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Italy
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Posted - 09/08/2013 : 12:17:44
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quote: Come mamma, ma anche come figlia di insegnanti con 40 anni di esperienza alle spalle, di cui 13 maturati all’estero, sono rimasta molto addolorata dell’esperienza negativa fatta da mio figlio nel suo inserimento in prima elementare. Né gli evidenti problemi che si hanno nell’affrontare una classe numerosa, dove almeno due o tre elementi più problematici ci sono sempre, né gli spazi ristretti e poco adatti all’accoglienza di bambini, né le questioni sollevate dalla partecipazione sempre più invadente dei genitori nel lavoro prettamente scolastico, possono giustificare un modo d’insegnamento in cui le prime cose che mancano sono una reale capacità di comprendere i problemi di inserimento che i bambini possono avere nei primissimi mesi di una prima elementare, e la reale capacità di rapportarsi a dei bambini che, seppure talvolta in modo maldestro e negativo, stanno chiedendoci di aiutarli. In queste condizioni, isolare e screditare una persona mettendola in condizioni tali da essere visivamente, pubblicamente emarginata agli occhi del resto della collettività, avrebbe per ciascuno di noi conseguenze emotive destabilizzanti. E questo per ogni persona adulta, figuriamoci per un bambino che non è in grado di stabilire con precisione il confine tra il bene e il male; che, anzi, affida inconsciamente a noi adulti la gestione della propria crescita personale per maturare questi confini. Da questa esperienza abbiamo tratto in famiglia molti spunti importanti per una riflessione generale sulla qualità dell’insegnamento: invito tutti coloro che sono interessati a darci una lettura; forse potrà essere utile per fare, quantomeno, una riflessione appropriata e un paragone tra vari metodi d’insegnamento.
Per chi volesse approfondire qui troverà l'articolo intero, ogni commento sarà il benvenuto: http://www.letteratour.it/primopiano/26_riflessioni_sull_insegnamento.asp
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Tiziano
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Italy
166 Posts |
Posted - 12/08/2013 : 17:24:27
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Poiché sono un insegnante mi chiedo in quale veste dovrei intervenire: corresponsabile della mediocre qualità didattica (e non solo)del sistema scolastico italiano? o persona informata sui fatti (si potrebbe dire: esperto?)? o ipercritico nei confronti di questo sistema? Facciamo così: ora intervengo come genitore, mettendo da parte - se mi riesce - il docente. Ho due figli che, dato i 4 anni di differenza di età, hanno frequentato la scuola elementare il primo col maestro unico e il secondo col modulo. Il primo ha avuto dunque una sola maestra che gli ha fornito un'ottima preparazione di base, su cui lui ha poi costruito il suo studio successivo, studiando poco ma bene, poiché appunto sapeva studiare (solide basi, attenzione, metodo); il secondo ha avuto 3, anzi 4, anzi nella classe quarta addirittura 5 maestre (poiché il meschino si è sorbito anche la maestra che spiegava "I promessi sposi", roba da matti!). Gli è andata bene però che gli ho risparmiato il tempo pieno (avendo egli un genitore che da docente pensa che troppa scuola fa male). Comunque lui, pur con questo esercito di insegnanti, ha avuto una preparazione scadente; inoltre a scuola si è annoiato molto, e questo è stato il danno principale, che poi ha riverberato nel proseguimento degli studi. Non so se questo è la causa o una conferma del mio giudizio negativo sul modulo. Comunque è un fatto che l'introduzione del modulo è stata un controsenso didattico, la cui vera motivazione è corporativa, non pedagogica: stava diminuendo il numero degli alunni, quindi molti insegnanti elementari avrebbero perso la cattedra, quindi i sindacati e governi sprovveduti tirarono fuori dal cappello del prestigiatore legislativo il coniglio del modulo. Secondo me l'unico vantaggio del modulo era nella lotteria degli insegnanti, in quanto se ti capita un insegnante mediocre o pessimo o cretino non hai scampo, con 3 