Il Calamaio Bianco

Tra le righe dell'Albania

Nina Siciliana, la controversa poetessa medievale

mar 312019

La prima poetessa in lingua volgare è Nina Siciliana, una figura misteriosa, vissuta nel tardo medioevo. Nessuna notizia relativa alla sua biografia può dirsi certa: non si sa esattamente dove e quando sia nata e tanti sono i dubbi legati anche al suo nome. La poetessa è, infatti, conosciuta anche come Nina da Messina, Nina di Danti e Monna Nina. Le scarse notizie riguardanti la sua vita, la vedono di origini messinesi, anche se questa versione è stata poi smentita da altre, che la credono nata a Palermo. Non si creda che le fonti di tali informazioni siano scientifiche: gli storici si sono limitati a formulare le loro ipotesi basandosi sulla diffusione del nome Nina nel XIII secolo. 

Il soprannome di Nina Danti, trova origine nella passione artistica e sentimentale che il poeta Dante da Maiano, sviluppa nei confronti di Nina: nasce, infatti, tra i due, una relazione amorosa di tipo platonico, fondata prevalentemente su scambi di componimenti poetici. undefined

Alcuni studiosi paventano l'ipotesi che Nina sia un personaggio nato dalla fantasia della tipografia Giunti, nel 1527. Alla fine dell'Ottocento, qualcuno ha ventilato la congettura che anche Dante da Maiano potesse essere un personaggio inventato, tesi smentita dal ritrovamento di un manoscritto del Quattrocento contenente due suoi trattati.

L'idea che la poetessa fosse frutto dell'invenzione, trova (effimero!!) fondamento, nella teoria degli antichi critici, secondo la quale, in un'epoca di forte anafalbetizzazione femminile, una donna non potesse avere la capacità di creare versi così finemente composti. Recenti studi, hanno dimostrato, come in realtà, la scrittura medievale femminile fosse largamente diffusa, quanto meno in proporzione a tutto quello che era divieto per le donne.

Una delle prove a sostegno dell'ipotesi della reale esistenza della poetessa, risiede nella somiglianza tra la forma dei sonetti di Nina e quelli di Alamanda de Castelnau, scrittrice francese medievale, appartenente a un gruppo di circa venti poetesse ( le “Trobairitz”), celebratrici della fin’amors al femminile e la cui esistenza è certamente comprovata.

Quello che ai posteri è arrivato di Nina Siciliana, sono due componimenti inclusi nella raccolta “Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani”, pubblicata da Giunti nel 1527 a Firenze, chiamata anche “Giuntina di Rime Antiche”. Tale raccolta contiene anche anche i sonetti di Dante da Maiano.

 

Gioconda Belli, Nel paese delle donne

mar 252019

Gioconda Belli, è una giornalista, scrittrice, poetessa di origini nicaraguesi, artista coraggiosa, dalle scelte audaci. Nel paese delle donne, pubblicato nel 2011, è un romanzo a tratti utopico, che mai sfiora la banalità e dove ancora una volta emergono la convinzione e i principi che hanno portato l'autrice a lottare febbrilmente per i diritti delle donne.undefined

La Belli ha vestito i panni della guerrigliera e dell'attivista nella lotta del Fronte Sandinista, contro la dittatura che flagellava il Nicaragua, ma è più conosciuta come militante nelle lotte femministe: in una società prettamente maschilista, Gioconda Belli fonda con altre donne il P.I.E, il partito della Izquierda Erotica, il cui impegno è quello di ricercare e mettere in atto nuove strategie per promuovere i diritti delle donne. Nel paese delle donne è ispirato proprio ai ricordi di questa esperienza, che ha profondamente segnato la vita personale e professionale della giornalista. La chiave di lettura utile per quest'opera è l'ironia, vista la gradevole provocazione con cui gli argomenti sono trattati. Risulta particolarmente piacevole la descrizione di un universo tutto al femminile, per la cui comprensione è necessario ricorrere a una buona dose di immaginazione, valore aggiunto che stuzzica simpaticamente la lettura.

