Deserto di molliche
gen 192019Così si percorre la vita,
con l’ansia del commensale
tra portate che non arrivano.
Si mangia molto pane e si beve,
molto si conversa di favolosi cibi,
universi d’origano, foreste
d’inauditi sapori. È già tardi
e sul limitar del pasto
in un deserto di molliche dalle segrete forme
(e questo è un piede sinistro, si vede)
la nera morte araba ci congeda.
(Valerio Magrelli, Così si percorre la vita, da Ora serrata retinae)
Il paragone è, in questa poesia, tra una vita vissuta – aspettando la morte – e il volgere di un pranzo, cui segue l’immancabile caffè (la nera morte araba). La tavola, il nostro piccolo mondo si trasforma in un mondo più grande, dove si esplica il consumo di cibo e di tempo. Tra una portata e l’altra, tra universi d’origano (benessere) e foreste di inauditi sapori (incertezza esistenziale, ricerca infinita del buon sapore), si arriva all’inevitabile deserto di molliche e di un piede in senso figurato ‘funesto’. Il pranzo è servito, anche il conto.