invece le probabilità diminuiscono; per il resto io ho registrato tanta improvisazione (nonostante le fluviali programmazioni e le continue riunioni) e confusione. Si dirà: hai avuto sfortuna. Ma ho avuto modo di collaborare con insegnanti elementari, ho avuto a che fare con varie scuole elementari,e più o meno è la stessa solfa. L'elemento essenziale è e rimane la capacità umana e didattica del docente. Purtroppo non vedo soluzioni, anzi ritengo che neanche la laurea lo sia; l'unico elemento innovativo positivo è il tirocinio formativo, però i modi con cui si va realizzando sono squallidamente burocratici. Per quanto concerne la fondamentale capacità umana la porta è stretta: occorre una selezione psicologica, il fare esperienza della relazione, l'empatia, la comunicativa (ho avuto un collega bravissimo matematico che non riusciva a insegnare nulla, i ragazzi mi dicevano che entrava in aula trascorrendo la lezione riempiendo di formule la lavagna: non li guardava mai! Possibile che un docente non sappia che è lo sguardo il nostro primo rapporto?!); per quanto invece concerne la capacità didattica occorre fare un passo indietro: l'insegnante non deve conoscere tutto, quel che si insegna è molto meno di quanto sappiamo, l'importante è far apprendere bene conoscenze fondamentali e soprattutto insegnare l'imparare ad imparare (in un seminario ho conosciuto una maestra che ha replicato a queste mie osservazioni dichiarando stizzita che lei era un'insegnante di matematica, evidentemente confondeva elementari e superiori - sia chiaro: superiori in senso cronologico, perché i veri gradi scolastici superiori sono quelli inferiori). Bè, ho momentaneamente concluso. Non rinuncio tuttavia ad esprimere alcune convinzioni che ho elaborato nella mia ormai lunga "carriera": 1. sono contrario all'obbligo scolastico (non dimentichiamoci che lo stato partì dall'obbligo "del genitore" a fornire l'istruzione al figlio e siamo arrivati all'obbligo della frequenza scolastica per 10 anni) 2. conseguentemente: troppa scuola (troppo tempo scolastico) fa male e non serve, dovremmo liberarci dall'inflazione didattica 3. il sistema scolastico dev'essere privatizzato, sottratto alle incopetenti mani dello stato, che hanno creato un apparato pletorico, costoso, inefficace 4. fare dell'edificio scolastico un luogo ameno e coerente con gli scopi educativi: se si trascorre gran parte del tempo in un posto brutto si diventa brutti; nella bruttezza includo anche le persone (avete presente quel docente del film "La scuola" che urla "La scuola è una guerra!"). Ricordiamoci che la maggior parte degli edifici scolastici, fatiscenza e insicurezza a parte, sono stati progettati col metodo prussiano ottocentesco della scuola-caserma. Grazie per avermi consentito questo sfogo e concludo veramente: quando iniziai ad insegnare volevo cambiare la scuola, invece la scuola ha cambiato me, in peggio.
Tiziano |
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eloise
Senior Member
603 Posts |
Posted - 27/08/2013 : 15:20:25
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Caro Tiziano, ti ringrazio per questo tuo commento che come al solito arricchisce la riflessione, e rende questo "sfogo-riflessione" una riflessione a tutto tondo sulla scuola. (Ovviamente la mamma in questione sono io!...) L'esperienza dei miei genitori mi ha insegnato che nell'insegnamento è la pura creatività, il dono individuale, l'empatia che "fa" il maestro. Tutto il resto conta, se non zero, comunque poco. Il modulo, come hai detto bene tu, ha il solo vantaggio di delimitare i danni che un cattivo maestro può fare, ed è su quel misero vantaggio che ho scommesso quando gli ho cambiato scuola, passando da una prevalente a un modulo vecchio stampo. Per fortuna ora il modulo c'è, ma pure la componente umana. Ovviamente anch'io - potendo - gli ho fatto fare scuola solo mezza giornata e non tempo pieno, che vedo come un massacro, purtroppo inevitabile per quelle famiglie in cui si lavora in due ininterrottamente fuori casa. Ma questa è un'altra questione - pur importantissima - sulle prospettive di crescita che la nostra società impone ai nostri figli, sul quale si potrebbe aprire un altro post.
