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 Daniele Del Giudice, Nel museo di Reims
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Rosario
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Posted - 12/09/2020 :  15:26:21  Show Profile
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Originally posted by eloise


Storia che a me pare ed è parsa da subito incentrata sul TEMA DELLA CONOSCENZA.

... Ma il problema che si pone è simile a quello che troviamo spesso nelle storie di Calvino: come si percepisce e come si interpreta il reale? il mondo esterno?

Domanda ulteriore: e tra queste visioni, infine, c'è una sintesi? ma qui forse faccio un passo ancora troppo avanti.



Mi affascina e m'intriga il tema della conoscenza... e allora, dopo aver letto l'inserimento di Eloise ho digitato il termine "conoscenza" sul mio mac e, tra innumerevoli documenti e studi elencati nella lista di ricerca, l'occhio è andato su di una mia riflessione scritta molti anni fa sul palmare - (ancora non c'erano lo "smartphone" factotum) -.

È una memoria affettiva di quando ero poco più che un bambino e che riguarda la mia voglia di conoscenza di allora. Riporto il testo integrale e senza correzioni per ritrovare quell'innocenza ormai archiviata nello scrigno di una pseudo-maturità costruita sulle mie esperienze più o meno scandalose.

voglia di cconoscere
Nei giorni della mia adolescenza, avevo una fame insaziabile di conoscenza; nei ditirambi delle informazioni della cronaca mediatica, il libro costituiva per me una fonte di informazioni più confacente al mio modo di essere e di apprendere ciò che non conoscevo.

Il regalo del mio padrino di cresima fu il primo volume dell'enciclopedia CONOSCERE. Ma la scelta del libro da leggere e dell'autore mentore, doveva essere mia e non imposta dagli educatori.

Mi informai su due libri che stimolavano la mia curiosità: Ragazzi di vita di Pasolini e nessun uomo è un isola di Thomas Merton. Avrei voluto comprarli tutti e due ma la paghetta settimanale non me lo permetteva perciò chiesi consiglio all'educatore di turno per operare la scelta.

L'educatore, essendo cattolico e forse anche prete, mi consigliò il libro del gesuita Merton. Io essendo ragazzo adolescente italiano e vivendo nei quartieri di Roma in cui si svolgeva la vita dei ragazzi di Pasolini scelsi Ragazzi di vita.

Lo comprai e avidamente lessi subito qualche pagina ma non mi piacque molto, perché descriveva situazioni e comportamenti in modo crudo, dissacrante e scandaloso che toccavano la sfera intima del lettore; una delusione; il mondo descritto non rispondeva ai miei sogni e ai miei desideri.

Mi limitai a leggere discretamente, senza seguire la storia narrata ma saltando “a discrezione” pagine e capitoli, esclusivamente per ritrovare i luoghi e gli angoli nascosti di una Roma solo mia; e crogiolarmi nell’illusione di "conoscere" la città di quei "ragazzi di vita" che non mi piacevano e in cui non mi ero riconosciuto.

Bene, in considerazione alle domanda di Eloise

"e tra queste visioni, infine, c'è una sintesi?"

io aggiungo un elemento che ritengo importante: l'unica sintesi possibile tra i diversi punti di vista, è quella lettore e non può che essere soggettiva, molto soggettiva.

...ma integrando le diverse soggettività possiamo; è difficile ma sì, si può fare... o almeno, proveremo a codificare una realtà-sintesi delle diverse realtà descritte, lette e immaginate.


RF

Edited by - Rosario on 15/09/2020 10:30:26
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Rosella
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Italy
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Posted - 12/09/2020 :  16:49:34  Show Profile
Vorrei condividere con voi un pensiero svolazzante come una farfalla, che mi arrivato così, leggendo i vostri interventi.

L'espressione "Luci ed Ombre" si usa molto spesso, l'ho sentita una infinità di volte mentre parlavano dei film in concorso a Venezia. Luci ed ombre per giudicare la pellicola, luci ed ombre all'interno della pellicola stessa. Però, qualche volta, la luce non c'è affatto.

