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 Lev Tolstoj, Anna Karenina
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Pagina: of 5

Tiziano
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Italy
166 Posts

Posted - 25/09/2013 :  16:47:50  Show Profile
Premessa doverosa: non ho riletto "Anna Karenina", ci ho solo dato uno sguardo - l'ammetto - non molto interessato; di Tolstoj ho letto questo romanzo, "Guerra e pace" e "La morte di Ivan Il'ic": quest'ultimo è l'unico che ho anche apprezzato.
Quindi mi sono limitato a leggere i vostri post, notando un fatto: state trattando il testo come un documento, come fosse un caso clinico invece che un testo letterario: monumento, opera d'arte, ovvero arteficio (non è questa una critica, bensì la constatazione di un tipo di approccio: siete lettori a cui una storia piace in base alla capacità di immedesimarvi o di provare un'adesione sentimentale; per queste - mi pare - prediligete la narrazione realistica a quella d'altro genere; io no, forse perchè prima, o dopo, che lettore sono studioso e docente di letteratura).
Perciò ho preferito non intervenire sin ora, per lo scarso interesse per il testo e per la diversa prospettiva interpretativa.
Tuttavia vorrei che non cadesse nel vuoto una interessante osservazione di Eloise: ci sono due coppie nella storia, che relazione c'è tra le coppie. Insomma,2+2 non sempre fa 4. A me Eloise ha fatto venire in mente altre relazioni quadruple; ad esempio Valmont e De Merteuil con Cecile e Danceney di "Le relazioni pericolose" ed Edoardo e Carlotta con il Capitano e Ottilia di "Le affinità elettive"; confrontandole con quella di Anna e Vronskij con Levin e Kitty il primo pensiero che m'è venuto è che questa quadrupla mi appare piuttosto banale e strumentale al moralismo (va bé...alla moralità) di Tolstoj, molto meno interessante dell'alchimia goethiana e della perversità di Laclos.

Tiziano
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eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 25/09/2013 :  17:38:38  Show Profile  Visit eloise's Homepage
quote:

questa quadrupla mi appare piuttosto banale e strumentale al moralismo (va bé...alla moralità) di Tolstoj, molto meno interessante dell'alchimia goethiana e della perversità di Laclos



= il finale alla Manzoni, per l'appunto
Però a me sembra ci sia sotto da sviscerare dell'altro.
E tra le coppie, c'è anche quella intermedia, che tra l'altro apre il romanzo, della coppia Oblonskij.

Eloise
www.letteratour.it
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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 25/09/2013 :  19:08:48  Show Profile
quote:

... a me sembra ci sia sotto da sviscerare dell'altro.

E tra le coppie, c'è anche quella intermedia, che tra l'altro apre il romanzo, della coppia Oblonskij.

Eloise
www.letteratour.it



Risposta velocissima: ho notato anch'io che molta critica contrappone le coppie Anna/Vronskij e Kitty/Levin, e mi sono proprio chiesta: e gli Oblonskij? Il matrimonio che va a male?

Ma siccome questo testo ha davvero molto da sviscerare, ed io, per mentalità, preferisco affontare un punto alla volta, dò appuntamento a Ombra/Marta per discorrere ancora un po' sulla figura di Anna.

Baci

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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ombra
Senior Member

296 Posts

Posted - 25/09/2013 :  19:14:27  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Tiziano, queste sono le prime impressioni e un'opera del genere ne suscita molte e contrastanti. Magari abbiamo iniziato con un occhio clinico, come lo definisci tu, per poi passare ad altro. Una discussione è bella per questo. Dal punto di vista di ognuno si possono dipanare molte riflessioni e il taglio cambia. Io non sono in grado di fare i parallelismi indicati da te. Per cui se approfondisci ti ringrazio perchè imparo qualcosa.

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ombra
Senior Member

296 Posts

Posted - 25/09/2013 :  19:44:41  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Rosella ciao :), non so se hai visto il mio intervento in merito alla sua figura. Una risposta al tuo. Per approfondimenti sono pronta.

Baci

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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 26/09/2013 :  00:27:52  Show Profile
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand' io intesi quell' anime offense,
china' il viso, e tanto il tenni basso,
fin che 'l poeta mi disse: «Che pense?».

Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».


Parole di Anna Karenina, travestista da Francesca nell'inferno dantesco. Quando Dante le sente, china il viso e lo tiene in basso finché il poeta Tiziano gli dice: Che pensi? E Il sommo risponde: ahimè, quanti dolci pensieri, quanto desiderio condusse costoro al peccato che causa dolore!”.

dolci pensieri, desiderio, peccato, dolore... Anna Karenina è una donna con il marchio di qualità controllata e garantita. Una Eva per tutti i tempi. Il desiderio di trasgressione è lo stesso. Il vortice della passione amorosa è lo stesso. Il peccato è lo stesso. Il dolore è lo stesso.

Benvenuto Tiziano.

