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 Lev Tolstoj, Anna Karenina
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Rosella
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Posted - 29/09/2013 :  18:13:31  Show Profile
quote:

... Anna non ha (né probabilmente ha avuto, da giovane) come Kitty tutto un mondo che le ruota intorno e pensa solo al suo bene. E' stata lasciata sola con la sua solitudine e le sue scelte sbagliate, sempre. Kitty al contrario ha già, da sempre, un padre che le mostra un lato diverso del possibile, e poi tutta una schiera di persone che si preoccupano per lei. E non è poco, soprattutto quando si è giovani.

... In realtà il personaggio è affascinante e mi ispira simpatia fin da subito. Purtroppo vedo in lei operarsi un processo di abbrutimento di sentimenti, fino al distacco innaturale dai figli. Per me, una donna è donna finché non ha figli. Sarò all'antica, ma una volta che ha figli una donna non è più solo donna, è mamma. E' la terribile condizione, e al contempo la meravigliosa esperienza, dell'essere donna fino in fondo. ...

Eloise
www.letteratour.it



Come hai ragione Eloise! Anna è sola, tremendamente sola, da sempre; siamo state cattivelle, è vero, ma provo per lei molta pena, perchè la solitudine è un fardello difficile da sopportare.

Sul fatto di essere mamma, concordo con te, pienamente. Però, per Anna, devo inserire un "se". SE è soltanto una donna debole e sola, allora commette una grave mancanza nei confronti dei suoi figli, Se invece è psicotica, purtroppo il suicidio non può essere che la conclusione finale del dramma in atto in una mente distorta.

Tolstoj è ancora lontano dalla psicanalisi, ma lo vedo descritto come scrittore "realista" che "non inventa". Dunque avrà osservato comportamenti simili in donne della sua epoca, e cerca di comunicarci la follia di Anna con i pensieri ossessivi che affollano i suoi ultimi giorni.

@Rosario: mi piace quel "Bravo Aleksjej Aleksandrovic."
Grazie per i tuoi interventi così analitici e precisi, molto utili in questo romanzo davvero ricchissimo di personaggi e situazioni. Trovo ci siano una quantità di argomenti di cui scrivere.

Torno un attimo indietro. Kitty è una figura che mi piace molto, come Anna involve, in negativo, lei evolve, cresce, in positivo: da bambina diventa donna, e mamma. Per Levin è una vera "compagna di vita": ammirevole il modo in cui si impone per andare con lui dal fratello morente.

Gli uomini di questo romanzo non mi piacciono un granchè: Vronskji poi è il tipo d'uomo che spero mia figlia non incontri mai sulla sua strada... anche se lei ha già dimostrato di avere il cervello a posto.

CIAO a tutti.



Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Posted - 30/09/2013 :  11:55:57  Show Profile
@Rosella mi fa piacere che ti è piaciuto il mio commento sul marito tradito; ogni tanto mi fa bene sciogliermi in commenti personali sui personaggi. Dò conto così a tutti, anche dei miei "umori" che accompagnano e condizionano l'analisi.

In attesa di meditazioni e commenti sul personaggio di Anna, inserisco di seguito le ultime note della prima parte, che riguardano i due fratelli Nik e Levin.

1 - Cap. XXV - Entra nel romanzo Nik con tutta la forza dirompente e inaspettata di emarginato, contestatore del capitalismo, alcolista incallito e ribelle. Il fratello di Levin è l’altra faccia della Russia aristocratica e amministrativa rappresentata finora dall'autore.

1 - Cap. XXVI - Ritorno di Kostantin Levin a casa. Il mondo contadino lo rasserena; c’é una sorta di rivincita contro il mondo borghese, chiacchiericcio e aristocratico di Mosca e Pietroburgo; Levin si crogiola nel suo mondo e non permette al rifiuto di Kitty di offuscargli la serenita` riconquistata.

Il cane che si accuccia ai suoi piedi é una scena che rende al lettore tutto il calore di un momento domestico.

"Il te con Agafija Michajlovna - Basta che ci sia la salute, e la coscienza pulita. Laska non faceva che ficcar la testa sotto il suo braccio. Egli l’accarezzò ed essa ai suoi piedi si arrotolò a ciambella, ponendo la testa su una zampa di dietro che spuntava fuori. ... s’acquietò in una beata tranquillità. Levin segui` attentamente quest’ultimo suo movimento. Anch’io cosi`allora! Non é nulla... Tutto va bene."

Un quadretto domestico rassicurante e rilassante, dopo descrizioni di personaggi e situazioni che per numero e specificità, hanno tenuto alta l'attenzione del lettore.


RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 30/09/2013 :  19:44:59  Show Profile
Femminilità e mascolinità versus maternità e paternità – sono i legami relazionali che si instaurano in una famiglia e che mettono in gioco tutta la natura umana, (sia dal punto di vista femminile che da quello maschile); e i soggetti in relazione sono femmine e maschi, genitori e figli.

Eloise nel suo intervento ha accennato sia alla femminilità, sia alla maternità e paternità. Mi sono permesso di aggiungere la mascolinità per fare il controcanto alla femminilità, così come la paternità fa da controcanto alla maternità. Tanto per restare in tema di parallelismi e di coppie (la matematica è dappertutto; ne sarà contento il prof. Odifreddi che ha avuto l’onore di ricevere e l’emozione di leggere la lettera di un Papa emerito).

Questi argomenti (maternità, ecc.) mi hanno fatto venire in mente il racconto “Placenta” contenuto nell’omonimo libro che mio figlio tempo fa ebbe l’ardire di pubblicare. http://www.letteratour.it/recensioni/D01frascM01.asp
Il racconto Placenta parla di una maternità un po’ speciale portata all’estremo; riporto l’incipit: “Una leggenda narra di una mamma che non voleva partorire. Non voleva abortire. Voleva tenersi il bambino dentro, ecco tutto”. Non voglio fare pubblicità al libro ma l’ho menzionato solo perché la presentazione di questo libro è stata l’occasione che mi ha fatto conoscere Eloise e il www su cui stiamo forumando. Insomma un piacevole ricordo. Ma al tempo stesso il tema del libro è il rapporto tra piccoli e grandi, tra figli e genitori e la maternità naturalmente è carattere essenziale di questo rapporto.

Torniamo a noi. Anna Karenina non è il tipo di mamma che si tiene il figlio dentro per non farlo nascere; il suo bambino è nato ed è già grandicello da essere entrato in relazione (conflittuale) anche con il padre. Anna decide il suo adulterio, ben conscia di mettere in crisi, non solo la sua relazione con il marito (tanto di quello non sa che farne), ma anche quella con il figlio; ha paura di perderlo ma la sua voglia d’amore è più forte, è una vera e propria fuga dall’oppressione e dalla piattezza coniugale; il suo adulterio per lei è un viaggio sulle “ali della libertà”.

No, a me Anna non è simpatica; mi piace, ma non mi è simpatica. Anna è cosciente che il suo adulterio le potrà portare via il figlio; anzi, mi pare che in qualche parte lo dice pure, non ricordo se a Vronskij o a se stessa. La sua quindi è una scelta cosciente delle possibili conseguenze nefaste, non tanto per lei, ma per il vuoto che lascerà ai figli. Nell’amore l’ego è sublimato e il figlio scompare dai pensieri di Anna.

Il marito Aleksjej lo lascio da parte benché, volente o nolente, lui stesso è complice fifty-fifty con Anna per il suo adulterio; ma è talmente preso da sé che non lo vede neanche quando se ne manifestano i segni sotto i suoi occhi. L’amministrativo riesce solo ad assecondare la gente che trova “sconveniente” il parlare animoso di Anna e Vronskij.

Vronskij fin da subito non è una garanzia né per Anna, tantomeno lo può essere per i figli. Il conte è giovane e troppo “pompato” per accorgersi del male che sta seminando. Tutta la comunità comunque è complice e si appresta a perpetuare con Anna l’antico rito del capro espiatorio; Anna è all’indice come vittima sacrificale designata per la rifondazione morale della comunità; proprio a questo serve il capro espiatorio: purificare dal male la comunità addossando tutte le colpe ad una sola persona, sacrificarla a Dio e rifondare una nuova comunità “pulita”. La pace e l’armonia tornano nella comunità dopo il sacrificio del capro espiatorio.

Il capro espiatorio non vi ricorda anche qualche politico dei nostri tempi?

RF
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Rosella
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Posted - 04/10/2013 :  10:12:11  Show Profile
Ciao Rosario.

cosa intendi con questa frase:
quote:

No, a me Anna non è simpatica; mi piace, ma non mi è simpatica.


Ti piace come creazione letteraria, o come persona potenzialmente vera?

quote:

Anna è cosciente che il suo adulterio le potrà portare via il figlio; anzi, mi pare che in qualche parte lo dice pure, non ricordo se a Vronskij o a se stessa. La sua quindi è una scelta cosciente delle possibili conseguenze nefaste, non tanto per lei, ma per il vuoto che lascerà ai figli. Nell’amore l’ego è sublimato e il figlio scompare dai pensieri di Anna.



