gen 112021A Christmas Carol (1843)
By Charles Dickens (1812-1870)
Il più famoso Racconto di Natale è una Fiaba moderna o è un Fantasy fuori dal coro?
Tutto sta nel come vedete i fantasmi. Non nella nostra vita, ma nel mondo creato da Dickens, nell’ambito di un racconto molto terreno, con personaggi e situazioni che, all'epoca in cui fu scritto, erano assolutamente reali e veritiere, molto forti sul piano sociale.
Se credete alla esistenza degli spettri, e a ciò che mostrano, allora è un fantasy.
Se pensate che Ebenizar Scrooge li abbia soltanto sognati, è una fiaba.

Questa seconda alternativa a me non va. Nel racconto Mr. Scrooge viene strapazzato da questi fantasmi, portato al cimitero, fatto volare sui tetti di Londra, messo davanti a tutto ciò che odia. Perché darsi tanta pena per un sogno, così realisticamente elaborato e che rimane nel vissuto del protagonista anche dopo il risveglio?
L' idea del mondo proiettato in una dimensione fantastica sembra essere quella che ha dato maggiore ispirazione a tutti coloro che si sono cimentati nell’impresa di trasporre il racconto in una versione cinematografica o teatrale, nel tentativo di dare ancora più vitalità a questa Londra trasformata dal Natale, portando al contempo l'opera negli occhi e nel cuore di quante più persone possibili. I film sono così tanti che è praticamente impossibile citarli tutti (nel 1901 uscì la prima versione oggi conservata), ma quest'anno è arrivata in streaming una interpretazione che riesce (incredibilmente) a dare una nuova idea di questo racconto del 1843. Tanto tanto tempo fa...

“Dickens, l'uomo che inventò il Natale”, ci racconta la genesi del racconto, con un Charles Dickens bello e giovane, in difficoltà economiche, che deve assolutamente terminare un lavoro prima di Natale. Impresa difficile. Raccogliendo idee dalla Londra dei suoi tempi, dal suo stesso passato, dalle sue aspirazioni e dagli spettri vivi e veri che gli si presentano mentre scrive, riesce a far stampare il suo racconto proprio alla vigilia di Natale: un successo senza precedenti.
Il film è fantasmagorico, brillante, vivace, senza un attimo di respiro; una ambientazione accurata, situazioni che la Storia ci consegna come veritiere. Londra, in quel periodo, doveva essere una città orribile, piena di miseria e di sopraffazioni. Nel suo racconto Dickens non risparmia critiche allo sfruttamento minorile, alla prigione per debiti, alle leggi che avrebbero dovuto tutelare i poveri, e invece si ritorcevano contro di loro. Nessuno era al sicuro: si poteva cadere dalla condizione di borghesi benestanti a quella di indigenti per una qualsiasi necessità, per esempio medicine per una lunga malattia. Sembra di essere ad Halloween, piuttosto che a Natale. E gli Scrooge, avidi usurai, prosperavano.
Questi aspetti sociali sono stati via via dimenticati perchè diventavano sempre più lontani nel tempo e nello spazio, e perchè si voleva ricreare un Xmas Carol in modo da renderlo una storia per bambini in attesa del Natale, concentrandosi sull'allegro finale di redenzione, in cui l'avaro si trasforma in un Babbo Natale ante litteram.

Il più dolce e simpatico remake per bambini, da tutti apprezzato fu “Il Canto di Natale di Topolino" (1983), con tutti i personaggi della famiglia Disney. Ebenizar Scrooge era interpretato da Zio Paperone, come lui avaro e senza pietà; la somiglianza era ancora più accentuata nella versione inglese, perché lì zio Paperone si chiama proprio “uncle Scrooge”, “Scrooge Mc Duck". Perchè mai ? Un caso? Una coincidenza? No, un'idea nata 35 anni prima, nel 1947, quando lo zio di Paperino e Nipotini fece la sua prima apparizione: anziano, ingobbito, chiuso in casa, ripetendo che odia il Natale. Ovviamente, “uncle Scrooge".

