Il blog di Rosella Rapa

Tourismi letterari

La divisa sbagliata - Un indiano d’America tra le SS

Feb 192023

undefinedRecensione di Rosella Rapa

La "divisa sbagliata" è come dire la "guerra sbagliata", perchè la storia, si sa, la scrivono i vincitori; la scrissero Churchill e Roosvelt, ma anche Stalin e Mao, pur se non ci piace ricordarlo. Così, un giovane Cherokee si arruola tra le SS perchè ritene gli statunitensi discendenti di quei coloni che massacrarono la sua popolazione. Quasi nessuno lo sa: Hitler aveva fatto delle promesse ai Nativi Americani, sperando di di reclutarne come spie, ma il gioco non gli riuscì, e l'eroe di questa storia, di nome inglese Saxton, si ritrova da solo fra le SS senza sapere una parola di tedesco. Fortunatamente per lui il suo compagno d'armi, Günther, parla l'inglese (e altre lingue) che dal suo petto fluisce fluentemente, raccontando e spiegando perchè si trovano in guerra con nemici di tante nazioni.

Günther è un SS atipico, molto diverso da quelli che diedero vita ad agghiaccianti racconti giunti fino a noi e tuttora commemorati. Günther conosce la letteratura, la filosofia, la poesia, il latino, l'opera lirica, la storia antica, gli artisti italiani del rinascimento. Anche Hitler era affascinato da queste opere, ma ciò non gli impedì di sterminare con ferocia il suo stesso popolo. Günther e Saxton sono diversi: il Nativo avrà la divisa, ma non riesce ad uccidere a sangue freddo, il suo compagno più di una volta lascia fuggire un nemico già condannato, per muta preghiera di Saxton.

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Intorno a loro ruota una cerchia di SS mandati al fronte; Italiani sperduti e impauriti dopo l'armistizio; Inglesi e Americani che bombardano senza rispetto alcuno per i civili e per le opere d'arte; Francesi che assoldano Marocchini criminali di guerra e via così. La realtà fu anche peggiore di quanto racconta Saxton.

La narrazione si svolge in prima persona, mescolando passato e presente, sentimenti provati nell'infuriare della guerra e pensieri che vengono a galla mentre Saxton, ormai scrittore, anni dopo ripercorre il suo difficile cammino. La vicende della Guerra, la Storia dei Nativi Americani, l'esaltazione della "divisa giusta" sono descritte con estrema accuratezza (*). I sentimenti dei protagonisti e dei comprimari sono vivi e coinvolgenti; c'è la paura, il terrore di chi è stato catturato, la paura di chi deve andare in avanscoperta senza mostrare angoscia, la paura dei soldati sotto alle bombe e ai colpi di cannone. Sempre paura, ma con connotazioni diverse, rese magistralmente dall'autore.

Eppure c'è spazio anche per l'amore: amore fuggevole, che si può ritrovare oppure no, amore intenso, destinato a spegnersi presto o tardi.

La narrazione si articola tra Flashback e Flashforward; si ricostruisce l'ultimo anno della guerra con mattoni perduti e ritrovati in disordine; nel mentre Saxton scrive, scrive e litiga con la figlia, che vede le cose a modo suo, in bianco e nero, come fece la generazione degli anni '70, con cui era difficile dialogare, tremendamente difficile, lo so.

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Il romanzo si legge tutto d'un fiato, nonostante sia lungo e complesso. Molte le tematiche affrontate, tutte con riferimenti esatti; l'autore si è documentato accuratamente, oppure, meglio ancora è probabilmente un appassionato di storia Europea e di cultura Nativa Americana. Un abbinamento per niente facile, che io condivido pienamente. (*) C'è voluto molto coraggio a proporre una “divisa sbagliata” per raccontare la II guerra mondiale, con tutti i suoi retroscena, visti dalla parte di chi, dopo aver invaso e ucciso, (sì, ci sono anche le Fosse Ardeatine) tenta disperatamente di tornare a casa, senza sapere che la casa non c'è più.

E' un libro che potrebbero leggere tutti: i giovani per conoscere un capitolo di storia narrato senza eccessi e visto da una prospettiva particolare che inibisce la retorica, con qualsiasi bandiera voglia presentarsi; i meno giovani per capire che non tutto è come fu raccontato, dai genitori, dai nonni, dai films e dalla TV; infine, se ce sono ancora, i contemporanei di quel massacro, perchè un libro in cui si desidera la pace in ogni pagina stempera i rancori e le rabbie del periodo in cui le persone sembrarono impazzite.