Tralasciando la realtà reale, dove pare che si vada verso una notte senza ritorno, "Nel Museo di Reims" sembrano esserci soprattutto ombre. Ombre irreali che dissolvono i quadri, l'ambiente, Anne. Mi è piaciuta molto la identificazione del Museo (che scrivo sempre in maiuscolo...) con un luogo sospeso. Sembra di trovarsi dentro a un sogno; l'intero racconto è un sogno dal quale alla fine, "dopo" il finale, qualcuno si risveglierà.
Ma chi?
L'autore, il protagonista, il lettore? O forse Anne, Fata Morgana che ha tessuto questo incantesimo per spiegarci qualcosa che è sotto i nostri occhi, ma che non riusciamo a comprendere?

Oh, la farfalla è volata via.


Rosella - Gwendydd

"scritto da uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia dei re d'Inghilterra

Edited by - Rosella on 12/09/2020 16:52:56
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Rosella
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316 Posts

Posted - 12/09/2020 :  17:04:44  Show Profile
Mentre scrivevo è arrivato il post di Rosario

io aggiungo un elemento che ritengo importante: l'unica sintesi possibile tra i diversi punti di vista, è quella lettore e non può che essere soggettiva, molto soggettiva.

Concordo in pieno con questa affermazione. Aggiungo, riferendomi all'intervista, che un autore dovrebbe astenersi dal dare interpretazioni delle proprie opere. Una volta che sono consegnate al lettore potremmo avere migliaia di interpretazioni, tutte ugualmente valide. L'autore ha scritto attingendo al suo bagaglio culturale, storico, popolare e via dicendo; il lettore avrà a sua volta un bagaglio altrettando pesante, e il risultato sarà una combinazione tra i due. Minigonna di jeans e camicia con lo sparato bianco.

Rispondo anche a Tiziano, lettore riflessivo: io sono tutto il contrario: leggo e mi lascio andare, improvvisando conversazioni con i protagonisti.

Rosella - Gwendydd

"scritto da uno storico parziale, prevenuto e ignorante"
Jane Austen - La storia dei re d'Inghilterra
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Rosario
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Posted - 13/09/2020 :  12:30:32  Show Profile
Nel museo di Reims è solo un quadro che vorrei vedere

pensa Barnaba; ma non dice quale!

Solo qualche pagina dopo, riflettendo in prima persona su quella sua strana accompagnatrice che mente gentilmente su ciò che non vede, scopriamo l'arcano:

"Ma perchè dovrebbe farlo? Per gentilezza? Per aiutarmi? Per fare in modo che non mi renda conto di quanto è già avanzata la mia malattia? Eppure non ne abbiamo parlato, non ho avuto bisogno di dirle: sto diventando cieco, lei l'ha capito subito. Se è per questo che lei mente ne sarei così addolorato che me ne andrei per mio conto, subito davanti al Marat assassiné, che pure deve stare qui da qualche parte."

Ho fatto un salto a wikipedia per documentarmi su questo quadro così importante per Barnaba; e scopro cos'è la poesia di un immagine museale.

La morte di Marat

«Questo è il pane dei forti ed il trionfo dello spiritualismo; crudele come la natura, questo dipinto ha il profumo tutto dell'ideale.

Quale era dunque la bruttezza che la santa Morte lo ha così prontamente cancellata con la punta della sua ala?

Marat può ormai sfidare Apollo, la Morte lo ha ora baciato con labbra amorose, e lui riposa nella quiete della sua metamorfosi.

Vi è in questa opera alcunché nel contempo di tenero e pungente; nell'aria fredda di questa camera, su questi muri freddi, intorno a questa fredda e funebre vasca da bagno, si libra un’anima».

(Charles Baudelaire).

Finalmente ha scoperto la letteratura che si nasconde nel romanzo-racconto di un quasi cieco che visita un museo!!!

