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 Archibald Joseph Cronin, L'albero di Giuda
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eloise
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Posted - 03/07/2014 :  14:40:26  Show Profile  Visit eloise's Homepage
quote:
Direi che l'incoscienza diventa colpa solo dopo l'esame di coscienza; ovvero l'incoscienza è una leggerezza comportamentale, una debolezza umanissima; un peccato veniale che diventa mortale solo dopo che viene portato in evidenza da chi lo ha commesso. I preti direbbero che ogni peccato veniale (ovvero involontario) va confessato dopo che l'esame di coscienza lo porta in evidenza; altrimenti rimarrebbe una inclinazione comportamentale "cronica" (termine medico di Moray) molto più difficile da correggere


Rosario, mi riservo di leggere il link che posti con più calma. Intanto scrivo di getto alcune riflessioni che ciò che dici mi ha portato a fare.
Se assumiamo come giusto quello che dici, possiamo dire che a Moray manca proprio l'esame di coscienza, per cui per lui l'incoscienza (se tale è la sua) è a tutti gli effetti una inclinazione comportamentale cronica: cioè niente di meno che una vera e propria "dannazione". Il finale (non dico di più sempre per via di Rosella, ma chi ha letto sa già a cosa mi riferisco) ribalta questa cronicità e compie il destino del protagonista. Ma analizzeremo più avanti questo finale e i suoi significati, impliciti ed espliciti.

Eloise
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eloise
Senior Member

603 Posts

Posted - 03/07/2014 :  14:46:06  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Comunque povero Cronin, lo stiamo "massacrando"! Vero che pecca di talento autoriale per certe cose (almeno in questo romanzo, sugli altri che non conosco mi astengo dal dare giudizi), ma riconosciamogli la capacità in certi passi di fare descrizioni notevoli, soprattutto legate alla natura, per la quale sicuramente nutriva passione e ammirazione: le pagine iniziali del romanzo in cui descrive minuziosamente paesaggio e piante della dimora del protagonista sono belle. Magari anche lui ha ideato questo romanzo e questo titolo come tributo all'albero che sotto sotto ammirava come facciamo noi!

Eloise
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Rosella
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Italy
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Posted - 03/07/2014 :  19:33:21  Show Profile
Ciao a tutti e GRAZIE di cuore per il riguardo nei miei confronti. Siete davvero molto cari nel "trattenervi" per non rivelare il finale. Dato il titolo, la linearità della narrazione, e l'evidente intenzione dell'autore di dimostrare una tesi mi aspetto una qualche figuraccia poco edificante del protagonista...

Ci sono già due cose su cui non posso che concordare con voi:
- la scarsa caratterizzazione dei personaggi secondari
- il dilemma sulle azioni che causano mali al prossimo.

A mio parere, i personaggi sono così sfumati non per incapacità dell'autore, ma perchè "non essenziali" alla lettura in sè. Il protagonista è UNO, e tale deve rimanere, perchè solo in questo modo si può seguire la vicenda dal "suo" punto di vista. poi ciascuno trae la sua conclusione... io mi associo a Marta, che lo definisce "viscido". Non è limpido e leale, fin dall'inizio, con quella sua "capacità di piacere a tutti".

Non posso ancora pronunciarmi sull'esito finale delle sue azioni, ma, dalla vita vissuta, ritengo esistano persone scientamente malvagie, ed altre solamente opportuniste, o deboli di carattere.

Un saluto a Gianlu79 : vai benissimo direi, ottimo intervento.

Ora vado a leggere mentre preparo la cena... adesso la vicenda finalmente mi ha catturata, e ho proprio voglia di capire cosa combina Moray.

A Presto!


Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 03/07/2014 :  21:24:36  Show Profile
Riporto l'elenco quasi senza commento delle mie note di lettura della prima parte del romanzo.

1 -Incipit con la descrizione medica sul benessere in relazione all'insonnia.

2- La descrizione naturalistica: forbita nei termini e garbo nel porgerla; paesaggi ed elementi descritti e resi con delicatezza come fossero degli acquarelli. Nomina per prima volta, quasi di sfuggita, la presenza defilata di un innocuo albero di Giuda nel giardino della residenza svizzera.

3- Lo sfoggio e l'ostentazione del bel sapere, delle buone maniere e del possesso.