Mi pare che su questo finora siamo tutti d'accordo...

quote:

Vronskij fin da subito non è una garanzia né per Anna, tantomeno lo può essere per i figli. Il conte è giovane e troppo “pompato” per accorgersi del male che sta seminando.



Meno male che questo lo scrive un uomo! Vronskij è un pavone che fa la ruota, incurante dei sentimenti delle donne che ha intorno, privo di ogni qualità positiva interiore.

quote:

Tutta la comunità comunque è complice e si appresta a perpetuare con Anna l’antico rito del capro espiatorio; Anna è all’indice come vittima sacrificale designata per la rifondazione morale della comunità; proprio a questo serve il capro espiatorio: purificare dal male la comunità addossando tutte le colpe ad una sola persona, sacrificarla a Dio e rifondare una nuova comunità “pulita”. La pace e l’armonia tornano nella comunità dopo il sacrificio del capro espiatorio.



Osservazione molto interessante.
Quel che mi indispettisce sopra ogni altra cosa, è l'atteggiamento così marcatamente diverso della "società" nei confronti di Anna e Vronskij. A lui non viene dato nessun biasimo, sebbene abbia abbandonato la (quasi) fidanzata, sedotto una donna sposata, e infine corteggi una giovinetta mentre mantiene un'amante.

Ma lui non ha infranto le "regole". Questa "società" basa tutto sull'apparenza, su ciò che si vede; altri problemi devono restare nascosti.

Dalle camicie rammendate di Dolly si passerà alla rivoluzione... nei discorsi dei fratelli di Levin se ne colgono già le premesse.

Buon week-end

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Posted - 04/10/2013 :  19:37:10  Show Profile
Rosella, Anna Karenina mi piace come lettore; ovvero con tutto ciò che ne può derivare da una lettura un po' empatica. Mi piace perché Tolstoy la descrive magnificamente come una donna a tutto tondo. Non mi è simpatica perché la simpatia è qualcosa di diverso dal piacere; le sue vicende non me la rendono simpatica ma molto problematica.
Buon fine settimana a tutti.

ps: riporto da wikipedia alcuni chiarimenti sulla simpatia e sul piacere; questo per chiarire il diverso approccio sul personaggio che un lettore può avere rispetto ad una lettrice.

"la parola simpatia può essere usata per «denotare il nostro sentimento di partecipazione per qualunque passione.»"

"Il piacere è un sentimento o una esperienza che corrisponde alla percezione di una condizione positiva, fisica ovvero biologica oppure psicologica, proveniente dall'organismo".

La distinzione maschio femmina è necessaria nella percezione di lettura di un personaggio.
ergo: Anna può essere simpatica alle lettrici, può piacere ai lettori.
RF
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ombra
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Posted - 07/10/2013 :  09:52:31  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Ragazzi,
ho avuto qualche problema di connessione. Ho visto che avete inserito diversi interventi, vi leggo, mi rimetto in pari e cerco di riprendere le file.
A prestissimo

Baci

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Rosario
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Italy
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Posted - 09/10/2013 :  14:42:00  Show Profile
Per aggiornamento riporto le ultime note di lettura della seconda parte. Riguardano Serjoza, il bambino; La corsa ippica di Vronskij; Kitty e la sua guarigione.

AK2-XXII - Serjoza, il bambino. "Egli entrava già, appoggiato tutto il piede per non far rumore sugli scalini in lieve pendio della terrazza, quando a un tratto si ricordo’ di quello che dimenticava sempre, e di quello che formava il lato più tormentoso dei suoi rapporti con lei: il figlio suo, col suo sguardo interrogatore, di avversione, come a lui pareva." Il figlio di Anna, Serjoza, rappresenta "il lato più tormentoso" dei rapporti tra i due amanti.

Piccoli e grandi in relazione. Il bambino con la sola sua presenza smaschera "il loro grado di deviazione da quel che sapevano, ma non volevano sapere". I grandi cercano di sfuggire la verità; si nascondono dietro la menzogna con i loro atteggiamenti e comportamenti misurati e attenti a non farsi indagare dallo sguardo del bambino.

E' questo il punto dove il "peccato" consumato li fa vergognare. E, come Adamo ed Eva si scoprono nudi e si sentono a disagio; si vergognano davanti allo sguardo di Dio. "Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: - Dove sei? - rispose: - Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". (Gn, 3,10)

Personaggi e interpreti: Serjoza è il Signore Dio; Vronskij è Adamo; Anna è Eva.
Sinossi: Il bambino, con la sua innocenza, mette in soggezione gli amanti.