Avevo chiarissima nella mia mente la figura di questo vecchio solitario, ma per trovare il fumetto della sua prima apparizione sono diventata matta: infatti il titolo è : ”Il Natale di Paperino sul Monte Orso”. Il ricchissimo zio è un personaggio di contorno.

Personaggio che negli anni evolverà, diventando dinamico e meno cinico, ma sempre avaro e dispotico.
Cercavo un altro Xmas Carol in cui i tre paperini (Qui, Quo, Qua) si travestono da Spettri per indurre il vecchio zio a festeggiare il Natale con loro: ho desistito. Ogni anno Carl Barks, il “padre” della banda dei Paperi proponeva una storia di Natale, sempre diversa, ma sempre con un finale per riflettere sull'illusorio potere del denaro. Filosofia che purtroppo morì con lui.

Altro film che ha fatto la storia è “La Vita è una cosa meravigliosa”, di Frank Capra, con protagonista James Stuart. Una bellissima storia Fantasy, per la prossima volta.
Auguri per un Buon 2021, sperando sia meglio del disastrato 2020.
Rosella Rapa
nov 292020Cronache Marziane
Autore Ray Bradbury (1920-2012)
Prima pubblicazione 1950
Cambiando completamente ambiente, vado a introdurre una Fantascienza serissima, surreale ed onirica, che inizia sovvertendo tutti i precedenti letterari: questa volta i Marziani sono i buoni (più o meno), e noi i cattivi (molto più che meno).

In 28 racconti, pubblicati inizialmente su un giornale, Ray Bradbury racconta la conquista del pianeta Marte da parte dei Terrestri. Conquista niente affatto pacifica. Ci saranno episodi di violenza da ambo le parti, finchè una epidemia sterminerà la maggior parte della popolazione autoctona, rendendo apparentemente facile l'occupazione. Però... c'è un però che non posso svelare interamente, perchè è ciò che definisce la vicenda, spezzettata in narrazioni singole. Forse dovevano diventare un romanzo, forse no; osservando le date (vedi al fondo) in cui sono ambientati i racconti, si nota che non costituiscono una vicenda univoca, ma un resoconto di situazioni verificatesi lungo un arco di parecchi anni. Leggendo, la discontinuità è ancor più accentuata: i terresti organizzano parecchie spedizioni su Marte, con tanto di astronavi, astronauti, passeggeri e tute spaziali; tra una spedizione e l'altra ci sono però racconti personali, riflessioni intimiste, considerazioni su passato e presente.
Qui non c'è nulla per ridere, e nemmeno per sorridere. Molti critici hanno visto nella conquista di Marte un'amara riflessione sulla conquista degli attuali USA da parte degli invasori Europei, che oggi si chiamano con orgoglio "Americani": certo hanno dimenticato parecchia della loro storia, a danno dei veri Americani, i Nativi, ridotti oggi a pochi superstiti confinati nelle Riserve (termine orribile).

Ci sono senz'altro molti elementi che contribuiscono a questa interpretazione, in particolare l'epidemia di Morbillo, che stermina i Marziani così come furono sterminati i Nativi; personalmente vedo un terreno ancora più vasto: le "conquiste" da parte degli Europei di civiltà a loro superiori, ma con meno mezzi tecnologici. Andando indietro nella storia ci si rende conto di come questo schema si ripeta dai tempi della preistoria, e chissà mai quante civiltà sono scomparse senza lasciare traccia, perchè travolte da guerrieri più forti e meglio armati.
La Fantascienza si riduce quindi all'ambientazione interplanetaria di un racconto storico-filosofico? No, non è tutto qui. Senza voler svelare il finale, che si articola comunque in più racconti, si può dire che secondo Bradbury l'umanità intera non ha imparato nulla dai propri errori, e continuerà a ripeterli nel futuro finchè ... La fine sarà terribile, e al tempo stesso catartica.