Il romanzo è ambientato a Faguas un paese fittizio del centro America: Faguas può essere nell'immaginario il Nicaragua, o qualsiasi altra parte del globo terrestre, dove i diritti delle donne sono diversi da quelli degli uomini. Faguas è un paese in cui la corruzione la fa da padrona, un posto dove si tollera qualsiasi infamia. A Faguas la civiltà è mummificata, i valori umani inesistenti e l'antico e il nuovo convivono in una sorta di rocambolesco equilibrio. Ed è in questo sperduto paese, che la giornalista televisiva Viviana Sanson con le amiche Martina, Eva, Rebecca e Ifigenia fondano il P.I.E., vincendo le elezioni e ribaltando, così, la vita politica e socio-economica. Cinque donne che utilizzano l’arte della seduzione per la scalata al potere, con lo scopo di migliorare la qualità di vita femminile e non solo. Le donne si servono dell'erotismo e non della pornografia: la Belli lo precisa così:

    "Eros significa vita, che è il bene più prezioso"

Gioconda Belli immagina di essere supportata nel progetto dalla natura stessa: in questi profondi cambiamenti, il vulcano Mitre, “pallido e azzurro” che da secoli guarda silenziosamente la città, erutta per tre giorni e tre notti di seguito, seppellendo il paese sotto una malata coltre fuliginosa, le cui esalazioni hanno come effetto la riduzione del testosterone, ormone che regola la virilità degli uomini. Grazie al vulcano e agli uomini diventati “flaccidi e panzoni… mansueti come mai prima" il governo può varare un nuovo sistema di gestione sociale. Gli uomini restano a casa per sei mesi con salario anticipato e le donne vanno al lavoro.

Il disegno di Viviana è il progetto della Felicità, che parte dalla propria casa. Tutti devono godere della meritata serenità e tutti devono potere vivere dignitosamente, con una illimitata libertà che conferisce la capacità di sviluppare la creatività e il potenziale umano. La felicità pro-capite come indice di sviluppo, al posto del prodotto interno lordo. Del resto anche Amartya Sen non propone all’Onu di impegnarsi per sviluppare l’indice della qualità della vita?

 “Bisogna pensare ciò che pone fine allo spreco di talento legato alla casualità di nascere donna”

 Grazie alla pace raggiunta dagli uomini e agli errori commessi dal governo in carica, il P.I.E. riceve una serie di voti e consensi, vincendo così le elezioni.

   "PIE è anche il piede, metafora del posare un piede davanti all’altro"

 Punti cardine della narrazione sono l'uguaglianza e la partecipazione. Tutto si evolve nelle mani delle donne: torna prepotentemente alla ribalta il potere del femminino, attraverso cui tutto si trasforma e nasce, proprio come accade nel ventre della donna. Finalmente il mondo gira non solo grazie al raziocinio, ma anche ai sentimenti dell'anima e alla forza dettata dal cuore. undefined

Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è l'esaltazione della sensibilità e dell'emotività femminile, bandite dagli uomini come debolezze e celate dalle donne in carriera: questi aspetti in realtà rafforzano la capacità di gestire benignamente l'universo che ci circonda.

Simpatica e notevole l'iniziativa della Belli, di adottare un linguaggio che si allontana decisamente da quello politico, per descrivere un partito: l'autrice preferisce utilizzare un lessico molto più vicino alla lingua casereccia e popolare, per eliminare ogni altisonanza e rindondanza. Parole semplici per descrivere un partito capace di ripulire un Paese sporcato dalla noncuranza e dalla lussuria: un'organizzazione politica, che si prende cura del proprio ambiente come una madre si prenderebbe cura di suo figlio. Ognuno può finalmente tornare ad occuparsi della sua vita, della sua casa, delle sue emozioni, rispettando questo pianeta che l'uomo stesso sta distruggendo. 