4- La stanza delle cose belle

Adoro questa stanza. Qui lei potrebbe passare la vita nella celebrazione delle cose belle. E a maggior ragione dal momento che se le e' guadagnate.

Si credo proprio di essermele meritate. ...Da giovane in Scozia... avevo ben poco, ero un povero miserabile

5- Il sesso salutare: ancora un refuso medico: Ipertrofia prostatica causata dalle insaziabili richieste dell'ultima moglie.

6- Gli piaceva conoscere "gente per bene" (benché non fosse uno snob - buon Dio, no -)
Possibile parallelo con gli snob di Proust

7- Il ricevimento ricorda il ballo in onore di Kitty di AK; in entrambi i romanzi l'evento sociale segna la svolta passionale: in AK il valzer con Vronsky; nell'ADG Moray si sorprende nell'epifania del primo amore.

8- Magistrale la descrizione del temporale con cui Cronin chiude la prima parte di adg lasciando al lettore un presagio della storia che sta per raccontare.

9- La prima parte funge da prologo alla narrazione del romanzo vero e proprio; la storia romanzesca e' annunciata con la descrizione realistica e potente di un tipico temporale alpino.

Non è il massimo ma qualche spunto interessante è possibile trovarlo. Personalmente alcuni spunti li ho trovati leggendo la biografia di Cronin

RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 05/07/2014 :  23:45:53  Show Profile
Gianluca ci chiede:

Ultima cosa... anzi più che altro una domanda: qualcuno di voi ha associato, durante la lettura, l'immagine del protagonista di cui si stava leggendo con qualche altro personaggio di romanzi già letti?

Giuda! Per me è lui il personaggio guida di Moray. Anche se di altra "levatura"; la bassezza e la debolezza di Moray sono l'altra faccia del tradimento di Giuda; quest'ultimo è stato visto anche come un atto eroico così come Borges ne scrive nelle sue "Tre versioni di Giuda":

"Premeditò con lucidità terribile le sue colpe. L'adulterio partecipa della tenerezza e dell'abnegazione; l'omicidio, del coraggio; le profanazioni e la bestemmia, di un certo fulgore satanico. Giuda scelse quelle colpe cui non visita alcuna virtù: l'abuso di fiducia e la delazione. Agì con gigantesca umiltà; si stimò indegno d'essere buono. Paolo ha scritto: "Chi si gloria, si glorii nel Signore" (Corinti 1, 31); Giuda cercò l'inferno perché la felicità del Signore gli bastava. Pensò che la felicità come il bene, e' un attributo divino cui non debbono usurpare gli uomini." (J.L.Borges - Finzioni; Tre versioni di Giuda).

Come in Anna Karenina la frase di Paolo sulla "vendetta" apre il romanzo; così Cronin nel"L'Albero di Giuda" -che rimanda al "tradimento" - ci illumina la lettura con la lampada del "tradimento" e/o della "dannazione" come scrive Eloise.
"Tradimento" e "dannazione"(Il delitto e il castigo direbbe Fëdor Dostoevskij) sono i fari di lettura del nostro romanzo.

Un altro personaggio parallelo potrebbe essere Vitangelo Moscarda di Uno, nessuno e centomila; i parallelismi sono proprio nel dilemma "essere e apparire" in cui Moray dibatte la sua vita.


RF
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Rosario
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Italy
418 Posts

Posted - 07/07/2014 :  11:25:59  Show Profile
"La brama del possesso lo travolse, stringendogli la gola. Doveva averlo, doveva, per appenderlo di fronte al Sisley. Era un prezzo pazzesco, d'accordo, ma poteva permetterselo; era ricco, molto più di quanto calcolasse lo stesso Leushner che, naturalmente, non conosceva quel libricino nero, al sicuro nella cassaforte, con le sue affascinanti colonne di cifre." (Cronin - L'albero di Giuda)

"Tutti gli eroi del romanzo s'attendono dal possesso una metamorfosi radicale del loro essere." (Girard - MRVR)

La vanità del dottor Moray è bibblica. Il personaggio viene presentato (siamo al primo capitolo del romanzo) dall'autore in tutta la sua vacuità della "Vanitas vanitatum et omnia vanitas".