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con affetto
a mamma e papà,
che quei tempi
li hanno vissuti


Marco Folletti
La divisa sbagliata. Un Indiano tra le SS
Prima edizione
© 2021 MAUNA LOA EDIZIONI
ISBN 979-12-80456-02-1

(*) Ringrazio Raffaella Milandri e Myriam Blasini per i loro libri sui Nativi Americani, che mi hanno aperto gli occhi sul “Nuovo Mondo” e sono stati utilissimi per comprendere Saxton e la sua filosofia di vita.
Rosella Rapa


CITAZIONI

Il povero ufficiale, si dice, è stato vittima di un agguato di artigiani (banditen, come li chiamiamo noi SS), gruppi armati composti di disertori e dissidenti vari che, in questi giorni seguiti alla dichiarazione dell’armistizio, si sono messi
in testa di liberare l’Italia, compiendo ai nostri danni ogni sorta di attentati. Sono impressionato dal modo in cui queste formazioni combattono la loro guerra, in modo così simile agli attacchi che noi indiani lanciavamo dalle cime dei canyon contro le Giacche Azzurre.

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“Ma in quanti erano, su questa cavolo di macchina?” ........
“Per come la vedo io, dovevano essere in tre: un colonnello, l’autista e un altro ragazzo, forse un’ordinanza”, avevo risposto, indicandogli una mano giovanile ........ tranciata all’altezza del polso con curiosa precisione.“Taglio un po’ troppo pulito. Strano, molto strano” .........
“ non è stata tranciata dal treno. Un arto troncato da un treno si presenta
mezzo maciullato; qui invece hanno usato un grosso coltello da caccia”.
il taglio ha sanguinato pochissimo, .... il ragazzo era già morto”,
......“Non sono un mezzo stregone né uno stregone e mezzo ma, ... a spedirlo nelle celesti praterie sono stati i suoi stessi camerati”

“Non ti permetterò di lasciare Roma senza visitare San Giovanni in Laterano, vecchio miscredente!”, esclamò ( Günther) . “È stata la prima chiesa cristiana a sorgere entro le mura,

Mai avrei creduto che una gara ad arco e frecce potesse riscuotere un tale favore ....“Pari!”, grida Günther......“Mai visto niente del genere, e tu?”.“Mai nemmeno immaginata, e sì che di sfide ad arco e frecce ne ho viste parecchie...... Helmut ha gridato qualcosa..." “Ha detto che non sei male al tiro con l'arco, ma se vuoi, può darti lezioni!”

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Oklahoma, Territori Indiani, 7 maggio 1971
Oggi Katy si è scoperta un problema piuttosto serio: giace coricata a letto, gli occhi coperti da una pezzuola e, secondo il suo solito, insofferente a qualsiasi cura....lo sciamano, intervenuto al suo capezzale, le somministra i suoi rimedi antichi quanto efficaci
“C'è ancora pericolo”, mi confessa più tardi il vecchio, “ma dovremmo averla presa in tempo: gli occhi di tua figlia torneranno come nuovi”.
Anche nel bel mezzo di un'America civile e progredita, infezioni e setticemie sono sempre state, per le nostre comunità, un nemico da non sottovalutare: la difficoltà a reperire pomate e sulfamidici, l’insufficienza dei fondi a noi destinati e la mancanza di una politica di prevenzione ha fatto sì che questi nemici ci abbiano afflitto per lungo tempo

Oklahoma, Territori Indiani, 2 dicembre 1959
Nostra figlia Katy, sei anni compiuti, fa parte del coro scolastico che quella sera avrebbe cantato (Jhon Brown) “Ma dico: deve essere proprio una piccola indiana, a cantare per il liberatore dei negri?”, recriminavo curvo sullo sterzo ......“Dimmi, nonno Joad”, pregavo in silenzio, “cosa devo mai pensare di un’America più spaccata tra nord e sud oggi che non ai tempi di John Brown?"
"il fatto è che i negri servono alle economie locali, senza il loro lavoro sottopagato il Sud fallirebbe in una settimana. Gli indiani invece non servono a nessuno, solo a dire la verità
quando sono ubriachi. Ma la verità i bianchi non la vogliono sentire, e quindi gli indiani vengono zittiti, maledetti e isolati"

Fy - Sofia la Principessa – serie animata

Feb 192023

Sofia la Principessa

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La piccola Sofia merita un piccolo post.

Serie animata per bambini 0+ e relativi genitori: tenera, serena, elegantemente disegnata, è ricca di contenuti giudiziosi presentati con l'aiuto di innumerevoli magie ed incantesimi, grandissima fantasia dedicata ai piccolini e anche ai più grandicelli.