Nonostante queste forti implicazioni filosofiche, i racconti si leggono senza difficoltà: agili, ben scritti, con un tema preciso che viene sviluppato e concluso in uno spazio relativamente breve. Certo non si tratta della fantascienza di cui siamo normalmente fruitori, è invece un narrato molto psicologico; quasi tutti i racconti sono visti dalla prospettiva interna di uno dei personaggi. Proprio per questo sono però accessibil anche ai non appassionati del genere.
Curiosamente i fatti sono ambientati proprio ai nostri tempi, all'inizio del terzo millennio: negli anni '950 il secolo futuro sembrava lontanissimo, ed oggi siamo qui, a combattere una malattia mai vista, mentre le nostre sonde atterrano su Marte.

I Racconti
Tratto da wikipedia.it
Tra parentesi è indicata la data in cui si svolge il racconto
- (1999) L'estate del razzo
(1999) Ylla
(1999) La notte estiva
(1999) I terrestri
(2000) Il contribuente
(2000) La terza spedizione
(2001) "… And the moon be still as bright"
(2001) I coloni
(2001) Il verde mattino
(2002) Le locuste
(2002) L'immensità
(2002) Incontro di notte
(2002) La spiaggia
(2002) Le sfere di fuoco
(2003) Intermezzo
(2003) I musici
(2003) Su negli azzurri spazi
(2004) L'imposizione dei nomi
(2005) Usher II
(2005) I vecchi
(2005) Il marziano
(2005) La valigeria
(2005) Stagione morta
(2005) Tutti a guardare
(2005) Le città silenti
(2026) I lunghi anni
(2026) Cadrà dolce la pioggia
(2026) La gita d'un milione di anni

Filmografia
Ad oggi non esiste filmografia per le Cronache Marziane. Fu fatto un tentativo TV nei primi anni '70 ed è allo studio proprio di questi tempi la possibilità di realizzare un film. Nessun regista o produttore riesce tuttavia a portare in immagini la parte filosofica e onirica dei racconti. Ridurlo a un gioco di astronavi e combattimenti significherebbe stravolgerlo.
Film di vario genere con soggetto "Il Pianeta Rosso" sono stati realizzati a partire dai primi passi del cinema muto, ma molti di loro prendono spunto da libri ancora precedenti. Via via si fanno più tecnici, più aderenti alle nuove scoperte scientifiche e nessuno riesce a ritornare alla psicologia di Ray Bradbury. Ora le sonde stanno cercando acqua e primitive forme di vita: che studino pure, ma le lascino lì. Un virus nuovo alla volta, per favore.
nov 212020
“Ti sei sbagliata, hai messo Fantasy al posto di Fantascienza”
“No, no, non mi sono sbagliata. Questo è Fantasy”
“E' Fantascienza, ci sono le astronavi”
“Le astronavi non bastano a fare della Fantascienza. Questa storia è Fantasy”
“Non ci credo”
Allora, andiamo a dimostrare: perché Fantasy, e non Fantascienza?
Innanzitutto, l’inizio parla da solo: “Tanto tempo fa ... molto molto lontano…”

Ecco, ci siamo già posizionati. Quasi inutile rimarcare che “Tanto tempo fa” altro non è che una variante del più famoso “Once Upon a Time” vale a dire “C’era una volta”. Ancora più interessante, la seconda parte, “Far Far Away” in cui il titolo Italiano inserisce una “località” “una Galassia”, facendoci sbagliare. Però...
Fino al quel momento, la Fantascienza era stata essenzialmente Geocentrica. Potevano essere invasioni da mondi più o meno sconosciuti, visioni apocalittiche o positiviste di un futuro più o meno prossimo; invenzioni più o meno sensate basate sulle scoperte della scienza ufficiale; anche viaggi intergalattici, presenti più nei fumetti che nella letteratura; ma gli eroi avevano sempre un comune punto di partenza: la Terra. Il nostro amato–odiato pianeta. Chi era “molto molto lontano” ? Le Fiabe, e i Mondi Fantasy.