Su questa immagine poetica posso costruire la mia "perifrasi" girardiana del romanzo in discussione... che io avrei titolato "La morte di Marat" ovvero "Morte di una rivoluzione"...perchè mi sono convinto che questa è la metafora autorale di Del Giudice giornalista-scrittore.

Grazie Signor Charles Baudelaire, grazie di cuore per avermi suggerito la chiave di lettura di un romanzo che non riuscivo a comprendere.



RF
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Rosario
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Italy
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Posted - 13/09/2020 :  13:15:03  Show Profile
Per chi vuole "conoscere", un po' più da vicino l'opera di David, (di cui tratta il romanzo), attraverso gli occhi e le parole di un artista contemporaneo, Guttuso, riporto il link del documentario RAI: "Guttuso e il Marat morto di David":
https://www.raicultura.it/arte/articoli/2020/06/Guttuso-e-il-Marat-morto-di-David-3c73d9da-3b43-40b1-b40e-cd9ca63f6c38.html



RF
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Tiziano
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Posted - 13/09/2020 :  17:00:26  Show Profile
Una, parziale, risposta al perché dell'alternanza narrativa dei punti di vista esterno e interno: poiché l'autore ha ambientato il racconto in uno spazio eterotopo, chiuso, ha costruito di fatto una sorta di palcoscenico in cui mettere in scena i personaggi, quindi ha bisogno dello sguardo dello spettatore, esterno. Vediamo ad esempio la comparsa di Anne, che pare proprio una sequenza cinematografica:

1. "sfila la scolaresca, sfila qualche turista svagato, e sfilando tutti lasciano apparire una ragazza ferma davanti a un Géricault, una ragazza di spalle, e le sue spalle sono belle e aperte e contornate dal disegno del vestito corto, sfiorate dalle punte dei capelli biondi non troppo lunghi. Lei non vede Barnaba, né Barnaba potrebbe vederla"

2. "l'ostinazione con cui cerca di percepirla fanno sì che una coppia di anziani si ferma ad osservare con sufficienza, che il custode si alzi dalla sedia e faccia un giro guardingo alle sue spalle, che la ragazza bionda voltandosi dal suo Géricault e vedendo il tutto resti un attimo interdetta, e poi capisca."

3. "Anne, la ragazza, si avvicinò a Barnaba così silenziosamente che lui non se ne accorse"

Dopo di che B. la guarda negli occhi; su questo ritornerò, perché questo è un racconto sullo sguardo e sugli sguardi, oltre che sulla finzione: e anche su questo tornerò.
Lascio agli psicoanalisti un ulteriore possibile spunto ermeneutico: perché Anne compare proprio mentre Barnaba guarda quel quadro in cui Desdemona è ai piedi del padre? Son certo che ci sguazzerebbero, tra padri, figli, amleti...magari verrebbe loro in mente che Barnaba sta diventando cieco, tò! come Edipo.
Io però non sono uno psicoanalista...

@ Eloise: sei scomparsa? Non è che il problema alla spalla è più grave di quanto sembrasse dalle tue parole?

Tiziano
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Rosario
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Posted - 13/09/2020 :  18:51:28  Show Profile
[quote]Originally posted by Tiziano

Tiziano, la tua sequenza è interessante per una "riduzione" cinematografica che potremmo titolare Barnaba e il suo phantasma ma, tra il punto 1 e il 2 c'è una sequenza, che ho numerato 1.5, che potrebbe essere girata in stile onirico (tipo i film di Fellini) o in chiave comica (tipo i film di Buster Keaton).

1.5.1 Lui è alle prese coi Corot, sente che deve trattarsi di quadri molto belli, sente che lì c'è un mistero del paesaggio, ma la fontana di Villa Medici la percepisce come una massa scura, per quel che riesce a vedere potrebbe essere una barca con al centro un albero maestro trasparente, lo zampillo, e il fogliame delle due querce (ma saranno poi delle querce?) una specie di sipario aperto sulle cupole di una città d'acqua;

1.5.2 sì, forse la fontana non è altro che una barca, come la barca del Pecheur en barque à la rive, il quadro successivo, solo che al posto della barca Barnaba vede proprio un albero, abbattuto o stroncato, che spunta dal fondo limaccioso, e il pescatore non gli arriva come il pescatore, ma come un ramo nodoso che si sporge appena, avvolto nel fogliame della vegetazione bassa, immerso nell'umore dell'acqua stagnante.

