Monologo di Giuda
apr 162025
il bacio di giuda caravaggio
Monologo di Giuda
Nessuno dica che Gesù non l’ho amato. Dopo aver visto i Suoi primi miracoli, mi sembrava d’impazzire; mi ripetevo:
rallegrati o terra è giunta la liberazione del povero; e tu Roma incomincia a tremare; e tu Giuda preparati: sarai uno dei suoi dodici re.
Ma presto cominciarono le delusioni. La cosa prese una piega vagamente spirituale; guariva servi di centurioni come se niente fosse; risolveva solo casi personali: numerosi sì, ma solo personali; cinquemila bocche affamate saziate nel deserto; ma solo in quanto bocche personali. Invece i poveri li avrete sempre con voi diceva.
Bah! Presto si vide che non portava al mondo una rivoluzione politica; parlava come se la politica non esistesse. Quegli occhi chiaroveggenti vedevano solo il cuore privato; accecati dalla loro stessa luce non vedevano il mondo. Che importa il cuore di Giuda di fronte ai problemi del mondo; di fronte all’enormità storica del male e delle ingiustizie. Eppure a lui importava molto il mio cuore: io ero tutto per lui. I suoi occhi dentro di me vedevano tutto ma non vedevano i mali e le ingiustizie del popolo d’Israele.
Ah quell’eterna ambiguità: non sono re, sì lo sono, anzi, no non lo sono; o meglio lo sono, ma solo nel senso immateriale della parola, solo in senso spirituale. Bella roba poi quell’entrata trionfale in Gerusalemme: un Rabbi vestito da prima comunione al trotto di un asinello. Costui vuole soltanto morire sgozzato.
Giuda preparati che la storia ti assolverà; il senso della storia... ma non mi considero peggiore degli altri: Giovanni il carino che Gli dorme sul petto, Pietro la roccia su cui fondare la chiesa, Giacomo il tuono che dorme anche lui nella Sua mano… Maledetti undici dell’altro mondo! Ruffiani; e poi si dirà che son io il vile.
La parola vile mi perseguita dall’infanzia. La vidi scritta negli occhi del maestro; la si leggeva nelle pupille di questi galilei; si moltiplicava per undici con estrema facilità. Io non so cos’è esser vile; sò soltanto cos’è essere Giuda; e intanto Lui insiste stupidamente a voler essere un agnello sgozzato.
Da un pezzo mi guarda come fossi un moribondo; non sopporto quello sguardo mite; non sopporto le sue allusioni mistiche: Io sono Giuda e lo odio! Ah con che dolcezza sibila il serpente dell’odio. Il mio nome è importante in questi abissi: Giuda, sì son Giuda! Non avevo mai sentito una voce così bella dopo quel “Giuda vieni e seguimi”; dopo quel maledetto inganno dell’altro mondo nella mia giovinezza.
(Testo parafrasato da: "Il libro della passione" di Josè Miguel Ibanez Langlois - edizioni Ares)
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ratio imitarum naturam