In un mare di proposte spazzatura, questa è una serie educativa, che affronta i problemi di oggi dal punto di vista dei bambini che, crescendo, imparano cose nuove e soprattutto imparano dai propri errori. I "grandi" umani o fatati, non inculcano insegnamenti e idee preconcette, i grandi consigliano. E qualche volta sbagliano anche loro.

Infine, una magia per noi: il film iniziale di Elèna di Avalor non è su DVD ma nella terza stagione di Sofia, episodi 25, 26, 27. E qui, Sofia cresce, insieme con gli amichetti. Nel finale, si cambia scuola: un passo molto importante.

Divertitevi, con Sofia di Incantia.

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Fy - Elèna di Avalor

Jan 032023

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Elena di Avalor
Serie d'animazione
Disney+ 3 stagioni

Probabilmente sono acora troppo legata al secolo scorso (che si allontana sempre più), ma non riesco a trovare, tra tutte le piattaforme TV che abbiamo oggi, del Fantasy che sia Fantasy, e non Horror, e della Storia che sia Storia, e non libera invenzione. Stanca di vedere Vampiri a bocca aperta, teste mozzate, gole tagliate, capelli sudici e sanngue dappertutto, cerco su Disney. Nuovi capitoli di Guerre Stellari – Star Wars, e va bene, film così così, e infine i cari vecchi eroi della mia infanzia e quella di mia figlia: Winnie Poo, i 101, le Principesse... ed ecco una principessa nuova:

Elèna (principessa) di Avalor !!

Una principessa moderna, un po' fatata e unpo' guerriera, che passa dall'abito lungo ai jeans con stivali a stringhe, mentre da sorellina si veste da esploratore con tanto di cappellino a cupola. In un regno dell'Unundefinediverso Fantasy di ambiente per metà simil antico Messico e per l'altra metà antica simil Spagna, è un caleidoscopio di colori, suoni, invenzioni che attira anche i più scettici, subito catturati e imprigionati dai contenuti solidi che questa serie presenta. Novità, femminismo, uguaglianza, famiglia, lavoro, meritocrazia, curiosità e tanto tanto altro ancora. Elèna non è una ragazza perfetta, ma impara dai suoi errori come tutti i suoi amici. Durante il susseguirsi degli episodi e delle stagioni i giovani crescono, maturano, imparando ad essere degli adulti consapevoli del proprio ruolo.

Accanto a Elèna ci sono alcuni altri protagonisti, e moltissimi "ospiti" provenienti da altri regni vicini e lontani, da nord, da sud, da est e da ovest, via terra e via mare. C'è posto e allegria per tutti ad Avalor. I Cattivi diventano buoni (spesso) e i buoni possono diventare cattivi (raramente). Nel vicino regno di Encàntia è tutto ancora più scintillante, con Magipiante e Giagualati (= Giaguari Alati). Elèna è una ragazza solare, di buon cuore, e porta allegria ovunque vada, risolvendo conflitti e creando nuove amicizie.

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Impossibile dare spazio a tutte le creature del mondo umano, animale e vegetale, però alcuni bisogna citarli, per avere un'idea di quanto sia variegato questo mondo: Elèna ha una bella famiglia e molti amici, tutti con una loro storia. C'è il nonno re che suona la chitarra e canta, la nonna regina che fa biscotti e cioccolato, la sorellina geniale che vuole risolvere tutto con la scienza e un cugino geloso e un po' ambiguo. Gli amici più fidati sono un giovane mago, un membro della guardia reale e la simpatica Naomi, ragazza del Porto, che arriva da un lontano regno del Nord. Un gruppo di Giagualati le fa da scorta fissa, e un fantasma da saggia, ma scherzosa, guida. A proposito, Elèna vede anche altri fantasmi, ma solo ad Halloween, festa controversa nel nostro mondo, mentre ad Avalor si svolge in modo esemplare.

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La serie non diventa mai banale o noiosa, procede spedita affrontando argomenti molto attuali e, sebbene tutto sia magico e meraviglioso, i pericoli e le invidie non mancano. Elèna dovrà superare molte sfide, per arrivare al Gran Finale che ovviamente non si svela.

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Se iniziando a vedere i primi episodi sembra che qualche dettaglio manchi, ebbene, questo è vero. Infatti Elèna è lo spin-off di un'altra serie animata, Sofia la Principessa, dolcissime storie dedicate ai più piccini, educative con eleganza e semplicità.
Questo spin-off però, non è disponibile sulla piattaforma Disney, ma solo in DVD. Lo stesso vale per l'inizio di Sofia, e per un altro filmato conclusivo. Certo i bambini non potranno farne a meno, i grandi... chissà!