Considerazioni: La maternità di Anna va a farsi benedire chissà dove, per lasciare il posto alla passione per il suo uomo. Quando a una donna salta la maternità per far posto alla passione amorosa, è la sua morte, nell'anima… e nel corpo.

AK2-XXV – La corsa ippica "- Aaah! - ruggì Vronskij prendendosi il capo tra le mani. - Aaah! Che ho fatto! - egli grido’ - E la corsa perduta! La mia colpa vergognosa, imperdonabile! E questo disgraziato, caro cavallo perduto! Aaah! Che ho fatto!"

La magnifica descrizione della corsa ippica, termina con la caduta del cavallo per un errore di postura del cavaliere che lo conduceva; un certo Vronskij. Una scena penosa che mi ha mosso a compassione. Il cavallo condotto da Vronskij, fino a quel momento emblema di energia, vivacità e potenza, cade malamente per una mossa scomposta del cavaliere, che con il suo peso, in contraccolpo, gli spezza la schiena nell'appoggio a terra dopo il salto. E' quasi un anticipo di quello che succederà ai due amanti dopo il vortice della loro passione.

Personalmente, quella del capitolo XXV è stata la lettura più coinvolgente e sconvolgente della seconda parte del romanzo. Un capolavoro di narrazione e descrizione dei particolari e dell'azione. Nonostante la lunghezza dei suoi romanzi, dobbiamo riconoscere che Tolstoy è “realmente” un grande scrittore. La sua è grande letteratura.

Cap. XXX - XXXV. La guarigione di Kitty. L'ultimo capitolo della seconda parte ci restituisce una Kitty guarita dalla depressione. La guarigione avviene per mezzo di una nuova conoscenza: Varegnka. Nella giovane personalità di Kitty, Varegnka prende il posto di Anna; Varegnka diventa il nuovo modello di riferimento; la nuova mediatrice di Kitty.

Considerazioni - Le diverse metamorfosi adolescenziali di Kitty ce la rendono prima una ragazza piena di voglia di vivere, estremamente egoista ed egocentrica; una ragazza che pensa a se stessa con piglio regale, considerandosi il centro dell’universo; la classica "cocchetta di casa"; dopo l’incontro con Varegnka invece, Kitty si accorge che esistono anche gli altri; segue fedelmente i comportamenti di Varegnka e diventa una specie di dama di carità; ma, da ragazza intelligente e ancora intellettualmente "pura", si accorge che é tutta una finzione.

"Per parer migliori dinanzi alla gente, dinanzi a se, dinanzi a Dio; ingannare tutti."

Questo pensiero di Kitty mi ricorda i pensieri di Vitangelo Moscarda in uno nessuno e centomila di Pirandello.

L'analisi girardiana mostra ancora come la verità ovvero l'autenticità del personaggio (coscienza dell'inganno) è nascosta dalla menzogna della storia ovvero dall'ipocrisia che si fa linfa vitale della relazione individuo-società.

Il parallelismo con le tematiche di Pirandello sorge spontaneo.

La guarigione ci restituisce una Kitty più consapevole di se stessa e dell’ipocrisia dominante che caratterizza la società; più matura quindi e innamorata di Varegnka.

La seconda parte termina, infatti, con l'invito di Kitty a Varegnka di rivedersi a Mosca; l’amica acconsente solo nel caso di un matrimonio di Kitty; la risposta della principessina è emblematica di questo innamoramento:

"E allora mi mariterò solo per questo".

RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 10/10/2013 :  11:03:39  Show Profile
Nella sua debolezza e malinconia Anna Karenina, in un momento di riflessione, dopo aver visto Vronskij alla stazione, avrebbe potuto pensare così (ma sappiamo che non lo ha fatto):

"... (Quell'uomo) che ho visto
potrebb'essere un diavolo; e il diavolo
ha il potere di comparire (...)
in forme seducenti e ingannatorie;
e chissà che non voglia profittare
della mia debolezza
e del mio stato di malinconia
- due umori su cui ha gran potere -
per ingannarmi e indurmi a dannazione.
(Monologo di Amleto atto 2 scena 2)

Amleto di Shakespeare: Un parallelismo senza distinzione di genere. Ma nella realtà (letteraria) la nostra Eva non fa queste riflessioni ma cade nel baratro per l'irresistibile desiderio di un amore passionale.