"Questa patria abbandonata, disonorata, venduta, impegnata, spartita ci impegniamo a lavarla, spazzarla, spazzolarla, sbatterla, ripulirla da tutto il fango, affinché torni a brillare in tutto il suo splendore. Un partito che dia al paese ciò che una madre dà ad un figlio, che si prenda cura come una donna si prende cura della sua casa. Ognuno di noi dovrebbe occuparsi della sua vita, della sua casa, delle sue emozioni, di questo pianeta che stiamo distruggendo… occuparsi dunque dei figli, della famiglia senza che questa costituisca una serie di svantaggi”

Gioconda Belli affronta nel suo romanzo svariati temi, drammaticamente attuali, come la violenza e sfruttamento sessuale sulle donne.

A Fragua, la pena di morte è stata abolita, gli stupratori ogni giovedì sono esposti nella pubblica piazza, con tanto di cartello che riporta il loro nome e cognome, età della vittima e tipo di rapporto con la vittima. Durante il resto della settimana, vengono portati fuori dalla prigione per scavare fosse nei cimiteri.

Altra tematica importante affrontata è la necessità di una diffusa alfabetizzazione, con la costituzione di una scuola di quartiere fino a 12 anni per imparare a leggere, scrivere e per dedicarsi alle materie preferite, mentre dai 12 ai 18 anni si frequentano obbligatoriamente scuole vere e proprie. Sia i maschi che le femmine, seguono lezioni di cure materne e di pedagogia, dove imparano le norme basilari per allevare i bambini.

Grande importanza viene attribuita alla pulizia di strade e quartieri: le strade sporche insudiciano l'animo umano, facendo perdere la bontà e l'equilibrio interiore, portando così alla mancanza di rispetto per il prossimo.

Si rende necessario, inoltre, promuovere una nuova etica femminile fondata su attenzione e solidarietà. Questo è il motivo per cui tutti i ministeri sono stati riformati e sono tutti gestiti da donne: non esiste più la figura della donna sottomessa e subordinata, relegata in un cartellone pubblicitario. Esiste la donna forte, che emerge in tutta la sua complessità. 

Una società idilliaca quindi, basata su principi bonari, dove insubordinazione è relegata ai margini, se non totalmente schiacciata. Rimane poi così utopico un simile progetto? Al di là del femminino, rispetto, uguaglianza e benevolenza non dovrebbero essere alla base di qualsiasi collettività civile che si rispetti?

Ancora una volta, in questo simpatico e strambo scritto, emerge una Gioconda Belli fiera di essere donna, colma di un orgoglio trasmesso nella sua interezza da sua madre, che l'autrice ringrazia così:

"Per merito suo non ho mai percepito il mio sesso come uno svantaggio e per merito suo l’ho benedetta sin da quando ho avuto coscienza di essere quel che sono."

Goliarda Sapienza intervistata da Enzo Biagi

mar 102019

Goliarda Sapienza alla fine degli anni '60 va in carcere per furto e in questa intervista racconta in maniera emozionante la sua esperienza. Bella, energica, gran signora, trattata forse con sufficienza e in maniera a tratti irriverente e arrogante dal giornalista emiliano. L'insolenza usata da Biagi in questa occasione, non ha comunque offuscato il messaggio che la scrittrice ha voluto mandare. Buona visione

Lettera aperta di Goliarda Sapienza

mar 102019

Lettera aperta è parte del grande romanzo autobiografico di Goliarda Sapienza: è un lungo racconto, in cui l'autrice narra della sua infanzia. Il suo è un nome insolito, che le è stato imposto per ricordare il fratello morto: in famiglia però, la chiamano prevalentemente con un nomignolo, Iuzza. Goliarda è costretta anche a rinunciare alla scuola, perché suo padre teme che possa essere influenzata dalla cultura fascista: prende lezioni private dal professor Jsaya, un intellettuale decisamente lontano da ogni conformismo. Inizia a sviluppare il suo amore per il teatro e soffre, soffre tanto Goliarda, per quel fratello morto, che non ha mai conosciuto e di cui porta il nome...undefined