 Rosella

Lettere da Torino – di Friedrich Wilhelm Nietzsche

Nov 112022

Lettere da Torino 

di Friedrich Wilhelm Nietzsche

Anni fa comprai questo libretto più per Torino che per Nietzsche. Ebbene, mi sono ricreduta: è stata davvero una grande rivelazione.

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Tanti poveri studenti liceali, si ritrovano spesso alle prese con filosofie delle quali non capiscono nulla, perché raccontate da saggi e libri di testo che si sforzano di spiegare, secondo la loro personale interpretazione, pensieri e concetti di personaggi con idee del tutto personali, fuori dagli schemi; menti superiori, ai quali i mediocri tentano di avvicinarsi con frasi astruse, circonvoluzioni senza senso, periodi lunghi una pagina, al termine dei quali un/una ragazzo/a di 17 – 18 anni si trova più confuso di prima. Ed è esattamente ciò che voleva l’autore della “spiegazione”, per potersi gloriare del fatto che “lui” ha capito il grand’uomo, mentre quegli stupidi ragazzini non sono degni di avvicinarsi a tanto eccelso pensiero.

 In questo libriccino senza pretese, Nietzsche si racconta, attraverso una serie di lettere ad amici, editori, parenti e… nemici, in modo molto semplice e tremendamente efficace. Tremendamente, sì. Purtroppo appare evidente a qualunque lettore che il “grande filosofo” giunse nella mia città già sull’orlo della pazzia, affetto da una sorta di “disturbo bipolare”. La diagnosi spiega tutto e niente; le lettere invece mostrano chiaramente come Nietzsche fosse affetto da manie di grandezza, perdesse spesso il contatto con la realtà, e andasse soggetto a periodi di profonda depressione ed abbattimento, come gli era accaduto a Nizza.undefined

Torino, almeno temporaneamente, lenì il suo spirito tormentato. Nietzsche si trovò bene nella mia città, che giudicava “elegante, francese, riposante” e dove “ogni persona si comporta con educazione signorile”. E dire che vi abitò in un periodo niente affatto prospero, verso la fine del XIX secolo, quando Torino, capitale storica di un Regno sofferto, fu tradita proprio da quel re cui aveva sacrificato tutto.

I suoi abitanti, educati, dignitosi, gentili. ma non invadenti, poco rumorosi, ma intellettualmente attivi, erano ciò che ci voleva per un animo già abbastanza provato dai suoi fantasmi interiori. Qui a Torino Nietzsche scrisse molte delle sue opere, in una frenesia lavorativa che comunque non lo portò a trascurare la sua salute, come le lettere documentano. Pasti regolari, un clima (per lui!) mite, concerti d’autore e rappresentazioni teatrali. Pare che a Torino tutto gli fosse gradito, tutto era perfetto.

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Non bastò a guarirlo. La sua malattia, allora, era incurabile, qualunque ne fosse la vera causa. Le lettere testimoniano la sua caduta verso il baratro, la perdita della ragione che, benché malata, lo aveva spinto a scrivere libri dai quali trasse vantaggio economico una sorella quasi ripudiata e reduce da un catastrofico fallimento economico.
La sua filosofia fu distorta a un punto tale da renderla esplicitazione del superuomo “germanico”, e in questo modo fu usato per giustificare altri generi di follia collettiva, mentre nelle sue lettere si professa anti tedesco (rivendicando ascendenze polacche per il suo cognome), a favore degli ebrei, nemico di Wagner e delle sue opere.

Povero Friedrich.
Leggendo le sue lettere mi è venuta voglia di conoscere meglio le sue opere, tutte, ma soprattutto quelle scritte a Torino. A parte il legame “cittadino” che ora condivido con lui, credo che molti, dopo aver conosciuto l’uomo, sarebbero più propensi a conoscere anche il filosofo.
Fu Genio, o Pazzia?
Non saprei dirlo. Forse quella che consideriamo pazzia è solo la manifestazione di una mente che non riesce ad adeguarsi al mondo comune, che sfugge alle regole, che non trova modo di esprimersi. Il Film “Beautiful Mind” è molto in sintonia con questo pensiero.

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Piazza Carlo Alberto a Torino. Nell'angolo a destra, la casa in cui abitò Nietzsche

 

 

Ed ora alcune foto storiche di Torino ai tempi di Nietzsche, prese principalmente da https://www.mepiemont.net/foto_stor/luoghi/luoghi_2t.html

 

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Chiammatemi ... Ann...E

Oct 012022

 undefined    Chiamatemi ANNA (AnnE ... con la E) – serie televisiva

Il titolo italiano non ha molto senso: se si chiama Anna, è ovvio che abbia la "a", ma in inglese ci sono 50 modi per dire Anna: Hannah, Hanna, Anna, Anne, Ann, Annie, Nancy... e insomma ne avrete trovati altri leggendo romanzi o autori.