RF
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ombra
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296 Posts

Posted - 10/10/2013 :  15:41:35  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

Nella sua debolezza e malinconia Anna Karenina, in un momento di riflessione, dopo aver visto Vronskij alla stazione, avrebbe potuto pensare così (ma sappiamo che non lo ha fatto):

"... (Quell'uomo) che ho visto
potrebb'essere un diavolo; e il diavolo
ha il potere di comparire (...)
in forme seducenti e ingannatorie;
e chissà che non voglia profittare
della mia debolezza
e del mio stato di malinconia
- due umori su cui ha gran potere -
per ingannarmi e indurmi a dannazione.
(Monologo di Amleto atto 2 scena 2)

Amleto di Shakespeare: Un parallelismo senza distinzione di genere. Ma nella realtà (letteraria) la nostra Eva non fa queste riflessioni ma cade nel baratro per l'irresistibile desiderio di un amore passionale.

RF


Che parallelismo azzeccato, veramente se la riflessione di Anna fosse stata questa avremmo letto un romanzo totalmente diverso. Vronskij è davvero un diavolo tentatore, Anna è una facile vittima?! Ricordiamo però che la vita è fatta di scelte, Anna vuole la passione e ne riceve tutte le conseguenze. Come si suol dire chi è causa del suo male non pianga se stesso! :D

Questa è veloce veloce... sono in fase di ripresa dai festeggiamenti del mio compleanno.

A presto

Marta

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eloise
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603 Posts

Posted - 11/10/2013 :  17:38:35  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Buon compleanno Marta!!!

Devo leggermi con più calma i vostri interventi e ahimé come al solito ho poco tempo, però una cosa mi preme scrivere. Personalmente trovo che nessun personaggio sia biasimevole a 360 gradi, se non forse il marito di Anna e quella sua vecchia amica innamorata e bigotta. I personaggi principali (Vronskij compreso) godono tutti di un'attenzione così completa da parte dell'autore, e questi sa così sapientemente entrare nei meandri dell'animo umano, che di ognuno possiamo davvero conoscere ogni cosa. E' vero che Vronskij esordisce nel romanzo col classico vestito del bellimbusto (personaggio-cliché di certa letteratura), ma nel corso di tutte quelle pagine egli subisce una lenta ma, secondo me, sicura trasformazione in positivo. Alla fine l'amore materno che in Anna scema via via sempre più, offuscata in tutto da questo suo amore egoistico, in Vronskij sembra invece dargli una prospettiva a lungo termine del loro rapporto (la prospettiva a lungo termine non è forse, in fondo, il grande dono che riceviamo dai nostri figli?), ed è proprio per questo che vorrebbe convincere Anna al divorzio, rendendosi conto che è l'unica strada per loro per crescere nel loro amore, evitando le insidie e le lapidazioni metaforiche della società.
Insomma, non sto difendendo Vronskij, nel senso che non perdo di vista che è solo un personaggio e non un imputato reale: sto dicendo che questo è un esempio lampante di ciò che ho affermato fin dall'inizio riguardo a Tolstoj come scrittore di romanzo realista: la sua capacità di narrare un mondo intero, anzi gl'interi mondi che ogni persona-personaggio ha intorno a sé.

Eloise
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Rosella
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Italy
316 Posts

Posted - 12/10/2013 :  16:17:44  Show Profile
anche da parte mia :

BUON COMPLEANNO MARTA

(scusa il ritardo)

@Rosario:
Mi sembri un po' duro:
"Considerazioni: La maternità di Anna va a farsi benedire chissà dove, per lasciare il posto alla passione per il suo uomo. Quando a una donna salta la maternità per far posto alla passione amorosa, è la sua morte, nell'anima… e nel corpo. "

In linea di principio sono d'accordo con te: una mamma è mamma prima ancora che donna, moglie e (orrore!) amante.
Tuttavia, Sereza è figlio di un uomo che lei non ha mai amato, è un piccolo Karenin. Nella psicologia di una donna, pur se madre, entrano in gioco meccanismi molto più complessi di amore-odio. In più, mi sembra che l'affetto di Anna per il figlio sia fin dall'inizio una sorta di "ripiego". Ama lui perchè non sa chi altro amare, non ha mai conosciuto nessuno che meritasse un sentimento così forte e profondo. Quando incontra Vronskij Anna s'iilude di averlo trovato.

Ottima la tua analisi su Kitty, e sui passi che la portano a diventare una vera donna, da quella bambina-bambola viziata che era. Kitty è un bel personaggio, con molti lati positivi, mi piace, ma... non so se, in una ipotetica realtà, sarei riuscita a sopportarla.

