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 Il nazional socialismo in Germania
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Miriam
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Posted - 05/05/2017 :  23:41:34  Show Profile
Sono perfettamente d'accordo con quanto postato per ultimo da Eloise, anch'io la penso come lei.
Sulla banalità del male, questo termine "banalità" introdotto dalla Arendt nel suo saggio sul processo Eichmann a Gerusalemme, dico che il male è male e basta. Penso che la Arendt abbia voluto dire che quello che tutti hanno creduto il male, cioè Eichmann, sia un uomo banale, come effettivamente è dimostrato da molti testimoni e che la Arendt dimostra con fatti e cronache, Eichmann non era il male, era semplicemente un uomo banale. E credo che sia proprio stato così.
Altra cosa è la persona Hitler. Anch'io ho sofferto la fame, durante la guerra, e con me molti altri bambini, anch'io al ritorno dalla Svizzera dove sono stata come rifugiata, ho fatto fatica a reinserirmi a scuola, anch'io durante la fuga da Chiasso al confine Svizzero nel 1943 portata in spalla da uno "spallone" cioè un contrabbandiere di sigarette pagato da mia mamma per portarci clandestinamente al confine svizzero, tacevo perché non ci scoprissero i tedeschi, e mia mamma perdeva sangue, sangue vero, perché avendo un tumore all'utero era stata raggiata e i raggi X le avevano provocato delle orribile ulcere, mio fratello aveva 13 anni e una delle mie sorelle ne aveva 10. Mio fratello aveva un'unghia incarnita e camminava con una scarpa sola. Nessuno di noi è diventato un delinquente, nessuno di noi ha dovuto portare il marchio di Caino. Anzi. I miei fratelli tornati in Italia nel '46 non sono più potuti andare a scuola, eravamo poverissimi, affamati, in Italia per il pane c'era la tessera, e dal panettiere potevi comprare altro pane (bianco) se avevi i soldi. Niente soldi, solo pane nero con la tessera. Povero bambino il nostro Hitler, gracilino, e non mangiava neppure la carne, ed era AFFAMATO. Come erano affamati gli austriaci e i tedeschi, poverini, anche gli italiani erano affamati, perché non parliamo anche di come stavano gli italiani dopo la prima guerra mondiale? Perché non facciamo uno sforzo e ci facciamo venire in mente come mai è andato su Mussolini e il fascismo in Italia?
Cioè, scusate, ma come faccio a stare zitta!

Miriam
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eloise
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Posted - 06/05/2017 :  09:04:12  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Scusate il piccolo off-topic: Margherita/Miriam ha avuto problemi di login col vecchio account per cui ha dovuto farne uno nuovo... Mi spiace tantissimo e spero che per tutti gli altri ciò non si verifichi. Vi invito a segnalarmi ogni eventuale malfunzionamento riscontriate sul forum. Sono stata costretta ultimamente ad aggiornare tutto Letteratour, compreso questo forum, per allinearlo ai nuovi standard di sicurezza richiesti da Google (leggi: imposti da Google, dato che detiene il monopolio su Internet) e ciò per quanto riguarda il forum in particolare ha significato dover reinstallare tutti i file. Troverete alcune nuove funzionalità ma per il resto dovrebbe essere tutto molto simile alla precedente versione. Per qualsiasi dubbio scrivetemi pure.

Eloise
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eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 06/05/2017 :  09:11:35  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Riguardo a quanto scritto da Margherita/Miriam, oltre al valore dell'esperienza diretta che ci viene raccontata, vorrei dire: secondo me potrebbe essere proprio questo "fare resistenza": fare un'operazione di costruzione interna di valori e morale da mantenere saldi, nonostante le avversità esterne. Rosella non ha tutti i torti nell'esporre la fanciullezza di Hitler che dimostrerebbe la sua incapacità a "resistere" in senso etico (per lui "resistere" ha significato invece erigere un muro, altrimenti probabilmente sarebbe crollato come individuo). Il problema è che lui non ha avuto probabilmente nessuna "guida" alla costruzione di un io forte che poggia su valori morali. Qui ci si potrebbe chiedere cosa, al di là della malattia, abbia potuto fare sua madre, o in generale, la società. Il problema secondo me è anche educativo: riguarda la famiglia e la società che ti sta intorno.