1.5.3 Il tempo così lungo che Barnaba passa di fronte a ogni quadro, la vicinanza da cui guarda la tela, l'ostinazione con cui cerca di percepirla fanno sì che una coppia di anziani si ferma ad osservare con sufficienza, che il custode si alzi dalla sedia e faccia un giro guardingo alle sue spalle, che la ragazza bionda voltandosi dal suo Géricault e vedendo il tutto resti un attimo interdetta, e poi capisca."

poi ci potrebbe essere la sequenza dell'incontro davanti al quadro di Delacroix Desdemone aux pieds de son père che io girerei sempre in stile onirico felliniano, in chiave di sogno.

Inserendo queste sequenze, che corrispondono a quanto scritto nel romanzo ma, scartato nelle tue, si riporta il senso della narrazione alle difficoltà visive di Barnaba invece che essere focalizzato sull'entrata in scena di Anne.

Il soggetto protagonista è Barnaba; Anne è il mediatore phantasma, l'antagonista fittizio, immaginario; girardianamente il suo "doppio mostruoso" (anche se è una bellezza ideale), il suo mediatore idolatrato e rivale: Anne è quel che Barnaba vorrebbe essere con tutte le sue forze ma che non è.


intanto divertiamoci con B. K. https://youtu.be/3T29dVN9GRU


RF

Edited by - Rosario on 15/09/2020 11:04:44
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Rosario
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Italy
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Posted - 14/09/2020 :  20:06:57  Show Profile
La conoscenza

«Non vogliate negar l'esperienza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.»


"la Poetica rappresenta un grandissimo sforzo per fondare ciò che Platone avrebbe sicuramente disapprovato: una teoria della narrazione mimetica.


Ho rapinato un po' di versi infernali dalla Commedia di Dante e un piccolo trafiletto trovato "casualmente" su un corposo studio sulla poetica di Aristotele, (vedi nota in calce), solo per rispondere alle intriganti domande fatte da Eloise sul "tema della conoscenza" trattato nel romanzo-racconto di Del Giudice.

La prima osservazione che mi è venuta in mente, riguarda la vicinanza, assonanza, somiglianza, il gemellaggio tra la teoria del desiderio mimetico di Renè Girard e la teoria della narrazione mimetica di Aristotele.

Su questo argomento, per chi vuole approfondire, due link;

il primo rimanda all'articolo "Grand Désir", sul mio blog.

https://www.letteratour.it/ilblogdirosariofrasca/index.php?controller=post&action=view&id_post=11#.X2CMojxjFtA.link

il secondo rimanda a: Girardiana - Riflessioni sul desiderio mimetico di René Girard, su Letteratour - analisi critica.

https://www.letteratour.it/tesine/rene-girard.asp#.X2CMKDOZzjY.link


Insomma, per concludere questo inserimento estemporaneo, dopo la rilettura degli articoli riferita al romanzo-racconto in discussione, mi sono posto alcune domande (ce ne sarebbero altre ma non mi dilungo):

desiderio mimetico e narrazione mimetica sono la stessa cosa?
L'autore, quando scrive, imita qualcuno?
L'eroe, quando desidera, imita qualcuno?
Barnaba chi imita, nel suo desiderio di conoscere?
Del Giudice chi imita, nella sua narrazione museale sul desiderio di conoscenza di Barnaba?

Le risposte, se ci sono, forse riusciremo a trovarle scandagliando e cercando il senso di parole, frasi e situazioni descritte, nel romanzo-racconto "Nel museo di Reims".

Comunque abbiamo già visto che, oltre al desiderio mimetico, nella narrazione si ingarbugliano anche altri argomenti intriganti come l'arte, la rivoluzione, la vita-morte, la poesia, la realtà, la bellezza, ecc...