Considerazione generale: ricollegandomi a quanto scrive Eloise, stiamo parlando di queste figure letterarie come se fossero persone vere, vive, ve ne siete accort? Tolstoj li ha resi tali per noi: ecco dove si vede il GRANDE romanziere!
Vi ho scritto all'inizio che non mi piaceva molto: grazie a voi lo sto apprezzando sempre di più. E perciò mi sento di dire che
QUESTO FORUM E' SUPER !!!


Rosella - Gwendydd

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Rosario
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Posted - 12/10/2013 :  17:31:39  Show Profile
@Ombra - mi associo a Rosella ed Eloise per augurarti un buon... dopo-compleanno.

Per quanto riguarda Anna sono d'accordo con te; la vita è fatta di scelte con tutte le conseguenze che comportano, nel bene e nel male; condensate, un po' troppo drasticamente, sul proverbio che hai citato. Ma a me piace Anna, anche per le quelle scelte che si rivelano sbagliate, anzi "suicide". La sua caduta, la sua debolezza umanissima, la fa apparire anche temeraria nei confronti della comunità e della famiglia. In altre parole si può dire che la sua scelta coraggiosa la redime del marcio sociale ma nel contempo la condanna ad una solitudine esistenziale: senza l'amore dell'alta società, senza l'amore della servitù, senza l'amore del marito, senza l'amore dei figli e, anche se ancora non ne è consapevole, senza l'amore dell'amante; Anna vede nel suicidio l'unica via d'uscita verso ... la libertà.

@Eloise - tu scrivi "Alla fine l'amore materno che in Anna scema via via sempre più, offuscata in tutto da questo suo amore egoistico, in Vronskij sembra invece dargli una prospettiva a lungo termine del loro rapporto (la prospettiva a lungo termine non è forse, in fondo, il grande dono che riceviamo dai nostri figli?),"

E si l'amore a lungo termine lo riceviamo e lo diamo nei figli. Sono loro il collante dell'amore coniugale quando scemano gli ardori giovanili. L'amore coniugale non finisce neanche con la morte. La canzone di Coen è fantasticamente azzeccata:

http://www.youtube.com/watch?v=djhD40912m8


“Guidami danzando alla tua bellezza
col suono di un violino che brucia
conducimi danzando oltre il panico
fin dove starò al sicuro
sollevami come un ramo d’ulivo
e sii la colomba che mi riporta a casa
guidami danzando fino in fondo all’amore

Oh lascia che io veda la tua bellezza
quando non ci sono più testimoni
fammi sentire come ti muovi all’uso di Babilonia
lentamente mostrami ciò di cui solo io conosco i confini
guidami danzando fino in fondo all’amore
guidami danzando fino in fondo all’amore

Guidami ora danzando alle nozze
guidami danzando e non fermarti
guidami danzando con dolcezza e danza a lungo
stiamo entrambi sotto al nostro amore
ne stiamo entrambi sopra
guidami danzando fino in fondo all’amore
guidami danzando fino in fondo all’amore

Portami danzando ai bambini
che chiedono di nascere
guidami danzando oltre il velo
che i nostri baci hanno consumato
poni una tenda a rifugio ora
anche se ogni filo è strappato
guidami danzando fino in fondo all’amore

Guidami danzando alla tua bellezza
col suono di un violino che arde
conducimi danzando oltre il panico
fin dove starò al sicuro
toccami con le nude mani
o col guanto che le ricopre
guidami danzando fino in fondo all’amore
guidami danzando fino in fondo all’amore”.

Ma Vronskij è troppo "irregimentato" per guidarla "fino in fondo all'amore". Ma come ripeto ancora sono alla quarta parte e le mie pseudoanalisi dei personaggi non sono ancora attendibili. Quello che ho scritto potrebbe ribaltarsi o forse aggiustarsi alla fine della lettura. Intanto posso essere d'accordo sul fatto che tutti i personaggi hanno il loro lato oscuro (o chiaro); le sfumature sono importanti per non condannare a "360 gradi" alcun personaggio maschile o femminile. Non siamo qui a giudicare, ma a capire per capirci.

Per quanto riguarda l'amore di Anna e Vronskij bisogna considerare anche il loro nascondimento ovvero i loro comportamenti menzogneri di fronte al marito e alla società. Nei riguardi della verità cito un brano della lumen fide i che parla proprio del rapporto amore-verità.

