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 Archibald Joseph Cronin, L'albero di Giuda
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Rosella
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Italy
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Posted - 10/07/2014 :  23:24:01  Show Profile
Che farabutto mascalzone!

Dopo l'elegante intervento di Rosario, sono parole rozze e brutali, ma è esattamente ciò che ho pensato e provato non appena terminato il libro. E qui mi ricollego:


quote:

La debolezza di Moray è un egoismo smisurato; come un cane che si morde la coda, per superare questa sua debolezza non usa la virtù dei forti ovvero l'umiltà (verità romanzesca) ma al contrario la superbia, la vanità (menzogna romantica).
David Moray, come Giuda, spende tutta la sua vita al sevizio della sua debolezza - ecco "Giuda"; ecco la "dannazione".
RF



Moray passa tutta la sua vita in adorazione del proprio IO, non vede altri che se stesso, anche quando crede di "amare" in realtà non fa altro che soddisfare un nuovo capriccio: le donne non sono nulla di più che un quadro, un oggetto da cui trarre piacere nel possederlo ed osservarlo.

Forse sono un po' drastica, ma in questa chiave di lettura si apre un altro aspetto del "perchè" gli altri personaggi siano così poco caratterizzati: sono solo un complemento, un accessorio, non hanno rilevanza, poichè li vediamo attraverso gli occhi e il pensiero di Moray. Vigliacco sino alla fine, non ha neppure il coraggio di affrontare le conseguenze delle sue azioni. Non è un debole, come osserva giustamente Rosario è solo un egoista.
Mi ricorda molto Vronskji (a proposito, curioso il fatto che, separatamente, siamo passati a paragoni con Anna Karenina)

@ Barbara e Marta: persone così esistono, e ne ho anche conosciute, per fortuna esistono anche persone come Willie e Kathy. Esistono anche le Frida e gli Arturo: insomma, anche se sono tratteggiati a bozzetto, e non approfonditi psicologicamente, abbiamo un campionario completo di umanità "vera" e molto realistica.

Sono molto contenta di aver letto questo libro, iniziato un po' in sordina, ma concluso alla grande.

Riservo le altre mie osservazioni per il proseguimento, in modo da collegarmi meglio con lo sviluppo del discorso.

Un saluto a tutti

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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eloise
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603 Posts

Posted - 11/07/2014 :  12:07:45  Show Profile  Visit eloise's Homepage
Bene, vedo che la discussione ha proseguito.. e intanto anche Rosella ci ha raggiunti. Dunque possiamo affrontare meglio il "succo" del romanzo alla luce del suo finale, che spiega e chiude in un cerchio tutta la storia e lo stesso titolo.

L'albero di Giuda è il nome del romanzo, è uno dei primi elementi che viene introdotto nella storia, e infine è là che si chiude e compie il destino del nostro personaggio. Esattamente come il primo Giuda, impiccandosi per il rimorso e la coscienza (per la prima volta in vita sua, la COSCIENZA!!!) del male fatto. La "dannazione" di Giuda e di Moray deriva dal vivere e agire senza coscienza, e poi arrivare, nel momento in cui si è toccato il fondo e nulla è più riparabile, ad essere finalmente coscienti del male. E' il destino che si compie. Chissà quanta gente vive come Moray e poi muore senza nemmeno avere il sentore del male compiuto! Moray invece, almeno in fondo, prende coscienza: ed è proprio il peso di questa coscienza che lo porta al suicidio. In un certo senso, è un gesto che sancisce l'inizio e insieme la fine della dannazione per lui, un gesto che - va bene - non potrà mai essere riparatore (perché nel fare il male si è spinto troppo oltre) ma almeno dimostra un cambiamento di prospettiva.
Quindi se si analizza bene il carattere - in senso universale - del "traditore", simbolicamente rappresentato da Giuda, qual è la vera dannazione?
E' una doppia dannazione: in un primo momento, è dannazione per non essere mai in grado di CAPIRE veramente il male che si fa nella vita, mentre lo si fa; un un secondo momento, è la dannazione di arrivare solo alla fine, quando ormai è troppo tardi, a capire tutto il male fatto e portarsi dietro per sempre questa coscienza della colpa, senza però trovare il coraggio di convivere con questo peso.