Ma voglio portare sul piatto un'altra esperienza d'insegnamento, stavolta fatta da me stessa: io ho fatto le elementari all'estero, in Francia. All'epoca (ormai parlo di 30 anni fa, ora non so come siano messi) c'era il maestro unico, ma cambiava ogni anno, e lavoravano tutti "in scaletta". Quindi ho avuto 5 maestri unici. Ho anche avuto fortuna, perché sono stati tutti bravi, ma trovo che fosse un buon sistema. Ci si abituava bene ad ognuno, ma senza attaccarcisi troppo e con la prospettiva di relazionarsi a figure diverse nel tempo. D'altra parte c'è anche un'altra grande differenza tra l'insegnamento francese e quello italiano: gli insegnanti qui (parlo sempre del passato, ora chi lo ha più seguito l'iter che si deve fare, ogni anno cambia...) NON sono mai stati formati, e poteva diventarlo chiunque avesse dimostrato di aver raggiunto un certo grado di conoscenze. In Francia c'è sempre stata invece una scuola per insegnanti che impartiva in modo uniforme un METODO d'insegnamento. Infatti i miei insegnanti erano, dal punto di vista didattico, fatti con lo stampino (anche tra i miei docenti universari di Lettere Francese ho ritrovato questo "stampino", a riprova che è un metodo universale tra i loro docenti). Su questo stampo poi, ognuno aggiungeva la sua componente creativa, secondo la persona. In Italia c'è stata sempre solo la componente creativa. Mi convinco sempre più del parallelismo tra l'insegnamento e l'artigianato italiani: nessuno straniero investirebbe mai nel sistema artigianale e burocratico italiano, perché è assente o presente solo per complicare e impossibilitare a fare; ma tutti ammirano la creatività di molti individui che sono emersi per proprie doti individuali. Nell'insegnamento, non c'è una base standard e solida che possa uniformare l'esperienza didattica, e quindi si naufraga se non si riesce a brillare. Cioè, naufragano intere generazioni di bambini. La scuola in Francia era forse troppo standardizzata, è vero, ma personalmente ho sempre apprezzato il suo impegno civico ("l'école laique" era una delle frasi maggiormente sottolineate) e "livellante". A scuola siamo tutti uguali e impariamo tutti le stesse cose, con gli stessi strumenti e lo stesso metodo, in tutto il paese: questo era ciò che imparavamo tra i banchi. Un metodo fascista insomma, dirà qualcuno. Io dico: la conseguenza naturale del professare Egalité Fraternité ecc. Inoltre, ho avuto in classe bimbi più grandi di me anche di due anni (e tra 6 e 8 anni due anni sono un abisso!), perché bocciavano sempre chi non meritava di passare. Non c'era famiglia, genitore o clan che tenesse. Qualcuno era anche mezzo delinquente, ma quando ci sedevamo tra i banchi tutti, zitti, davamo del "voi" al maestro e ci alzavamo a salutare. E non parlo di 60 anni fa! Arrivata subito dopo in Italia in una scuola media di un paesotto di provincia ho vissuto il marasma più totale. Insegnanti allo sbaraglio (ma erano insegnanti?): uno ci sbavava sui banchi e ci raccontava delle sue amiche prostitute, la migliore c'insegnava storia soltanto leggendo il libro in classe, ecc. I ragazzini davano tutti del tu e dicevano CIAO ai professori e persino ai miei genitori senza che li conoscessero (questa cosa mi ha sempre sconvolto, lo confesso; io continuo anche ora a dare del lei a tutti, tranne sul web chissà perché), tutti i banchi erano disordinati e tutti indossavano jeans e magliette sgualcite e, soprattutto, scrivevano ognuno con una grafia diversa dall'altro e ognuno con il colore che voleva, anche brillantinato. A noi avevano insegnato a scrivere tutti in modo uniforme, e tutti con la BIC stilografica. Forse sbaglio, ma per me la scuola deve essere un momento di crescita personale e sociale, che parte anche da queste piccole cose. Mi sembra ipocrita la scuola italiana che insegna a mio figlio con libri che sono puri fumetti colorati (poveri bimbi, altrimenti non sono interessati e se non giocano non riescono a imparare...) ma non permette loro di fare una pausa degna di questo nome, all'aperto, sfogandosi un po' a correre in cortile durante la ricreazione. Io da piccola studiavo su piccoli informi e grigi libri di grammatica, ma a ricreazione potevo correre in cortili enormi, dove c'era spazio al coperto per giocare tutti anche se pioveva. E mentre giocavamo non ci badavano le maestre (fulcro di disinteresse e personalismi) ma il cosiddetto "pion", un uomo che stava lì apposta e che non aveva nulla da spartire con la didattica.