"L'amore non si può ridurre a un sentimento che va e viene. Esso tocca, si, la nostra affettività, ma per aprirla alla persona amata e iniziare così un cammino, che é un uscire dalla chiusura del proprio io e andare verso l'altra persona, per edificare un rapporto duraturo; l'amore mira all’unione con la persona amata. Si rivela allora in che senso l'amore ha bisogno di verità. Solo in quanto é fondato sulla verità l'amore può perdurare nel tempo, superare l'istante effimero e rimanere saldo per sostenere un cammino comune. ... Senza verità l'amore non può offrire un vincolo solido, non riesce a portare l'io al di la` del suo isolamento, né a liberarlo dall’istante fugace per edificare la vita e portare frutto".

Anna e Vronskij sono avvisati: la menzogna distrugge l'amore.

@Rosella - Io scrivo secondo la mia esperienza ma ricordo che sono maschio e la maternità la vedo riflessa da mia moglie o mia madre, insomma non è legge quello che scrivo ma a me sembra che, almeno fino alla quarta parte, l'amore materno di Anna è chiuso nella valigia. Le mamme che conosco io hanno delle misure diverse di amore materno; addirittura una di queste mamme non voleva far nascere il figlio per paura di perderlo; lo voleva tenere tutto per se.



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Rosario
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Posted - 12/10/2013 :  21:46:46  Show Profile
@ Eloise ha scritto: "Per me, una donna è donna finché non ha figli. Sarò all'antica, ma una volta che ha figli una donna non è più solo donna, è mamma. E' la terribile condizione, e al contempo la meravigliosa esperienza, dell'essere donna fino in fondo."

Per me la maternità è la pienezza della donna, non nel senso del pancione ma nel senso antropologico; ovvero la femminilità matura nella donna in maternità. La donna non cessa di essere donna ma matura il suo ruolo come artefice e custode speciale dell'umanità con la procreazione. Proprio oggi c'è stato un discorso di papa Francesco proprio sulla maternità; riporto il brano significativo che riguarda il ruolo della donna e i pericoli sociali connessi:

"Chiamando la donna alla maternità, Dio le ha affidato in una maniera del tutto speciale l’essere umano.
Qui però ci sono due pericoli sempre presenti, due estremi opposti che mortificano la donna e la sua vocazione. Il primo è di ridurre la maternità ad un ruolo sociale, ad un compito, anche se nobile, ma che di fatto mette in disparte la donna con le sue potenzialità, non la valorizza pienamente nella costruzione della comunità. Questo sia in ambito civile, sia in ambito ecclesiale. E, come reazione a questo, c’è l’altro pericolo, in senso opposto, quello di promuovere una specie di emancipazione che, per occupare gli spazi sottratti dal maschile, abbandona il femminile con i tratti preziosi che lo caratterizzano." Per chi volesse leggere tutto il discorso questo è il link

http://www.zenit.org/it/articles/con-la-maternita-dio-ha-affidato-il-mondo-alle-donne

Tornando ad Anna le cose sembrano diverse. La società in cui vive Anna è ben diversa da quella attuale, sia in funzione geografica sia in funzione temporale; resta invece sostanzialmente uguale l'aspetto spirituale e psicologico in cui la donna opera e agisce con le sue caratteristiche specifiche di femminilità e maternità. E' in questi aspetti che a noi lettori può scattare la molla dell'immedesimazione, grazie anche all'arte letteraria e alla cura descrittiva di Tolstoy.

Io essendo maschio, non posso argomentare sulla maternità se non in senso puramente teorico non supportato cioè dall'esperienza. Posso solo dire qualcosa sulla femminilità nella misura in cui tale caratteristica della donna interagisce con la mia esistenza.



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eloise
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Posted - 13/10/2013 :  08:23:24  Show Profile  Visit eloise's Homepage
quote:

addirittura una di queste mamme non voleva far nascere il figlio per paura di perderlo; lo voleva tenere tutto per se.