Siamo alle prime pagine del romanzo e l'autore si sbriga a caratterizzare l'eroe vanitoso (secondo il bel Renè Girard). Gli altri personaggi non sono caratterizzati - come qualcuno ha fatto notare - semplicemente perchè non hanno funzione soggettiva ma sono solo oggetti funzionali alla vanità del protagonista. Il nostro Giuda è bello che pronto a sciorinare tutte le sue nefandezze dettategli dalla vanità: un fanatico che non conosce limiti all'appropriazione di tutto ciò che lo circonda comprese le donne che è convinto d'amare.

RF
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ombra
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296 Posts

Posted - 08/07/2014 :  09:34:11  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

"La brama del possesso lo travolse, stringendogli la gola. Doveva averlo, doveva, per appenderlo di fronte al Sisley. Era un prezzo pazzesco, d'accordo, ma poteva permetterselo; era ricco, molto più di quanto calcolasse lo stesso Leushner che, naturalmente, non conosceva quel libricino nero, al sicuro nella cassaforte, con le sue affascinanti colonne di cifre." (Cronin - L'albero di Giuda)

"Tutti gli eroi del romanzo s'attendono dal possesso una metamorfosi radicale del loro essere." (Girard - MRVR)

La vanità del dottor Moray è bibblica. Il personaggio viene presentato (siamo al primo capitolo del romanzo) dall'autore in tutta la sua vacuità della "Vanitas vanitatum et omnia vanitas".

Siamo alle prime pagine del romanzo e l'autore si sbriga a caratterizzare l'eroe vanitoso (secondo il bel Renè Girard). Gli altri personaggi non sono caratterizzati - come qualcuno ha fatto notare - semplicemente perchè non hanno funzione soggettiva ma sono solo oggetti funzionali alla vanità del protagonista. Il nostro Giuda è bello che pronto a sciorinare tutte le sue nefandezze dettategli dalla vanità: un fanatico che non conosce limiti all'appropriazione di tutto ciò che lo circonda comprese le donne che è convinto d'amare.

RF



Concordo in pieno sul fatto che i gli altri personaggi non siano caratterizzati in quanto sono collaterali e fanno da "ambiente" (permettetemi la parola) al protagonista. A mio avviso però, come avevo già detto, non è ben delineato lui stesso. Questo perché David, come Giuda, è solo una metafora sull'avidità e sull'egoismo dell'umanità. Lo scrittore attraverso di lui vuol denunciare tutta la debolezza, la vanità della società in cui vive. Tema attualissimo perché non abbiamo fatto grandi progressi.
L'autore ci fa percepire ciò che è David, ma a mio avviso è la nostra stessa coscienza a caratterizzarlo.

A presto

Marta

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Rosario
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Posted - 09/07/2014 :  14:28:18  Show Profile
Ombra docet: "Questo perché David, come Giuda, è solo una metafora sull'avidità e sull'egoismo dell'umanità. Lo scrittore attraverso di lui vuol denunciare tutta la debolezza, la vanità della società in cui vive."
Certo è condivisibile il fatto che lo scrittore abbia voluto lasciare al lettore un messaggio che va oltre la storia; ma qual'è questo messaggio? Tutta l'umanità è avida ed egoista? Se restiamo sulla genericità della denuncia buttiamo all'aria la lezione; ovvero disperdiamo il messaggio duro e potente nella genericità (umanità); invece, come per Giuda, (nel monologo che ho linkato è evidenziato), anche per Moray il tradimento e la dannazione hanno valenza del tutto "personale".
Cronin si identifica in Moray (la biografia di Cronin lo conferma) ; il lettore in Moray non vede solo l'umanità ma soprattutto se stesso.
Siamo noi i traditori; siamo noi che ci danniamo se rimaniamo chiusi nel nostro egoismo così come Moray o come Giuda; ma c'è una strada per la salvezza: è quella del pentimento, (alias: l'esame di coscienza); l'uscita dal nostro ego, il distacco dalle situazioni ci aiutano ad essere consapevoli degli errori ed orrori commessi, cercare il perdono e con il perdono, la pace.
Moray, come Giuda, non è capace di pentimento; in tutto il romanzo non c'è una frase nè una situazione che indichino gli "altri"in senso soggettivo. Gli altri non esistono, solo lui esiste; solo lui e la natura. Gli altri, come scrive Gianluca sono solo comparse.
Dopo tutta questa tiritera, per me il messaggio di fondo del romanzo diventa: "rimanere nel proprio egoismo porta alla dannazione".


