Il sacrificio, un diritto accordato da Dio.
ott 302020Un elegante ed arabesco esempio di sacrificio(*) nei gesti quotidiani di Amina, la giovane sposa del sayyed Ahmad
Il brano è tratto dal romanzo "Tra i due palazzi” - primo romanzo della "Trilogia del Cairo" di Naghib Mafuz, Nobel 1988.
Questo breve racconto dell'ora consacrata al terrazzo della giovane sposa del sayyed Ahmad, può essere considerato un esempio di quella "varietà straordinaria di forme narrative, cui Marco Porta, nella sua relazione sull'ermeneutica realista di René Girard (vedi l'articolo René, il testo e la verità), riconduce le mitologie di ogni luogo del pianeta; narrazioni che attestano, con una sostanziale e ineludibile unanimità, la vicenda che nel caos primordiale la violenza di tutti contro tutti si risolve improvvisamente nella violenza di tutti contro uno.
Amava le galline
L'ora consacrata al terrazzo traboccava per lei d'amore e di gioia, poiché era una riserva inesauribile di cose di cui occuparsi, una fonte di divertimento e di allegria. Non c'è da meravigliarsi, poiché il terrazzo era il mondo nuovo, sconosciuto alla grande casa, prima che ella ne entrasse a far parte. L'aveva infatti ristrutturato a gusto suo, mentre la grande casa aveva mantenuto il medesimo aspetto con cui era stata costruita in epoca remota. In quelle gabbie, fissate ad alcuni muri, dal giorno in cui erano state istallate tubavano le colombe; in quei piccoli pollai di assi di legno, dal giorno della loro costruzione le galline chiocciavano.
La gioia s'impadroniva di lei quando gettava il grano o metteva a terra i recipienti con l'acqua verso i quali le galline si spingevano seguendo il gallo. I becchi si abbattevano allora sul grano, frettolosi e regolari come aghi di macchine da cucire, lasciando sulla terra polverosa minuscole cavità simili a quelle lasciate dalla pioggerella. Come esultava quando, guardandole, ne vedeva qualcuna alzare la testa e osservarla con occhi stretti e puri, curiosa e intrigante, chiocciante, in un sentimento d'affetto reciproco che le riempiva il cuore di tenerezza! Amava le galline e i piccioni come tutte le creature di Allah in generale. Faceva loro dei discorsi affettuosi credendoli capaci di comprendere e di recepire con emozione.
Un diritto accordato da Dio
La sua immaginazione riconosceva il privilegio di sentire e di capire agli animali e talora anche alle cose. Era praticamente convinta che queste creature cantassero la gloria del Signore, partecipi per motivi diversi al mondo dello spirito. Il suo universo, quindi, con la sua terra e il suo cielo, i suoi animali e le sue piante, era un universo vivo e intelligente. Inoltre, ella non vedeva le qualità particolari di questo universo solo nel canto della vita che da esso emanava, ma anche nel senso di adorazione che se ne sprigionava! Non era strano, pertanto, che lasciasse aumentare il numero dei vecchi galli e delle galline decrepite, adducendo questo o quel pretesto: che una era molto prolifica, l'altra buona ovaiola e che un gallo in particolare, era la sua sveglia mattutina!
Forse, se fosse dipeso solo da lei, non avrebbe mai accettato di usare su queste creature il coltello e, se le circostanze la obbligavano a sgozzarne qualcuna, sceglieva la gallina o il piccione con una sorta di malessere. Gli dava da bere, gli diceva "Dio abbia misericordia di te" invocava il nome del Signore implorandone il perdono. Poi sgozzava la bestia, avendo come unica consolazione il fatto di usufruire di un diritto accordato da Dio, il Benefattore, e da Lui esteso a tutto il genere umano.
Commento
La gallina sgozzata assume così le caratteristiche di vittima sacrificale; la violenza di tutti contro tutti del caos famigliare si risolve nella violenza di Amina, (in rappresentanza di tutta la famiglia), contro la gallina.
Emblematica la scelta di una vittima con una sorta di malessere ("se le circostanze la obbligavano a sgozzarne qualcuna, sceglieva la gallina o il piccione con una sorta di malessere") che avvalora la tesi del "sacrificio sostitutivo" di cui Renè Girard scrive nel suo lavoro "La violenza e il sacro".
Il ruolo di Amina è quello della sacerdotessa;
il ruolo della gallina è quello "vittima";
il terrazzo è il "tempio".
Compiuto il sacrificio, la pace e l'amore che pervade Amina si trasmette e si effonde a tutta la famiglia. L'ora "consacrata" al terrazzo da Amina, assume tutto il valore di un rito sacrificiale ri-fondativo della piccola comunità famigliare.
Note
(*)
Sacrificio: atto rituale attraverso il quale si dedica un oggetto o un animale o un essere umano a un’entità sovrumana o divina, sottraendolo alla sfera quotidiana, come segno di devozione oppure per ottenere qualche beneficio. (Treccani)
Il sacrificio (Sacer-facere) é l'atto che rende sacro un tempo, uno spazio, un oggetto, che da quel momento é separato dalla realtà comune, la quale diviene perciò "profana"(pro-fanum, davanti o fuori dal tempo). (Marco Porta - L'enigma del sacro)
"Indagato senza i pregiudizi e le eccessive cautele di derivazione relativista, il vasto universo mitologico ha potuto svelare nell’analisi girardiana una verità “storica” di fondamentale importanza, e cioè che l’ordine e l’organizzazione sociale delle primitive comunità umane traggono origine da una violenta crisi risolta per mezzo di un sacrificio". (Marco Porta - La verità nel testo)
Marc Chagall, "Crocifissione bianca " (1938)
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