RF
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eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 26/09/2013 :  09:19:22  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Carissimi miei compagni di lettura, permettetemi assieme a Tolstoj un piccolo off-topic: anche se aspetto di avere un po' più tempo a disposizione per scrivere un post più articolato, intanto mi leggo e mi gusto tutti i vostri interventi, ognuno diverso, ognuno spettacolare proprio nella sua diversità! Rosario sei fantastico e ogni volta mi stupisci, Tiziano m'indottrini e al contempo mi diverti e mi ricordi mio padre col tuo piglio sarcastico e dotto, Ombra mi riporti agli slanci e all'entusiasmo dei migliori ideali, Rosella mi fai apprezzare un lato per me a volte dimenticato della lettura: il suo lato "umano", l'immedesimazione, che ne dimostra anch'esso, quando riesce, la qualità dell'opera.
Bravi!

Eloise
www.letteratour.it
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 26/09/2013 :  10:50:43  Show Profile
Continuo a leggere Anna Karenina e quando posso seguo il forum che è sempre "vivo", dinamico, con inaspettate novità che mi sorprendono.

Rosella ha chiesto cosa pensiamo di Anna e io, a parte il parallelo con la Francesca dantesca, (tiratomi dall'entrata di Tiziano), ho le mie impressioni di lettura che, appuntate da una parte, aspettano solo di essere inserite per stimolare commenti più disparati.

La terza nota di lettura riguarda proprio Anna e Kitty il loro modo di essere donne.

3 - Cap XX - XXIV - Il ballo scopre il gioco di Anna e Vronskij agli occhi di Kitty che, sollecitata dalla madre, ha indirizzato le sue attenzioni a Vronskij. Al ballo se ne pente e capitola affranta nello sconforto.

Anna era il suo modello irrangiungibile e ora è diventata la sua rivale per la conquista di Vronskij. Non c'è competizione, Anna ha la meglio e Kitty capitola da subito nella depressione.

La debolezza di Anna è la superficialità e l'ipocrisia dei suoi aristocratici ed elettivi legami mondani; oltre alla piatta quotidianità delle relazioni famigliari (coniugali e materne). Il marito è concentrato sulla carriera e mette la famiglia in secondo piano; ciò genera in Anna un'intima insoddisfazione che sfocia nel desiderio di “liberarsi” in legami totalizzanti e passionali che la coinvolgano con tutta l'anima. Il desiderio nasce in treno, dapprima latente in occasione dello scambio di battute con la madre di Vronskij. e nel successivo l'incontro con il conte stesso, poi esplode in tutta la sua intensità al ballo di Kitty.

Kitty, che vedeva in Anna il modello di donna da imitare, ne diventa, suo malgrado, la rivale in amore per la conquista di Vronskij. Il rapporto mimetico di partenza si trasforma in rapporto competitivo per il quale Kitty, data la sua giovane età, non si sente pronta. La principessina, quindi, si chiude in se stessa e si lascia logorare dalla depressione.

Kitty, con la sua gioia di vivere e la forza prorompente del suo giovanile desiderio di essere la prescelta di Vonrsky, è invece il motivo scatenante del desiderio di libertà di Anna. Un subdolo e portentoso desiderio che si impadronisce del corpo e dell'anima; Anna vuole essere la corteggiata; non Kitty ma lei vuole essere la preda ambita. Un desiderio potente che è destinato a sfociare in una vera e propria passione.

Anna vuole vivere un amore totale e adolescenziale e la principessina Kitty ne fa le spese.


RF
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ombra
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296 Posts

Posted - 26/09/2013 :  11:02:41  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

Continuo a leggere Anna Karenina e quando posso seguo il forum che è sempre "vivo", dinamico, con inaspettate novità che mi sorprendono.

Rosella ha chiesto cosa pensiamo di Anna e io, a parte il parallelo con la Francesca dantesca, (tiratomi dall'entrata di Tiziano), ho le mie impressioni di lettura che, appuntate da una parte, aspettano solo di essere inserite per stimolare commenti più disparati.

La terza nota di lettura proprio Anna e Kitty il suo modo di essere donna.

3 - Cap XX - XXIV - Il ballo scopre il gioco di Anna e Vronskij agli occhi di Kitty che, sollecitata dalla madre, ha indirizzato le sue attenzioni a Vronskij. Al ballo se ne pente e capitola affranta nello sconforto.

Anna era il suo modello irrangiungibile e ora è diventata la sua rivale per la conquista di Vronskij. Non c'è competizione, Anna ha la meglio e Kitty capitola da subito nella depressione.

La debolezza di Anna è la superficialità e l'ipocrisia dei suoi aristocratici ed elettivi legami mondani; oltre alla piatta quotidianità delle relazioni famigliari (coniugali e materne). Il marito è concentrato sulla carriera e mette la famiglia in secondo piano; ciò che le genera un'intima insoddisfazione che genera il desiderio di “liberarsi” in legami totalizzanti e passionali che la coinvolgano con tutta l'anima. Il desiderio nasce in treno, dapprima latente in occasione dello scambio di battute con la madre e il successivo dell'incontro di Vronskij, poi esplode in tutta la sua intensità al ballo di Kitty.

Kitty, che vedeva in Anna un modello irraggiungibile, ne diventa, suo malgrado, la rivale in amore per la conquista di Vronskij. Il loro rapporto mimetico di partenza si trasforma in rapporto competitivo al quale Kitty, per la sua giovane età, non si sente pronta. La principessina quindi si chiude in se stessa e si lascia logorare dalla depressione.