Per comprendere meglio l'opera di questa scrittrice, diventata in poco tempo una figura di spicco del panorama letterario del Novecento, è necessario ripercorrere le tappe più importanti della sua vita. Goliarda nasce a Catania il 10 maggio del 1924, dalla nota sindacalista Maria Giudice e da Giuseppe Sapienza, un avvocato comunista. L'uomo e la donna, quando si incontrano sono entrambi vedovi e hanno già figli: il loro rapporto è sia sentimentale che politico. Maria e Giuseppe sono i direttori del giornale "Unione" e sono entrambi attivisti nella lotta per l'espropriazione delle terre in Sicilia (1920-22), quando il figlio maggiore di Giuseppe, Goliardo Sapienza fu rinvenuto morto, probabilmente ucciso dalla mafia che difendeva i territori. Goliarda nasce tre anni dopo e le viene dato l'onere di portare il nome del fratello defunto. L'infanzia della bimba è segnata da eventi molto dolorosi: vede morire in poco tempo tre fratellastri e assiste al declino della salute mentale di sua madre, antifascista convinta. Suo padre diventa "avvocato del popolo", è molto apprezzato in un periodo nero come quello fascista e nel contempo non rinuncia da alcun piacere della vita.

Le doti artistiche di Goliarda emergono già nella sua infanzia: sa ballare, recitare e intrattenere, nonostante la sua precaria salute (contrae sia la difterite che la tubercolosi). Nel 1943 si trasferisce a Roma con sua madre, dove frequenta l'Accademia di Arte Drammatica. Ama molto recitare, ma non le piace il mondo piuttosto falso condiviso dagli attori. Terminati gli studi, forma una sua compagnia di avanguardia, grazie alla quale nel 1947 incontra il regista Citto Maselli, con cui inizia una relazione molto importante, che dura diciotto anni e che termina trasformandosi in una bella amicizia. 

Prima di diventare scrittrice, Goliarda vive un'esistenza molto intensa e importante. Frequenta personaggi di un certo calibro e prende attivamente  parte alla corrente del neorealismo italiano, toccando così con mano il mondo artistico, imparando a riconoscerne i pregi e i difetti e a crearsi una propria personalità, che nei suoi scritti sarà elevata all'ennesima potenza. Il suo animo tormentato più volte la conduce sulla strada del suicidio, prima nel 1962 e poi nel 1964. Goliarda rischia di morire, ma riesce a uscire dal coma e abbraccia un altro tipo di vena artistica, riscoprendo quella letteraria. Crea così capolavori come Lettera aperta, Il filo di Mezzogiorno e L'arte della gioia. Goliarda Sapienza muore il 30 agosto del 1996. Ex attrice del neorealismo italiana, alla quale viene riconosciuta postuma la fama di scrittrice.undefined

In Lettera aperta emergono tutte le discrepanti emozioni che Goliarda nutre nei confronti della sua famiglia, tutte quelle domande che si è posta e a cui non ha trovato risposta, se non in parte. La scrittrice parla apertamente della sua fanciullezza, mettendo a nudo i suoi sentimenti più intimi: l'infanzia, quella degli anni Sessanta, un pezzo della sua vita segnato da esperienze estremamente dolorose. Goliarda Sapienza, in Lettera aperta, non ha voluto dare un ordine cronologico ai fatti, definendoli solo "i primi vent'anni di questi quarant'anni", lasciandoli così nella matassa tortuosa dei ricordi.

"Una delle prime bugie nelle quali inciampai cadendo giú dal cavolo fu di credere che i sette individui, maschi e femmine che dormivano, si agitavano, mangiavano, sbadigliavano sotto il nostro tetto, fossero tutti miei fratelli e sorelle; che la casa dove vivevamo fosse di nostra proprietà; che tutti mi amavano molto; che mio padre era siciliano e mia madre lombarda. La prima verità, o che mi suonò come tale, mi fu detta da mio fratello Carlo una mattina che mi spingeva in acqua dal precipizio delle scalette dell’Ognina a nuotare: ed io avevo paura. Disse: "Noi Sapienza abbiamo tutti imparato a nuotare prima di camminare e tu, così grande e grossa (avevo sei anni), hai paura. Sei una bastarda". Non rimasi male delle sue parole, perché Carlo aveva dei bei baffi neri e le labbra molto morbide a toccare, e me lo disse sorridendo ed accarezzandomi i capelli. Non rimasi male, ma quella parola mi diede molto da pensare e mi permise, come vedrete, di scoprire molte cose."  da Lettera aperta 

