Il desiderio, il bacio e il possesso
apr 162018Da Dante a Boll, da Nemirovsky a Tolstoj, il bacio è protagonista della storia più antica del mondo: la storia che racconta dell'uomo e della donna e del loro instancabile, irriducibile e reciproco desiderio di amare ed essere amati.
Autori diversi, esempi e situazioni diverse nel tempo e nello spazio, che raccontano con arte poetica il meraviglioso, misterioso e unico desiderio, dell'uomo e della donna, di unirsi l'uno all'altra.
Il bacio di Paolo e Francesca
Il Canto V dell’Inferno è il canto di Paolo e Francesca. Interrogata da Dante Francesca risponde raccontando le circostanze del suo cedimento al bacio dell'amante.
Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».
Poi mi rivolsi a loro e parla' io,
e cominciai: «Francesca, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d'i dolci sospiri,
a che e come concedette Amore
che conosceste i dubbiosi disiri?».
E quella a me: «Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.
Ma s'a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante
Il bacio giovanile
"Senza parlare, sorridendo, lei si lasciava baciare, come Solange Saint-Clair tra le braccia di Dominique Hèriot, come tutte le ragazze che Antoine aveva conosciuto. Senza amore, senza ancora immaginare il piacere, il presentimento dell’amore e del piacere dava a quelle carezze incompiute, ansimanti, un sapore che non avrebbero più ritrovato."
discussione del gruppo di lettura: Irene Nemirovsky - Due
Continua la descrizione delle sensazioni giovanili che non lasciano spazio alla passione; tutto è sostenuto da un appagamento intimo di piacere sensuale e non passionale.
Traspare dalle parole dell'autrice un'intima consapevolezza di ri-vivere situazioni irripetibili.
L'autrice è ben consapevole - e si nota un suo intimo e mal celato compiacimento nella descrizione di quei momenti - che la morte è sempre pronta a falciare la sua vita; è lì, accanto a lei, allora come ora, nascosta, magari dietro l'angolo del piacere, o del tempo che fugge; questo è il suo vivere; la sua è una vita pro-fuga.
E allora, prendere tutto, non lasciar niente, perché il vivere è adesso.
Questo sarebbe il pensiero dell'autrice, ma il personaggio del romanzo non lo fa suo.
Quel "senza amore, senza ancora immaginare il piacere", fa trapelare lo sguardo a posteriori dell'autrice; la sua memoria affettiva colora il personaggio con una tinta di rosa pastello, dolce e malinconica; dolce per la delicatezza del gesto; malinconica per l'assenza di amore e di piacere; quasi a sottolineare il rammarico di un'occasione perduta, di una felicità che il bacio avrebbe potuto darle ma che la giovane protagonista lascia dormire nell'immaginario, senza abbandonarsi alla voluttà del momento, spinta da quella fretta giovanile di fare "tutto e subito"; senza essere consapevole dei tesori nascosti di quel piccolo e semplice gesto; tesori che solo una improbabile, dolce e lasciva lentezza potrebbe far emergere dallo scrigno serrato dell'abitudine; l'abitudine di fare ciò che si fà solo perché si deve fare.
Lorenzo Il Magnifico scrive, una manciata di secoli prima di Nemirovsky:
Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia,
chi vuol esser lieto sia, di doman non c'è certezza.
Il bacio passionale
"… quello che per Anna era un impossibile, orribile e tanto più incantevole sogno di felicità, quel desiderio era soddisfatto. Pallido con la mascella inferiore che gli tremava, egli stava ritto al di sopra di lei e la supplicava di calmarsi, non sapendo lui stesso di cosa e di come." (Lev Tolstoj, Anna Karenina)
In questo brano non c'è narrazione ma la descrizione dell’anima dei personaggi, confusi nella reciproca passione. E` la capitolazione delle loro personalità; sono perduti a loro stessi, avvinghiati i loro corpi nel vortice della passione non riescono a riconoscersi, non si guardano, nascondono i loro volti nelle pieghe oscure della passione.
"- Nemmeno una parola di più,- ella ripeté…"
La fine del desiderio di un possibile rapporto amoroso e l’inizio di una carnale passione. Non più il gioco, le schermaglie e il rincorrersi tra due persone che si desiderano ma il naufragio passionale e assassino; l'autore, infatti, descrive con la parola assassino e assassinato per indicare gli amanti. L’assassino che infierisce sul corpo della donna:
"E l’assassino si getta su questo corpo con rabbia, si direbbe con passione, e lo trascina, e lo taglia".
La passione è il lato oscuro dell'amore: il desiderio nel maschio si converte convulsamente in volontà di possesso della femmina.
Il desiderio di possesso
"Avevo ventun anni e lei diciannove quando una sera andai semplicemente nella sua stanza per fare con lei le cose che uomo e donna fanno insieme. Al pomeriggio l'avevo vista con Zupfner, mentre uscivano insieme dalla Casa della Gioventù; si tenevano per mano e sorridevano e ne avevo provato una fitta." (H. Boll - Opinioni di un clown)
Secondo lo schema triangolare del desiderio mimetico i personaggi nominati in questa frase sono:
Hans il clown soggetto che desidera
Zupfner mediatore - rivale
Lei (Maria) l'oggetto desiderato
Dei tre vertici del triangolo solo due sono identificati con un nome: Hans e Zupfner ovvero il soggetto e il suo mediatore-rivale. La donna non è nominata nel pensiero di clown Hans-Boll: c'è solo un piccolo pronome d'appoggio; quel "lei" sfuggevole che fa scivolare l'importanza del rapporto sull'interazione generalizzata tra un uomo e una donna:
"...fare con lei le cose che un uomo e una donna fanno insieme."
Quello che prova Hans per Maria non è amore ma desiderio di possesso; il desiderio di "avere" la donna di un altro svanisce con il possesso e, nella mente di Hans, lascia il posto al desiderio mimetico per il "mediatore" Zupfner: il soggetto vuole essere il suo mediatore; il suo idolo diventa il rivale per il "possesso" di Maria.
Normalmente questo desiderio lo chiamiamo "invidia"; Hans desidera "ciò" che desidera Zupfner perché in realtà desidera essere Zupfner.
Emulazione e invidia muovono l'agire dell'uomo nella relazione con gli altri. Quello di Hans non e' amore a prima vista, come in un primo momento potrebbe sembrare, ma desiderio di possesso. Il suo primo desiderio di avere Maria nasce perché un giorno qualsiasi, la vede mano nella mano con Zupfner, il suo mediatore e rivale.
Hans vede in Zupfner il modello da seguire che diventa rivale per il "possesso" esclusivo di Maria.