Kitty, con la sua gioia di vivere e la forza prorompente del suo giovanile desiderio di essere la prescelta di Vonrsky, è invece il motivo scatenante del desiderio di libertà di Anna; un subdolo e portentoso desiderio che si impadronisce di del corpo e dell'anima di Anna; vuole di essere lei la corteggiata; lei vuole essere la preda ambita di Vronskij. Un desiderio che sfocerà poi in una vera e propria passione.

Anna vuole vivere un amore adolescenziale e la principessina Kitty ne fa le spese.


RF



Rosario, cerco di riallacciarmi. In sintesi, sembrerebbe che la causa scatenante della futura passione di Anna sia l'invidia di una vita che lei non ha più. Invidia della freschezza, della giovinezza e forse anche della possibilità di scegliere che può avere Kitty e non lei?

Baci, questo era velocissimo, sono incasinata

Marta

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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 26/09/2013 :  11:26:24  Show Profile
Ciao Marta, certo che ho letto il tuo intervento: me lo sono copiato, e ora approfitto del mancato appuntamento dal dentista (colpa sua) per cercare di risponderti attentamente, senza dimenticare (spero) nessun’altro.

quote:

In effetti, Anna, seppur diversa, cerca l’approvazione da parte dell’élite in cui è nata e cresciuta. Così sarebbe troppo facile. Essere una mosca bianca è difficile, richiede forza e determinazione. Una giustificazione alla sua voglia di consenso sta, però, nella natura stessa dell’uomo. E’ una nostra esigenza essere accettati dal gruppo sociale di appartenenza.
Anche quando alcuni si fregiano del voler essere diversi, attuano un meccanismo che li porta ad emergere per essere comunque notati. Non dimentichiamo che l’uomo è un essere sociale.


Hai ragione, si cerca per prima cosa di risultare integrati nel gruppo sociale cui si sente di appartenere, o cui si appartenuti, magari non per scelta, fin dalla nascita. Questa necessità comincia da bambini, quando si cerca di compiacere i genitori, o le maestre, i compagni di classe. Chi si sente “diverso” viene immediatamente isolato e messo da parte. Assistiamo ogni giorno a questi fenomeni, la scuola ne offre un numero pressoché infinito; io provo a citare altri esempi: una persona cresciuta in una famiglia cattolica osservante, con amici e parenti che ruotano intorno a questo credo, se palesa il proprio disaccordo rispetto a certi comportamenti, spesso di pura forma, e quindi ipocriti, con grande empito di carità cristiana, viene guardata come un’eretica e messa da parte. Sul lavoro, se non accetti di ossequiare il capo di turno, e di far presente che hai una famiglia che per te è più importante della carriera, sei finito. Questo comportamento, il “mobbing”, teoricamente sarebbe punibile, in pratica nessuno riesce ad ottenere giustizia.
In tutti questi casi, comunque, la persona emarginata soffre. Soffre profondamente, e, se non ha qualcuno a fianco che la sostenga, o la capacità di affrontare la solitudine, non è raro che soccomba, e faccia marcia indietro, tornando ad adeguarsi. Altrimenti bisogna andarsene, fuggire, ma non è così facile, anche solo praticamente.

Non dimentichiamo Anna: per lei una fuga è impossibile: non ha denaro suo, non mai lavorato, è cresciuta nel lusso. Rifiutata, abbandonata da quelli che ingenuamente credeva “amici”, vede il mondo crollarle intorno. Il “suo” mondo.
Anche Eloise ha colto questa situazione senza via di scampo:

quote:

Più che il mal de vivre in sé, è l'impossibilità di avere un riconoscimento sociale adeguato che porta i due all'esaurirsi della relazione. Se anche Anna avesse avuto modo di continuare liberamente a vivere nella sua società e di occuparsi delle solite cose nel suo ambiente, come in qualche modo a Vronskj nonostante la sua relazione adultera è comunque concesso, credo che la storia sarebbe stata scritta in modo diverso. Qui non c'è solo il racconto di una storia d'amore, ma il racconto di un'intera società e di una macro-storia, in cui si colloca questa micro-storia.



La differenza di comportamento nei confronti dei due amanti, l’uomo e la donna, è emblematica della ipocrisia di quella società, e della discriminazione femminile, contro cui sarà necessario lottare per decenni. E la lotta non è ancora finita.

quote:

Tornando ad Anna, osservo che non ha la forza per essere una mosca bianca. Il suo attaccamento a Vronskij è spiegazione, oltre che della malattia di cui soffre, anche di questo nostro istinto di socialità. Ha paura di essere abbandonata anche da lui e rimanere effettivamente sola. Non capisce che sola non lo sarà mai, ha i suoi bambini e una vita che avrebbe tutte le potenzialità per essere ricca indipendentemente da chiunque.