Con Guerre Stellari, il fulcro dell’azione si sposta “molto molto lontano”. Quindi è consentita la più totale libertà di accostamenti, di contaminazioni, di scopiazzamenti (definiti da produttore e regista… “ispirazioni!”). Tutto quanto fa spettacolo viene buttato in un unico calderone, che ricorda tanto quello delle streghe: duelli della prima e seconda guerra mondiale, western d’ogni epoca, azione, guerre globali, il tutto miscelato da effetti speciali, per l’epoca, davvero notevoli. Ma ciò che porta inesorabilmente e tenacemente verso il Fantasy sono i personaggi, e gli scenari.
I Film abbondano di mostri d’ogni tipo: chiamiamoli pure con i termini che meritano: parodie di Lupi Mannari, Orchi, Troll, Satiri, Mangiatori di carne umana, Dinosauri, Insetti Giganti, e Vermi; abomini vari che solo una mente malata o un assemblatore pazzo di forme rivoltanti poteva mettere assieme. Tutto questo è follia? No, tutto questo è dar forma ai nostri peggiori incubi, dall’antico Polifemo alllo sconosciuto (per l'epoca) , Signore degli Anelli, passando per tutte le fiabe dei Fratelli Grimm.
Gli scenari e gli ambienti non deludono, da questo punto di vista: deserti invalicabili, città semi sotterranee, abitazioni scavate nella roccia, paludi piene di, umani che vestono tuniche di tessuto grezzo, foreste paludose e via continuando. Per non parlare dei caratteri: una principessa da salvare, un figlio smarrito, un avventuriero, un imperatore malvagio, un elfo–folletto-mostricciatolo, un fantasma, un essere coperto da una Maschera di Ferro. E, per finire, le Spade Magiche !

Insomma, dove siamo? Siamo in una sorta di Galassia Fantasmagorica, dove le astronavi, gli anidroidi e i robot sono meri accessori per impostare il gioco di ruolo, il videogame, in un’epoca in cui non erano ancora stati inventati. Perlomeno, non con le potenzialità odierne. In questo senso i Film sono (involontari) precursori.
C’è tuttavia un elemento che, più di ogni altro, sposta la bilancia pesantemente verso il Fantasy: la concezione Manichea di Bene e Male, Giusto e Ingiusto. Non esistono mezzi termini, conflitti interiori, sfumature. O sei con me, o sei contro di me, e “contro”, intende dire malvagio. La lotta che potrebbe essere cruenta (siamo in guerra) viene spersonalizzata dagli avversari robot, macchine tutte uguali, o soldati con uniformi metalliche che nascondono la loro vera natura: mostri, macchine? Gli unici che uccidono personaggi umani sono i malvagi.
Non bastava un film, se ne fecero altri due, poi i Prequel, e adesso i Sequel. I Pre ci portano tra città luminose, grandi spazi verdi, bellissimi tramonti, i Seq ritornano tra deserti, accampamenti improvvisati e isole segrete.