Eloise
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Miriam
Junior Member

Italy
10 Posts

Posted - 06/05/2017 :  19:48:47  Show Profile
Va Beh! Quando uno diventa adulto ha la possibilità di fare le sue scelte, io sono convinta di questo, uno può essere coartato, ma comunque c'è sempre il momento che ragiona con la sua testa, anche i pazzi lo fanno. Per come la vedo io, al di là dei fatti personali, che comunque sono sempre soggettivi quando vengono esposti dal proprietario, considerando invece le persone in generale per quello che io ho potuto studiare proprio sull'infanzia e sulle tappe dell'età evolutiva, alla nascita noi non siamo dei fogli bianchi, come alcuni potrebbero pensare e alcune scuole di pensiero sostengono, ma ci portiamo dietro già nel DNA la nostra carica ereditaria, certo poi l'ambiente attorno (istituzioni, famiglia ecc.) fanno il resto, ma tutto si innesta sopra quel terreno che è ciò con cui nasciamo, l'Ambiente, le persone dell'ambiente "seminano" ma la terra in cui "seminano" è la personalità, il temperamento con cui nasciamo. Non è determinismo il mio né psicologismo in spiccioli, è verifica che ho potuto fare sul campo, con centinaia di individui dai 3 ai 6 anni, periodo molto importante per la formazione del carattere e della personalità. Dirò di più, secondo Spitz, grande studioso del fenomeno di "ospedalizzazione" nei bambini molto piccoli, anche sotto l'anno, sosteneva che durante il primo anno di vita del bambino si forma tutto il suo modo di essere e di affrontare le situazioni, questo per quanto riguarda l'ambiente (per esempio la madre e l'allattamento), ma resta comunque quella che io chiamo bagaglio genetico di cui non possiamo assolutamente ignorarne l'esistenza. Secondo me non ci sono scuse per chi decide di essere Caino, e decide di esserlo fino in fondo, già nel Bunker, quando sapeva benissimo che la guerra era persa, Hitler non solo ha compiuto il massimo gesto di violenza, che è quello del suicidio, ma voleva anche che tutto il popolo tedesco morisse sotto i bombardamenti, per la serie "Muoia Sansone con tutti i Filistei". Non mi sembra che un atteggiamento del genere, all'alba dei suoi 65 anni sia giustificabile, altro che i ricchi che lo avevano messo al potere, altro che Hitler burattino nelle mani dei potenti. Hitler è stato la personificazione del male allo stato puro. Sicuramente pazzo e a momenti poco lucido, ma per secoli verrà ricordato dai posteri, come uno degli uomini potenti che hanno dominato una parte del mondo con una crudeltà incredibile. Altro che Caino, Caino era un santo a confronto, ha ucciso una sola volta e per gelosia. Di fratricidi fra consanguinei ne è piena la storia, non scandalizziamoci troppo, ma di Hitler ne ha parlato profetizzandolo anche Nostradamus.

Miriam
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Rosella
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Posted - 06/05/2017 :  23:58:57  Show Profile
quote:
Originally posted by eloise

Riguardo a quanto scritto da Margherita/Miriam, oltre al valore dell'esperienza diretta che ci viene raccontata, vorrei dire: secondo me potrebbe essere proprio questo "fare resistenza": fare un'operazione di costruzione interna di valori e morale da mantenere saldi, nonostante le avversità esterne. Rosella non ha tutti i torti nell'esporre la fanciullezza di Hitler che dimostrerebbe la sua incapacità a "resistere" in senso etico (per lui "resistere" ha significato invece erigere un muro, altrimenti probabilmente sarebbe crollato come individuo). Il problema è che lui non ha avuto probabilmente nessuna "guida" alla costruzione di un io forte che poggia su valori morali. Qui ci si potrebbe chiedere cosa, al di là della malattia, abbia potuto fare sua madre, o in generale, la società. Il problema secondo me è anche educativo: riguarda la famiglia e la società che ti sta intorno.

