Il Blog di Rosario Frasca

Le opinioni di un Clown, ovvero: Il mito di Er

Coscienza infelice, promessa fallace

ott 112017

Sulla coscienza infelice di Hans il clown. undefined

Rileggendo e portando a mente quel che ha scritto Girard, ho trovato un possibile parallelo tra "coscienza infelice" e “promessa fallace”. Di seguito riporto le mie rapine girardiane.


Coscienza infelice e promessa fallace

 


La coscienza infelice è un approfondimento filosofico che può essere sviluppato partendo da tutte le situazioni triangolari del desiderio mimetico. Girard, in un capitolo (Gli uomini saranno dei) del suo libro “Menzogna romantica e verità romanzesca”, affronta l’argomento metafisico con le riflessioni dell’uomo del sottosuolo; parafrasando e tagliando qualcosa, riporto ciò che ha scritto Girard:


“Un uomo onesto e colto non può essere vanitoso che a condizione di essere infinitamente esigente per se stesso e di disprezzarsi fino all’odio”. (Dostoevskij – Le memorie del sottosuolo). Per essere così esigente verso se stessi, bisogna che la soggettività (che esige) abbia prestato fede a una promessa fallace proveniente dall’esterno. Agli occhi di Dostoevskij questa fallace promessa è essenzialmente promessa di autonomia metafisica. (…) Dio è morto, tocca all’uomo prendere il suo posto.

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La tentazione dell’orgoglio è eterna ma diventa irresistibile nell’era moderna poiché è orchestrata e amplificata in maniera inaudita. La buona novella moderna è intesa da tutti.

Quanto più profondamente si scolpisce nel nostro cuore, tanto più violento è il contrasto tra questa meravigliosa promessa e la brutale smentita che le infligge l’esperienza. A mano a mano che si gonfiano le voci dell’orgoglio, la coscienza di esistere si fa più amara e solitaria. Eppure essa è comune a tutti gli uomini.

Perché questa illusione di solitudine che acuisce la pena? Perché gli uomini non possono alleviare le loro sofferenze condividendole con altri? Perché la verità di tutti è sepolta in fondo alla coscienza di ognuno?

Tutti gli uomini scoprono nella solitudine della loro coscienza che la promessa è fallace, ma nessuno è capace di universalizzare questa esperienza. La promessa rimane vera per gli altri.

 

 

Ciascuno si cundefinedrede l’unico escluso dal retaggio divino e si sforza di nascondere la maledizione. Il peccato originale non è più la verità di tutti gli uomini come nell’universo religioso, ma il segreto di ciascun individuo, l’unico possesso della soggettività che ad alta voce proclama la sua onnipotenza e la sua padronanza radiosa: “Non sapevo”, osserva l’uomo del sottosuolo, “che gli uomini possono trovarsi nella stessa situazione, e per tutta la vita ho celato questa particolarità come un segreto.”

 

Ciascuno si crede solo nell’inferno e l’inferno è proprio questo. L’illusione è tanto più madornale quanto più è generale. E’ il lato buffonesco della vita sotterranea quello che si afferma nell’esclamazione de “l’anti eroe” dostoevskiano:

 

“Io sono solo, mentre loro sono tutti!”

 

Non so ancora se ci siano coerenze, interferenze, deferenze o contraddizioni con la coscienza infelice; ma il termine coscienza è senz’altro condiviso tra i due ragionamenti.

Riguardo alla discussione su "Opinioni di un Clown", la mia abitudine a scrivere di “pancia” mi ha indotto a saltare a piè pari la metafisica della coscienza infelice, appropriatamente proposta da Tiziano; invitato da Eloise a dare la mia "opinione" sull'argomento, ho riletto il brano "metafisico" di René Girard (Gli uomini saranno dei gli uni per gli altri); e ho potuto constatare che ci sono alcuni aspetti che invitano ad approfondire l'analisi sul "male di vivere" dell'uomo che i due concetti (coscienza infelice e promessa fallace) affrontano in maniera autonoma ma egualmente profonda.

L'analisi comparativa tra i due concetti metafisici ha maturato la mia convinzione che  l'illusione di autonomia metafisica dell'uomo, che possiamo considerare come una promessa fallace, si scontra e si dissolve inesorabilmente con la concretezza della realtà quotidiana, portatrice esclusiva dell'unica verità; questa dissolvenza, questa disillusione metafisica, imbriglia e abbatte ogni speranza; senza speranza non si può cercare la felicità; questo stato d'impotenza disperata alimenta nell'uomo la consapevolezza di una immanente coscienza infelice di cui Tiziano ha dato notizia e nozione nella discussione.

Per leggere la discussione, ecco il link:

Discussione gruppo di lettura Opinioni di un clown, di Heinrich Boll.

 

 

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