Il blog di Rosella Rapa

Tourismi letterari

Il Villaggio Leumann

feb 142024

Nei dintorni di Torino

Villaggio Leumann

undefined

Il Villaggio fu edificato tra la fine dell ‘800 ed i primi del ‘900 ai lati dell’omonimo cotonificio su progetto dell’ing. Pietro Fenoglio, ideatore delle più significative opere in stile liberty a Torino.


Si tratta di un “progetto pilota” e della prima esperienza di questo genere in un villaggio operaio. Fu concepito per essere del tutto autonomo: infatti oltre alle abitazioni per gli operai e gli impiegati, per lo più villette ad un piano con relativo giardino e orto, comprendeva un Convitto per le Operaie gestito da suore, l’edificio dei Bagni, il Teatro, l’Ambulatorio, l’Ufficio Postale, la Stazione del treno, l’Albergo, il Nido, la Scuola Materna ed Elementare, la Chiesa, il Circolo per gli Impiegati ed uno Spaccio Alimentare.

undefined

Sorse in un’area quasi disabitata, oltre la periferia di Torino, nel Comune di Collegno che offriva condizioni ottime per l’impianto di un opificio: il costo relativamente basso del terreno, la presenza di corsi d’acqua e della ferrovia.
Fu voluto da un imprenditore di origine Elvetica Napoleone Leumann, figlio di Isaac Leumann, che da semplice tessitore si ingrandì fino ad avere una azienda completa.


Napoleone non creò soltanto un'industria con un annesso nucleo residenziale, bensì un'area ben definita in cui lavoro, famiglia, tempo libero, istituzioni sociali e previdenziali erano strettamente connessi fra loro, formando un contesto socialmente evoluto ed efficiente. L'organizzazione urbanistica, l'architettura degli edifici, le istituzioni sociali e i servizi assistenziali in esso creati fanno del villaggio un organismo che pone al centro dei suoi obiettivi una maggiore qualità di vita delle maestranze, sia sul lavoro che nella vita privata, con concreti vantaggi riscontrabili anche nell'ottima qualità che caratterizzò i prodotti del Cotonificio Leumann. ( https://it.wikipedia.org/wiki/Villaggio_Leumann )

undefined

“Fu si può dire precursore e realizzatore di una politica sociale modernissima, quando il collaborazionismo delle classi era un mito. Ebbe nella sua vita un solo culto: quello del lavoro associato alla beneficenza. E del saggio proposito di migliorare il tenore di vita dei suoi dipendenti fece lo scopo essenziale della sua laboriosa esistenza. Due erano gli ideali a cui indirizzò in particolar modo la sua opera: il benessere fisico e morale dei suoi dipendenti e l’educazione e l’istruzione dei loro figli. Per ottenere il primo era necessario pensare a migliorare le condizioni igieniche.”
(dal necrologio per la morte di Napoleone Leumann.)

undefined


Il cotonificio ha continuato la propria attività produttiva dal 1875 fino al 1972 quando chiuse in seguito ad una grave crisi del settore tessile. Fortunatamente il comune riuscì ad acquistare il complesso del Villaggio per mantenerlo intatto.
Le abitazioni sono ancora utilizzate come tali e gli edifici che ospitavano servizi hanno ancora una funzione pubblica: infatti, Il Convitto delle Operaie ospita la Biblioteca Civica, l’Albergo è sede di associazioni, la Stazione è utilizzata per iniziative rivolte ai giovani, il locale dei Bagni ospita il Centro Anziani, il teatro è stato trasformato in unità abitative.
L’Ufficio Postale, la Scuola e la Chiesa mantengono invece la funzione originaria.

undefined

Attualmente il Villaggio Leumann è visitabile con una guida che racconta la storia della famiglia e spiega la funzione di ogni edificio.
https://villaggioleumann.it/

undefined

Napoleone Neumann

Purtroppo l'esempio di Napoleone Leumann rimase un caso pressocchè isolato. Si ebbero altri esempi di proprietari d'azienda che si occuparono anche del benessere dei loro dipendenti, costruendo villaggi accanto alle fabbriche e dotandoli di servizi comuni come asili nido, scuole per i bambini, chiesa, cinema e quant'altro. Un caso importante fu quello di Camillo e Adriano  Olivetti, in provincia di Ivrea. Adriano era convinto che si potesse creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l'organizzazione del lavoro comprendeva un'idea di felicità collettiva che generava efficienza.

(https://it.wikipedia.org/wiki/Adriano_Olivetti)

undefined

In poco tempo tutte queste opere e la ideologia che le guidava caddero nell'oblio. Le fabbriche furono smantellate, le abitazioni abbandonate, gli operai buttati sulla strada. Avanzava il capitalismo sfrenato, senza regole, senza dignità. Senza rispetto per gli esseri umani e per l'Abiente.