In effetti Anna non la forza necessaria per ampliare i suoi orizzonti: legge, legge, legge; ma queste letture non si concretizzano in qualcosa di pratico: un diario, un racconto, una corrispondenza. Uno studio un po’ assiduo della musica, che è anche un eccellente calmante. Un lavoro di cucito, un ricamo, un desiderio di abbellire la nuova casa in cui vive, sia a Venezia, sia nella tenuta di campagna di Vronskij, con qualcosa di suo, di personale. Buttarsi a capofitto nel lavoro, quale che esso sia, è un rimedio spicciolo utilizzato da secoli per cercare di dimenticare dolori e sofferenze, e il lavoro, magari, si trasforma pian piano in una nuova ragione di vita.

quote:

Con i figli si comporta da egoista e menefreghista, specie con la scelta finale di suicidarsi.



Sì, come tanti genitori, vede Sergei come proiezione di se stessa, e lo ama per riceverne gratificazione. Quando ne trova una maggiore nella passione di Vronskij, lascia il figlio. Come madre, inorridisco. Se ami davvero un figlio, devi essere disposta anche ad accettare dei sacrifici, la vita non scorre sempre piana e facile.
Nei confronti della figlia, pur rendendomi conto che il parto l’ha traumatizzata (inconsciamente la accusa di averla portata sull’orlo della morte, e, forse, di aver reso necessaria la confessione a Karenin della sua relazione con Vronskij), si comporta comunque male: un bambino innocente, un neonato, una creaturina indifesa per cui potresti essere tutto e di più, non suscita nemmeno il desiderio di darle il meglio che puoi, se non altro perché non abbia un giorno a soffrire meno di te? Mi viene spontaneo associare la frase della contadina incontrata da Dolly (o Kitty? Scusate…. Prego correggere…) “Avevo una bambina, ma Dio me ne ha liberata”. In entrambi i casi, i figli non sono visti come persone, ma solo come pesi. Per noi è un pensiero agghiacciante, ma bisogna tener conto dell’ignoranza (voluta) in cui le donne venivano tenute rispetto alla possibilità di evitare concepimenti indesiderati. Quando Anna viene informata dal medico, decide di non avere più figli. E’ un primo sintomo di disamore verso la vita.

quote:

Dalla sua storia si può comprendere come le persone fragili, senza obiettivi e principi siano destinate o a piegarsi “all’etichetta” o a soccombere. Ci vuole forza per far valere se stessi.



Condivido pienamente, e non aggiungo altro.

Sì, forse siamo state un po’ cattivelle, ma in fondo noi siamo donne che hanno lottato, per studiare, per affermarci sul lavoro, e anche contro una salute non proprio al massimo. Anche io ho rischiato di morire, mettendo al mondo mia figlia.
Però, noi siamo donne del XXI secolo.

Riprendo allora l’intervento “maschile” di Rosario, limitandomi, per ora, solo alle osservazioni su Anna:

quote:

La debolezza di Anna è la superficialità e l'ipocrisia dei suoi aristocratici ed elettivi legami mondani; oltre alla piatta quotidianità delle relazioni famigliari (coniugali e materne). Il marito è concentrato sulla carriera e mette la famiglia in secondo piano; ciò che le genera un'intima insoddisfazione che genera il desiderio di “liberarsi” in legami totalizzanti e passionali che la coinvolgano con tutta l'anima. Il desiderio nasce in treno, dapprima latente in occasione dello scambio di battute con la madre e il successivo dell'incontro di Vronskij, poi esplode in tutta la sua intensità al ballo di Kitty. (…)
Kitty, … è invece il motivo scatenante del desiderio di libertà di Anna; un subdolo e portentoso desiderio che si impadronisce di del corpo e dell'anima di Anna; vuole di essere lei la corteggiata; lei vuole essere la preda ambita di Vronskij. Un desiderio che sfocerà poi in una vera e propria passione.
Anna vuole vivere un amore adolescenziale e la principessina Kitty ne fa le spese.



Qui sottolinei come, fin dall’inizio la vita di Anna sia “piatta”, e le sue relazioni superficiali. Il libro non lo dice esplicitamente, ma possiamo dedurne che Anna non abbia vere amiche, una vita culturale viva e intensa, interessi personali che la portano ad essere qualcosa di più che una bella “bambola” universalmente ammirata, ma in fondo superficiale lei stessa, incapace di scavare a fondo nella vita, di farsi domande, di guardare oltre l’orizzonte delimitato da Karenin e dal suo mondo.
Inoltre metti in luce come l’inizio del “grande amore” sia in realtà un vero tentativo di seduzione di Vronskij da parte di Anna, un modo di uscire dalla noia. Noia che poi porterà alla burrascosa fine dell’idillio, come già accennato da Ombra.

Insomma, Anna non è proprio la classica vittima di tragedie che si abbattono su di lei fino a spezzarla: è una donna incapace di affrontare la dura lotta per l’esistenza, e che si mette nei guai da sola. Certo, l’abbiamo trattata un po’ male… ma siamo andati in contro tendenza rispetto alle recensioni da me lette, abbiamo espresso qualcosa di “nostro”.


CIAO a tutti, e scusate se mi sono un po’ dilungata: la figura di Anna, come avevo già preannunciato ancor prima di iniziare la lettura, mi interessa profondamente.


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Posted - 26/09/2013 :  15:10:21  Show Profile
Si Marta, si tratta di invidia o, girardianamente, "desiderio mimetico".