Eloise
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È così, Eloise.
Adolf era un bambino fra tanti, che condivisero con lui violenza, dolore e fame. Ma, soprattutto, letture antisemite e inneggianti il mito Ariano.tendenzialmente si crede a ciò che si legge. E ora alziamo quel velo che vi Avevo chiesto di stendere sull olocausto: non è stato Hitler a inventarlo, nemmeno la sua prima linea (peggiori di lui) e nemmeno le SS. Sono ste ti tutti i tedeschi della sua epocA e di quella precedente. E come facciamo a punirlo se erano già morti ?77

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Posted - 07/05/2017 :  13:16:08  Show Profile
Giusto Eloise (e Rosella), il soggetto che ha compiuto l'abominio non è Hitler o Mussolini, o qualcun altro; è il popolo, tutto il popolo. Mi fa pensare ai meccanismi che scatenano la violenza del "branco": presi uno a uno, tutti i singoli componenti sono solo dei poveretti; ma tutti insieme, uniti nel "branco" sono capaci delle più atroci violenze. È il nascondimento e la "debolezza" morale: il branco nasconde e annulla la singola responsabilità; e libera in ognuno tutta la violenza di cui è capace. Quando si parla di violenza dire "popolo" è come dire "branco".... questo vale per tutti i popoli e i branchi del mondo; nessuno escluso.

Attestato che il soggetto è il popolo, la responsabilità dell'abominio è del capopolo; il capopolo è stato sì, "eletto" dal popolo ma chi lo ha proposto e/o imposto? chi lo ha cooptato? Chi lo ha preparato? Chi lo ha usato per i suoi esclusivi interessi? Chi ha usato il capopolo e il popolo tedesco per scatenare una guerra inutile e costosissima? Chi ci ha guadagnato da questa guerra? Hitler? Mussolini? I singoli componenti dello stato maggiore tedesco? Chi, a distanza di più di mezzo secolo, può dire di aver guadagnato qualcosa dagli abomini compiuti dal popolo tedesco o da Hitler?

Per me resta sempre valida, e splende come una stella, la frase di un famoso ebreo che salvò una "peccatrice" dalla lapidazione sentenziata dal "popolo": "scagli la prima pietra chi non ha peccato". (Tanto per la cronaca, tutti i "lapidatori" giustizialisti andarono via alla chetichella).

RF
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Rosario
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Posted - 07/05/2017 :  14:35:03  Show Profile
Tra i libri che dormono nei posti più impensati della mia casa, ne ho trovato uno che parla di nazismo in chiave teatrale; si tratta di "Scemo di guerra. Il diario 2006-1944" di Ascanio Celestini. Riporto un breve brano di assaggio della memoria di "Sisto. Il rastrellamento del Quadraro.

"Sisto Quaranta dice che il Quadraro è un quartiere isolato, per questo che i tedeschi hanno potuto fare il rastrellamento… che forse è stato il più grande che sia stato fatto a Roma.
È avvenuto nel 1944, il 17 aprile. Ma c’ha ragione Sisto quando dice che per raccontare ‘sta storia bisogna incominciare da prima. È sempre così. Per capirci qualcosa con quello che è successo bisognerebbe raccontare quello che è successo prima o almeno descrivere il contesto. E il contesto di quel rastrellamento è “un quartiere isolatissimo, una manciata di case buttate in mezzo a una distesa di prati”, dice."

ecco il link della nota completa. https://www.evernote.com/l/AOxSGjc-KBVIIojaclZaCnyGtoJ0eZ1Z4_o

