Il Blog di Rosario Frasca

Le opinioni di un Clown, ovvero: Il mito di Er

Aspettando l'8 dicembre

nov 282022

 

Memoria di un callarello

Immigrato a Roma dalla Sicilia nel 1957, dopo pochi anni già ero immerso nelle tradizioni romane. Una di queste era quella di portare i fiori alla statua della Madonna, posta in cima all'obelisco di Piazza di Spagna.

A Roma è tradizione che l'8 dicembre, giorno della festa dell'Immacolata, le molteplici istituzioni cittadine, comunali, religiose e civili, rendano omaggio alla Madonna; l'Istituto Tata Giovanni, che mi ospitava, era una di queste.

Già da settembre ci preparavamo per la "marcia"…un due, un due, un due, passo o etc. Le divise le distribuivano a dicembre. Tutti aspettavamo l'otto dicembre con trepidazione, sufficienza, ansia, paura, gioia,… i più svariati sentimenti ci accomunavano nell'attesa di quel giorno. I tamburini rullavano, i tamburoni (grancasse) tuonavano, il mazziere roteava la mazza; ogni occasione era buona per guardare le nostre divise appese, lucidare le scarpe e immaginare le vie di Roma che rimbombavano al ritmo della marcia di cento "callarelli" che battevano il passo.

Ci chiamavano "i callarelli" perché la tradizione dice che Tata Giovanni (Giovanni Borgi), al "passo del Biscione" (a pochi metri da Campo dè fiori) cuoceva le minestre in un grosso callare in cui ribollivano i rimasugli del mercato e altre vivande che i bancarellari gli donavano; poi distribuiva la sbrodaglia calda ai suoi ragazzi radunati intorno al callare fumante.

 

undefined 8 dicembre 1961 - I callarelli dopo aver portato il callare di fiori alla Madonna 

 

Alla festa dell'Immacolata, l'8 dicembre di ogni anno, per tradizione, noi callarelli del Tata Giovanni portavamo l'omaggio floreale alla Madonna che svetta in cima all'obelisco di Piazza di Spagna; i fiori erano sistemati in un grosso callare di rame che veniva portato da due callarelli più grandicelli, e noi più piccoli marciavano dietro al callare e a una squadra di tamburini che scandivano il ritmo rullando la marcetta guidati dal mazziere. Tra i palazzi alti di via condotti il suono dei tamburi rimbombava forte; e noi callarelli, impettiti marciavamo emozionati perché tutti ci guardavano incuriositi e sbalorditi per la precisione con cui segnavamo il passo. Un due, un due, passoo, sbam!! 

  

undefinedGiovanni Borgi detto "Tatagiovanni"

Tata Giovanni - Soprannome dato in Roma (in romanesco tata significa babbo) a Giovanni Borgi (18 febbraio 1732-28 giugno 1798), l'umile muratore che fu il fondatore dell'Ospizio della SS. Assunta (detto comunemente di Tatagiovanni), per il ricovero e l'istituzione dei poveri orfani abbandonati.

Giovanni Borgi ha iniziato col raccogliere per le vie di Roma, ragazzi orfani o abbandonati; ospitava e manteneva questi ragazzi, nella sua povera abitazione; procurava loro lavoro; faceva in modo, pur nella sua ignoranza, che non mancasse loro una elementare istruzione di religione e di lettere, per opera di alcuni benefattori interessati alla sua causa.

Fu appunto uno di questi, mons. Di Pietro, poi cardinale, che, trovandosi il Borgi in maggiori ristrettezze per il cresciuto numero dei ricoverati nella sua casa di Via dei Cartari, generosamente affittò per essi un piano del palazzo Ruggia in via Giulia, dove nel 1786 si trasferì il primo nucleo di orfani, che, nella nuova sede assunse carattere di stabile istituzione.undefined

Ma col tempo, cominciando le elemosine a scarseggiare, il Borgi pare si recasse in persona dal pontefice Pio VI e gli facesse presente la sua impossibilità a procedere nella benefica iniziativa. Il pontefice la prese tanto a cuore che donò all'istituto l'intero palazzo Ruggia e la raccomandò definitivamente alla pubblica carità. Da allora il pio istituto non mancò più d'aiuti.

undefinedDopo la morte del Borgi le sedi variarono spesso. Nel convento degli agostiniani a S. Nicola da Tolentino fino al 1800; in un edificio annesso a S. Silvestro al Quirinale fino al 1809, quando ne dovette sloggiare per la confisca dei Francesi durante la seconda occupazione. L'istituto riparò allora provvisoriamente in locali presso la chiesa di S. Agata de' Goti trasferendosi, dopo qualche mese, al palazzo Ravenna all'Esquilino, dove rimase fino al 1816, quando il pontefice Pio VII, rientrato in Roma, gli concesse parte dell'ex-monastero delle salesiane a S. Anna de' Falegnami. Pio IX, che nei primi anni del sacerdozio era stato direttore dell'istituto, divenuto papa, ne amplificò la sede acquistando per esso la parte rimanente del monastero di S. Anna. Beneficenze, favore e protezione l'istituto ebbe sempre dai successivi pontefici e, dopo il 1870, anche dal governo italiano.

undefinedNel 1886 l'ospizio cambiò ancora di sede, dovendosi demolire il convento di S. Anna per l'apertura della nuova Via Arenula e si stabilì al palazzo Righetti in Piazza del Biscione, dove è rimasto fino al 1926, cioè fino all'attuale sua sistemazione al Viale di Porta Ardeatina, fuori Porta S. Paolo.

L'ospizio accoglie ora dai 130 ai 150 orfani, che vengono avviati ai varî mestieri dell'artigianato; ha un consiglio d'amministrazione composto di cinque membri e un direttore. Con r. decreto del 21 marzo 1935 è stato approvato il nuovo statuto organico con il quale, fra l'altro, l'ospizio viene ad assumere ufficialmente il titolo di Istituto della SS. Assunta.

Bibl.: A. C. L. Morichini, Di Giovanni Borgi mastro muratore detto Tatagiovanni e del suo ospizio per gli orfani abbandonati, Roma 1830; S. Fazzini, L'ospizio di Tata Giovanni, Roma 1932.

Un direttore importante

undefinedGiovanni Maria Mastai-Ferretti - Papa Pio IX

Giovanni Maria Mastai-Ferretti, dopo la caduta di Napoleone Bonaparte, tornò a Roma al seguito di Pio VII e frequentò l'Università romana. In questo periodo fu seminarista e si prodigò presso il "Tata Giovanni", un ospizio per i ragazzi abbandonati che ricevevano un'educazione, un'istruzione e imparavano un mestiere. Fu tra questi futuri falegnami, sarti, calzolai che cominciò il suo apostolato per i poveri che lo segnerà sempre nella sua vita.

 Il 5 gennaio 1817 prese gli ordini minori, il 20 dicembre 1818 venne ordinato suddiacono e il 6 marzo 1819 diacono. Il 10 aprile 1819 fu ordinato sacerdote dal cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata, vescovo di Senigallia. Celebrò la prima messa il giorno dopo, giorno della Pasqua, nella chiesa del "Tata Giovanni", sant'Anna dei Falegnami, tra i suoi poveri.

Si dedicò all'apostolato nella sua città natale e contemporaneamente fu direttore del "Tata Giovanni", a Roma.

 

ratio imitarum naturam (I, 60, 5.)

 

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