Il desiderio mimetico muove il mondo; e la donna ne è sorgente accreditata da quel "primo desiderio" di Eva. La compagna-costola di Adamo cede alla tentazione di conoscenza del bene e del male posseduta solo da Dio; (invidia a Dio la conoscenza del bene e del male). Da qui la trasgressione ovvero il "peccato originale"; quel morso galeotto alla mela che è poi la nostra carta d'identità nel mondo. Noi siamo costretti e condizionati da questo peccato originale che come un macigno grava sulla nostra finitudine; Anna invece vuole essere libera, senza identità, senza tempo, una "sans papier" dell'amore (come Dio), ma è solo una donna (o uomo, fa lo stesso).

Si Rosella, si tratta di seduzione. Il conte Tolstoy (che è un maschio) descrive in Anna una donna affascinante; un fascino femminile che seduce l'uomo; non si tratta quindi di una seduzione premeditata e pianificata, ma della naturale seduzione femminile, una "attrazione fatale" per il giovane conte Vronskij.

Vista dal punto di vista soggettivo (quello di Anna) l'attimo esplosivo di questa seduzione è sintetizzato nella risposta di Anna alla richiesta di ballare fattale dal giovane conte. Interpreto i pensieri di Anna in quel momento come un cedimento alla tentazione di ballare con il prescelto della sua protetta Kitty:

- Al diavolo le responsabilità famigliari; io voglio vivere liberamente la mia vita. - pensa tra sè Anna; e concede il ballo al corteggiante dicendo: - lo faccio per Kitty -.

E' la mia interpretazione del momento decisivo del desiderio mimetico di Anna versus Kitty; l'innesco della sua passione (e morte). Questa concessione di ballare con il giovane conte, mi ricorda "Il bacio di Giuda". Con quel ballo Anna tradisce la sua principessina adorata e cade nel vortice "peccaminoso" della passione.

“L’uomo, perso l’orientamento fondamentale che dà unità alla sua esistenza, si disperde nella molteplicità dei suoi desideri; negandosi ad attendere il tempo della promessa, si disintegra nei mille istanti della sua storia.” (Lumen Fidei) ...

Questo passo dell'enciclica "Lumen Fidei", oltre a trovare corrispondenza filosofica nelle vicende di Anna Karenina, mi ricorda anche la storia e l'emblematica conclusione di Vitangelo Moscarda, protagonista del pirandelliano "Uno, nessuno e centomila".

RF
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Rosario
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Posted - 28/09/2013 :  11:39:17  Show Profile
Per tenere fede alla cronologia di lettura inserisco una nota "leggera" che riguarda Kitty e la principessa madre e che avevo appuntato prima della nota sulla lite coniugale.

Parte I - Cap. XV.
Kitty e la principessa madre si addormentano con gli stessi dubbi e la stessa invocazione (Signore abbi pietà) ripetuta per tre volte. La ripetizione della stessa invocazione nei due personaggi che, ciascuno per proprio conto e nella propria camera, si apprestavano al riposo notturno, per me ha un effetto comico. Ho immaginato le scene parallele e mi sono sorpreso a sorridere. Ciò conferma che ogni dramma ha il suo lato comico.

Nella riflessione seriosa, quello che conta è il fatto che entrambe avevano gli stessi dubbi e le stesse preoccupazioni. L'autore, per rafforzare il vincolo relazionale madre-figlia, ha aggiunto anche anche la stessa preghiera e invocazione: "Signore abbi pietà".

Entrambi i personaggi si sentivano in colpa per il loro atteggiamento "menzognero" (non sincero) rispetto alla verità e alla sacralità dell'amore. Kitty ama Levin ma sceglie Vronskij su consiglio della madre. La madre consiglia alla figlia la scelta di Vronskij per pura convenienza sociale. L'amore cede il passo alla convenienza sociale: Menzogna romantica.

Poverette, non sanno quello che fanno.




RF
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eloise
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Posted - 28/09/2013 :  12:47:39  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Il parallelismo si può fare infatti anche tra Anna e Kitty: due casi, dai risvolti opposti, di donne che "cascano male" a causa di "scelte obbligate" ("Persuasione", diceva qualcuno). Anna e Kitty sono due donne che fanno (farebbero, per Kitty) un matrimonio non naturale. La prima ne fa le spese per tutta la vita, e da una scelta sbagliata continua a farne altre a pioggia. La seconda, per fortuna sua ma non per merito suo, ne scampa (a scapito di Anna). Ma il mondo che le circonda anche è diverso: Anna non ha (né probabilmente ha avuto, da giovane) come Kitty tutto un mondo che le ruota intorno e pensa solo al suo bene. E' stata lasciata sola con la sua solitudine e le sue scelte sbagliate, sempre. Kitty al contrario ha già, da sempre, un padre che le mostra un lato diverso del possibile, e poi tutta una schiera di persone che si preoccupano per lei. E non è poco, soprattutto quando si è giovani.