Non sono nessuno per trarre conclusioni generali da questa mia esperienza personale, ma quello che sicuramente a me ne è rimasto è un senso di attaccamento al metodo francese perché sento che se dentro di me esiste una predisposizione ad avere un metodo, ad essere formale, organizzata, precisa, è anche grazie alle mie elementari. D'altra parte ho sempre rifiutato l'esperienza delle medie come la peggiore che potessi fare. Sicuramente non saranno così tutte le medie d'Italia, ma a me è rimasta quell'impressione. E anche da grande, quando all'Università - avendo fatto Letterature Straniere - ho frequentato vari dipartimenti stranieri, quello di francese è sempre stato l'immagine di un ordine prestabilito e costante; quello di italiano di una vaga aurea artistica dispersiva o inconcludente, per non parlare di quello di lettere antiche, puri topi da biblioteca da cui scappare subito, ahimé lo dico con tristezza.
Sai che all'epoca in cui maturavo l'intenzione di cambiare scuola a mio figlio mi sono anche informata sulla didattica familiare che alcune famiglie praticano? Non ne conoscevo nemmeno l'esistenza prima, ma devo dire che per un po' ho avuto la tentazione di farlo anch'io.
Grazie per avermi dato la possibilità di raccontare queste cose.
Eloise www.letteratour.it |
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Tiziano
Average Member
Italy
166 Posts |
Posted - 27/08/2013 : 17:04:45
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Innanzi tutto sono lieto che tu abbia risolto il problema di tuo figlio. I tuoi ricordi sono esemplari: ormai non c'è dubbio, abbiamo anche prove e ricerche, che il punto più debole della scuola italiana è la scuola media, anche se stento a capire le vere ragioni, a parte quella ovvia che impegna nel periodo del passaggio adolescenziale, quello più difficile. Ciò detto, è anche vero che nella scuola c'è una abitudine comportamentale all'indisciplina, all'informalità in aula, infine alla confusione. Cosicché quest'anno scolastico in cui ho riavuto una classe prima l'ho trascorso ad insegnare il silenzio, la conversazione in cui non ci s'interrompe a vicenda, il domandare meditato, ecc. ecc. mentre mi domandavo: "Ma questi come fanno ad avere 8 anni di esperienza scolastica alle spalle?" Ma siccome ti sei lasciata andare al ricordo autobiografico ora tocca a me, che sono l'esempio dell'importanza del maestro nella formazione della personalità. Dunque: frequentavo la quarta elementare, stavamo svolgendo in aula un problema aritmetico, un po' alla volta tutti avevano consegnato il quaderno al maestro (lo nomino per tributargli il mio piccolo omaggio: Antonio Griffo), solo uno continuava a scrivere: io; che provavo un grande imbarazzo, perché mi sentivo al centro dell'attenzione. Immagina la scena (d'altri tempi): tutti fermi nei loro banchi, in silenzio, sotto lo sguardo severo del maestro, tutti ad attendere me, il tapino. Finalmente concludo e consegno anch'io, titubante e vergognoso, il quaderno. Il maestro lo guarda, si rivolge alla classe e dice: "... è l'unico che ha compreso l'altro modo di risolvere il problema." E vai! Cosicché da allora io vado sempre in cerca dell'altro modo, ormai noto per essere un bastian contrario.