Ci sarà da divertirsi!

nota

LA RAPPRESENTAZIONE OLTRE LA REALTÀ di Giangiacomo Vale -

RIVISTA INTERNAZIONALE DI FILOSOFIA ONLINE
CON PEER REWIEV
WWW.METABASIS.IT
maggio 2014 anno IX n° 17



ratio imitarum naturam (I, 60, 5.)

RF

Edited by - Rosario on 15/09/2020 12:01:28
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Rosario
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Italy
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Posted - 15/09/2020 :  13:18:12  Show Profile
Qualche specifica sul nostro eroe, Barnaba, in chiave di protagonista di un cammino periglioso che si snoda tra verità e menzogna, Nel museo di Reims.

Barnaba, il protagonista

"Il protagonista è il personaggio la cui principale caratteristica è il desiderio, solitamente molto intenso, di raggiungere un determinato obiettivo. Il movimento del personaggio verso questo obiettivo determina dove inizia e finisce la storia." (Carmen Sofìa Brenes)

definizioni

protagonista ‹protagonìsta› s.m. e f. (pl.m. -i)
1 Il personaggio principale di un'opera drammatica o narrativa part. Nell'antico teatro greco, il primo attore che sosteneva sulla scena la parte del personaggio principale Nel cinema, l'interprete del personaggio principale della trama filmica.
2 estens. Persona che svolge un ruolo di primo piano nelle vicende della vita reale: è stato p. di uno spaventoso incidente;i p. del mondo finanziario.
3 Come agg. , in anatomia: muscolo protagonista, la cui contrazione provoca un determinato movimento.
ETIMOLOGIA Dal gr. pr#333;tag#333;nist#7703;s, comp. di prôtos ‘primo’ e ag#333;nist#7703;s ‘lottatore; attore’
DATA prima metà sec. XVI.

desiderio ‹desidèrio› (arc. disiderio) s.m. (pl. -ri)
1 Sentimento di ricerca appassionata o di attesa del possesso, del conseguimento o dell'attuazione di quanto è sentito confacente alle proprie esigenze o ai propri gusti: provare il d. di qualcosa;soddisfare i propri d. Quanto ne costituisce l'oggetto: quella donna è il mio unico d. Pio desiderio, oggetto di vane speranze Voglia sessuale: nell'impeto del desiderio;essere oggetto di d.
2 Bisogno, necessità: avere un gran d. di riposoRimpianto (per l'assenza o per la morte di qualcuno): ha lasciato un grande d. di sé. ETIMOLOGIA Dal lat. desiderium, der. di desiderare ‘desiderare’
DATA fine sec. XIII.

obiettivo ‹obiettìvo› (o obbiettivo) agg. e s.m.
1 agg. Aderente ai dati di fatto, improntato a serietà e imparzialità: un giudizio o.; esame o. (part. , la visita medica del paziente); storico, arbitro o. non com. In senso generico e nel linguaggio filosofico, oggettivo.
2 s.m. Sistema ottico centrato convergente, che dà di un oggetto un'immagine reale, piana, capovolta, ingrandita o impicciolita, la quale può essere osservata con un oculare, raccolta su uno schermo (negli apparecchi di proiezione) o su un'emulsione fotografica (nelle macchine fotografiche), o essere convertita in un segnale elettrico che può essere registrato o trasmesso.
3 s.m. Il punto cui è diretta una determinata operazione militare, tattica o strategica; part. , il bersaglio cui è diretto il tiro dell'artiglieria o il bombardamento aereo in azioni belliche Obiettivo sensibile, vedi sensibile
estens. (fig.).Scopo, meta, risultato da raggiungere nell'ambito di un'attività o di un'impresa.
ETIMOLOGIA Dal lat. mediev. obiectivus, der. di obiectum ‘obietto’
DATA sec. XVI.