Riallacciandomi alle osservazioni fatte da Ombra e Rosella, e parlando umanamente, come donna e come mamma, anch'io sento che potrei dare giudizi cattivelli su Anna. In realtà il personaggio è affascinante e mi ispira simpatia fin da subito. Purtroppo vedo in lei operarsi un processo di abbrutimento di sentimenti, fino al distacco innaturale dai figli. Per me, una donna è donna finché non ha figli. Sarò all'antica, ma una volta che ha figli una donna non è più solo donna, è mamma. E' la terribile condizione, e al contempo la meravigliosa esperienza, dell'essere donna fino in fondo. E' difficile condannare solo lei per le scelte che compie, ma d'altra parte è anche fin troppo facile immaginare il vuoto con cui cresceranno i suoi due figli, poveretti.

La s.ra Oblonskj rappresenta un altro tipo di femminilità, tutta dedita invece ai figli. Chi l'ha vinta in fondo? Anna no di sicuro. La sra Oblonskj, poverina, nemmeno (perdi in partenza con un marito così, nonostante tu sia un'eroina come mamma e donna). Chi "vince" è Kitty, ma lo deve a se stessa e agli altri, perché ha trovato due genitori che alla fine si sono trovati d'accordo sul suo bene, un entourage che infine l'ha capita, e soprattutto un personaggio maschile diverso dagli altri, diciamo fuori cliché.

In questo enorme ritratto di coppie della società dell'epoca, ci sono altre due coppie interessanti, gli "outsider", diciamo così: il fratello débauché di Levin e la sua prostituta da un lato, e dall'altro il secondo fratello intellettuale e l'amica di Kitty. Nel romanzo il panorama sociale è quasi completo.