 

 

 

Io non salverò il Pianeta

set 162023

 

undefined

Io non salverò il Pianeta.

Con mio marito possiedo un'auto ibrida. Una in due. Raccolgo gli oli esausti, separo organico, vetro, plastica, carta. Ho trovato un modo per riciclare l'acqua che si usa lavando l'insalata e altre verdure. Cerco di acquistare cibo biologico. Non uso la elettricità quando posso farne a meno. Bevo l'acqua del rubinetto. Compro due vestiti all'anno, uno in inverno e uno in estate, gli altri li riciclo modificando qualcosina, e quando proprio non vanno più li dono per i profughi dai paesi in guerra, insieme a coperte e lenzuola.

Eppure, IO non salverò il Pianeta.

undefined         undefined


Infatti chi sarei io, minuscolo agglomerato di acqua e carbonio, per dire che salverò un Pianeta? Con terre, acqua, acqua dolce, acqua salata, boschi, fiori, montagne, colline, deserti e ghiacciai? Il Pianeta, su cui poggio i piedi, esiste da miliardi di anni, e ha visto catastrofi naturali che nemmeno riusciamo ad immaginare: lo scontro con un altro pianeta, le piogge di asteroidi, i vulcani sempre attivi, e, infine, una serie di connessioni inspiegabili che hanno portato all'origine di esseri capaci di muoversi, nutrirsi, riprodursi: la VITA. Che esiste da centinaia di milioni di anni. Io sono qui da 60 anni, ed è già tanto. L'Homo, che ci ostiniamo a chiamare sapiens, è qui da circa 200.000 mila anni. Sembra che questa nostra specie abbia la capacitò di distruggere tutto quanto lo circonda, compresi i suoi simili, ma non ha altrettanta capacità di riparare al male fatto. Così ci troviamo al capolinea, cioè al punto in cui sembra che non ci sia quasi più nulla da distruggere e ci è venuta paura.

Ma non a tutti.

undefined    undefined

undefined  undefined 

Chi è che non ha paura? Purtroppo chi ha in mano molto potere, usato per continuare a distruggere. Forse è una nuova specie, che ha perso qualcosa rispetto al sapiens, mantenendo solo la parte più rozza e primitiva, quella dell'alba dei tempi. In altri casi, il genere homo, maschile femminile o altro, si dimostra capace di debellare Malattie, studiare l'Universo, studiare anche la storie di Terre e Mari. Eppure, nemmeno questo salverà il Pianeta.

Il Pianeta si salverà da solo.

undefined

In un modo o nell'altro, si rivolterà contro le sue stesse creature, e ne seguirà un bel cataclisma globale, dopo di che si riprenderà senza di noi, errore dell'evoluzione.

Quindi, dovremmo incrociare le braccia, in attesa della catastrofe annunciata? Certo che no.

Io non posso salvare il Pianeta, ma posso cercare di proteggere il mio ecosistema, il mio angolo di mondo, in modo che sopravviva almeno per i miei figli, e per i miei nipoti o forse pronipoti, se ce ne saranno.

Perchè non è così scontato.

undefined

 I giovani guardano con preoccupazione al futuro del loro Habitat, e si chiedono se avere figli abbia un senso. Spero diventino meno pessimisti, perchè abbiamo ancora ambienti naturali molto belli, e molte conoscenze che aiutano a vivere bene, e a combattere malattie incurabili anche solo due generazioni fa. Ce la possiamo fare, se la lotta sarà nostra, nata dall'istinto di sopravvivenza, capace di combattere la distruzione.

 

Non per Salvare il Pianeta, molto più semplicemente per salvare noi stessi.

 

undefined

 

 

In Alaska - presentazione

ago 162023

In Alaska – Il Paese degli uomini liberi

di Raffaella Milandri

undefined


Non ho ancora letto questo libro, mi sono dedicata ai Nativi Americani, ma il tema mi affascina. Da sempre sogno viaggi nei paesi del nord. Purtroppo sono limitata da una malattia che col freddo proprio non va d'accordo... Raffaella Milandri mi aiuta a sognare.
Riporto quindi il commento di Piergiorgio Valbonetti (2018)

undefined

Un libro intenso che racconta, attraverso un viaggio in solitaria, la scoperta dell’Alaska. Lassù tra le foreste e ancora più a nord nella tundra e tra i ghiacci, una “Ultima Frontiera” che contrappone la sicurezza della vita comoda, moderna e consumistica, alla incertezza costante di chi ha scelto la libertà. In un viaggio in solitaria di oltre 10.000 chilometri in Alaska, l’autrice, attivista per i diritti umani, percorre i sentieri dei cercatori d’oro, dei pionieri e dei cacciatori di balene.

