Il Blog di Rosario Frasca

Le opinioni di un Clown, ovvero: Il mito di Er

Il Bagnasciuga

lug 252019

di Matteo Frasca

 

Ciao mammà,
undefinedmi chiedo, da questo insolito palcoscenico, l’ultimo che almeno da queste parti siamo in grado di testimoniare, cosa racconterò a mio figlio, tuo nipote, di te.

Gli parlerò della tua invidiabile ironia, spregiudicatezza, dei tuoi capricci, del tuo amore per le storie? Del tuo essere tanto curiosa della vita degli altri, così che da piccola venivi chiamata “la portinaia?”, atteggiamento questo che tua nipote Adele, sembra proprio aver ereditato da te.

Forse sì.

O forse comincerò con narrargli la storia di una bambina cresciuta troppo in fretta.

Mi ricordo che quando avevo dodici anni, vidi in un filmetto Super 8 una ragazzina che giocava sul bagnasciuga, illuminata dal sole, che sorrideva mentre guardava l’obiettivo.

Io ti chiesi, attonito:


- Ma allora sei stata ragazzina pure tu? -


E tu, un po’ ironica e un po’ infastidita mi hai risposto:


- Eccerto fijolo, che te sei messo in testa? C’ho avuto pure io un po’ de vita mia, prima de te! -

Ecco sì allora comincerò da questo, dalla tua strenua battaglia nel cercare di proteggerti da sola come una ragazzina, che voleva fare tante cose e tante cose ha fatto, dentro la donna che presto saresti e sei diventata.

Diciamo che tua nonna, il suo nemico lo sistemò subito. Era un malloppo di sensazioni che le si conficcava tra il cuore e la testa, che le dava un senso di oppressione, di ansia, di insofferenza, di inquietudine troppo grande.

Andò da uno stregone e si fece dare una capsula lunga, che doveva accendere e aspirare, per far passare tutto. E in questo modo avrebbe potuto fare quasi tutto quello che desiderava.

Il problema era che questo malloppo si presentava frequentemente durante il giorno e quindi frequentemente doveva aspirare. Col tempo si sarebbe tanto indebolita. Ma lei non lo sapeva. O comunque non era affare nostro o di chi le volesse bene. Questo era il prezzo da pagare per poter vivere la sua vita, senza mai chiedere aiuto a nessuno.

Però così realizzò diversi sogni.

Innanzitutto trovò prestissimo il suo principe azzurro, anzi un po’ più scuro, olivastro di pelle: un bel principe nero, che è poi tuo nonno: il principe che le sarebbe stato accanto fino alla fine. Però come succede in tutte le favole moderne, era lei che “comandava” il suo principe.

Poi tua nonna fece due figli bellissimi, io e tuo zio. Giocò tanto con loro, li allevò e presto li lasciò andare per il mondo: tanto si accorse che avevano le idee abbastanza chiare e se la sarebbero cavata.

E intanto, come ti ho detto all’inizio, continuava ad aspirare quella capsula e a sperare di fare molte altre cose.

Lavorò tanto. Poi smise.

Per lei, per quella ragazzina da proteggere, era tempo di nuovo di giocare e andare a scuola. Spinta anche dal suo principe, fece tanti corsi di teatro, imparò a vivere tante vite diverse, e si creò un bel gruppo di amichette e amichetti.

E nello stesso periodo, amante del sapore delle cose buone, fece molti corsi di cucina, imparò a servire piatti belli e gustosi, principalmente per la sua famiglia e per gli amici.

E poi leggeva tanto, dipingeva e scriveva.

In modo del tutto singolare amava il suo principe, i suoi figli, fratelli, sorelle, nipoti, cugini, zii, nuore, amiche, amici, i genitori fragili e smemorati, gatti, cani, volatili, tramonti, e tutti i paesaggi. Spesso trovava il modo di crearne le voci e farne indelebili ritratti, ironici e qualche volta amari.

Si faceva amare tua nonna e a volte detestare, in tutti i suoi capricci; si faceva amare in modo del tutto originale.

E naturalmente per fare tutto questo continuò sempre ad aspirare dalla capsula e a sperare di vivere ancora e ancora.

Ma a forza di aspirare si ammalò. Le sue energie diminuirono a poco a poco. Il suo corpo non resse. I suoi sorrisi rimasero però, fino alla fine.

Per quanto attraverso il teatro e la letteratura avesse imparato a vivere tante vite, ne aveva una sola. E quella si concluse, qualche mese prima della tua nascita.

 

Tra le tante vite, una la donò a me, che sono diventato tuo padre. Ma di nonna abbiamo un sacco di cose, tante storie e poesie da condividere.

Pensa una di queste poesie è ispirata a Cecco Angiolieri, grande poeta, ed è l’elogio del poter diventare quello che ci sentiamo di essere, con il diritto di cambiare, sempre, abitandola questa vita meravigliosa, nei suoi infiniti bagnasciuga.

Si intitola Un angolo nascosto* e fa così:

Se fossi un gatto
un cane oppure un ratto,
cercherei un angolino tutto mio
dove nascondermi da tutti, anche da Dio.

Se fossi un ratto,
un cane oppure un gatto,
cercherei un posto ben lontano,
dove nessuno possa giungere con mano.

Se al contrario fossi un usignolo
potrei cantare sublimi melodie,
perdermi nel buio, prendendo il volo
nascosto nel silenzio delle stelle,
complici d’essere,
complici anche quelle.

Se invece poi fossi un panda rosa
nascondermi vorrei dentro una sposa,
come un figlio nel grembo della madre
da cui non vuole uscire,
da cui non vuol tornare.

Se fossi donna
il mondo intero vorrei poter amare
senza celare paure ed emozioni,
senza cercare angoli nascosti
dove poter esprimere mille sensazioni.

 

* Poesia tratta da "La Tensione di Eva" di Giuliana Mangione - Youcanprint

 

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