Rivisto molti anni dopo, valutato su nove episodi, non si può negare che queste Trilogie, abbiano portato alla ribalta molti elementi innovativi, lasciando un segno profondo nella filmografia Fantasy, che, da allora, spesso e volentieri ha gradito questa contaminazione antico-moderno per proporre luoghi, ambientazioni e personaggi diversi dallo standard, sia su testi classici, sia su testi moderni, o realizzati appositamente per il cinema.
Nel bene (del pubblico) o nel male (di certa critica), Guerre Stellari iniziò un nuovo tipo di Fantastico, che non si può chiamare Fanta Scienza, perché di scientifico o para-scientifico non ha proprio niente, assolutamente niente. Ciò che fece fu, semplicemente, di pescare a piene mani nel mondo Fantasy, allora debole e negletto, per mescolarlo con nuove potenzialità tecnologiche, fino ad allora rimaste estranee a mondi che si ispiravano, più o meno, a una sorta di epoca simil-medievale.
Ho imparato da questi Film che, se qualcosa fa epoca, risponde in primo luogo alle esigenze di un pubblico in cerca di novità. Forse Fantascienza e Fantasy avevano bisogno di essere rinnovate, per tornare a piacere. Forse il genere misto doveva nascere, nel secolo XX. Resta il rimpianto per la pochezza dei dialoghi, la banalizzazione dei personaggi, la noiosità del copione, le trame sconclusionate, gli attori ingessati. Tuttavia molti film dello stesso periodo ne soffrono, e sono considerati capolavori.

I Film - In ordine di uscita
1. Guerre Stellari (1977)
2. Guerre Stellari - L'Impero colpisce ancora (1980)
3. Guerre Stellari - Il ritorno dello Jedi (1983)
4. Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma (1999)
5. Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002)
6. Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith (2005)
7. Star Wars: Episodio IV - Il risveglio della Forza (2015)
8. Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi (2017)
9. Star Wars: Episodio IX - L'ascesa di Skywalker (2019)
Ai film classici si sono aggiunte poi film TV e serie animate; ora si stanno esplorando nuovi temi sulla piattaforma Disney e anche al cinema.
Io consiglio di vedere le trilogie in questo ordine:
1. trilogia originale
2. sequel
3. prequel
I misteri che avvolgono gli i film originali sono più interessanti se non se ne conosce già la soluzione. I sequel hanno più senso ripartendo dalle vicende originali. I Prequel II e III, strettamente collegati, riescono a dare al personaggio di Anakin Skywalker una certa drammaticità che illumina a ritroso il ricordo del Gran Finale dell'episodio IV, rendendolo meno banale.
Per cast, scenografie ed effetti speciali, dal 1970 ad oggi il modo di fare cinema è cambiato e si vede, soprattutto nella scelta degli attori, protagonisti in primis. Manca tanto Harrison Ford, con la sua punta d'ironia che stava molto bene con il finale Originale, dove il Mondo Fantasy vince sull'astronomico Mondo della Fantascienza.

nov 112020La Guerra dei Mondi
Autore Herbert George Wells (1866 1946)
Prima Pubblicazione 1898
Alle ore venti in punto del 30 ottobre 1938, dopo le prime note del programma musicale, irruppe la voce dell'annunciatore:

«Signore e signori, vogliate scusarci per l'interruzione del nostro programma di musica da ballo, ma ci è appena pervenuto uno speciale bollettino ... diverse esplosioni di gas incandescente si sono succedute ad intervalli regolari sul pianeta Marte ... » …
Riprende la musica, presto interrotta da altri comunicati, via via più concitati e allarmanti. Poi l'intervista ad un astronomo. Lo studio di New York dà quindi lettura di un bollettino secondo cui un oggetto fiammeggiante di grandi dimensioni è precipitato (non troppo distante).
Il corrispondente si inserisce: «Il terreno è coperto di frammenti di un albero che l'oggetto ha investito toccando terra. Ciò che posso vedere dell' oggetto non assomiglia molto a un meteorite ... Sembra piuttosto un grosso cilindro... »
«Signore e signori, è la cosa più terribile alla quale abbia mai assistito... Aspettate un momento! Qualcuno sta cercando di affacciarsi alla sommità... Qualcuno... o qualcosa. Nell'oscurità vedo scintillare due dischi luminosi... sono occhi? Potrebbe essere un volto. Potrebbe essere... [Urlo di terrore della folla] … »
«Signore e signori, devo riferirvi qualcosa di molto grave. Sembra incredibile, ma le osservazioni scientifiche e l'evidenza stessa dei fatti inducono a credere che gli strani esseri atterrati stanotte ... non siano che l'avanguardia di un'armata di invasione proveniente da Marte. La battaglia che ha avuto luogo stanotte si è conclusa con una delle più strabilianti disfatte subite da un esercito nei tempi moderni (...)»
Orson Welles venne a conoscenza solo il giorno dopo del putiferio che la sua interpretazione aveva scatenato:
«Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto ... che avevamo sottovalutato l'estensione della vena di follia della nostra America.»