undefined

Le sue esperienze più intense sono oltre il Circolo Polare Artico, dove la solitudine tocca le vette più alte e il silenzio bianco regna sovrano. Lassù, ai confini del mondo, l'autrice si imbatte in una natura umana forte e gentile, ma tocca con mano i risultati catastrofici del riscaldamento globale e delle crudeltà dell’Uomo Bianco. Sarà il capitano Roy, del popolo Inupiaq, ad aprirle le porte alle tradizioni antiche della sua gente, ma anche a rivelarle la dura realtà di un mondo senza scrupoli in lotta per il petrolio e per il denaro; un mondo dove l’orso polare — il gigante gentile dell’Artico— è tra le prime vittime di cambiamenti irreversibili.

Partecipazione a Teleromagna con Piergiorgio Valbonetti 2018

Pubblicato da Mauna Kea Edizioni, 2019.

 

undefined      undefined

 

 

Persuasione - film 2023

ago 022023

Persuasione – Film 2023

undefined

Jane Austen scrisse il suo romanzo "Persuasione" negli anni '10 dell'800; fu pubblicato postumo nel 1818, ed ancor oggi affascina i suoi fan, insieme agli altri cinque romanzi. Jane morì troppo presto, e nonostante i tentativi di resuscitarla attraverso film, serie, pubblicazione degli incompiuti e prove di emulazione si ripetano a catena, niente può stare al suo livello.

undefined

Questo ultimo film è parecchio sotto il suo livello, giù in cantina dove dovrebbe restare. Persuasione è il romanzo più completo e più psicologicamente riuscito di Jane, che, pagina dopo pagina costruisce i tanti personaggi dando loro una evoluzione di pensieri e atteggiamenti, che porterà tutti ad un finale piacevole. Anne, la protagonista, è descritta a malapena nel suo aspetto esteriore, ma il suo profondo "io" cresce emotivamente accompagnando il lettore anche nelle vicende altrui. L'autrice abbandona l'alta società che si basa su inchini e frivolezze per entrare in contatto con un mondo più semplice, dove le donne si muovono con maggiore autonomia e sono abituate a decidere per se stesse, tutte tranne la timida Anne, che a vent'anni viene "persuasa" dalla sua tutrice ed amica a non sposare un ufficiale di marina senza denaro. Passano otto anni di infelicità, e l'innamorato riappare. La vicenda ha inizio.

 

undefined

Fin qui, il libro. Il film comincia subito male: per dare una versione più moderna e sbarazzina di Anne il personaggio viene completamente stravolto, privandolo di tutti i suoi sentimenti e del senso di inferiorità che la porta a svalutare la propria opinione nei confronti degli altri. La tutrice (di colore) si vede appena. A questo punto non si capisce perchè il titolo sia “Persuasione”, non vedendo chi persuade chi.

undefined

Mentre il padre di Anne, con la sorella maggiore, deve spostarsi a Bath perchè sommerso dai debiti, Anne va dalla sorella minore, che ha sposato un ricco agricoltore e l'intera famiglia di lui, che non vediamo, a parte una sorella minore, Louisa. La famiglia è di colore per indicare l'inclusione che noi moderni riteniamo doverosa, ma che ai tempi di Jane Austen non era proprio possibile. Ed è snaturata anche questa famiglia, i cui tratti importanti erano l'affetto reciproco, la generosità, l'ospitalità, la semplicità, L' INCLUSIONE di parenti, vicini, amici nella famiglia stessa. Louisa, che avrà un ruolo importante, è sciatta, vestita male e poco attraente. Viene completamente cancellata l'amica povera di Anne, che invece ha una parte molto importante nella maturazione della protagonista La moglie dell'ammiraglio che ha affittato la residenza di Anne resta in ombra, mentre dovrebbe essere una donna energica, poco incline alle convenzioni, e con molto senso pratico. Per Jane, era la donna del futuro.

Tutti i personaggi sono piatti come fogli di carta, totalmente inespressivi. Gli attori sembrano marionette, e si ha l'impressione che siano fuori posto, lì per caso. Fa eccezione la sorella minore di Anne, Mary, le cui scenate sono trasformate in crisi isteriche, che comunque la definiscono bene.

 

undefined

Se qualcuno guarda questo film pensando che sia una trasposizione corretta del romanzo, è stato mal consigliato. Per vedere un bel film, che riesce a comprendere tutte le sfumature del romanzo, si può scegliere il film precedente Persuasione 1995. L'attrice che interpreta Anne "parla" con gli occhi e racconta in questo modo tutta la sua storia. La vera storia di una crescita interiore.