Personaggio completamente negativo? A essere precisi direi di no: il vero "cattivo" è ben cosciente e contento di fare il male e di proseguire in questo senso. E' il cattivo senza rimedio. Moray non è così, perché prima non capisce fino in fondo di fare davvero del male.
Ma allora perché il tradimento, la figura di Giuda, sono considerati quasi peggio del cattivo tout court dal comune sentire? E' proprio il tipo di male che è sentito come insopportabile: da un cattivo ci si aspetta solo del male, per cui quando agisce male ce lo aspettiamo, mentre da un traditore all'inizio ci si aspetta solo del bene, perché ci si fida intensamente, ciecamente di lui. E' l'aspettativa che abbiamo su di lui a fare una qualche differenza. Se Moray non avesse mai avuto quella patina di persona per bene e la faccina che piace e accondiscende a tutti, se fosse nato con una faccia da disperato o da bandito, nessuno avrebbe scommesso due soldi su di lui. Altra dannazione intrinseca alla natura del traditore?

"Anche per Dante, che pure nella dannazione nobilitò diversi peccatori come Paolo e Francesca, Ulisse, Farinata, Giuda Iscariota rimane colui che ha commesso la più orribile e imperdonabile colpa e non ha neppure redenzione nella grandezza, pur avendo commesso il tradimento più grande. Del resto è l'unico essere umano di cui Cristo dia un giudizio inappellabile (Matteo, XXVI, 24): «Guai a quell'uomo dal quale il figlio dell'uomo è tradito: sarebbe stato meglio per lui non essere mai nato». Su questa base la condanna degli uomini è stata sempre inesorabile: Giuda è divenuto l'esempio della malvagità e del tradimento nei luoghi comuni della lingua, nelle metafore e anche nelle imprecazioni."
(tratto da un interessante articolo su Giuda di Carlo Lapucci: http://www.toscanaoggi.it/Cultura-Societa/La-leggenda-di-Giuda)

In questo articolo traggo spunto per un'altra riflessione, ahimé anche molto attuale; leggo:
"Pure in questa unanimità di riprovazione, e non potrebbe essere altrimenti, se si smette di guardare i bruscoli (o le travi) altrui e ognuno guarda se stesso, il caso di Giuda lascia un certo smarrimento: come sia possibile che un uomo chiamato tanto in alto, fino ad essere Apostolo, possa essere stato l'artefice del gesto più sacrilego.(...) Torna in mente la parabola dei talenti nella quale appare chiaramente che chi ha avuto molto di più deve rispondere, per cui l'essere chiamati non significa affatto essere gli eletti."

Come viene giustamente osservato, avere di più non significa necessariamente essere un eletto, ma anzi spesso avere responsabilità e doveri in più. Questo è ciò che Moray non capisce. Non capisce che non bastano i soldi e la posizione sociale a risarcire qualcuno di un male fatto, ma ben più contano l'affetto, quello reale, e la dedizione, umile ma quotidiana.

Eloise
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 12/07/2014 :  15:33:29  Show Profile
Moray e Giuda hanno in comune sia il tradimento di chi in loro crede e si fida, sia la scelta della dannazione eterna (il suicidio) ovvero sono incapaci di redenzione che solo un atto eroico di umiltà (il pentimento) può dare. Per loro non esiste redenzione perché la viltà li soggioga. Inoltre, né Moray né Giuda sono capaci di "essere" cattivi; a loro manca il coraggio per "essere".
Oltre a non essere coscienti di ciò che fanno, sono talmente vili da non avere neanche un accenno di pensiero a redimersi quando arrivano a prendere coscienza degli scempi commessi.