ciao
Tiziano |
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chiara1976
Starting Member
Italy
2 Posts |
Posted - 11/09/2013 : 11:28:33
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Ciao a tutti, mi chiamo Chiara e non sono un'insegnante ma una mamma e , come già ho scritto privatamente ad Eloise, mi sono riconosciuta nell'esperienza di Eloise per quello capitato a mio figlio alla scuola materna. Qui nel forum però vorrei scrivere non tanto la mia esperienza negativa ma raccontare un fatto che riguarda la mia professione e che credo dovrebbe farci riflettere come genitori ma anche come semplici cittadini. Io mi occupo per un'associazione ambientalista di educazione ambientale e formazione a livello nazionale. E' un lavoro bellissimo perché si pone come obiettivo di sensibilizzare al rispetto e protezione dell'ambiente soprattutto attraverso la scoperta della natura, anche locale. Dopo diversi anni di attività e proposte nelle scuole, ho voluto procedere con un approccio diverso. Ho studiato negli Stati Uniti e lì avevo visto utilizzare la metodologia dell'Outdoor Education sugli adolescenti. Si tratta di una metodologia che attraverso attività all'aperto insegna ai ragazzi a prendersi responsabilità singole, di gruppo, a lavorare insieme , a comunicare meglio e a focalizzare gli obiettivi. Negli Stati Uniti viene utilizzata anche nelle scuole. Noi abbiamo lanciato l'idea di seguire gruppi di una ventina di adolescenti in delle riserve naturali (oasi) che gestiamo, incontrandoli ogni sabato pomeriggio, per un periodo di un anno. Abbiamo creato 3 gruppi, uno in Sicilia, uno in Lombardia e uno nel Lazio. All'inizio i ragazzi venivano spinti soprattutto dai genitori o dagli assistenti sociali a partecipare, ma poi hanno trovato un luogo dove potevano essere se stessi, partecipare o no alle attività (sia strutturate che di volontariato ambientale, seguendo la regola della "scelta libera nella partecipazione")e sono diventati i veri protagonisti delle nostre oasi. Hanno seguito un vero percorso di crescita che ha fatto toccare loro varie tappe, sia personali che di gruppo, seguiti e poi semplicemente facilitati dai nostri educatori , alcuni volontari poco più che ventenni. Alcuni dei ragazzi venivano da situazioni molto difficili, seguiti anche da servizi sociali. Siamo rimasti tutti davvero stupiti da come questi ragazzi sono cresciuti su tantissimi aspetti, e alcuni di loro sono anche migliorati nella loro vita scolastica oltre che relazionale in genere. Non vi racconto questo per "incensare" il lavoro fatto, ma per proporre una riflessione: non è che certe volte il taglio dei mezzi economici nella scuola è una scusa per giustificare la mancanza di volontà a portare approcci diversi e innovativi? Ci sono scuole che hanno la fortuna di risiedere nelle vicinanze di splendide aree verdi o semplici parchi urbani, ma le lezioni continuano ad essere solo e soltanto in aula e con il metodo frontale: alunni seduti sui banchi ad ascoltare l'insegnante davanti a loro. Nelle facoltà universitarie che preparano i futuri insegnanti spiegano giustamente che esistono varie intelligenze nei ragazzi e che la scuola deve saperle riconoscere e apprezzarle, ma nella pratica, esclusi pochi, questo non avviene, neanche negli insegnanti più giovani e preparati. Che ne pensate? Grazie Chiara
quote: Come mamma, ma anche come figlia di insegnanti con 40 anni di esperienza alle spalle, di cui 13 maturati all’estero, sono rimasta molto addolorata dell’esperienza negativa fatta da mio figlio nel suo inserimento in prima elementare. Né gli evidenti problemi che si hanno nell’affrontare una classe numerosa, dove almeno due o tre elementi più problematici ci sono sempre, né gli spazi ristretti e poco adatti all’accoglienza di bambini, né le questioni sollevate dalla partecipazione sempre più invadente dei genitori nel lavoro prettamente scolastico, possono giustificare un modo d’insegnamento in cui le prime cose che mancano sono una reale capacità di comprendere i problemi di inserimento che i bambini possono avere nei primissimi mesi di una prima elementare, e la reale capacità di rapportarsi a dei bambini che, seppure talvolta in modo maldestro e negativo, stanno chiedendoci di aiutarli. In queste condizioni, isolare e screditare una persona mettendola in condizioni tali da essere visivamente, pubblicamente emarginata agli occhi del resto della collettività, avrebbe per ciascuno di noi conseguenze emotive destabilizzanti. E questo per ogni persona adulta, figuriamoci per un bambino che non è in grado di stabilire con precisione il confine tra il bene e il male; che, anzi, affida inconsciamente a noi adulti la gestione della propria crescita personale per maturare questi confini. Da questa esperienza abbiamo tratto in famiglia molti spunti importanti per una riflessione generale sulla qualità dell’insegnamento: invito tutti coloro che sono interessati a darci una lettura; forse potrà essere utile per fare, quantomeno, una riflessione appropriata e un paragone tra vari metodi d’insegnamento.
