P.F.S. - J.V. 03 - 20.000 Leghe sotto i Mari
mag 092021
J.V. 20.000 Leghe sotto i Mari (1869 - 1870)
Questo è probabilmente il più famoso tra i romanzi ambientati nelle profondità, anche se siamo sotto le acque, e non sotto la terra. Ho letto questo libro da bambina, e non sapevo cosa fossero le leghe. Cercando sull'enciclopedia (Wikipedia era allora più fantascientifica dei marziani) trovo “leghe=plurale di lega”. E va bene, ma “lega=materiale costituito da due o più metalli” non mi aiutava molto. Quel “sotto i mari” poi, mi faceva pensare a una profondità, e nel romanzo non si arrivava nella Fossa delle Marianne. Un po' più grandicella, riuscii a capire che si trattava di una distanza, e finalmente ho scoperto che equivale a circa 5,5 km. Quella nautica s'intende, usata ancora oggi. Però Wikipedia, oggi, mi dice di considerare le miglia francesi, che equivalgono a circa 3,3 km.
Sarebbe tanto più facile usare il sistema metrico decimale, ma anche la FantaScienza ha i suoi limiti, quindi si può immaginare che un sottomarino sia in grado di contenere e svariati lussuosi appartamenti e persino un organo, ma non che il mondo riesca ad usare delle unità di misura uguali in ogni paese.
Il romanzo è uno tra i più brillanti per inventiva e ricerca tecnica, con particolari futuribili che tuttavia partono da scoperte scientifiche che ai tempi erano recentissime, e ben studiate.
Mi aveva impressionata la possibilità di camminare sott'acqua con tute sigillate ermeticamente e due sacche di ossigeno sulle spalle, mentre all'epoca i palombari avevano delle tute simili a quelle dei primi astronauti, e respiravano attraverso un lungo tubo che arrivava fino alla nave di appoggio. Era pericolosissimo; il metodo ideato dal Capitano Nemo, invece, era sicuro e agile.
Nemo è un oscuro signore del Mare, che considera il sottomarino la sua casa, volendo sfuggire al mondo esterno. Gli ospiti-prigioneri sono il professor Arronax, studioso di biologia marina e di tutto ciò che suscita il suo interesse, il suo cameriere Conseil (Consiglio) dotato ovviamente di sano buonsenso, e il marinaio cacciatore di balene Ned Lamb. Due francesi e un Canadese: nazionalità che non irritano Nemo, come si capirà durante il viaggio. In effetti la sua prima intenzione era quella di lasciarli affogare, ma, non essendo suoi nemici, li salva, costringendoli però a restare a bordo. del sottomarino. Questo dà lo spunto al professor Arronax per riportare nel suo diario le meraviglie sottomarine, che vanno da una perla gigante ad una piovra ancora più gigante, che riesce, sia pure per poco, ad imprigionare il sottomarino con i suoi tentacoli.
Se nel viaggio al Cento della Terra Verne descriveva animali e piante di ere geologiche passante, qui illustra tutte le novità del suo tempo su flora e fauna marina, ed ipotizza quelle degli abissi. Non mancano tante altre invenzioni per poter gestire la vita in uno spazio chiuso e sempre in movimento. Ma, tra le tante meraviglie, io avevo trovato incredibile che potesse trarre dal mare cibo e tessuti, condizione necessaria per la vita. Oggi si stanno cercando queste possibilità, ma siamo ancora molto indietro, rispetto al Capitano Nemo.
In “20.000 leghe sotto i mari” si palesa molto evidente l'idea di Verne riguardo al corretto approccio alla scienza, e alle dinamiche interne ad una società “civile” o “avanzata”.
I protagonisti dei romanzi di Verne sono scienziati, ingegneri, giovani desiderosi di apprendere, camerieri fedeli, uomini solidi non corruttibili. Non si crea personaggi in bilico tra tra legge e furfanteria, non accetta gli Indiana Jones, Allan Quartermain, o Sandokan. Il suo fine non è l'avventura di per sé stessa, ma la scoperta scientifica. Quando si incontrano persone che vogliono farsi le proprie regole, sono dei fuori-legge, pericolosi per le persone per bene. In questo romanzo il suo pensiero è rivelato dal rapporto tra il professor Arronax e il Capitano Nemo. Lo scienziato ammira l'inventore, ma lo teme, perchè non è convinto del suo giudizio sulla società “civile”. Come finirà il contrasto, che permea tutte le pagine della narrazione, non si può anticipare.
Anche in altri libri si ritrova questo “modus vivendi” che rispecchia l'idea che Jules Verne ha della scienza: ottima e accettabile se messa al servizio di tutti, per migliorare la vita anche dei più deboli; negativa e pericolosa quando è nelle mani di persone malvagie, ambiziose, egoiste. Come dargli torto?