Il protagonista Barnaba ha un desiderio: vuole vedere, a suo modo, il quadro di David, Marat assassiné. Nel cammino che fa per raggiungere il suo oggetto del desiderio incontra la giovane Anne che diventa la sua guida antagonista, i suoi occhi: Barnaba è quasi cieco e ha un modo di vedere e percepire i quadri molto particolare.

Anne, accortasi della “particolarità” percettiva di Barnaba, si offre volontariamente per descrivergli ciò che non riesce a vedere ma, nell’ascoltare le descrizioni, nella mente di Barnaba s’insinua il dubbio alternato a certezza, che Anne menta: il tarlo diabolico della menzogna.

Dunque il loro rapporto diventa una lotta tra visione e illusione, tra realtà e sogno, tra verità e menzogna, tra luce e ombra;

in questo alternarsi di verità e menzogna, l’opera di David, il Marat assassine, diventa il campo di battaglia, il logos dove realtà e illusione si sfidano a duello fino all’epilogo che le ingloba in un unico sentimento che ha il sapore dell'amore, reale e illusorio al tempo stesso:

"Si soltanto due parole"e la voce aveva un colore caldo e brillante, lucido di tenerezza.

RF
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Naub84
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Posted - 16/09/2020 :  14:39:29  Show Profile
Buongiorno mi presento sono Nausicaa e mi piacerebbe dare un'opinione (non ho ancora letto tutti i vostri commenti al romanzo!). Mi sono innamorata di questo scrittore perché riesce a immaginare una duplice vita, ci sono menzogne e verità, tanta paura ed insicurezza. Mi spaventa immaginare come questo racconto sia molto simile alla vita di molti di noi, in cui ci facciamo guidare perché impreparati e poi ci ritroviamo a conoscere meglio anche noi stessi. Mi piace la capacità lessicale di introdurci in un mondo fantasioso che in realtà è completamente affine alla quotidianità moderna!
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eloise
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603 Posts

Posted - 16/09/2020 :  14:59:01  Show Profile  Visit eloise's Homepage
quote:

@ Eloise: sei scomparsa? Non è che il problema alla spalla è più grave di quanto sembrasse dalle tue parole?



Scusatemi...

Intanto do' il mio caloroso benvenuto a Nausicaa, che piacere averti tra noi cara!!!!!

Tiziano, male alla spalla a parte (che per fortuna sto risolvendo), c'è un altro male che per ora mi ha assorbita, e forse lo capirai fin troppo bene: sono alle prese con l'inizio scolastico di 4 figli di ogni ordine e grado tra nuove norme, documenti da firmare, autocertificazioni covid, scaglionamenti, mascherine chi un modo chi nell'altro, orari strampalati, sto impazzendo!!! Prometto di riprendermi quanto prima e riprendere il filo di questa discussione a cui tra l'altro tengo molto, il testo è veramente bello...

Eloise
www.letteratour.it
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Rosario
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Posted - 16/09/2020 :  19:23:23  Show Profile
[quote]Originally posted by Naub84
Buongiorno mi presento sono Nausicaa e mi piacerebbe dare un'opinione (non ho ancora letto tutti i vostri commenti al romanzo!).


Benvenuta Nausicaa!!! Già dal primo inserimento hai dato un'impronta chiarissima sulla tua personalità lettrice:

Mi sono innamorata ....
Mi spaventa ...
Mi piace ....

Una partenza a razzo!

RF
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Rosario
Senior Member

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418 Posts

Posted - 16/09/2020 :  20:11:29  Show Profile
Parliamo dell'autore.

Ho sbirciato qua e là in rete e sono venuto a scoprire qualcosa che in qualche modo giustifica l'oblio della conoscenza di Barnaba e quel suo modo particolare di guardare i quadri con una sensazione tattile.

Riporto un trafiletto preso da un articolo pubblicato su Avvenire di qualche tempo fa.