Per chi volesse approfondire qui troverà l'articolo intero, ogni commento sarà il benvenuto: http://www.letteratour.it/primopiano/26_riflessioni_sull_insegnamento.asp
Amministratore [/quote]
chiara manghetti |
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eloise
Senior Member
603 Posts |
Posted - 11/09/2013 : 11:58:12
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Ciao Chiara, mi fa molto piacere ritrovarti su questo forum! Ti ringrazio anche per aver postato la tua esperienza, è sicuramente un pezzetto in più per questo puzzle che è la vita scolastica dei nostri figli/alunni, dato che le attività a margine della didattica sono anch'esse importanti. Io non nessuna esperienza del genere ma a leggere quanto riporti la mia sensazione è che sia un progetto molto bello per arricchire ragazzi e bambini, anzi a volte penso che anche gli adulti ne avrebbero bisogno. E' sicuramente anche un modo molto utile per socializzare in un gruppo, aspetto che temo sia uno dei più carenti in ambito scolastico. E' anche forse un po' quello che si prefigge la pedagogia dei gruppi scout, o sbaglio? Credo che a scuola manchi spesso proprio quello che cito anche nel mio articolo: la volontà, la capacità di creare GRUPPI SOCIALI. Stare tutti assieme ammassati in una classe non crea di per sé un'esperienza di gruppo, anzi a volta rischia di fare tutto l'opposto e creare emarginazione, ne sono esemplari i molti casi di bullismo di classe anche tra i più piccoli, che mi sembra aumentino. E il problema non sono solo gli immigrati, come spesso si vuole far credere, anzi. Sicuramente il fatto di vivere insieme esperienze coinvolgenti, in cui non si è sempre diretti dall'alto ma si lascia spazio alle iniziative, è una buona palestra di interazione sociale e crescita individuale. A scuola di mio figlio c'è una maestra che adora il verde e ogni anno fa loro piantare ortaggi sul retro della scuola, è una cosa che mio figlio adora, perché è un'attività che segue le stagioni e alla fine dell'anno si porta a casa il suo bel cesto d'insalata. Peccato che, anche lì, è un'iniziativa puramente individuale e molto circoscritta, mai valorizzata a livello di corpo docente. Ma è già qualcosa: nell'altra scuola, tanto per continuare a calcare la mano sullo sfogo (scusatemi ma con tutta la buona volontà ce l'ho e ce l'avrò per sempre con loro!!!), nemmeno li facevano uscire in cortile, anzi nemmeno li facevano andare nel corridoio... che tristezza. Aggiungo: questa "maestra del verde" non è affatto giovane, anzi, è una delle più anziane. A volte, nonostante quello che ci aspetterebbe, giovinezza nella scuola mi pare più assimilabile a concetti come "severità" o "inadeguatezza" piuttosto che "preparazione" o "creatività". Per sottolineare quanto tutto sia veramente soggettivo nel dono della creatività, non c'entra nulla l'età né la preparazione, secondo me.
Eloise www.letteratour.it |
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chiara1976
Starting Member
Italy
2 Posts |
Posted - 11/09/2013 : 15:11:08
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Ciao Eloise, grazie a te per dare questa bella possibilità di scambio a distanza!
Io sono contraria all'intrusione dei genitori nella vita scolastica dei figli come sta avvenendo in questi anni, ho tanti amici insegnanti che certe volte sono terrorizzati da genitori arroganti o troppo supponenti, però credo che sarebbe bello se la scuole e le famiglie diventassero SOCIETA' insieme, ossia rimboccandosi le mani ognuno con le proprie competenze. Credo che quando le cose non funzionano o quando lo Stato non arriva dove dovrebbe, comunque ci si debba organizzare, anche nelle piccole cose. Io posso offrire l'educazione ambientale per i bambini, magari un altro genitore sa come ridipingere di un bel colore le pareti e come coordinare altri genitori, un altro può fare da guida ai bambini in un museo. La cittadinanza attiva è questa credo e sarebbe un bell'esempio costruttivo per i nostri figli. Lavoriamo tutti, ma possiamo regalare un sabato o un pomeriggio alla scuola dei nostri figli, vale forse più di un week end a Londra o al mare per loro. Mi spiace che l'unico rapporto con la scuola e genitori si limita a lamentarsi reciprocamente e fare la cassa comune per le piccole spese. Ci sono vari esempi in giro per l'Italia, ma ancora troppo pochi per essere davvero "contagiosi".