Il romanzo di Herbert George Wells, La Guerra dei Mondi fu sbalzato nel cuore del XX secolo da un suo quasi omonimo, Orson Welles, attore e regista, che (per scherzo) lesse alla radio americana alcune pagine del romanzo, fingendo che fossero vere: il panico dilagò per tutti gli U.S.A., e furono necessarie non una, ma più rettifiche, per convincere gli Americani che si trattava di una finzione. Per fortuna era solo una radio! Ve lo immaginate alla TV?

Ma, in sostanza, di cosa parla “La guerra del Mondi”?
“Alla fine del XIX secolo sembrava impossibile che altri mondi osservassero la Terra…”
Bene, il XIX e il XX secolo sono ormai passati e trapassati, e non è arrivato nessuno; ma cosa voleva dirci H.G. Wells, nel suo romanzo più famoso e meno letto? Voleva informarci di un pericolo sempre presente. Nella realtà, lui non avrebbe mai visto i Marziani, ma avrebbe subito due guerre mondiali, che avrebbero messo a rischio l'intera razza umana: spesso credo che gli scrittori di Fantascienza posseggano un qualche dono della profezia. Ciò da cui aveva preso spunto, comunque, erano le azioni di conquista tipiche del colonialismo, che lui avversava, in difesa dei popoli autoctoni.

Ho letto il libro dopo aver visto i films: non bisognerebbe farlo. Ma devo confessarvi una cosa: il libro, non i films, mi ha terrorizzata. Perché lo scrittore sa raccontare in modo da farci immedesimare nel protagonista, con la sua disperata ricerca ella moglie e della propria casa. Le risorse della Terra rimangono quelle della fine del XIX secolo: carrozze con cavalli, treni a vapore, fucili, carri armati trainati da cavalli ... Invece i Marziani hanno una tecnologia infinitamente superiore: e quando il protagonista, superata una serie di vicissitudini clamorose ed inquietanti al tempo stesso, riesce finalmente a vedere la fine, quasi tutta l’Inghilterra è andata distrutta. Memorabili, da citare secondo me nei libri di letteratura, le pagine che descrivono la fuga da Londra: ogni decenza, ogni sentimento umano, ogni ragione, viene distrutta da una sola idea: Salvezza. Fuga. Terrore.

Posso essere sincera? Questo libro incute paura. Paura dell’ignoto, di ciò che potrebbe sconvolgere il nostro vivere quotidiano, annientare ogni nostra speranza. Sembra impossibile, parlando di un lavoro scritto più di centoventi anni fa, ma è così. PAURA. Da un nemico noto sappiamo cosa aspettarci; ma da un nemico ignoto? E non serve cercarlo su Marte, è qui sulla Terra: solo, ormai, ci abbiamo fatto l’abitudine. E ci conviveremo.
Non vi svelerò il finale: vi dirò solo che H.G. Wells metteva in guardia i suoi contemporanei dalla fede cieca nella scienza. Sostituiamo questa parola con “tecnologia”: e potremo capirlo.
I Film

Da questo libro, che andrebbe letto per riflettere sulla precarietà della vita umana, sono stati tratti due film: uno è degli anni ‘50, un altro molto recente, con Tom Cruise. Vi invito a vederli entrambi. Il più vecchio rende meglio lo spirito del libro; ma non suscita abbastanza terrore. Il secondo, al contrario, rende perfettamente il panico generale successivo all’attacco, e la difficile fuga per la sopravvivenza, ma non ha alcun approfondimento psicologico. Inoltre sono stati realizzati una quantità incredibile di film che hanno come idea l'invasione della Terra da parte di extraterrestri sempre più lontani, sempre più potenti, sempre più malvagi. Impossibile vederli tutti, impossibile citarli tutti.