La redenzione è figlia del pentimento. La sola presa di coscienza, non è sufficiente a redimere: ci vuole il pentimento e la volontaria ricerca rigenerativa del “perdono”.

Il suicidio di Giuda, di Moray e, per me, di chiunque altro, non è un atto eroico, è solo una ennesima fuga dalle responsabilità; un supremo atto di egoismo.

Per dirla con Rosella-Freud il suicidio è la vittoria del nostro subdolo "Io" sulla coscienza d'essere.

In un mio commento sul tradimento di Giuda, che ho fatto prendendo spunto dalla lettura di “Tre versioni di Giuda” di Borges, fatta per documentarmi e approntare la caratterizzazione del personaggio Giuda, https://www.evernote.com/shard/s236/sh/e76bfad0-2652-4392-bb12-1f488dc9533f/8681de76e171061d3abe4e1926d195d3

ho scritto:

"Ecco il dramma di Giuda: non aver compreso il messaggio salvifico di Gesù … forse per troppa prossimità… come quando noi non ci accorgiamo del trave nel nostro occhio e vediamo invece le pagliuzze negli occhi degli altri…"

Come nell’articolo su Giuda citato da Eloise: la trave nel nostro occhio non vale la visibilità di una pagliuzza nell’occhio di un altro.



RF
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Barbara
Junior Member

Italy
42 Posts

Posted - 14/07/2014 :  12:53:06  Show Profile
Sono d'accordo che ciò che "salva" il nostro protagonista è che alla fine lui si sia reso conto del male fatto. E proprio per questo fugge però ancora una volta rifugiandosi nella vigliaccheria del suicidio, che lo porta lontano anche dalla vita che lo aspetta. Infatti Frida non gli avrebbe riservato altro che ciò che lui stesso aveva seminato, dato che anche lei non l'aveva sposato certamente per redimerlo nè per amarlo, ma per trarre i vantaggi che il suo denaro poteva darle.

Barbara Greggio
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ombra
Senior Member

296 Posts

Posted - 14/07/2014 :  14:51:50  Show Profile  Visit ombra's Homepage
quote:

Sono d'accordo che ciò che "salva" il nostro protagonista è che alla fine lui si sia reso conto del male fatto. E proprio per questo fugge però ancora una volta rifugiandosi nella vigliaccheria del suicidio, che lo porta lontano anche dalla vita che lo aspetta. Infatti Frida non gli avrebbe riservato altro che ciò che lui stesso aveva seminato, dato che anche lei non l'aveva sposato certamente per redimerlo nè per amarlo, ma per trarre i vantaggi che il suo denaro poteva darle.

Barbara Greggio



Concordo con Barbara. E' vero che alla fine il protagonista si accorge del male arrecato, ma una volta presa coscienza di ciò ha la possibilità di redimersi e votarsi al bene. Questo implicherebbe una strada tortuosa e difficile per un'anima come la sua. Per cui sceglie la via più semplice seppur agghiacciante e definitiva. Vigliacco sino alla fine.


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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 16/07/2014 :  21:47:41  Show Profile
Eccomi!
Vi chiedo scusa per la lunga assenza: sono stata senza telefono e senza internet per due giorni. Ora finalmente sembra tutto a posto, leggo tutto e medito.
A Presto

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 16/07/2014 :  22:11:47  Show Profile
Vedo che Moray non piace proprio a nessuno. Credo che l'intenzione dello scrittore fosse proprio questa: creare un protagonista che sia l'esatto contrario dell "eroe". Non è nemmeno un malvagio in senso stretto, è un uomo comune, che fa scelte sbagliate per opportunismo e poi cerca di giustificarsele. Trovo molto interessante questa scelta di fondo, che dà corpo a tutto il romanzo, e porta a riflettere sulla vanità dell'esistenza e sulla possibile redenzione, o riparazione, dei propri errori