Grazie ancora per lo spazio nel forum ciao e buon lavoro
Chiara Ciao Chiara, mi fa molto piacere ritrovarti su questo forum! Ti ringrazio anche per aver postato la tua esperienza, è sicuramente un pezzetto in più per questo puzzle che è la vita scolastica dei nostri figli/alunni, dato che le attività a margine della didattica sono anch'esse importanti. Io non nessuna esperienza del genere ma a leggere quanto riporti la mia sensazione è che sia un progetto molto bello per arricchire ragazzi e bambini, anzi a volte penso che anche gli adulti ne avrebbero bisogno. E' sicuramente anche un modo molto utile per socializzare in un gruppo, aspetto che temo sia uno dei più carenti in ambito scolastico. E' anche forse un po' quello che si prefigge la pedagogia dei gruppi scout, o sbaglio? Credo che a scuola manchi spesso proprio quello che cito anche nel mio articolo: la volontà, la capacità di creare GRUPPI SOCIALI. Stare tutti assieme ammassati in una classe non crea di per sé un'esperienza di gruppo, anzi a volta rischia di fare tutto l'opposto e creare emarginazione, ne sono esemplari i molti casi di bullismo di classe anche tra i più piccoli, che mi sembra aumentino. E il problema non sono solo gli immigrati, come spesso si vuole far credere, anzi. Sicuramente il fatto di vivere insieme esperienze coinvolgenti, in cui non si è sempre diretti dall'alto ma si lascia spazio alle iniziative, è una buona palestra di interazione sociale e crescita individuale. A scuola di mio figlio c'è una maestra che adora il verde e ogni anno fa loro piantare ortaggi sul retro della scuola, è una cosa che mio figlio adora, perché è un'attività che segue le stagioni e alla fine dell'anno si porta a casa il suo bel cesto d'insalata. Peccato che, anche lì, è un'iniziativa puramente individuale e molto circoscritta, mai valorizzata a livello di corpo docente. Ma è già qualcosa: nell'altra scuola, tanto per continuare a calcare la mano sullo sfogo (scusatemi ma con tutta la buona volontà ce l'ho e ce l'avrò per sempre con loro!!!), nemmeno li facevano uscire in cortile, anzi nemmeno li facevano andare nel corridoio... che tristezza. Aggiungo: questa "maestra del verde" non è affatto giovane, anzi, è una delle più anziane. A volte, nonostante quello che ci aspetterebbe, giovinezza nella scuola mi pare più assimilabile a concetti come "severità" o "inadeguatezza" piuttosto che "preparazione" o "creatività". Per sottolineare quanto tutto sia veramente soggettivo nel dono della creatività, non c'entra nulla l'età né la preparazione, secondo me.
Eloise www.letteratour.it [/quote]
chiara manghetti |
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Rosella
Senior Member
Italy
316 Posts |
Posted - 14/09/2013 : 12:55:17
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Ciao.
Mia figlia ha ormai da un pezzo superato le prime difficoltà scolastiche: ha infatti iniziato in questi giorni la IV Liceo Scientifico. Voi parlate di scarsa partecipazione dei genitori alle elementari; non vorrei essere un uccello del malaugurio dicendo: "aspettate e vedrete!". Via via che i figli crescono, i genitori vengono sempre più estromessi dalla loro vita scolastica, e le famiglie si allontanano sempre più tra loro, arrivando a non conoscersi affatto. I fattori sono tanti: scuole lontane da casa, scuole che raccolgono ragazzi da tanti quartieri, indifferenza generale. In qualche modo, come genitori, abbiamo cercato di colmare le lacune della scuola, con una presenza attiva e costante in casa; sarebbe molto meglio poter far parte di "gruppi di lavoro" come quello mostratoci da Chiara. Non posso che fare i miei complimenti e augurarmi che, parlandone, pian piano queste idee nuove possano trovare un po' di spazio.
Rosella - Gwendydd
"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante" Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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