RF
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ombra
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296 Posts

Posted - 10/07/2014 :  10:06:35  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

Ombra docet: "Questo perché David, come Giuda, è solo una metafora sull'avidità e sull'egoismo dell'umanità. Lo scrittore attraverso di lui vuol denunciare tutta la debolezza, la vanità della società in cui vive."
Certo è condivisibile il fatto che lo scrittore abbia voluto lasciare al lettore un messaggio che va oltre la storia; ma qual'è questo messaggio? Tutta l'umanità è avida ed egoista? Se restiamo sulla genericità della denuncia buttiamo all'aria la lezione; ovvero disperdiamo il messaggio duro e potente nella genericità (umanità); invece, come per Giuda, (nel monologo che ho linkato è evidenziato), anche per Moray il tradimento e la dannazione hanno valenza del tutto "personale".
Cronin si identifica in Moray (la biografia di Cronin lo conferma) ; il lettore in Moray non vede solo l'umanità ma soprattutto se stesso.
Siamo noi i traditori; siamo noi che ci danniamo se rimaniamo chiusi nel nostro egoismo così come Moray o come Giuda; ma c'è una strada per la salvezza: è quella del pentimento, (alias: l'esame di coscienza); l'uscita dal nostro ego, il distacco dalle situazioni ci aiutano ad essere consapevoli degli errori ed orrori commessi, cercare il perdono e con il perdono, la pace.
Moray, come Giuda, non è capace di pentimento; in tutto il romanzo non c'è una frase nè una situazione che indichino gli "altri"in senso soggettivo. Gli altri non esistono, solo lui esiste; solo lui e la natura. Gli altri, come scrive Gianluca sono solo comparse.
Dopo tutta questa tiritera, per me il messaggio di fondo del romanzo diventa: "rimanere nel proprio egoismo porta alla dannazione".


RF



Ti ringrazio per la specifica. Sono stata superficiale a generalizzare troppo. Quello che intendevo è che di base l'uomo è un essere egoista. Per cui la propensione alla dannazione esiste in tutti noi. Come ci sono le eccezioni e le relazioni sociali che ci permettono di elevare la nostra natura.

Marta

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Barbara
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Posted - 10/07/2014 :  10:18:38  Show Profile
Rimenere nel proprio egoismo porta alla dannazione. Sono d'accordo con Rosario. E aggiungo che porta ad un individualismo di fondo che conduce alla distruzione. Com'è successo al nostro protagonista. Come trovo anche che questo sia questo un male dilagante. Però voglio essere come di mia natura positiva e pensare che non sia un destino assoluto, come dice Ombra. C'è che si dirige in altre direzioni e questo ci può far sperare.

Barbara Greggio
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ombra
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296 Posts

Posted - 10/07/2014 :  11:40:35  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

Rimenere nel proprio egoismo porta alla dannazione. Sono d'accordo con Rosario. E aggiungo che porta ad un individualismo di fondo che conduce alla distruzione. Com'è successo al nostro protagonista. Come trovo anche che questo sia questo un male dilagante. Però voglio essere come di mia natura positiva e pensare che non sia un destino assoluto, come dice Ombra. C'è che si dirige in altre direzioni e questo ci può far sperare.

Barbara Greggio


Credo di non aver espresso correttamente il mio pensiero. Mi sono fatta fraintendere. Io stavo analizzando la natura umana di base. Si sa l'essere umano è egoista. Non sono però una pessimista cronica da non sperare nelle eccezioni. La cultura, il relazionarsi con il mondo esterno ed altri fattori ci permettono di elevarci, migliorarci ed evitare la dannazione (se così la vogliamo chiamare). Se però non si ha la forza di contrastare questa tendenza (innata nell'uomo), si va incontro a quanto asserisce Rosario e al declino della società che viviamo ora.