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 17/07/2014 :  12:42:24  Show Profile
L'inizio della fine

La verità romanzesca del desiderio mimetico si svela soprattutto nella conclusione dei grandi romanzi, laddove "l'eroe trionfa del desiderio mimetico in una tragica conclusione". (Renè Girard - Menzogna Romantica, Verità Romanzesca)

L'eroe [Moray] scopre finalmente l'inganno dell'essere vissuto "di imitazione, inginocchiato davanti al mediatore" e sia pure tardivamente riacquista in una sorta di conversione la lucida consapevolezza della verità su se stesso, dell'inanita' delle ambizioni mondane e della banalità dei valori "borghesi". (Marco Porta - L'Enigma del Sacro)

Sono due frasi guida che mi hanno ispirato il commento che riporto in questo link

https://www.evernote.com/shard/s236/sh/658a16d8-2606-40ac-acbb-10cb18f6336c/679a8d80a3044dc097596589c85f65ec

chi ha voglia lo può leggere tutto come aggiornamento; ma per quel che riguarda la nostra discussione esporrò in qualche concetto chiave che inserirò di volta per volta nelle risposte alle osservazioni fatte.


RF
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Rosario
Senior Member

Italy
418 Posts

Posted - 18/07/2014 :  10:54:28  Show Profile
All'inizio della lettura del romanzo mi ha colpito "Lo sfoggio e l'ostentazione del bel sapere, delle buone maniere e del possesso."

Sul possesso inteso come indicatore della personalità di Moray (e di Giuda) ho riflettuto e sono arrivato alla conclusione che sia Moray che Giuda hanno una personalità segnata e subordinata all'essere come avere ovvero: "Ego, ego sum." (Ho, dunque sono). La bramosia del possesso conforma la loro personalità.

In particolare sul possesso ho preso degli appunti sia da Girad che da Carmen Sofìa Brenes, ecco il link

https://www.evernote.com/shard/s236/sh/a7a419c7-f526-4299-a4ee-6e7a2cad96c8/8088fb25acf34a1c503c8b0501472dc0

Dalla lettura di questi appunti possono scaturire delle riflessioni sul nostro modo di essere (e di avere). Il desiderio mimetico, per noi lettori, funziona anche in negativo ovvero se consideriamo spregevoli i personaggi che leggiamo siamo indotti a correggere i nostri comportamenti per non assomigliare ai personaggi.

Leggere ha una funzione pedagogica.

RF
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Rosella
Senior Member

Italy
316 Posts

Posted - 18/07/2014 :  12:06:00  Show Profile
quote:

All'inizio della lettura del romanzo mi ha colpito "Lo sfoggio e l'ostentazione del bel sapere, delle buone maniere e del possesso."

Sul possesso inteso come indicatore della personalità di Moray (e di Giuda) ho riflettuto e sono arrivato alla conclusione che sia Moray che Giuda hanno una personalità segnata e subordinata all'essere come avere ovvero: "Ego, ego sum." (Ho, dunque sono). La bramosia del possesso conforma la loro personalità.

In particolare sul possesso ho preso degli appunti sia da Girad che da Carmen Sofìa Brenes, ecco il link

https://www.evernote.com/shard/s236/sh/a7a419c7-f526-4299-a4ee-6e7a2cad96c8/8088fb25acf34a1c503c8b0501472dc0

Dalla lettura di questi appunti possono scaturire delle riflessioni sul nostro modo di essere (e di avere). Il desiderio mimetico, per noi lettori, funziona anche in negativo ovvero se consideriamo spregevoli i personaggi che leggiamo siamo indotti a correggere i nostri comportamenti per non assomigliare ai personaggi.

Leggere ha una funzione pedagogica.

RF



Rosario, stai facendo una vera tesi su questo romanzo. Significa che ti è piaciuto?