È scrittura teatrale; precisamente è una parte del monologo messo in scena da Celestini. Riporto anche la parte che riprende il tema della violenza nazista:

"Sì… perché questa non è solo una storia di violenza e sopraffazione, ma anche di burocrazia. Quella del nazismo, era una violenza istituzionalizzata, una sopraffazione di Stato. I suoi carnefici non assomigliano ai mostri dell’inconscio, all’uomo nero. Sono degli impiegati pignoli che maneggiano i documenti come geometri del Catasto. Devono essere scrupolosi per far funzionare la macchina criminale, per farla muovere velocemente, per rastrellare millecinquecento persone in una mattinata."


RF
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Miriam
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Posted - 07/05/2017 :  19:42:42  Show Profile
@ Rosario. Gli ebrei polacchi al posto di "chi è senza peccato ecc." dicono: "chi ha burro sulla testa non si metta al sole": il concetto mi sembra uguale.
@ Rossella. Si dice Shoah non Olocausto perché chiamarlo così sarebbe come dire che gli ebrei di allora si sono offerti in un sacrificio propiziatorio (avvalorando la tua tesi che hanno fatto un favore per la fondazione della stato di Israele, vedi quello che hai scritto tu stessa alcuni post passati). E invece no, Olocausto è appunto un termine ingannevole perché nessuno si è offerto come vittima sacrificale per venir "Bruciato e Carbonizzato" traduzione dal greco della parola Olocausto. Invece Shoah termine ebraico con il quale viene indicato lo sterminio (non voluto) dagli ebrei vittime del genocidio nazista, preferito infatti al termine Olocausto che come ho già detto più sopra tradotto dal greco vuol dire "bruciato interamente" ed era inizialmente utilizzata ad indicare la più retta forma di sacrificio prevista dal giudaismo. Shoah (in lingua ebraica) HASHOAH, che vuol dire "catastrofe, distruzione" "Tempesta devastante, dalla Bibbia per es: Isaia 47,11.
@ per entrambi: nessuno vuol punire nessuno, nessuno ha chiesto vendetta. Nessuno vuole punire, nessuno vuole lanciare pietre, tranquillizzatevi, i tedeschi sono ben governati e hanno pagato allo stato di Israele per i morti degli ebrei, e ha pagato anche alle singole famiglie, per esempio alla mia zia Ester, mandata e sopravvissuta dal campo di Ravensbruck. I debiti sono saldati, sangue umano con dollari. Nessuna vendetta. E perché no, anche il perdono, noi abbiamo le spalle larghe, possiamo ben perdonare, sono passati ormai 70 anni.

Miriam
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Miriam
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Posted - 07/05/2017 :  20:48:56  Show Profile
@ Rosario. Tra i film che riposano nella mia mente spero non ancora sconvolta ne suggerisco uno che parla proprio di un fatto avvenuto a Roma dopo l'8 settembre, quando i tedeschi hanno invaso, non più da alleati ma da nemici Roma.
Si tratta del film "L'oro di Roma" del regista Carlo Lizzani, tratto dal romanzo di De Benedetti. Il film è Italiano, in bianco e nero ed è del 1961, un capolavoro di Lizzani. Gli attori sono Andrea Cecchi, Jean Sorel, Gerard Blain, Anna Maria Ferrero. Durata 115 minuti.
Il film racconta un episodio veramente accaduto durante l'occupazione tedesca di Roma: il maggiore delle SS Kappler dichiara ai capi della comunità israelita che gli ebrei non saranno deportati se gli consegneranno entro due giorni 50 chilogrammi d'oro. A prezzo di gravi sacrifici la richiesta viene soddisfatta, ci sono varie discussioni all'interno della comunità, gli ebrei non vogliono reagire ai tedeschi perché odiano ogni forma di violenza, c'è un giovane che si ribella e con altri giovani, discute sulla destinazione dei 50 chilogrammi di oro raccolti: lui vorrebbe che si comprassero dei fucili, gli altri rappresentanti della comunità non vogliono usare violenza. Lui insiste e dice: "ma se non manterranno e ci verranno a prendere, con un fucile potrò difendermi, saremo uno contro uno, quello che mi viene a prendere e io con il mio fucile".
Gli anziani non accettano e consegnano l'oro, ma non servirà a nulla perché dopo la consegna verranno rastrellati e deportati ne più ne meno come nelle altre comunità. Credo che ci sono in giro i numeri degli ebrei romani deportati e i numeri di quelli ritornati, mi sembrano dai venti ai trenta, così a ricordo, meglio controllare.
Gli ebrei di Roma erano i più integrati fra tutti gli ebrei italiani, vivevano lì dal tempo di Flavio Giuseppe e dell'imperatore Tito. Erano proprio romani de Roma, parlavano il dialetto romano, avevano solo una religione diversa, ma si sa che durante l'impero romano, i romani accoglievano tutte le religioni di quelli che vincevano, lasciando a quei popoli sottomessi, la loro cultura e la loro religione (i loro Dei, li chiamavano nella Roma pagana)