Anne 2020

 Anne 1995

undefined                                     undefined                                                            

 

Serie Sballate (o Sbagliate)

mag 232023

Ogni tanto bisogna scrivere anche di quello che non piace. E di serie spiacevoli Netflix ha fatto una bella infornata, con pessime scelte di trama e di cast.

 

undefined

Il peggio del peggio è stato senz'altro la docu-serie "Cleopatra was Black" con pseudo esperti che tentavano di dimostrare come Cleopatra avesse fattezze tipiche dell'Africa sub-sahariana e immagini di lei con un cespuglio di capelli e un trucco da discoteca. Gli Storici di YouTube, quotidiani on line, blog e podcast hanno avuto una levata di scudi per distruggere questa fantasiosa ipotesi, ricordando che Cleopatra era una discendente di Tolomeo, generale di Alessandro Magno, Alessandro il Macedone. Tolomeo non era certo da solo per prendere il posto di Faraone: avrà avuto compagnie armate, servitori al seguito, mogli e donne d'ogni genere.  Si saranno mescolati con gli Egizi veri, ma erano appunto Egizi, non Nubiani o centro-africani. Ora, a me non importa molto se una regina di più di 2000 anni fa fosse mora, gialla, bianca o verde, ma questo "documentario" andrà in giro per il mondo, dando informazione sballate a chiunque non conosca la Storia Antica Europea. E questo non è giusto.

 undefined

 

Una serie che mi ha toccata da vicino, introducendo una grave mancanza di rispetto per la mia regione, la mia città e una delle sue figlie più importanti è stata "La Legge di Lidia Poet".

undefined

Gli abiti erano sbagliati, le acconciature erano sbagliate, la parlata poi era TERRIBILE. I protagonisti, per rigore storico, avrebbero dovuto parlare il dialetto Torinese, ma questo avrebbe reso necessari i sottotitoli; tuttavia, se le serie a Napoli usano accento Napoletano, a Roma accento Romano, a Torino sarebbe stato opportuno un accento Piemontese, bello largo, e non parole a denti stretti in cui spesso non si capiva niente. E qualche espressione dialettale al posto dei continui "c***o" che nessuno avrebbe usato a quell'epoca. Due immagini di Torino: un angolo di Palazzo Carignano e una vista dall'alto di Torino con la Mole Antonelliana in costruzione. Come se la Prima Capitale d'Italia non avesse altro da mostrare. E per quanto riguarda la protagonista... completamente fuori fuori luogo. Se avessero ambientato la serie nel Paese del Chissachè, forse andava meglio.

 

undefined

Tornando a protagonisti neri in epoche in cui non avrebbero dovuto esserlo, "La Regina Carlotta" mi ha lasciato particolarmente perplessa, tanto che sono andata a documentarmi a fondo. Carlotta di Meclemburgo-Strelitz era una donna dall'istruzione superiore che fu scelta come sposa del re Giorgio III del Regno Unito, anche lui mentre brillante e sempre alla ricerca di nuovi interessi. Ora, Carlotta non era nera, re Giorgio non era pazzo quando la sposò e tutto quanto il contesto che gira attorno è mezzo vero e mezzo no. Una puntata in cui il re si affida a un ”medico” che deve curare la sua pazzia ci mostra le tecniche usate allora... o meglio “le” mostra agli altri, perchè io l'ho saltata a piè pari. Mi faceva semplicemente schifo. Non posso più credere a nulla di ciò che faranno vedere.

 

undefined

Anni fa era uscita una serie mezza Fantasy che voleva parlare di Leonardo da Vinci giovane, “Da Vinci's Demon”. Ora, io ho capito che era tutta una buffonata, con il suo culmine nella ricerca di Atlantide, e dopo una stagione di sesso, sangu e tradimenti l'ho mandata al “Daemon”, quello vero. Poi però mi sono risentita: questa serie ha mandato in giro per il mondo una figura del giovane Leonardo da Vinci completamente sballata e volgare dando a chissà quante persone l'idea che il grande Leonardo fosse stato un mezzo delinquente. E questo non mi va.

 


L'analisi potrebbe continuare, ma diverrebbe tediosa. Cosa ne traiamo alla fine? Un consiglio: quando si tratta di storia andiamo a informarci. Il meglio resta sempre Wikipedia, ma per chi non ama leggere ci sono ottimi canali su YouTube. Come districarsi?
La mia figliola, alla fine della seconda elementare, fece con noi un viaggio a Vienna, ansiosa di vedere la città di "Sissi", dopo aver visto i tre film e i cartoni animati. Alla fine della visita guidata a Shonbrunn espresse il suo parere:

“Questa Sissi era una testa di legno”.

undefined

 

 

 

 

Atom

Powered by Nibbleblog per Letteratour.it