Eloise
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Tiziano
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Posted - 28/09/2013 :  16:40:19  Show Profile
Oggi divago...
Divagazione n. 1 (c'entra poco con Anna, quindi leggete ed ignorate; è l'inizio di una mia riflessione filosofica che provvisoriamente ho intitolata "Uno si divide in due, che m'è venuta in mente poiché si parla di coppie):
Pare che la mente umana s’accanisca compulsivamente a copulare, cioè a formar coppie (la parola “coppia” deriva dal latino “copula”, da cui il verbo “copulare”, che appunto significa congiungere, unire, accoppiare) senza preoccuparsi troppo delle laisons dangerouses che instaura, dei vincoli dogmatici che s’impone, dei dualismi che riconosce o s’inventa costringendoli all’unità o viceversa delle unità che distrugge.
1. Coppie di parole
Consideriamo la letteratura, ad esempio, che di dualità è pervasa.
Frequenti nella poesia sono le antitesi, cioè l’accostamento di due termini o frasi di significato opposto, come nel verso petrarchesco: “pace non trovo, e non ho da far guerra”; c’è una terzina dantesca in cui le antitesi si succedono incalzanti per esprimere il contrasto tra la vita e la morte: “non fronda verde, ma di color fosco;/ non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti;/ non pomi eroici, ma stecchi con tosco”. Anche l’ossimoro è una specie di antitesi, in cui però la contrapposizione sembra svanire in una sorta di sconcertante fusione semantica, per cui si hanno il pascoliano “C’è qualcosa di nuovo nell’aria, anzi d’antico”, e il montaliano “il vento che tarda, la morte, la morte che vive!” di Notizie dall’Amiata. Ancora una volta è Dante che stupisce per la sua sapienza poetica, in una terzina in cui parla Pier della Vigna: “l’animo mio, per disdegnoso gusto,/ credendo col morir fuggir disdegno,/ ingiusto fece me contra me giusto”; l’ossimoro “disdegnoso gusto”, che sta qui per “amaro piacere”, dà luogo ad una sofisticata anaclasi, che è un’altra variante della dicotomia, poiché consiste nella ripetizione di una parola ma con un significato differente, infatti il sostantivo “disdegno” del secondo verso, che è collegato all’aggettivo del primo, non significa più ”amarezza” bensì “disprezzo” (la più nota delle anaclasi è probabilmente il giudizio di Pascal “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”). Una curiosità: il termine “ossimoro” è un ossimoro, infatti deriva dal composto greco οχις, che significa “acuto”, e μόρός , che significa “sciocco”; insomma è autologico, ovvero è uno dei due termini che, insieme agli eterologi (un’altra dualità), esprimono il paradosso di Bertrand Russel. Infine potrebbe considerarsi un caso particolare di antitesi la figura del chiasmo, complicata dalla disposizione incrociata degli elementi che costituiscono le coppie dicotomiche, come nella protasi di L’Orlando furioso: “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori”.
E’ una dualità anche la coppia narrativa formata da due personaggi in cui uno svolge il ruolo di protagonista e l’altro del suo antagonista, un nesso nel cui conflitto il racconto sdipana la propria storia. S’incontra più frequentemente nella letteratura seriale, che presenta strutture diegetiche fortemente stereotipate, come nel genere giallo, nel quale primeggia quella formata dal genio dell’investigazione Sherlock Holmes e dal genio del male Moriarty; ma ci sono anche alcuni grandi classici che si articolano in duelli di straordinaria intensità drammatica tra personaggi avversari come Frankestein e la sua mostruosa creatura in Frankestein, il capitano Achab e la terribile balena bianca in Moby Dick, Raskolnikov e Porfirij in Delitto e castigo. C’è quindi la coppia in cui al protagonista si affianca il deuteragonista: ancora nel giallo troviamo quelle famose di Holmes e Watson e di Nero Wolfe e Archie Goodwin; a De Foe si deve il duo Robinson e Venerdì, mentre accoppiamenti singolari ed intriganti si trovano nei due romanzi filosofici Jacques le fataliste di Diderot e Candide di Voltaire: sono rispettivamente Jacques ed il suo padrone e Candido e Pangloss; tuttavia nessuna supera la comica umanità di Don Chisciotte e Sancio Pancia. Infine, ovviamente, non si può trascurare di citare il Dante e il Virgilio della Commedia. Una particolare dualità si manifesta nel tema del doppelganger, in cui l’accoppiamento dei personaggi è sostituito dallo sdoppiamento del protagonista. Già nella commedia classica erano frequenti le trame basate sugli inganni provocati dai sosia, ma col Romanticismo questo tema abbandona l’equivoco satirico per assumere quello inquietante (perturbante, direbbe Freud) del dramma interiore e della follia; non una coppia di personaggi bensì l’incarnazione del male, il fantasma della disperazione, la partogenesi dell’inconscio; la più nota storia di uno sdoppiamento è la scissione della personalità di Il dottor Jeckyll e Mr. Hyde di Stevenson, ma il tema è stato declinato in molti modi: quello tragico dell’ alter ego assassino nella novella William Wilson di Poe, quello ironico del Visconte dimezzato di Calvino, quello malignamente sublime di Il ritratto di Dorian Gray di Wilde, quello paranoico di Il sosia di Dostoevskij.
La dualità sovente si configura nell’estensione stessa della storia narrata nella maggior parte delle opere letterarie; non solo attraverso l’antagonismo dei personaggi - come nei testi che prima ho citato - ma pure nelle tematiche, come in I promessi sposi, in cui la dicotomia tra il bene e il male è l’orizzonte in cui si staglia il senso della storia. Anche nella poesia lirica, dove predomina l’ambivalenza sentimentale. Basterebbe ricordare le dicotomie foscoliane dei Sonetti, ma due casi esemplari sono L’infinito di Leopardi, nei cui versi si oppongono il tempo e l’eternità, il reale e l’immaginario, l’infinito e il finito, e Spesso il male di vivere ho incontrato di Montale, dove il male si contrappone al bene concretizzandosi in martoriate immagini simboliche. Per altro questa poesia degli Ossi di seppia è particolarmente interessante perché mostra nella propria struttura sintattico-semantica una sorta di concatenazione dicotomica, infatti ai due concetti di bene e male sono reciprocamente associati tre simboli: al “male di vivere” il “rivo strozzato”, “la foglia riarsa”, “il cavallo stramazzato” ed al “Bene” “la statua nella sonnolenza del meriggio”, “la nuvola”, “il falco alto levato”.
Divagazione n. 2:
Eloise dice, per me intelligentemente e giustamente, che la donna che ha figli supera l'esser donna(superdonna)e diviene madre ; vorrei e potrei aggiungere: il clone della Grande Madre, per questo trovai affascinanti le parole della canzone di De Gregori (se qualcuno si chiede dove è finita oggi la poesia chiuda i libri e ascolti i cantautori)"Quattro cani per strada": "il terzo è una cagna (...) che semina figli nel mondo/perché tanto è del mondo/che sono figli i figli". sarò pur io un conservatore ma penso che la madre sia una misteriosa forza della natura (e io che sono un padre ho sperimentato il riverbero della numinosa forza che la donna incinta sprigiona - ahimé, solo il riverbero, perché a noi uomini solo questo è concesso.
Divagazione n. 3 (meno divagante):
cara Eloise, sei partita dalla coppia e siamo arrivati alla quadrupla, ovvero 2 al quadrato; hai superato il mio sistema di personaggi di "Persuasione". Questa è una sfida!

Tiziano
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Rosario
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Posted - 29/09/2013 :  15:28:18  Show Profile
Mi riallaccio all'intervento di Eloise sui parallelismi per ricapitolare su quanto ho annotato sul personaggio di Anna Karenina.

Non ho ancora letto tutto il romanzo e non posso entrare nel merito sulla scelta matrimoniale di Anna. L’unica scelta di Anna di cui ho letto e ne ho potuto ricostruire genesi, atto e fatto, non è quella matrimoniale (che riporta Eloise) ma quella dell’adulterio. Finora, ricordo che sono alla fine terza parte), la mia personale ricostruzione del personaggio di Anna è focalizzata nei seguenti punti:

• Dalla sua entrata e fino al ballo, Anna presenta una femminilità sensuale e composta, resa magnificamente nelle descrizioni di Tolstoy;

• 2-VIII - Nasce l'adulterio - Aleksjej Aleksandrovic non era geloso. "… non vide nulla di particolare e di sconveniente nel fatto che sua moglie stesse seduta con Vronskij a una tavola separata e parlasse vivacemente di qualcosa; ma notò che agli altri nel salotto questa era apparsa una cosa particolare e sconveniente, e perciò essa apparve sconveniente anche a lui." … "la gelosia, secondo la sua opinione, offende la moglie e nella moglie si deve aver fiducia."