L'arte della gioia di Goliarda Sapienza

mar 102019

L'arte della gioia è un romanzo che nasce dalla penna della coraggiosa Goliarda Sapienza (Catania 1924-Gaeta 1996), attrice teatrale e cinematografica prima e scrittrice dopo. Un libro che ha richiesto ben sei anni di lavorazione, giudicato immorale e troppo sperimentale, tanto da non trovare accoglimento da parte di nessuna casa editrice per la pubblicazione in edizione completa. L'arte della gioia conosce la luce solo nel 1998, con una pubblicazione postuma, grazie al marito dell'autrice, Angelo Pellegrino, che da alle stampe l'opera sostenendo tutte le spese. Nel 2001, la dirigente di RAI TRE, Loredana Rotondo, dedica uno speciale a Goliarda Sapienza e solo così il suo romanzo conosce un'ulteriore ristampa diventando in seguito un successo tradotto in diverse lingue.undefined

L'arte della gioia, narra la storia di Modesta, una vita scandalosa, vissuta tra le righe di una società formale e stereotipata. Modesta nasce in una famiglia siciliana molto povera, vive con la madre e la sorella disabile. Un giorno compare il padre biologico, che violenta Modesta e nella grande agitazione che ne deriva, scoppia un incendio che provoca la morte della madre e della sorella. Così la ragazza viene ospitata in un convento dove inizia a pensare, che l'unico modo per poter avere un'esistenza serena, sia quello di prendere i voti. Le cose cambiano quando Modesta viene menzionata come ereditiera dei lasciti della madre superiora, deceduta da poco e che in vita era particolarmente affezionata alla ragazza. Si trasferisce così presso la famiglia benestante della superiora, iniziando una tenera relazione con Beatrice, figlia della superiora e nipote della principessa, la capostipite Gaia. Modesta si fa strada in famiglia: aiuta Gaia nella gestione del patrimonio, conquistandone la fiducia. Così la donna decide di farle sposare il suo unico figlio, se non unico vero erede dei Brandiforti. Iacopo, l'uomo che diventa suo marito, è disabile, per cui Modesta lo considera esclusivamente un matrimonio di convenienza. La giovane donna cresce, nel bene e nel male: in quella casa scopre la cultura, ma anche la manipolazione che fa sua. Scopre la realtà eterosessuale, oltre quella omosessuale, grazie a Carmine, l'uomo che gestisce le terre per Gaia. Da questa torbida relazione, nasce un figlio, Prando, che viene fatto passare per figlio di Ippolito, quindi erede della casata. In questo modo Modesta si assicura la sua posizione di principessa dopo la morte di Gaia.

Il ruolo di principessa in realtà sta stretto alla donna, che dopo la morte dell'anziana Gaia, si trasferisce con Beatrice a Catania, dove le donne incontrano il dottore Carlo, un torinese comunista. La famiglia si trasferisce al mare, in una lussuosa casa, Villa Sumarita, dove Carlo che ormai è innamorato di Modesta, si reca più volte per trascorrere con lei lunghe ore d'amore. Beatrice, inconsapevole di questo, si innamora di Carlo e lo sposa, trasferendosi con lui a Catania. Nel frattempo il suo amato Carmine muore e Modesta conosce i suoi figli, tra cui Mattia, con cui inizialmente si scontra, intrecciando poi con lui una relazione. Modesta si appassiona alla politica comunista e si iscrive all'università. La tragedia però non risparmia la sua famiglia: Carlo muore in seguito ai colpi inferti da un fascista. I suoi amici comunisti lo vendicano e Modesta si assicura che la vendetta vada a buon fine. Il fratello di Mattia appoggia gli assassini di Carlo e durante una discussione la donna spara all'uomo, senza ucciderlo.