Accidenti è vero, sono così tanti e talvolta anche contraddittori i sentimenti che come mamma si può sentire che è difficile giudicare quei pensieri folli che a volte passano per la testa. Io sono una mamma piuttosto "sportiva", ma ricordo ogni mia gravidanza con pensieri di angoscia, di perdita e assimilazione, in cui includevo non solo chi tenevo in grembo ma, quando c'erano, anche gli altri figli. Non è difficile immaginare le paure e le spinte a volte distruttive che possono venire in una donna che si sente sola e insicura, che non sente di camminare su un terreno stabile. E' anche in questo senso che non mi sono mai sentita di giudicare una mamma quando compie gesti estremi di suicidio. Non ho, per fortuna, mai vissuto momenti di assoluta disperazione, eppure anch'io spesso sono stata tormentata da pensieri funesti, figuriamoci chi davvero non vede prospettive alla propria vita e vita di donna, vita di mamma.
Ma torniamo al romanzo, foriero di tutte queste riflessioni sulla donna, la maternità e i legami sociali. Ovviamente in questo caso non è la maternità a portare Anna al gesto estremo, comunque sia è la sua solitudine. Per continuare il parallelismo tra le coppie, nel romanzo vedo che la coppia Levin-Kitty parte con distacco, con dubbi, timori e incomprensioni, e poi si avvicina e si lega sempre più, e in questo loro forte legame c'è il forte collante sociale che li circonda. Levin è un ragazzo inizialmente solitario, un "orso" diremmo oggi, un contadino che non conosce il mondo femminile e la socialità conviviale (persino familiarmente ha due fratelli maschi, nessuna sorella). Col legame di Kitty comincia per lui un cambiamento drastico, che lo porta ad essere il perno maschile di un'intera società che si riunisce nelle sue proprietà: la moglie di Oblonskj e famiglia, la famiglia di Kitty, ecc. Questo lo porta man mano a dar corpo a pensieri latenti in lui circa le responsabilità sociali dell'individuo, la sua coscienza, ecc. Vronskij, per come lo vedo io, s'investe pure lui di un forte percorso di maturazione. Da perfetto bellimbusto viene suo malgrado travolto dall'amore di una donna che potrebbe (se la società e le cose fossero diverse) farlo diventare un uomo completamente maturo e responsabile, anche migliore di Levin (nel senso che per carattere è comunque più deciso, più capace socialmente, ecc). E' lui ad accorgersi prima ancora di Anna cosa potrebbe fare loro del bene (il divorzio, i viaggi all'estero, le occupazioni sociali). Purtroppo questo sogno di una vita compiuta non si realizza perché Anna trova troppi ostacoli davanti a sé per maturare la sua, di personalità. La loro coppia, a differenza di Levin-Kitty, parte con assoluta decisione, e poi vira nel dubbio e nell'incompiutezza. Il loro rapporto diventa assolutamente squilibrato, da ciò ne conseguono gelosie, falsità, ecc. In questo caso, gli ardori iniziali - per riprendere Rosario - NON lasciano posto all'amore coniugale di una coppia con prospettive a lungo termine, niente figli (anzi sì, ma dimenticati, il che è peggio). E così questo intreccio di vite parallele ci mostra le due parabole, ascendente e discendente, delle coppie principali di questo romanzo. Due movimenti dunque, uno che parte dal basso e sale in alto fino ad arrivare all'ultima pagina del romanzo (discorso sulla comprensione del bene), l'altro che parte dall'alto e scende nel baratro della morte e del rimorso. Come ho già notato in precedenza, queste due coppie si muovono si uno sfondo di altre coppie: le quali però, a differenza di loro, si distinguono per la loro fissità: prima di tutte la coppia Oblonskij (marito che non riesce a non tradire, moglie che subisce questo marito per amore dei figli), poi la coppia Varen'ka-Sergej (lui rimane un intellettuale "abituato a vivere di sola vita spirituale" e non si avventura - per continuare a dirla con le parole di Levin - nella vita reale), infine la coppia della prostituta e dell'altro fratello, anch'essa miserevolmente destinata a rimanere immutata nell'unica strada intrapresa dal fratello.

Eloise
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Rosella
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Italy
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Posted - 13/10/2013 :  11:02:11  Show Profile
WOW !!

Ho dato una scorsa ai vostri scritti, ma devo leggere più attentamente e annotare i tanti argomenti che avete così acutamente proposto.

Velocemente un paio di osservazioni:

1) ricordiamoci sempre che Anna è malata, soffre di una grave forma di depressione. Tolstoj non lo sa (pur raccontandola magistralmente) ma noi sì. Le sue azioni non possono essere comprese pienamente se non si cerca in qualche modo di immedesimarsi in questa sua solitudine esistenziale: Anna è una "diversa", lo è sempre stata e lo sarà sempre. Nicolaj, il fratello di Levin, manifesta "all'esterno" questa diversità, questo essere spinto tra i reietti, Anna lo vive tutto internamente, perciò nessuno se ne accorge.

2) Dolly. Dolly è la madre antitetica ad Anna, la madre che non è più nulla se non una "fabbrica" di figli, ai quali, peraltro, vuole molto bene, e si dedica amorevolmente. Ma mi rifiuto di pensare che l'essere donna si possa risolvere così. Dolly dimentica di curare se stessa, di rendere attraente la casa, lascia fare a Stiva tutto ciò che vuole. No, scusate, ma questo non va bene. L'incompiutezza assume un'altra forma.

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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