Il marito di Anna Karenina, Aleksjej Aleksandrovic non si considera geloso e si sente forzato dagli altri a porre rimedio alla sconvenienza di una moglie che parlava vivacemente con Vronskij. Aleksjej Aleksandrovic ha altro per la testa; non pensa che la moglie è pronta a tradirlo; pensa solo a porre rimedio ad una situazione che gli altri giudicano "sconveniente". Il marito non sente il prurito che ha sulla sua fronte; un bel paio di corna si stanno facendo strada sull'ampia fronte da politico di razza. "La gelosia offende la moglie" egli pensava, ma la moglie già lo ha tradito. Bravo Aleksjej Aleksandrovic.

• Considerazioni - Premesso che "la tendenza consapevole a essere chi si é - la tensione interna verso la propria perfezione o completezza – è una caratteristica degli esseri umani, ci chiediamo: a cosa tendono le donne e gli uomini?

E` una domanda complessa che richiederebbe un esame approfondito del concetto di volontà e dei suoi rapporti con la ragione.La/Il protagonista desidera andare verso ciò che la/o farà felice: il superamento della sua debolezza personale." (Carmen Sofìa Brenes)

La debolezza di Anna è la superficialità e l'ipocrisia dei suoi legami familiari e mondani; ciò le genera disagio e insoddisfazione interiore che sfociano nel desiderio di libertà ovvero di avere di relazioni totalizzanti che la coinvolgano anima e corpo.

Il marito trascura Anna, il figlio e la casa per la sua carriera politica. Anna si sente trascurata e ciò le genera insoddisfazione coniugale, non esclusivamente di tipo sessuale, anche se è importante, (anzi si può dire fondamentale); l'insoddisfazione riguarda la sua natura di donna a tutto tondo; il suo ruolo e la sua funzione coniugale, famigliare e sociale; moglie, madre e direzione delle attività di casa e di relazione.

• Il desiderio mimetico - L'insoddisfazione in Anna cova latente fino al momento in cui maturerà in un desiderio d'attenzione forte e indefinito, tutto femminile; questo desiderio di attenzione si trasformerà in desiderio mimetico alla prima occasione. L'occasione è la sua mediazione per Kitty; le sue attenzioni e i suoi consigli per la principessina le spalancano la porta per il suo desiderio mimetico; Anna, per Kitty, si lascia corteggiare dall'uomo di Kitty e si abbandona alla passione liberatoria. Il tradimento non è pianificato, quindi, né programmato ma il desiderio cova come la brace ardente sotto la cenere dell'abitudine superficiale, pronta ad infuocarsi non appena entra in contatto con il combustibile adatto (Vronskij).

• 2-XI - Il naufragio passionale. "… quello che per Anna era un impossibile, orribile e tanto più incantevole sogno di felicità, quel desiderio era soddisfatto. Pallido con la mascella inferiore che gli tremava, egli stava ritto al di sopra di lei e la supplicava di calmarsi, non sapendo lui stesso di cosa e di come."

In questo capitolo non c'è narrazione ma la descrizione dell’anima dei personaggi, confusi nella reciproca passione. E` la capitolazione delle loro personalità; sono perduti a loro stessi, avvinghiati i loro corpi nel vortice della passione non riescono a riconoscersi, non si guardano, nascondono i loro volti nelle pieghe oscure della passione. "- Nemmeno una parola di più,- ella ripeté…"

La fine di un possibile amore e l’inizio di una carnale passione. Non più il gioco, le schermaglie e il rincorrersi tra due persone che si desiderano ma il naufragio passionale. Tolstoi rende questo con la parola assassino e assassinato (vittima ) per indicare gli amanti. L’assassino che infierisce sul corpo della vittima. "E l’assassino si getta su questo corpo con rabbia, si direbbe con passione, e lo trascina, e lo taglia". La passione è il lato oscuro dell'amore.

• 2-XVIII - Potenza della chiacchiera. Le giovani donne, invidiose di Anna, nonostante i nascondimenti già supponevano questa passione e ne gioivano aspettando il voltafaccia dell'opinione pubblica per piombarle addosso con tutto il proprio disprezzo. Si prepara il dramma per Anna che assumerà il ruolo di capro espiatorio e vittima sacrificale dell’intera comunità. "Esse preparavano già le pallottole di fango che le avrebbero gettate (lapidazione), quando sarebbe venuto il momento." É rinnovato il rito della lapidazione e rievoca l’episodio evangelico in cui si racconta di una donna di facili costumi e della folla che voleva lapidarla. ("scagli la prima pietra chi non ha peccato").

• 2-XXII – XXIII - L'annunciazione "- Sono incinta, - ella disse piano e adagio." Vronskij reagisce e la sente come se "… non appena cominciava a parlare di questo, lei, la vera Anna, se ne andasse chissà dove in se stessa e venisse fuori un'altra donna, strana, estranea a lui, che egli non amava e temeva e che gli opponeva resistenza.” Quello che per Anna doveva essere un lieto annuncio, intimo e denso di amore (materno), un annuncio di coppia, per Vronskij diventa invece solo una fredda situazione da cui bisogna uscire nei confronti del marito, della famiglia e di tutta società.



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