Marta

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Barbara
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Italy
42 Posts

Posted - 10/07/2014 :  12:34:37  Show Profile
Vero: pure io mi ero espressa male. Avevo colto infatti questo nel tuo commento di Ombra, ma non l'ho scritto chiaramente. :-)

Barbara Greggio
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ombra
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296 Posts

Posted - 10/07/2014 :  12:37:12  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

Vero: pure io mi ero espressa male. Avevo colto infatti questo nel tuo commento di Ombra, ma non l'ho scritto chiaramente. :-)

Barbara Greggio



ahahhah scrivere, a volte è difficile. Si omettono parti di pensiero necessarie senza rendersene conto!!! Beh alla fine l'importante è che ci siamo capiti! :D

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Rosario
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Italy
418 Posts

Posted - 10/07/2014 :  14:43:19  Show Profile
quote:

quote:

Vero: pure io mi ero espressa male. Avevo colto infatti questo nel tuo commento di Ombra, ma non l'ho scritto chiaramente. :-)

Barbara Greggio



ahahhah scrivere, a volte è difficile. Si omettono parti di pensiero necessarie senza rendersene conto!!! Beh alla fine l'importante è che ci siamo capiti! :D




@ Barbara e Ombra
guardate cosa ho trovato in rete sul fraintendimento di ciò che si scrive e ciò che si legge:

Non c’è linguaggio senza inganno (Italo Calvino)

"Se ci capiamo, dobbiamo esserci espressi male" (Hans Kudzus)

"Io domino solo il linguaggio degli altri. Il mio fa di me quello che vuole." (Karl Kraus)

Ho voluto dire ciò che dico, letteralmente e in tutti i sensi (Arthur Rimbaud)

e infine un pensiero articolato e specioso dell'anonimo relatore:

"Penso di aver formulato il mio pensiero con le parole più pertinenti e mi attendo che il mio interlocutore abbia perfettamente inteso ciò che ho voluto dirgli. Eppure costui mi risponde con termini che mi appaiono stravaganti. Troverò che egli ha udito correttamente le mie parole e, tuttavia, di esse ha attualizzato un senso che nemmeno potevo supporre e di cui divengo consapevole nel momento in cui la mia intenzione comunicativa fallisce e richiede un supplemento di parole volte, per esempio, a dissipare un equivoco."

Ora bisognerebbe trovare una frase di Cronin che suggelli questa disgressione sulla comunicazione, il linguaggio e la parola.

Buon divertimento



RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 10/07/2014 :  16:54:32  Show Profile
"La tendenza consapevole ad essere chi si e` - la tensione interna verso la propria perfezione o completezza - e` una caratteristica degli esseri umani.

A cosa tendono gli uomini? E` una domanda complessa che richiederebbe un esame approfondito del concetto di volontà e dei suoi rapporti con la ragione.

Il protagonista desidera andare verso ciò che lo farà felice: il superamento della sua debolezza personale". (Carmen Sofìa Brenes)

Nelle passate letture ho avuto modo di applicare l'affermazione sul protagonista di Carmen Sofìa Brenes in due occasioni:

1 -Nel romanzo Stupore e tremori, le debolezze di Amelie sono il non essere e il voler essere giapponese (essere o non essere). Tutto il romanzo ruota intorno al tentativo conscio o inconscio di essere giapponese.

2-In Anna Karenina, la debolezza di Anna è la solitudine che vive nella superficialità e l'ipocrisia dei suoi legami familiari e mondani; ciò le genera insoddisfazione e accende il desiderio passionale di legami totalizzanti, che la coinvolgano con tutta l'anima. Questo desiderio nasce latente dall'incontro con Vronskij in treno e si libera in tutta la sua intensità al ballo di Kitty. Kitty diventa la mediatrice e rivale di Anna. Kitty è il paspartout che scatena in Anna il desiderio d'amore che diventa pian piano una vera e propria bramosia passionale.

Applichiamo la caratterizzazione del "protagonista" in questa lettura: Qual'è la debolezza personale di Moray?

Da quello che abbiamo visto finora, possiamo dire con Renè Girard che Moray

"deve il successo a una strana forza d'animo che coltiva con la passione del mistico. Questa forza e' al servizio dell'Io così come la vera mistica e' al servizio di Dio."

Il re degli idoli di Moray ha solo due vocali: I e O.

La debolezza di Moray è un egoismo smisurato; come un cane che si morde la coda, per superare questa sua debolezza non usa la virtù dei forti ovvero l'umiltà (verità romanzesca) ma al contrario la superbia, la vanità (menzogna romantica).

David Moray, come Giuda, spende tutta la sua vita al sevizio della sua debolezza - ecco "Giuda"; ecco la "dannazione".

RF
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