Miriam
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Rosario
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Posted - 07/05/2017 :  23:25:16  Show Profile
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Originally posted by Miriam
@ per entrambi: nessuno vuol punire nessuno, nessuno ha chiesto vendetta. Nessuno vuole punire, nessuno vuole lanciare pietre, tranquillizzatevi, i tedeschi sono ben governati e hanno pagato allo stato di Israele per i morti degli ebrei, e ha pagato anche alle singole famiglie, per esempio alla mia zia Ester, mandata e sopravvissuta dal campo di Ravensbruck. I debiti sono saldati, sangue umano con dollari. Nessuna vendetta. E perché no, anche il perdono, noi abbiamo le spalle larghe, possiamo ben perdonare, sono passati ormai 70 anni.



...e allora non mi spiego il perchè di tanto accanimento contro il popolo tedesco, Hitler e i nazisti. Anche la critica negativa può essere "il male". In un mio appunto di qualche anno (1988), ho fatto una riflessione "cristiana" sulla critica negativa:

"Seduto in una panchina ai Giardini del parco Leopardi.

n. 443 - Non fare critica negativa: se non puoi lodare, taci. – (misericordia)

Ho pensato a quanto è giusto (o ingiusto) il suggerimento e come esso si inserisca perfettamente nella filosofia cristiana; a come è intriso d’amore l’atteggiamento suggerito; ma anche quanto è difficile attuarlo nella nostra quotidianità. ..."

link della nota completa:
https://www.evernote.com/l/AOzCYrtq2CZFj6g4la3Xm6udaRaMmNlxs6Y

La misericordia è un atteggiamento umano universale; vale in tutte le religioni per tutte le razze.



RF
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Rosario
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Posted - 08/05/2017 :  10:16:11  Show Profile
... Gli ebrei polacchi al posto di "chi è senza peccato ecc." dicono: "chi ha burro sulla testa non si metta al sole": il concetto mi sembra uguale.

@ Miriam, è la riprova che tutte le religioni dicono la stessa cosa.
A questo proposito inserisco un passo di Renè Girard scritto su menzogna romantica e verità romanzesca a cui ho dato il titolo "autonomia esistenziale":
https://www.evernote.com/l/AOw6wZK1si1K071u9gMs1hr5J84EHp5H4jg

lo riporto, comunque, con la fantastica tecnica del copia-incolla per risparmiare navigazioni "tempestose" a chi non ha dimestichezza con il web:

"Dietro tutte le dottrine occidentali che si susseguono da due o tre secoli vi é sempre il medesimo principio: Dio é morto, tocca all’uomo prendere il suo posto.

La tentazione dell’orgoglio é eterna ma diventa irresistibile nell’era moderna poiché é orchestrata e amplificata in maniera inaudita.