Anche io sono rimasta subito colpita dalla frase che citi in apertura di questo intervento, in particolare dalla parola "sfoggio". Sin da li' si intuisce che nel carattere di Moray, nella sua persona, c'è qualcosa di falso, artificioso. Infatti, proseguendo nella narrazione, si vede come Moray non si faccia scrupolo di usare questa sua capacità di piacere per piegare chi incontra ai propri desideri (per me, capricci).

Concordo anche sulla tua ultima frase "leggere ha una funzione pedagogica".
Lasciando stare per un attimo il povero Moray, che piace ai suoi compagni di carta, ma non altrettanto ai lettori, ciò che scrivi lo ritieni valido per ogni tipo di testo? Mi sono trovata recentemente tra le mani dei romanzi tanto brutti da non riuscire nemmeno a finirli. Per me un libro è valido se in qualche modo ti arricchisce; in altre parole: va bene il personaggio negativo, ma inserito in un contesto di valore letterario a buoni livelli, altrimenti si perde il piacere della lettura e si finisce con gettare tutto in un simbolico cestino

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra
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Rosario
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Italy
418 Posts

Posted - 20/07/2014 :  14:38:40  Show Profile
quote:


Rosario, stai facendo una vera tesi su questo romanzo. Significa che ti è piaciuto?
...
Lasciando stare per un attimo il povero Moray, che piace ai suoi compagni di carta, ma non altrettanto ai lettori, ciò che scrivi lo ritieni valido per ogni tipo di testo? Mi sono trovata recentemente tra le mani dei romanzi tanto brutti da non riuscire nemmeno a finirli. Per me un libro è valido se in qualche modo ti arricchisce; in altre parole: va bene il personaggio negativo, ma inserito in un contesto di valore letterario a buoni livelli, altrimenti si perde il piacere della lettura e si finisce con gettare tutto in un simbolico cestino

Rosella - Gwendydd

"di uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia d'Inghilterra




"Un libro trovato su un davanzale con un titolo strano: "Così parlò Zaratustra". Il nome dell'autore ancora più strano: Nietzsche. Mi incuriosisco. Lo osservo, lo prendo, leggo qualche frase delle prime pagine. Lo infilo sotto la cintola e lo copro con il maglione per nasconderlo; in pratica lo rubo. Così ebbe inizio la mia personale storia di lettore e letteratore. Avevo circa quindici anni e fino allora avevo letto solo le storie del libro Cuore e Ventimila leghe sotto i mari." (RF)

Rosella, questo è un aneddoto dove è ben evidenziato il mio approccio alla lettura. Leggere mi piace. Anche le cartelle cliniche, come è lo stile di scrittura usato da Cronin nel romanzo "L'albero di Giuda", hanno un loro "modo letterario" che mi affascina.

Mi piace scoprire ciò che non è palese nel racconto. In questo senso, Renè Girard per me è stata una rivelazione. Da quando ho letto il suo "Shakespeare - Il teatro dell'invidia" ho scoperto quel mondo nascosto che motiva e sorregge i personaggi, la trama e gli intrecci, anche i più insignificanti e periferici.

Questo modo di leggere mi cambia; cambia il mio modo di essere, il mio modo di vivere. Dietro ogni lettura c'è la verità; dietro ogni frase, ogni azione, ogni riflessione dei personaggi, c'è sempre un insegnamento per il mio vivere quotidiano.

«Il romanzo è il luogo della più profonda verità esistenziale e sociale del XIX secolo» (Renè Girard) .

A me piace la Verità, per questo la cerco sempre... anche leggendo le "cartelle cliniche".