La Anne della nostra serie vuole mettere l'accento sul finale del nome perchè lo ritiene più raffinato. Orfana, passata di famiglia in famiglia per badare a troppi bambini, è tormentata dai suoi capelli rossi che tutti pensano segno di disastri e cattiva condotta (ricordate Pel di Carota o Rosso Malpelo?).

A me piace il vecchio titolo "Anna dai Capelli Rossi", che mi ricorda il romanzo letto da bambina, e il lungo anime degli anni '70 – '80; poi ci fu anche una mini-serie pochi anni dopo. Il titolo originale inglese invece è "Anne from the Green Gables". Chi indovina cosa sono i "Gables"? (**)

L'inizio della serie è molto fedele al romanzo. I due fratelli che accolgono Anne e poi l'adotteranno, Marilla e Matthew , non si preoccupano dei capelli, ma di come devono fare per allevare una ragazzina, invece del giovane robusto che si aspettavano per aiutare Matthew negli onerosi lavori della fattoria.

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Anne è arrivata in un luogo quasi idilliaco,'Isola del Principe Edoardo, con tanta Natura che lei trasforma e rende magico con la sua fervida fantasia: Avonlea, località con tante fattorie e un minuscolo centro, con una scuola altrettanto minuscola in cui i bambini di ogni età e condizione studiano tutti insieme. Anne viene derisa per i suoi capelli rossi e le lentiggini, ma riuscirà a farsi rispettare e ad essere la migliore.

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A questo punto il romanzo e la serie divergono. Nel romanzo del 1908 tutto restava concentrato nell'Isola, nei problemi delle ragazze, amicizie e inimicizie, i maschi lasciati al margine e desideri di matrimonio che a volte svaniscono, a volte si rivelano diversi da quanto sognato. La serie, invece, introduce personaggi e situazioni molto più moderne: la poverissima famiglia di origine francese, la ricca famiglia con le figlie istruite e un figlio fannullone, il ragazzino gay, la zia non convenzionale, la famiglia di colore, la maestra con nuovi metodi d'insegnamento. Tutti vengono accolti con iniziale diffidenza, ma grazie ad Anne pian piano riescono ad integrarsi.

Spinta dalla sua irrefrenabile curiosità, Anne riesce a entrare in confidenza con una bambina nativa, e riesce a convincerla a farle visitare il proprio accampamento. Un bell'accampamento, popoloso.
Ora, se qualcuno non ha letto i libri di Raffaella Milandri (*), può almeno guardare l'ultima stagione di Anne. Sembra di vedere davanti ai propri occhi ciò che altrove viene raccontato. La bambina amica di Anne viene irretita con la promessa di una scuola dove imparare lingua e abitudini del popolo bianco. Ma la scuola è lontana, molto lontana da Anne e dalla propria famiglia, le bambine sono vestite come piccole carcerate, e infatti ci sono sbarre alle finestre e porte chiuse con più lucchetti. Disperata, la piccola nativa riesce a fuggire, con la promessa di liberare le altre bambine, ma viene ritrovata da "cacciatori" armati di fucile, criminali prezzolati che devono impedire fughe e ripensamenti, ovviamente sparando "se nececessario". Ma quando mai è necessario sparare a un/a bambino/a?

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Anne non lascia niente d'intentato: si presenta alla scuola, prima sola, poi con la maestra del villaggio, con i genitori della piccola amica. Tutto inutile. Che una bambina di 12 anni non possa essere restituita ai genitori è già di per sè aberrante, ascoltare le invettive del "prete" che governa l'istituto è demenziale, irripetibile.

Papa Francesco ha portato in Canada le scuse sue e della Chiesa dopo più di 100 anni da queste vicende. Io ho saputo dalle mie cugine Canadesi che nel Quèbèc questi rapimenti sono continuati fino agli anni '950 e sono stati cancellati grazie alle lotte per la libertà di pensiero da parte degli abitanti di etnia Europea, anzi, delle numerose Etnie di origine prevalentemente Europea.

La storia di Zitkala-Sa può farci sperare in una buona soluzione anche per la giovanissima nativa di questa storia. In fondo, ci è permesso sognare.

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(*) recensioni su Letteratour

(**) Da quanto ho capito i Gables sono degli abbaini, che mostrano piccoli tetti a punta con racchiusa una finestrella. La fattoria di Marilla e Matthews ha i tetti verdi, quindi anche gli abbaini: Green Gables.

 

 

 

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