A ben vedere, Wells è stato il padre di molti filoni di Fantascienza: l'Uomo Invisibile ha scatenato molti imitatori dotati del suo “superpotere” e di centinaia d'altri poteri, la Macchina del Tempo ha avuto altrettanti seguaci, la Guerra dei Mondi è diventata un classico... e ci sarebbero altri ancora da nominare, perchè Wells fu scrittore prolifico, in tanti argomenti diversi. Per ora lo salutiamo, ma... chissà.
Rosella Rapa
ott 312020
Fahrenheit 451
Autore Ray Bradbury
Prima pubblicazione 1953

Ray Bradbury occupa un posto speciale nella mia considerazione della Fantascienza, insieme con Fraçoise Truffaut, che riteneva Fahrenheit 451 il suo libro preferito, tanto da trarne un film dal titolo omonimo, nel 1966, pochi anni dopo la pubblicazione. Leggendo e vedendo la storia, molti anni dopo, non posso fare a meno di considerare insieme libro e film, come una coppia destinata ad una unione eterna ed imperitura. Ma di cosa parliamo?
Fahrenheit 451 (la tabella dice = 232,78 Celsius) è la ipotetica temperatura media a cui bruciano i libri. In un futuro non ben specificato, infatti, i vigili del fuoco, i pompieri, non sono più dedicati a spegnere gli incendi, poiché le città sono dotate di costruzioni ignifughe; il loro compito è diventato quello di appiccarli. Perversa simbologia: il fuoco, da sempre simbolo di distruzione, ma anche di catarsi, di purificazione, è diventato il mezzo con cui questi solerti dipendenti del governo distruggono ogni forma di letteratura, proprio con l’intento di purificare il mondo da false credenze. Un mondo tutt’altro che perfetto, afflitto da ogni sorta di psicosi collettiva e personale, di cui la più comune è la depressione.

I mariti sono assenti, le mogli non lavorano, i figli sono considerati un peso. Le “brave mogli” si riuniscono per passare i pomeriggi insieme, davanti a mega schermi da parete.
Gli scrittori di fantascienza non cesseranno mai di stupirmi: in un’epoca in cui la TV era una scatola che trasmetteva in bianco e nero, Bradbury sembra aver avuto una chiara visione dei modernissimi schermi al plasma. Da queste TV ossessionanti giungono messaggi simili a quelli dei moderni telequiz o programmi “d’intrattenimento”: siamo tutti una grande famiglia, partecipa anche tu, vincerai, puoi essere una di noi. Finché la moglie-bambola non si rompe, cade in depressione, ingerisce una dose quasi fatale di pillole e viene salvata, come centinaia di altre ogni giorno.
Una agghiacciante non-vita.
Il protagonista, il pompiere Montague, compie un percorso diverso: giorno dopo giorno, incendio dopo incendio, comincia ad essere affascinato dai libri che brucia. Li nasconde, li legge, inizialmente con fatica, poi si fa prendere dalla loro malia, fino a concepire un piano distruttivo: nascondere libri in casa di ogni pompiere, per farli arrestare tutti. Senza incendiari, nessuno potrà più distruggere il sapere. Libro e film a questo punto divergono, presentandoci personaggi alternativi, e finali leggermente variati; ma su un punto concordano: l’unica salvezza per il pompiere traditore è l’esilio in una comunità di reietti, anche se, non per sua volontà, la salvezza costerà la morte di un innocente.

