che sono determinate da una dipendenza affettiva. Il problema cruciale spesso non è spezzare la catena, ovvero il legame con quella persona, ma annullare o rendere innocua la dinamica psicologica che porta ad instaurare sempre lo stesso tipo di relazione tossica. Ci sono molte persone che si legano da sole sempre alla stessa catena. Non è una questione di logica. A livello razionale si può imparare dagli errori, ma a livello psicologico c’è spesso qualcosa di più forte di noi, che ci porta a ripeterli. Tutto questo lo scrive benissimo la Palomba. Ognuno ha i suoi tarli, le sue debolezze, le sue catene, ma solo pochi riescono ad esserne consapevoli. Spesso tutto ciò è inconscio per chi lo vive. Noi vediamo sempre le catene altrui, ma molto raramente riusciamo a vedere le nostre. Ci sono tante forme di dipendenza. Non a caso per la cura di molti disturbi psicologici si sta diffondendo la schema therapy. In ambito sentimentale la stragrande maggioranza delle persone ha un archetipo definito, dei gusti definiti che portano a scegliere spesso la stessa tipologia di partner. Si usa dire che chi si somiglia si piglia. Ma non c’è una regola certa. A volte si possono scegliere persone complementari, mentre a volte si attraggono le persone totalmente opposte, completamente agli antipodi. Ma questo accade in diversi contesti. Sapere poi perché siamo esseri così abitudinari è difficile a dirlo. Perché i nostri comportamenti sono incasellati sempre in pochi pattern, in poche categorie? Perché fanno parte della nostra identità e della nostra personalità di base che è sempre così stabilita e predeterminata? Siamo davvero degli esseri così prevedibili? È ciò che un lettore si domanda dopo aver letto questo bel libro. In fondo siamo ciò che pensiamo e siamo ciò che facciamo e inoltre facciamo sempre ciò che pensiamo? I nostri desideri agiscono per noi? Siamo agiti dalle nostre subpersonalità? Siamo come automi già programmati con schemi sia innati che appresi? Gli studiosi della mente cercano di dare risposte, ma c’è poco di certo. Tutti concordano nel dire che il cervello umano è “schematico” per adattarsi meglio all’ambiente, per essere coerenti con noi stessi (dato che siamo ricercatori di coerenza e stabilità), per mettere ordine al disordine, per interpretare più efficacemente il mondo. Tutti siamo soggetti a schemi cognitivi, costituiti da modelli e rappresentazioni mentali, da convinzioni radicate nell’animo. Il problema è che alcuni hanno degli schemi “disfunzionali” e finiscono per imbattersi sempre nelle solite situazioni, nei soliti episodi. Bianca, la protagonista del romanzo, è in un certo qual modo disfunzionale in amore. È però anche vero che quando ci imbattiamo in una situazione viene attivata la memoria e in essa vengono cercate delle reazioni e dei comportamenti a situazioni simili che abbiamo già vissuto. È molto difficile cambiare, comportarsi in modo completamente nuovo ed originale. Alcune domande sorgono spontanee. In che modo viene generato un modello di comportamento? Fino a che età si può cambiare schemi di comportamento? Una persona poi può cambiare i suoi schemi di comportamento senza snaturarsi totalmente? Una cosa è certa: molte persone sono molto conservatrici, hanno così paura del nuovo, dell’ignoto, del cambiamento, che preferiscono stare malissimo pur di rimanere tali e quali. Una persona, come si suol dire, è inutile che viaggi per il mondo e cambi mille città diverse se porta con sé nel cuore e nella mente il suo vecchio paese, con le sue esperienze spiacevoli. Volenti o nolenti i nostri schemi di comportamento sono delle generalizzazioni che ci permettono di interagire con gli altri nel modo che a noi sembra più efficace e più veritiero possibile. Il problema principale, croce e delizia al tempo stesso, è che la nostra esperienza è sempre troppo limitata per fare delle inferenze efficaci per il futuro. La scrittrice infine ci fa domandare come potremmo Imparare a non farsi del male, a volersi bene. Sartre a tal proposito sosteneva: "È vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei.”

 

 

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