La "buona novella" moderna é intesa da tutti. Quanto più profondamente si scolpisce nel nostro cuore, tanto più violento é il contrasto tra questa meravigliosa promessa e la brutale smentita che le infligge l'esperienza.

A mano a mano che si gonfiano le voci dell’orgoglio, la coscienza di esistere si fa più amara e solitaria. Eppure essa é comune a tutti gli uomini.

Perché questa illusione di solitudine che acuisce la pena? Perché gli uomini non possono alleviare le loro sofferenze condividendole con gli altri? Perché la verità di tutti é sepolta in fondo alla coscienza di ognuno?

Tutti gli uomini scoprono nella solitudine che questa promessa é fallace, ma nessuno é capace di universalizzare questa esperienza.

La promessa rimane vera per gli altri. Ciascuno si crede l'unico escluso dal retaggio divino e si sforza di nascondere la maledizione.

Il peccato originale non é più la verità di tutti gli uomini come nell’universo religioso, ma il segreto di ciascun individuo, l'unico possesso della soggettività che ad alta voce proclama la sua onnipotenza e la sua padronanza radiosa:

"non sapevo che gli uomini possono trovarsi nella stessa situazione, e per tutta la vita ho celato questa particolarità come un segreto.” (dice l'uomo del sottosuolo).

Scegliere significa scegliersi un modello, e la vera libertà consiste nell’alterativa fondamentale tra modello umano e modello divino."

È un passo che ben si adatta alla "follia del potere" nietzschiana messa in atto cinicamente da Hitler e i suoi "mandanti".


RF
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Rosella
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Posted - 08/05/2017 :  10:29:25  Show Profile

"Sì… perché questa non è solo una storia di violenza e sopraffazione, ma anche di burocrazia. Quella del nazismo, era una violenza istituzionalizzata, una sopraffazione di Stato. I suoi carnefici non assomigliano ai mostri dell’inconscio, all’uomo nero. Sono degli impiegati pignoli che maneggiano i documenti come geometri del Catasto. Devono essere scrupolosi per far funzionare la macchina criminale, per farla muovere velocemente, per rastrellare millecinquecento persone in una mattinata."


RF
[/quote]

E' agghiacciante.
Eppure dev'essere andata proprio così.
Ve lo immaginate Hitler da solo, o anche in compagnia dei suoi 10-12 gerarchi , mentre tenta di caricare qualche centinaio di Ebrei sopra un treno correndo come un pazzo sui binari, perchè mentre spinge gli uni dalla porta, altri scappano dai finestrini, passandosi anche le valigie?

E' questa, a mio parere, la "banalita' del male": ci sono le direttive, ci sono i compiti assegnati; non parliamo, non pensiamo, facciamo le cose per bene che magari mi arriva un aumento.


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
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eloise
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Posted - 08/05/2017 :  11:11:50  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Qui chiaramente visto l'argomento ci si addentra in campi che riguardano la morale, l'etica, la religione, la filosofia, ecc. In questi campi ognuno di noi ha i propri credo e (spero) anche i propri dubbi...
Personalmente, sono più propensa a credere che l'uomo sia da solo a dover affrontare tutte queste questioni, e ciò dal mio punto di vista non fa che accrescere la necessità che egli debba capire e responsabilizzarsi di fronte al proprio destino. Dal mio punto di vista non c'è un grande disegno esterno di cui lui farebbe parte, più o meno coscientemente, ma comunque ciò non toglie che per le sue caratteristiche intrinseche, direi addirittura biologiche, ha la capacità di ragionare, riflettere, e indirizzare le proprie azioni in un verso anziché un altro. Per questo, ancora più forte è secondo me la sua misericordia, quando c'è. Ma ancora più forte è anche la sua necessità di capire cosa sia in grado di fare per guidare i propri passi verso un destino di responsabilità morale e civile e non soccombere ai propri impulsi di morte e sopraffazione.