"L’Alzheimer come tema letterario? Di sicuro si può dire che ne soffrono o ne hanno sofferto scrittori come Daniele Del Giudice – al quale Farina dedica pagine particolarmente belle – e Gabriel García Márquez, che nel capolavoro Cent’anni di solitudine (1967) aveva in qualche modo anticipato gli esiti del morbo descrivendo l’epidemia di oblio e insonnia da cui è devastata la cittadina di Macondo."

Il tema della conoscenza in tutta la sua drammaticità è la cifra portante dell'Alzheimer. Mai avrei pensato che il tema della conoscenza evidenziato da Eloise, potesse interessare così da vicino la vita quotidiana di Del Giudice; ma la realtà è più immaginaria dei sogni e la memoria più vacua delle parole.

Sicuramente i nostri interventi d'ora in poi avranno un peso maggiore riguardo l'attualità e il nostro vivere quotidiano; la realtà si specchierà nei deserti dell'oblio e della dissolvenza oggettuale;

perchè l'Alzheimer è proprio dissolvenza della "memoria" e quindi della storia.

e la realtà si riduce a un sentimento e una sensazione istantanei; un attimo fuggente, una percezione "tattile" senza storia ...come quello che prova Barnaba Nel museo di Reims.







RF

Edited by - Rosario on 17/09/2020 18:14:31
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Tiziano
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Posted - 17/09/2020 :  19:54:48  Show Profile
Perdonatemi, ma in questi giorni sono stato distratto da altre questioni, per cui dovrò rileggermi i vostri post con calma.
Intanto una annotazione: quando si tratta di conoscenza bisogna ricordare che si entra nella dimensione della verità, falsità, menzogna, finzione; quando si ha a che fare con l'opera letteraria, specialmente quella narrativa, sappiamo che siamo dentro la finzione, per cui la conoscenza è la sperimentazione dell'immaginazione, ovvero una finzione creativa.
Quindi in questo caso abbiamo una finzione di secondo grado: la finzione del testo e, dentro il testo, la finzione tra Barnaba e Anne. Potrebbe anche essere che la seconda sia una simulazione della prima, nel senso Anne è l'Autore e Barnaba è il lettore.

@ Ciao, Eloise. Comprendo benissimo la situazione; auguro a te, ai tuoi figli, ai miei nipoti, a tutti i figli e ai loro genitori che le cose vadano per il meglio, nonostante tutte le difficoltà. Io mi sento molto sollevato dal fatto che ora sono in pensione...



Tiziano
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Rosario
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Posted - 18/09/2020 :  11:35:58  Show Profile
quote:
Originally posted by Tiziano


...
Potrebbe anche essere che la seconda sia una simulazione della prima, nel senso Anne è l'Autore e Barnaba è il lettore.
...


Identificazione e senso globale

"Gustave Flaubert disse, in un’occasione: “Madame Bovary c’est moi!” (“Madame Bovary sono io”, o anche “Io sono Madame Bovary”). Flaubert non parlava solo della propria personale identificazione con Madame Bovary in quanto Emma, come personaggio. Parlava della propria identificazione con “Madame Bovary”, come opera letteraria o nel suo senso globale." (Juan José G. Noblejas)

L’autore, in diverse diverse occasioni comunicative sulla sua opera, (a me) fa capire che "Nel museo di Reims" il protagonista è Barnaba e, come disse Flaubert per Madame Bovary, "Barnaba sono io”. Anche il suo phantasma Anne e tutti gli ambienti e i personaggi del romanzo devono essere identificati nell’autore; perché lui li ha “creati” traendoli dall’esperienza diretta e dal suo vissuto personale; profilandoli e raffigurandoli in coerenza con le necessità romanzesche e la trama del suo romanzo-racconto.

Secondo questi criteri interpretativi, possiamo senz’altro dire che l’autore si identifica non solo nel protagonista Barnaba ma anche nel suo alter ego immaginario Anne, negli altri personaggi che via via intervengono nella trama, (direttamente o indirettamente), nell' ambientazione ecc.; l'identificazione dell'autore va considerata nell’opera letteraria nel suo complesso ovvero nel suo senso globale.

RF

Edited by - Rosario on 18/09/2020 11:40:21
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