Non potevo parlare di questo libro, e del film, senza entrare un poco nella trama. In effetti, qui la trama è solo un mezzo, un canovaccio, per poter inserire riflessioni, considerazioni, dubbi sul futuro, ed insieme disperati tentativi per non far dimenticare il passato. Il popolo che scorda, che dimentica o uccide il suo passato, è destinato comunque a perire.
Sembra di essere davanti a un pessimismo cosmico: in realtà siamo davanti ad una grande paura. Negli anni '50 e '60 era fortissimo il terrore di un conflitto nucleare che avrebbe spazzato via l'umanità intera. Dopo due terrificanti conflitti mondiali la cosiddetta “guerra fredda” teneva il mondo col fiato sospeso, perchè la possibilità che questa guerra diventasse “calda” era sempre molto vicina. L'invasione dei paese dell'Europa dell'Est da parte dell'Unione Sovietica, la difficoltosa creazione dello stato di Israele, le dittature estremiste che prendevano il posto di sovrani moderati ma troppo all'Europea, le battaglie per i diritti dei lavoratori: un continuo pulsare di situazioni “incandescenti”.

E noi? Cosa possiamo dire oggi, mentre il mondo sta bruciando, e non solo per gli incendi delle foreste? Dopo 70 anni siamo già al punto di non ritorno, ipotizzato da Bradbury? Mi sfiora l'idea che basterebbe pochissimo. E il mio pensiero è questo: non possiamo fare altro che sperare nei giovani, far loro amare ed apprezzare gli scrittori, soprattutto i Grandi Classici, che non tramontano mai, e condensano storia, filosofia, modi di vita. Ma noi, adulti, cosa facciamo per non dimenticare, e non subire passivamente gli schermi al plasma ridondanti di sciocchezze?
Molte domande: Fahrenheit 451, resta, per me il più attuale, il più infido, il più sinistramente pericoloso di tutti i libri con una Fantascienza distopica. Perché non mette paura, insinua. Un dubbio latente, a cui rispondiamo quasi convinti: “No, non siamo così!!”. Invece, camminiamo sul filo del rasoio.
I Film
“Fahrenheit 451” è stato portato sullo schermo due volte, sempre col medesimo titolo, e con riuscite completamente diverse.
Fahrenheit 451 (1966)

Come già accennato Fraçoise Truffaut rimane molto aderente al romanzo e allla filosofia dell'autore. L'ambientazione è molto anni '60, ma questo non ha importanza. Già nel libro sono assenti descrizioni delle città future, dei mezzi di locomozione; non ci sono astronavi che affollano i cieli, robot domestici, strane creature. Niente effetti speciali quindi, solo un'eccellente regia e ottimi attori: Oscar Werner (ormai dimenticato...) e Julie Christie in un doppio ruolo. Bravissimo anche Cyril Cusack, il Capitano dei Pompieri.
Fahrenheit 451 (2018)

Si tratta di un film per la televisione, disponibile anche in DVD.
Per favore, NON guardatelo.
Abbiamo la solita perversa scopiazzatura di un titolo e di un protagonista, con una storia che fin dall'inizio sbanda su cose mai scritte, mai dette, stravolgendo un libro che punta tutto sui problemi dell'umanità per farne una specie di horror orribile. Registi e produttori che non sanno camminare sulle proprie gambe si affidano alla stampella del nome già noto, profanando la sua memoria.
Esiste poi una citazione filmografica, per una situazione del tutto diversa
Fahrenheit 9/11 (2004)
(la temperatura a cui la libertà brucia)
Inserisco qui il film-documentario del regista Michael Moore, perchè si ispira deliberatamente a Ray Bradbury mentre racconta i retroscena degli attentati dell' 11 Settembre 2001, in particolare la gestione dell'amministrazione Bush e la ritorsione contro l'Iraq, considerata una guerra inutile. Il documentario ebbe un buon successo di critica e di pubblico, tuttavia ci furono critiche furono critiche da parte di altri giornalisti e dello stesso Ray Bradbury. Il film rispecchia le idee politiche e sociali del suo autore, e va per quel che dà, indipendentemente dal titolo. Meritava una citazione.