@Rosella riguardo alla burocrazia: sicuramente nei processi che furono fatti alle SS (anche ai medici) uno degli aspetti che emerse maggiormente fu questa iper-burocratizzazione durante il regime nazista. Chiaramente fu uno degli elementi cui tutti si riallacciarono come alibi per ciò che il regime compì, ma è innegabile che la società voluta da Hitler divenne realmente incanalata in settori paralleli tra loro e non comunicanti. Questo fu uno dei motivi per cui nessuno vedeva un processo dall'inizio alla fine e ognuno in questo modo si deresponsabilizzò su tutto. Fu un aspetto che permise al Furher, soprattutto alla sua cerchia, di controllare tutto in maniera accentrata anche se non diretta. Fu anche uno degli aspetti che, in ultima analisi, ne accelerò anche la disfatta quando lo stato entrò in crisi di emergenza durante la guerra, perché, senza ordini precisi che arrivassero dall'alto, nessun reparto aveva la capacità e una visione generale tali da prendere in mano la gestione di determinati problemi non strettamente di propria competenza.

Eloise
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Rosario
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Italy
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Posted - 08/05/2017 :  13:19:10  Show Profile
quote:
Originally posted by eloise

Qui chiaramente visto l'argomento ci si addentra in campi che riguardano la morale, l'etica, la religione, la filosofia, ecc. In questi campi ognuno di noi ha i propri credo e (spero) anche i propri dubbi...
Personalmente, sono più propensa a credere che l'uomo sia da solo a dover affrontare tutte queste questioni, e ciò dal mio punto di vista non fa che accrescere la necessità che egli debba capire e responsabilizzarsi di fronte al proprio destino. Dal mio punto di vista non c'è un grande disegno esterno di cui lui farebbe parte, più o meno coscientemente, ma comunque ciò non toglie che per le sue caratteristiche intrinseche, direi addirittura biologiche, ha la capacità di ragionare, riflettere, e indirizzare le proprie azioni in un verso anziché un altro. Per questo, ancora più forte è secondo me la sua misericordia, quando c'è. Ma ancora più forte è anche la sua necessità di capire cosa sia in grado di fare per guidare i propri passi verso un destino di responsabilità morale e civile e non soccombere ai propri impulsi di morte e sopraffazione.
Eloise



Sul problema della misericordia, mi pare di aver inserito un discorso di Papa Francesco fatto in occasione della giornata mondiale della pace 2017. Personalmente, ho letto questo discorso e ne ho tratto una considerazione sulla non-violenza come atteggiamento e strumento di pace. Sollecitato dalle considerazioni di Eloise,lo riporto integralmente come contributo "per guidare i propri passi verso un destino di responsabilità morale e civile e non soccombere ai propri impulsi di morte e sopraffazione."

La resistenza non violenta (secondo Papa Francesco)

"Il vero campo di battaglia (mein kampf), in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano; di fronte a questa realtà, la risposta non violenta è “radicalmente" positiva ovvero è l’amore incondizionato che accoglie e perdona; cioè, amare i nemici (cfr Mt 5,44) e porgere l’altra guancia (cfr Mt 5,39) sono gli atteggiamenti dell'uomo di fronte all'offesa violenta. È quindi la non-violenza la strada da seguire per ottenere la pace.

Riconosciuta la violenza che ha nel cuore l'uomo, lasciandosi condurre dalla "misericordia", diventa strumento di riconciliazione, così come esorta San Francesco: "La pace che annunziate con la bocca, abbiatela ancor più copiosa nei vostri cuori".

Essere veri cristiani significa praticare la non-violenza:

«La nonviolenza per i cristiani non è un mero comportamento tattico, bensì un modo di essere della persona, l’atteggiamento di chi è così convinto dell’amore di Dio e della sua potenza, che non ha paura di affrontare il male con le sole armi dell’amore e della verità. L’amore del nemico costituisce il nucleo della “rivoluzione cristiana”».