Nel frattempo Beatrice si lascia morire e muore anche Ippolito, lasciando il figlio avuto dalla relazione con una cameriera. Modesta prende sotto la sua custodia tutti i bimbi della famiglia rimasti orfani e ne adotta un'altra, Mela, che si rivela una grande musicista. Modesta accoglie nella sua casa una ricca psicologa, Joyce, che sfugge al fascismo e con la quale intreccia una relazione. Le due donne diventano il punto di riferimento della cultura dell'epoca: Joyce ha però seri problemi di depressione e tenta più volte il suicidio. Modesta ad un certo punto si rende conto di non amarla più.

La vita della donna si immette in un periodo fatto di serenità, in un momento storico duro e nero per l'Italia. I giorni felici, infatti, non durano tanto, perché Modesta viene arrestata dai fascisti. in carcere lega con la sua compagna di cella, Nina, che diventerà una sua grande amica. Quando vengono trasferite su un'isola in Campania, Modesta si ammala di tifo e rischia di morire. Riesce però a salvarsi e a tornare a casa e l'esperienza carceraria fa aumentare notevolmente il suo attaccamento alla politica. Modesta accetta la gestione di un giornale locale, mentre tutti i membri della sua famiglia sono particolarmente provati dalla guerra e dalle vicende politiche di quei tempi, tanto che la donna ormai stanca delle continue battaglie, abbandona tutto e si dedica alla gestione di una piccola libreria locale.

Perché leggere questo libro? Per incontrare e conoscere un personaggio straordinario, una donna dai sentimenti e dalle passioni molto forti. Modesta è una figura che affronta ogni cosa con estrema lucidità: è protagonista di un'ascesa sociale inaspettata, ma non solo. Diventa donna colta, divoratrice di libri, appassionata di filosofia e di politica, portavoce di ideali. Il suo corpo non si separa mai dal suo intelletto, tutto quello che fa, coinvolge sempre mente e cuore. Modesta non rinuncia mai alla libertà, non si lega mai alle convenzioni, diventa personaggio scandaloso non tanto per le sue esperienze sessuali, quanto per quelle intellettuali.undefined

Il personaggio di Modesta domina il romanzo, domina il suo stile, riecheggia in una scrittura che può risultare rindondante, ma necessaria perché Goliarda Sapienza, "deve" parlare di questioni inenarrabili, deve parlare di "immoralità", quella che da scalpore.

"No, non si può comunicare a nessuno questa gioia piena dell'eccitazione vitale di sfidare il tempo in due, d'essere compagni nel dilatarlo, vivendolo il più intensamente possibile prima che scatti l'ora dell'ultima avventura"

La vita di Modesta si colloca in un periodo storico molto importante: la donna nasce agli inizi del 1900 e abbraccia le due guerre mondiali, il fascismo e l'antifascismo e la costruzione dell'Italia repubblicana. Modesta ha sempre la capacità di analizzare in maniera critica e distaccata ogni momento, sino ad arrivare a pensare con mentalità femminista e dire a suo figlio, quasi fosse profezia:

"E va bene Prando, te l'ho detto e te lo ripeto: io voglio essere indipendente dagli uomini come Lucio. E state attenti perché di questo passo quando le donne si accorgeranno di come voi uomini di sinistra sorridete con sufficienza paternalistica ai loro discorsi, quando la tua Amalia si accorgerà di non essere ascoltata e di fare due lavori sfinendosi davanti ai fornelli e in laboratorio – perché non mi parli mai del lavoro di Amalia, eh? Perché devo sentire solo quanto è dolce, carina o gelosa? - quando si accorgeranno la loro vendetta sarà tremenda, Prando."

Modesta sembra quasi essere l'alter ego di Goliarda Sapienza: donna singolare, intemperante, audace.

Donna di Madre Teresa di Calcutta

mar 082019

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Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,

i capelli diventano bianchi
i giorni si trasformano in anni.

Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea di arrivo c'è una linea di partenza.
Dietro ogni successo c'è un'altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.

Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c'è in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Però non trattenerti mai!

Che l'8 marzo possa essere ogni giorno di ogni anno, adesso e sempre!

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