RF
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Rosario
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Italy
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Posted - 21/07/2014 :  13:42:03  Show Profile
Un simpatico diversivo sulla missione in Congo, quella progettata da Moray che per sua fortuna ha scampato abbracciando, con la corda al collo, un ramo del magnifico e svizzero albero di Giuda. Un report del 2012 che il "piccolo de casa" ha postato nel suo "blogghespatriato" e che io ho copiato nel mio "evernote". Forse non è grande letteratura, ma a me piace leggere queste cose come anche le "cartelle cliniche" croni…che.

https://www.evernote.com/shard/s236/sh/4c6524f9-5b1f-4632-8687-0dec5115319a/042502e6b66962b28298038e760a31d2

I tempi sono cambiati dal tempo del dottor Moray ma i rischi no; è sempre un'avventura andare da quelle parti per missioni più o meno... umanitarie.


RF
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eloise
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603 Posts

Posted - 21/07/2014 :  14:21:09  Show Profile  Visit eloise's Homepage
quote:

Un simpatico diversivo sulla missione in Congo



AHAHAH!!
Lo spirito è proprio lo stesso di zio & nipote di Cronin!

Eloise
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ombra
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296 Posts

Posted - 22/07/2014 :  11:10:50  Show Profile  Visit ombra's Homepage
Concordo con Rosella sulla funzione della lettura come arricchimento. Devo dire che ultimamente questo scopo trovo si sia un po' perso e non riesco a portare a termine spesso libri di autori contemporanei. Non disdegno per partito preso nessun genere o opera, però delle volte è proprio difficile arrivare alla fine o dare una risposta alla domanda che mi pongo sempre: che mi lascia l'autore? cosa posso trarre da quanto letto?
Sono felice di dire che il romanzo che stiamo discutendo non rientra in questa categoria. Interessante e con molti livelli di interpretazione, mi piace vedere come ognuno di noi ne vede qualcosa di diverso.
Non sono intervenuta molto, ma ho letto tutto e vi ringrazio.

Baci

Marta


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Rosella
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Italy
316 Posts

Posted - 24/07/2014 :  11:42:14  Show Profile
quote:

Concordo con Rosella sulla funzione della lettura come arricchimento. Devo dire che ultimamente questo scopo trovo si sia un po' perso e non riesco a portare a termine spesso libri di autori contemporanei. Non disdegno per partito preso nessun genere o opera, però delle volte è proprio difficile arrivare alla fine o dare una risposta alla domanda che mi pongo sempre: che mi lascia l'autore? cosa posso trarre da quanto letto?
Sono felice di dire che il romanzo che stiamo discutendo non rientra in questa categoria. Interessante e con molti livelli di interpretazione, mi piace vedere come ognuno di noi ne vede qualcosa di diverso.
Non sono intervenuta molto, ma ho letto tutto e vi ringrazio.

Baci

Marta




Mi riconosco in pieno in questo tuo intervento, Marta. Abbiamo letto un libro che, pur essendo scritto con uno scopo un po' didattico palesemente dichiarato, ci dà una visione piuttosto ampia della società (non solo quella dell'epoca in cui è ambientato) e ci presenta molteplici personaggi e situazioni. Sono forse messi un po' in sordina rispetto alle vicissitudini del protagonista, ma non le ho trovate di scarsa rilevanza.
Rosario porta l'attenzione sul Congo: quale differenza tra lo spirito di abnegazione di Willie e l'opportunismo di Moray. ma non solo: Cronin ci ricorda come in alcuni luoghi la vita sia pericola e disagiata. Aggiungo che oggi è cambiato poco o nulla.
Un personaggio che ho trovato molto interessante è Frida, e anche di lei Rosario ne parlato, ma in un link. Non trovate che questa signora subisca una profonda trasformazione dall'inizio alla fine? parte come dama e amica benevola, e termina come arraffatrice/truffatrice.

Insomma, un libro che sicuramente arricchisce e al tempo stesso piace. Personalmente, li cerco e li apprezzo così. Rosario ha sicuramente una capacita di "ascolto" più profonda, al contrario, io tendo a scartare ciò che non mi sembra sufficientemente "bello"

CIAO

Rosella - Gwendydd

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