Giustamente, l'esortazione evangelica "amate i vostri nemici" viene considerata «la magna charta della non-violenza cristiana»: esso non consiste «nell’arrendersi al male […] ma nel rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia».

Il perdono è "il porgere l'altra guancia" del cristiano. Perdonare chi ci sta ammazzando è difficile ma fortemente liberatorio per essere in pace con Dio e con il mondo. Morire perdonando è l'atto eroico supremo. La "non-violenza" fino alla morte, realizza nell'uomo la perfetta sequela cristiana: passione, morte e resurrezione.

La resistenza non violenta è l'unica forma di resistenza del cristiano; è la guerra giusta per conquistare la pace."

Ripeto, non si tratta di "verità assoluta" ma di un piccolo contributo alla riflessione personale sulla

"resistenza" morale e civile al "male" e ai crimini contro l'umanità.




RF
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Miriam
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Italy
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Posted - 08/05/2017 :  18:43:48  Show Profile
Ma scusa, Rosario, chi è che si accanisce contro il popolo tedesco? Io? No di sicuro, perché cerchi cose che non ci sono?
In quanto alla critica negativa e alla misericordia, se permetti sono affari personali e in quanto tali restano personali.
In quanto alla tua filosofia cristiana da te citata, ritengo che ciò sia un tuo fatto personale, come personale per me è la mia filosofia marxiana, qui, su questo forum non stiamo discutendo delle proprie convinzioni "religiose" o del nostro modo di essere, qui possiamo parlare pur che si capisca (cioè in questo caso in italiano) e dire ciò che noi personalmente riteniamo. Mi pare che si faccia così anche all'Università quando si da la tesi, è vero che siamo in uno stato cattolico, ma non così cattolico, è vero che c'è il Papa a Roma, ma il papa sta in Vaticano e può dire quello che vuole, ci mancherebbe, ma ormai la nostra nazione non ha più la dominanza cristiana, tutti possono parlare e dire la loro partendo dalla propria moralità, dalla propria cultura, dalla propria provenienza familiare. Tutti, anche su questo forum, nessuno deve convincere nessuno, nessuno ha la verità in tasca, nessuno dovrebbe ergersi dicendo io ho ragione. Ma cosa centra la Misericordia, cosa centra in questa discussione la Misericordia, stiamo esaminando dei fatti, stiamo usando dei testi, dei libri, dei romanzi, esistono le tesi e le antitesi, è normale Rosario, credimi è più che normale, è tutto OK.
A questo punto però chiedo a Rossella, a Eloisa cosa facciamo, come andiamo avanti, facciamo un punto della situazione? A me pare che le risposte che ci eravamo poste all'inizio della discussione sono state date alla grande, la domanda era c'è stata una resistenza del popolo tedesco nei confronti del Nazionalsocialismo? Mi pare che di risposte ce ne siamo state a iosa. Dobbiamo scavare ancora? In quale direzione vogliamo scavare? Perché se dobbiamo scavare sulle nostre credenze personali e religiose, forse è meglio aprire una NUOVA DISCUSSIONE, con un altro titolo, se vogliamo confrontare la filosofia cristiana con quella marxiana, altro titolo ancora e nuova discussione, se invece vogliamo scavare sulla morale e sull'etica, che sono comunque parte della filosofia, anche qui dobbiamo dircelo e ognuno deve potersi preparare. Io non posso continuare a saltare da un argomento ad un altro così, come una pulce, io mi ero preparata dei libri da leggere per approfondire l'argomento che ci siamo dati, ma vedo che continua a essere molto difficile, sembra di stare in una situazione Joneschiana. Se rispondi all'argomento postato, non va, se non rispondi, non va ugualmente, francamente mi sembra tutto molto strano, arrivo a non capire dove si vuole andare a parare.

Miriam
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